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Visualizza Versione Completa : Che ne pensate di Massimo Urbani?



Smog graffiante
14th May 2007, 21:59
Ciao ragazzi!!
Girando qua e lÃ* nel forum...(per iniziare ad orientarmi un po',visto ke sono entrato da molto poco)
ho iniziato a skiaffare risposte qua e lÃ*...
ora invece ho una domanda da fare a tutti...
cosa ne pensate di Massimo Urbani??
(a me piace,come ho detto nel topic riguardo le preferenze sul suono)
vorrei sapere le vostre opinioni...così per kiakkierare un po' di questo artista così strano e particolare...
e...come definireste il suo jazz??Il suo stile??
per ora la risposta + decente è stata quella datami dal mio maestro...
(dopo le definizioni di altri...che variavano dall' "nc**ato" al "fuori di testa" al "mostruoso")
lui l'ha definita(dicendomi cmq che nn era una risposta precisa...) POST BOP

Aspetto risposte...

pizzic77
15th May 2007, 09:00
Premetto che non ho ascoltato moltissimo di Urbani....un disco, qualche mp3 e poi ho visto un video, intitolato la Fabbrica Abbandonata (in cui racconta un pò della sua vita...)

Secondo me è stato il più grande tra i musicisti italiani, suonava divinamente, oltretutto spaziava senza grossi problemi tra il bop e la musica d'avanguardia...
Secondo me è stato un grandissimo, peccato solo che sia scomparso così giovane!

Smog graffiante
15th May 2007, 13:32
concordo molto con te...
e ti invidio per la visione di quel video che sto scaricando da circa due mesi e starò si e no al 20% :muro((((

Dispiace molto anche a me della sua scomparsa perchè chissa quanto altro avrebbe potuto dare alla musica...

aspetto altre opinioni!!!!

Che il SAX sia con voi

gene
15th May 2007, 15:04
Massimo Urbani è ( perchè la sua musica è rimasta) il più straordinario sassofonista mai prodotto da questo merdoso paese.
Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo e conoscerlo, ricorderÃ* anche la sua umanitÃ*, disponibilitÃ* verso il prossimo.
Siccome aveva grossi problemi personali, ed era ritenuto da qualcuno inaffidabile ( ma non era vero...) NON HA MAI RICEVUTO QUELLO CHE GLI ERA DOVUTO.
pensate ...una sera ...non aveva il suo strumento per suonare ( faceva pure queste cose!) ...gli hanno rimediato un saxaccio qualsiasi........bè.. vi assicuro che è il manico che conta.
qui ci facciamo le seghe mentali con il sax Y oppure il sax X...con il bocchino A invece di B.
Massimo faceva suonare pure una lattina di birra.
Invito tutti coloro che non conoscono questo straordinario artista a procurasi i suoi dischi.
un'ultima curiositÃ*.
Ve la ricordate la sigla RAI dei mondiali di calcio dello scorso anno.
Bè...il pezzo era il suo .....se vi interessa vi dico pure il titolo del brano ed il disco.

gene
15th May 2007, 15:16
preso dai ricordi ....non ho risposto a Smog graffiante.
Massimo Urbani suona jazz.
E' cresciuto in una stagione ( che era pure la mia...) dove accanto alla musica vi era l'impegno politico ....collettivo. in quegli anni nacque Umbria Jazz, migliaia di giovani col sacco a pelo....dormire a terra.....concerti gratuiti...
Pertanto sapeva suonare free.....sapeva suonare rock... sapeva suonare BOP.
stilisticamente, mi ha sempre ricordato, aggiornando lo stile agli anni anni 70 - 80 a sassofonisti come Sonny Stitt e Phil Woods e ovviamente a Charlie Parker......questo per ricondurre il tutto ad un discorso limitativo.
Comunque il suo stile era BOP.

gene
15th May 2007, 15:29
ho deciso di farlo.......maffiori informazioni al sito:

http://www.associazionemassimourbani.org/

Il maestro della sorpresa

Massimo Urbani è stato uno dei più brillanti sassofonisti italiani, capace di meravigliare sera dopo sera il pubblico degli appassionati con la voce ineguagliabile del suo strumento.

