PDA

Visualizza Versione Completa : Iniziare a improvvisare



re minore
27th November 2010, 12:29
Descrivo un utilissimo esercizio, che mi ha insegnato Sandro Satta :half:

Data una sequenza di accordi sulla quale si vuole improvvisare, si comincia con una nota del primo accordo e si suona la scala ascendente relativa per tutta la durata dell’accordo, quando cambia l’accordo si cambia la scala e si continua a salire, quando si raggiunge la nota piu’ acuta che si sa fare si inverte e si comincia a scendere, sempre cambiando le scale al cambiare degli accordi.

Non so se e' chiaro... ora devo scappare, magari piu' tardi metto un esempio!

Michy
27th November 2010, 12:35
Ottimo, stesso esercizio su Aebersold II/V/I

gigi
5th January 2011, 00:38
Ragazzi,
sono in un vicolo cieco!
Strimpello il tenore da meno di un anno con un maestro che, povero lui, cozza duro contro la mia testa di coccio :muro((((
Ho imparato a memoria tutte le scale maggiori e relativi arpeggi, eseguo discretamente gli accordi maggiori di ottava e settima e cosìcosì quelli di sesta.
Vorrei adesso provare a improvvisare qualcosa sui semplici standards che suono leggendo, ma proprio nun ce la fo... mi incarto immediatamente :cry:

Avete per favore qualche consiglio da darmi, qualche studio o esercizio da affiancare al normale studio che possa avviarmi a una seppur primordiale parvenza di improvvisazione?

Ho provato a cercare argomenti che potessero aiutarmi ma non sono riuscito a trovare qualcosa che affrontasse il mio problema.
Grazie mille.

pizzic77
5th January 2011, 00:50
Innanzitutto hai imparato a memoria il tema del pezzo e la progressione armonica?

Se sì puoi cominciare facendo delle variazioni sul tema, in aggiunta utilizzando solo gli arpeggi potresti provare a cominciare a costruire delle melodie, magari concentrandoti maggiormente sul ritmo...
Comunque riporto una vecchia discussione dove potrai trovare utili spunti

viewtopic.php?f=10&t=9179&hilit=cominciare+a+improvvisare (http://www.saxforum.it/forum/viewtopic.php?f=10&t=9179&hilit=cominciare+a+improvvisare)

gene
5th January 2011, 09:32
...........Avete per favore qualche consiglio da darmi, qualche studio o esercizio da affiancare al normale studio che possa avviarmi a una seppur primordiale parvenza di improvvisazione?

Il consiglio è non fare confusione, dare tempo al tempo e continuare a studiare duramente ...... è soltanto un'anno che studi il sax ...... puoi concederti di studiare basi armoniche relativamente facili (ma facili non sono) come il blues ...... sentire i cambi, arpeggiarci sopra, buttare qualche blue note/scala blues, qualche cromatismo scientemente pensato, qualche pentatonica e sentire l'effetto che fa ..... col tempo e l'orecchio ben teso svilupperai pian piano delle frasi melodiche.
Utile è anche prendere qualche solo dei grandi e carpire qualche frase, ben presto ti accorgerai con meraviglia che LORO ci metteno in mezzo un sacco di note che apparentemente ci entrano poco col contesto, ma funzionano !!! Ecco la magia del Jazz che inizia ad entrarti in testa ..... mi raccomando, deve essere una parentesi allo studio quotidiano, altrimenti diventa cazzeggio fine a se stesso .......

re minore
5th January 2011, 10:17
Penso che ti incarti sul tempo, giusto? Ovvero o vai a tempo o improvvisi. Prova ad iniziare, su una base smplice come ad esempio un blues, a suonare patterns molto semplici: ad esempio l'arpeggio dell'accordo a salire, poi a scendere, poi mischiando salire e scendere.