Quando, il 24 giugno 1993[1], Massimo Urbani muore tragicamente a Roma, il mondo del jazz italiano ne resta profondamente sconvolto. Tutti i colleghi del sassofonista si rendono conto che la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Sanno che la voce del suo strumento è unica e insostituibile, appassionata e travolgente. Sentono che avranno nostalgia del suo incontenibile talento e della sua capacitÃ* di rinnovarsi ogni sera pur eseguendo sempre lo stesso repertorio. Urbani era infatti un maestro della sorpresa: grazie a doti non comuni di improvvisatore e a un istinto musicale infallibile si confrontava con gli standard in modo assolutamente personale, seguendo in questo le orme dei più grandi jazzisti del passato e in primo luogo del suo eroe per eccellenza, Charlie Parker.

* UN BLUES PER CHARLIE PARKER. Le analogie tra le vicende umane di Parker e Urbani sono d'altra parte impressionanti. Bird scompare a trentacinque anni, il sassofonista italiano a trentasei. Entrambi pagano il prezzo di un'esistenza fatta di eccessi e sregolatezze. Entrambi giungono fino al punto di autoemarginarsi, trovando nella musica e nel sassofono gli unici stimoli per andare avanti. Il fotomontaggio che compare sulla copertina dell'ultimo CD di Urbani, The Blessing, inciso per La Red Records nel febbraio 1993, dimostra d'altra parte quanto sentito e intenso fosse il rapporto del giovane musicista con il suo idolo americano. Vi compaiono due foto: una grande di Charlie Parker e una più piccola di Urbani colto nell'atto di suonare per lui. Nella raccolta è compreso anche un brano esplicitamente dedicato al maestro di Kansas City, intitolato Blues for Bird. Urbani ne fa una struggente dichiarazione d'affetto, sottolineando in questo modo la profonditÃ* di un legame che va ben oltre la mera discendenza artistica.

* DALLA PERIFERIA ALLA RIBALTA. Nato a Roma l'8 maggio 1957 nel quartiere di Primavalle[2], Massimo Urbani inizia a studiare il clarinetto a undici anni. A quattordici, passato al sassofono, viene scoperto da Mario Schiano e Marcello Melis, che lo ascoltano esibirsi in un piccolo locale di periferia. Poco dopo debutta in uno dei club più attivi della capitale nell'ambito della canzone d'autore e di protesta, il Folkstudio, dove ogni anno lo stesso Schiano organizza un festival jazz. Urbani si impone con il suo solismo ancora acerbo ma straordinariamente vivo e irruento, che si collega all'energia più magmatica del free jazz, e ha modo di brillare al fianco di artisti giÃ* affermati quali Bruno Tommaso, Franco D'Andrea, Marcello Rosa e Gianni Basso. Sempre con Schiano, nel gennaio 1973 entra per la prima volta in sala d'incisione per partecipare al disco Sud. Con lui vi sono altri due giovani sassofonisti, Maurizio Giammarco e Tommaso Vittorini, anche loro destinati a dominare le scene del jazz romano.

* L’INCONTRO CON GASLINI. In questi primi anni Settanta il jazz comincia finalmente ad affermarsi nel panorama delle forme musicali preferite dai giovani italiani. Il messaggio sociale forte e l'origine in un mondo subalterno da riscattare con la lotta - quello dei neri americani - lo rendono ancora più interessante agli occhi di una generazione che ha scoperto il valore della protesta e che si è appassionata alle istanze libertarie del rock. Il jazz allarga insomma il suo bacino d'utenza: non a caso, nascono in questo periodo festival importanti come Umbria Jazz, che viene inaugurato nel 1973. Contemporaneamente questa forma musicale approda anche nei conservatori, dove inizia a essere studiata e insegnata. Un corso particolarmente importante è quello tenuto dal compositore e pianista Giorgio Gaslini presso il conservatorio romano di Santa Cecilia. Urbani lo segue come uditore e partecipa anche alla realizzazione di alcune puntate della trasmissione televisiva Jazz al conservatorio. Gaslini si rende conto del talento straordinario dell'allievo e lo invita a partecipare al suo quartetto, con cui dÃ* un concerto di enorme successo al festival di Bergamo del 1973. Nello stesso anno Urbani affianca Gaslini anche nella realizzazione di due dischi, Message e Favola Pop, entrambi permeati di quello spirito libertario che caratterizza l'epoca. Nel caso di Message, Urbani ha al suo fianco per la prima volta il trombettista Enrico Rava, al quale si lega con un'intensa istantanea fatta di musica e amicizia. Anche Rava lo vuole nel suo gruppo, un quartetto nel quale figurano il contrabbassista Calvin Hill e il batterista Nestor Astarita. Urbani incide prima insieme a Rava; poi, con l'accompagnamento della sola sezione ritmica, realizza il suo primo album da solista: le due sedute vengono pubblicate rispettivament come i volumi 14 e 13 della serie "Jazz a confronto" per l'etichetta romana Horo, diretta da Aldo Sinesio e molto attiva in quegli anni. In entrambi i dischi Urbani suona esclusivamente il sassofono contralto, lo strumento del suo beniamino Charlie Parker: da quel momento smetterÃ* di alternarlo al soprano e a[ tenore. Tanto nell'incisione con Rava che in quella del trio si ascolta un solista ormai maturo, un improvvisatore capace, a soli diciassette anni, di lanciarsi in cavalcate a briglia sciolta con sorprendente autorevotezza.