Ad esempio, sulle prime quattro misure di unblues in Sol (| G |C7 | G | G |):

1) | Sol Si Re Fa | Do Mi Sol Sib | Sol Si Re Fa | Sol Si Re Fa |
2) | Fa Re Si Sol | Sib Sol Mi Do | Fa Re Si Sol | Fa Re Si Sol |
3) | Sol Si Re Fa | Sib Sol Mi Do | Sol Si Re Fa | Fa Re Si Sol |
4) | Fa Re Si Sol | Do Mi Sol Sib | Fa Re Si Sol | Sol Si Re Fa |

Poi, e questa e' un primo approccio all'improvvisazione, suona per agni accordo una nota dell'accordo a tua scelta, mantienila tutta la misura e quando cambia l'accordo tu scegli una nota del nuovo accordo "vicina" a quella che stavi gia' suonando. Ad esempio:

| Fa | Mi | Re | Re |

Quando hai bene in testa dove cambiare, puoi suonare note di 2/4 invece che di 4 - sempre tra quelle dell'accordo, poi di 1/4

Poi prova a suonare per tutta la durata dell'accordo una nota dell'accordo scelta da te spostandoti il meno possibile al cambiare degli accordi. Ad esempio Accordi / Melodia

G | C7 | G | G - | Sol Si Re Fa | Do Mi Sol Sib | Sol Si Re Fa |

bobby
5th January 2011, 10:27
Quoto Re Minore!

lucaB
5th January 2011, 12:27
il metodo di re minore è cosa buona e giusta. Io ti consiglio di provare a fare la stessa cosa usando solo la terza e la settima di ogni accordo dopo che hai preso confidenza con il giro.

gigi
5th January 2011, 17:05
Grazie a tutti cercherò di seguire i vostri consigli.
Qualche standard facile-facile per fare i primi tentativi...?

Chopin75
5th January 2011, 18:19
Ottimo consiglio RE mi ci metto pure io a studiarmelo un pò sto metodo

re minore
5th January 2011, 19:33
Grazie a tutti cercherò di seguire i vostri consigli.
Qualche standard facile-facile per fare i primi tentativi...?

Ad esempio Tune Up.

Oppure un blues in G:

| G7 | C7 | G7 | G7 |
| C7 | C7 | G7 | G7 |
| D7 | C7 | G7 | D7 |

Su questo giro ci puoi suonare un sacco di temi, ad esempio Tenor Madness e Blue Monk, e poi a seguire l'improvvisazione.

pizzic77
5th January 2011, 21:01
Dopo un anno dovresti concentrarti, almeno secondo me, sui blues...
Tra l'altro se ti procuri il volume 54 della Aebersold (il titolo è Maiden Voyage) trovi un pò di pezzi che puoi provare a suonare, non troppo complicati che (più o meno) girano sul blues..

bobby
7th January 2011, 14:19
Difatti io sto facendo proprio quello,, ho il sax da un anno, ma come lezioni sono solo a quota 18! Anche se nei 7/8 mesi che non ho fatto lezione ho sempre suonato (altro ma ho suonato)

Alessio Beatrice
8th January 2011, 02:42
Bella discussione (e ottima risposta di Re), lo mettiamo importante in quanto una domanda ricorrente. ;)

drake95
8th January 2011, 22:44
Secondo me l'importante nell'arte dell'improvvisare e' la conoscenza dell'armonia, delle scale e degli arpeggi... poi Cafiso :half: a Piazza Jazz ci ha riferito 3 possibili strutture della nostra improvvisazione:
- Improvvisazione tematica (cioe' riprendendo il tema)
- Sviluppo della cellula melodica (Fare una frase semplice e svilupparla in frasi sempre piu' complesse)
- Pause ogni 4 battute