* UNA NOTTE AL CENTRAL PARK. Nell'estate del 1974 Urbani partecipa alla seconda edizione di Umbria Jazz. Tra il pubblico che lo ascolta suonare al bar St. Andrews di Perugia c'è anche il grande sassofonista americano Sonny Stitt, che altermine della sua esibizione si complimenta lungamente con lui. In questo periodo cominciano a manifestarsi i primi sintomi di quel disagio esistenziale che lo avrebbe lentamente condotto all'autodistruzione. In novembre non si presenta al festiva[ deljazz di Bologna, dov'è atteso con il suo trio. Diventa inaffidabile e irascibile. Se n'era giÃ* accorto anche Rava, che poco tempo prima lo aveva invitato a suonare con lui negli Stati Uniti. Un giorno, Massimo - che era ospite in casa sua - aveva danneggiato involontariamente un prezioso registratore che era stato prestato a Rava da un amico e subito dopo era sparito. "Quando si rifece vivo", avrebbe in seguito raccontato il trombettista, -sembrava un barbone, gli abiti a pezzi, una tosse tremenda, la febbre alta, dolori dappertutto. Aveva dormito due notti al gelo su una panchina al Central Park. Questo era Massimo a diciassette anni, e non sarebbe mai cambiato." Rava avrebbe tuttavia ricordato con orgoglio gli esiti musicali di quel viaggio newyorkese di Urbani, che aveva folgorato con il suo talento i migliori sassofonisti dell'epoca, da David Schnitter a Bob Mover.

* IL LABORATORIO DELLA QUERCIA. Mentre suona con il quartetto di Rava, nel quale resterÃ* fino al 1978, Urbani collabora anche con altre formazioni di rilievo del panorama nazionale, dal gruppo rock d'avanguardia degli Area e dall'ensemble musicale sarda dei Cadmo, nel quale milita anche il pianista e fisarmonicista Antonello Salis. In questo periodo il jazz italiano si orienta verso schemi più liberi. Sempre più contro corrente, Urbani comincia invece a tendere verso un modello sonoro tradizionale. Il suo malessere esistenziale intanto si acuisce. Spesso diserta impegni importanti, come quando nel 1978, a Roma, non si presenta alla seconda giornata di lavoro del Laboratorio della Quercia, che si tiene nei pressi della Quercia delTasso sul Gianicolo. Si tratta di un progetto che prevede l'incontro tra musicisti di differenti nazionalitÃ*. Vi partecipano anche il sassofonista Steve Lacy, il trombonista Roswell Rudd, il trombettista Kenny Wheeler, il percussionista Paul Lytton e il sassofonista Evan Parker, che hanno l'obiettivo di improvvisare tutti i nsieme utilizzando un linguaggio libero dalle convenzioni del jazz. Ciò è in contrasto con gli orientamenti di Urbani, che rispetta la tradizione e che è cresciuto ascoltando i dischi e i concerti dei più grandi maestri.

* I JAZZ CLUB DI ROMA. Permeata di swing e passione, la musica di Urbani nasce a notte fonda nei club fumosi della capitale. I locali dove suona più volentieri sono gli stessi nei quali si reca da spettatore ad ascoltare i jazzisti americani. A Roma ascolta con interesse Johnny Griffin, Dexter Gordon, Lee Konitz e Sonny Stitt, che vi si esibiscono di frequente. Tra i club cittadini il più celebre è il Music Inn di largo dei Fiorentini, diretto dall'esperto batterista Pepito Pignatelli. Sulla scorta del successo di questo locale nascono poi il St. Louis in via del Cardello, il Murales a Trastevere e il Mississipi Jazz Club nella zona di Prati. Con l'ausilio di una sezione ritmica, talvolta messa insieme all'ultimo momento, Massimo Urbani vi si lancia in assoli vorticosi, rivitalizzando ballate struggenti e coinvolgendo il pubblico in un viaggio nel mondo delle emozioni. Gli capita anche di essere coinvolto in jam session impreviste e tanti appassionati ricordano ancora con piacere i suoi incontri con Chet Baker, Art Farmer, Lester Bowie e Red Rodney. Purtroppo nessuna di queste serate viene incisa, anche se forse ne resta traccia in alcune registrazioni amatoriali custodite negli archivi dei suoi ammiratori più fedeli.

* OMAGGIO AI MAESTRI. Nel 1979 Urba ni torna come leader in studio di registrazione. A Milano, per l'etichetta Red Records, incide il disco 360° Aeutopìa. Lo accompagnano tre prestigiosi solisti americani, il pianista Ron Burton, il contrabbassista Cameron Brown, il batterista Beaver Harris, che forniscono una splendida base ritmica alle evoluzioni del suo sassofono. in un disco di impostazione stilistica tradizionale come saranno anche quelli successivi, molti dei quali realizzati con Enrico Pieranunzi. L'anno seguente il sassofonista registra Dedication to A.A. & J. C. - Max's Mood. L'album, che viene accolto con grande favore dalla critica specializzata, è un evidente omaggio ai suoi principali modelli, Albert Ayler, John Coltrane e Charlie Parker. Al loro fianco, a sorpresa, Urbani collocherÃ* in un'intervista anche Jimi Hendrix, del quale amava l'energia selvaggia e il legame strettissimo che lo univa alla sua chitarra. Urbani diffonde intanto la sua musica in tutte le cittÃ* dove suona e stabilisce forti intese professionali con altri giovani solisti, in particolare con il contrabbassista Giovanni Tommaso, che affianca nella realizzazione di Via GT (Red Records, 1986), e con il pianista fiorentino Luca Flores, insieme al quale registra fra l'altro il bel disco Easy to Love (Red Records, 1987). Con iI pianista americano Mike Melillo incide invece Duet Improvisation for Yardbird, un altro album dedicato a Parker che viene pubblicato dalla Philology di Paolo Piangiarelli. Questo produttore è stato uno degli amici più sinceri del sassofonista romano: al suo lavoro, e a quello di Sergio Veschi della Red Records, si devono le opere migliori da lui realizzate.

* MUSICA NELLA FABBRICA ABBANDONATA. Un fedele ritratto per immagini del musicista è quello tracciato dal regista Paolo Colangeli nel documentario Massimo Urbani nella fabbrica abbandonata. Le prime sequenze ci mostrano il sassofonista mentre suona da solo in un vecchio capannone industriale, come a sottolineare la forte individualitÃ* che caratterizza la sua concezione della musica. Poi è lui stesso a raccontarsi, a parlare della sua vita, delle sue scelte e del suo rapporto tormentato con le droghe. Le scene successive si svologono di notte, su un'automobile che percorre le strade di Roma. Massimo suona il suo strumento e risponde alle domande dell'intervistatore. La cittÃ* che scorre attraverso i vetri dei finestrini appare cupa, difficile, poco ospitale e soltanto a tratti Urbani ritrova il sorriso, quel lampo nello sguardo, quella gioia e quell'energia che si riverberano nella sua musica.


Gli eredi di Urbani

Massimo era fuori dal comune, era come un extraterrestre. Quando lo ascoltavo non erano solamente le note, il suono, le frasi a colpirmi, ma anche la presenza. Era lui, era body and soul, e solo lui era in grado di inventare all'istante una musica sconosciuta. Massimo mi ha insegnato la generositÃ*, il coinvolgimento fisico e spirituale nella musica. Inoltre il suo esempio è un vaccino per tutti contro gli abusi e gli eccessi."

Stefano Di Battista. Così si è espresso, in un'intervista al mensile francese "Jazzman", Stefano Di Battista, il giovane sassofonista nato a Roma nel 1969 che è oggi considerato uno degli eredi di Massimo Urbani. Del suo modello, Di Battista possiede l'energia e la generositÃ* sonora che gli hanno consentito di imporsi perfino in Francia, paese dai gusti jazzistici particolarmente raffinati. Qui il sassofonista ha suonato dapprima con l'Orchestre nationale du jazz (ONJ) e poi con i Both Worlds, l'applaudito sestetto di uno dei più celebri pianisti degli anni Ottanta e Novanta, Michel Petrucciani. In entrambi i casi Di Battista ha avuto al suo fianco un altro italiano, il trombettista torinese Flavio Boltro, insieme al quale ha inciso, per l'etichetta francese Label Bleu, un CD di grande successo intitolato Volare. Il giovane Di Battista ha raggiunto una vetta importantissima nel novembre 1998, quando una delle etichette più famose e autorevoli del jazz, l'americana Blue Note, ha pubblicato il suo primo album solistico.

Rosario Giuliani. Un altro erede del grande jazzista romano è Rosario Giuliani, vincitore, nell'aprile 1996, della prima edizione del premio nazionale Massimo Urbani. Questa manifestazione, che si svolge a Urbisaglia, nelle Marche, è nata per volontÃ* del produttore dell'etichetta Philology, Paolo Piangerelli, il quale proprio qui, nel 1984, aveva registrato un celebre concerto di Urbani in seguito pubblicato su compact disc.

La prima edizione del premio era riservata esclusivamente ai solisti di sassofono contralto. Ognuno di loro doveva esibirsi in compagnia di una sezione ritmica composta da tre specialisti: Franco D'Andrea al pianoforte, Giovanni Tommaso al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria. Tra gli altri specialisti del sassofono emersi nel 1996 si segnalano Alfonso Deidda e Guido Bombardieri.

Le successive edizioni del premio, aperte a tutti gli strumentisti, hanno visto l'affermazione del chitarrista Emanuele Basentini nel 1997 e del trombettista Dino Rubino nel 1998.


Scusa se edito il post ma la discografia c'è anche su Sax Forum... :smile:

http://www.saxforum.it/sito/discografie/maxurbani.html

Smog graffiante
15th May 2007, 22:17
grazie 1000 gene...
la miriade di informazioni ke mi hai dato è stata molto gradita...
e nn sai quanto ti invidio perkè hai avuto l'occasione di riuscire a sentire quel grande musicista che massimo era dal vivo...mentre noi giovani adepti del jazz e del sax ci sbattiamo(o almeno io) per riuscire a far finire di scaricare da eMule il video della fabbrica abbandonata...
e nn hai idea quanto sia difficile trovare dei diski...(nella mia cittÃ* ti dicono..."forse si può ordinare..."...bah!!!)
rinnovo a tutti l'invito a dire la vostra opinione su Massimo...

ma ora mi hai messo curiositÃ*...qual era il titolo del brano dei mondiali??
nn lo ricordo....

grazie....

che il SAX sia con voi!!

gene
16th May 2007, 07:50
Il pezzo sigla dei mondiali è I Got Rock tratto da:

MASSIMO URBANI: «Easy To Love» (Cd Red Record NS 208)
Massimo Urbani (alto), Luca Flores (p.), Furio Di Castri (cb.), Roberto Gatto (batt.). Roma, 18-1-87.
A Trane From East / Easy To Love / Night Walk / I Got Rock / Star Eyes / Good Morning, Heartache / Three Little Words.

non credo si un disco difficile da comprare ...vedi sul sito della Red Records denominata dai piu la Blue Note italiana.

Smog graffiante
16th May 2007, 13:37
davvero??
I got rock la conosco!!
mamma mia nn mi ero minimamente accordo che fosse quella(e neanche lo ricordavo)
grazie mille Gene!!!!

e voi altri??che ne pensate??

pizzic77
16th May 2007, 14:22
Il disco "Easy to love" è uno dei due che ho di Massimo...bellissimo!!
Comunque musicista decisamente sottovalutato...secondo me è stato veramente un grandissimo!!!

Dal film che ho visto sembrerebbe essere stata anche una persona molto umile...o almeno io ho avuto quest'impressione....

Saxwilly
3rd June 2007, 15:43
Wow.... Ho appena finito di ascoltare Blues for Bird... Che spettacolo...

Veramente bravo... Ragazzi questo è (o meglio era) un grande... Come ho fatto a non averlo mai sentito prima d'ora...!

Grazie per avermelo fatto scoprire...! :yeah!)

Smog graffiante
6th June 2007, 00:13
Hai sentito che roba...
eh...davvero icredibile...io quando suono penso a quel tipo di spund e tento di ottenerlo...ma aimè..la strada è ancora moolto lunga...^^
cmq sono contetissimo che ti sia piaciuta e ti consiglio anche queste:
Scrapple from the apple-remake di massimo urbani
What's new-ma una versione fatastica,di Urbani ce ne è più di 1,se mi dai la mail(ah che scemo,ce l'ho)te le mando zippate,ti possono interessare saxwilly??

Smog graffiante
13th June 2007, 22:59
Ragazzi...guardare ke ho trovato....

vedete,sentite e...attendo commenti!!

http://www.youtube.com/watch?v=FrE69vuJ ... ed&search= (http://www.youtube.com/watch?v=FrE69vuJrm0&mode=related&search=)

14th June 2007, 11:27
bah non mi sembra sto granchè :oops:



Ovviamente sto scherzando :lol: , che dire era davvero un grande , avevo giÃ* sentito qualcosa di lui peccato che sia morto così giovane

Smog graffiante
14th June 2007, 14:45
bah non mi sembra sto granchè :oops:



Ovviamente sto scherzando :lol: , che dire era davvero un grande , avevo giÃ* sentito qualcosa di lui peccato che sia morto così giovane

Quando ho letto la prima frase ho avuto un infarto...poi ho letto bene tutto il post e mi sono tranquillizzato...

cmq è vero,la sua morte è stata una perdita incredibile per la musica jazz... :cry:

14th June 2007, 14:47
lo sapevo che ti avrebbe fatto questo effetto :lol:

Smog graffiante
14th June 2007, 14:48
:lol: :lol:
ti diverti col sadismo?? :lol:

14th June 2007, 14:59
ma che, si fa per scherzare :lol:

Smog graffiante
14th June 2007, 15:03
Lo so...lo so...
per questo questo forum è fantastico...
cmq...

ke il sax viva per sempre!!!! :saxxxx)))

19th December 2007, 10:02
Ho visto questo topic su Massimi Urbani e non sono riuscito a trattenermi dal raccontare un aneddoto che ovviamente non deporrÃ* a mio favore.
Tanti, ma tanti anni fa (credo intorno al '72') in uno scantinato a Tormarancia a Roma, dove il gruppo di Luigi Toth (trombettista fondatore poi del Mississippi Jazz Club) provava ed in cui io ero clarinettista, si presentò un giovane con un sax contralto che doveva eventualmente entrare nel gruppo.
Noi suonavamo jazz tradizionale (giÃ* il dixieland era quasi moderno) quindi vi lascio immaginare come rimanemmo quando il giovane tirò fuori le prime note in stile Charlie Parker. Il nostro leader, Toth, non esitò un attimo a ringraziarlo per la sua partecipazione ma non gli sembrò proprio il caso che potesse entrare nel gruppo, ma non tanto per la differenza di stile quanto per il fatto che non era musicalmente preparato.
Beata ignoranza!! :oops: Considerando poi che la predica veniva proprio da noi che eravamo all'epoca dei neofiti!!
Naturalmente quel giovane era Massimo Urbani.
Successivamente verso la fine degli anni '80, Toth chiamò come ospite d'onore proprio al Mississippi Jazz Club Urbani e con lui facemmo un bellissima Jam session, dove lui suonò dixieland interpretandolo magistralmente in stile be-pop, questa volta apprezzato da tutti.... :grin:

Smog graffiante
19th December 2007, 13:56
Non sia quanto ti invidio per il fatto che hai avuto l'onore di conoscere massimo Urbani...io lo adoro...

Ciao belli!!!!

firmato

Uno smog graffiante che aveva 3 minuti di tempo...

pizzic77
19th December 2007, 14:25
Lo adoro anch'io, quindi anch'io ti invidio :grin: !!!!!

24th December 2007, 19:11
Massimo Urbani è fantastico!!!!...

C'è un bel libro che ne racconta la storia con un dico allegato con brani inediti... si intitola "vita, morte e musica di massimo Urbani" scritto da Carola de Scipio e edito da "Stampa alternativa nuovi equilibri".
Molto ben fatto e piacevole da leggere....

Leo