Danyart
8th January 2011, 23:29
"Improvvisazione tematica"
questo è il primo modo, a mio parere, per avvicinarsi all'improvvisazione, e non è detto che sia per forza il più sempliciotto o peggio da principiante, trasformare il tema non è semplicissimo ma è più intuitivo perchè non ci si deve scervellare per ricordare e mettere in pratica la progressione ma cambiare i valori delle note presenti, inserire cromatismi, pause, cambiare ritmo alla frase, mettere qualche cosa di nostro, dare un senso più jazzistico ad una melodia...e per fare questo si può iniziare anche con brani pop, tipo le melodie dei beatles o di bacharach, che ben si prestano a trasformazioni anche sostanziali, magari facendo il tutto ad orecchio, così da fare due esercizi in uno...sul libretto di Nino De Rose "Armonia e fraseggio jazz", questa pratica è spiegata molto bene, con ottimi esempi trascritti e analizzati misura per misura. Lo consiglio a tutti...
è ovvio che il passo seguente sarà quello di inserire frasi completamente nuove (cellule come detto sopra) che potranno essere sviluppate lungo l'arco del brano, tenendo presente degli spostamenti armonici, partendo da strutture semplici o meglio già sentite e molto diffuse, come il blues...poi, viene tutto il resto, che un buon improvvisatore, ovviamente, mischia con quanto già detto sopra, cioè le varie forme e modalità d'improvvisazione, Tematica, Verticale, Orizzontale, avverranno tutte assieme, ascoltare sonny rollins, ad esempio, per farsene un'idea...

collarduni
8th January 2011, 23:55
[...]
Er sass, ein wenig über die Tasten gebeugt
Sedette e cominciò a improvvisare
[...]

:shock:

piuchefortissimo
10th January 2011, 21:35
bella frase collarduni.....
cavolacci Re... metodo incredibilmente incredibile! usato io e....cavolo ho sentito qualcosa di decente uscire dal mio sax ;)

Paolo Mannelli
13th January 2011, 00:56
Prima di imparare ad improvvisare bisognerebbe essere capaci di esporre il tema!

giorgiomilani
14th January 2011, 22:55
E chi ti dice che chi ha iniziato la discussione non lo sia?
A parte, aggiungo "Patterns for jazz" autori vari e Aebersold 1 e 3 (o quello sulla progressione II-V-I.

Paolo Mannelli
17th January 2011, 01:55
Non voglio dubitarlo, ma non certamente attraverso i "Patterns for jazz"

giorgiomilani
17th January 2011, 09:28
Fai e capisci quello che vuoi. Pattern for jazz non serve ad esporre temi ma ad avere un approccio con l'improvvisazione. Comunque e' l'ultima volta che ti rispondo.

Paolo Mannelli
18th January 2011, 02:57
Mi dispiace! Secondo me, però, l'approccio corretto con l'improvvisazione non è quello dei patterns, anche se scritto dall'autorevole Oliver Nelson. Tu puoi fare tutti i patterns che vuoi e non dire niente a nessuno!

giorgiomilani
26th January 2011, 15:02
Mi è venuto in mente un consiglio che Michele Bozza mi dette molto tempo fa. L'ho seguito e, tuttora, devo dire che mi viene spontaneo agire così nell'accingermi a studiare un brano.
Bozza diceva di iniziare a suonare "qualcosa" utilizzando solo la tonica, la terza e la settima dell'accordo; non certo in un ordine prestabilito ma a piacere. Il resto delle note viene quasi da se (a questo punto inizia ad entrare in gioco la contestaualizzazione della scala da usare). Del resto un vecchio proverbio dice che un accordo è già mezza scala!
Questo sistema utilizzato sugli Aebersold o su basi self made, secondo me è interessante da provare.

Paolo Mannelli
31st January 2011, 00:44
Konitz mi ha detto di suonare prima sulle note degli accordi, così come ha detto Bozza. Ma,questo, chi l'ha detto prima? Konitz o Bozza?

re minore
31st January 2011, 09:26
Le due cose non sono esattamente identiche: Bozza suggerisce di evitare la quinta, e questa omissione sistematica immagino generi una differenza nel sound del solo. Io personalmente ho sempre usato, in questa fase di studio, tutte le note degli accordi quinta compresa. Ma l'idea di ometterla mi sembra ottima e la provero'.

Paolo Mannelli
4th February 2011, 23:21
Tu, personalmente, hai sempre usato in questa fase di studio tutte le note degli accordi, quinta compresa, ed hai fatto molto bene. L'idea di ometterla a me sembra di molto sbagliata, nel senso che in questo modo si creano dei vuoti melodici.
Scusa la mia ignoranza, ma Bozza è un grande jazzista?

giorgiomilani
6th February 2011, 11:12
Le due cose non sono esattamente identiche: Bozza suggerisce di evitare la quinta, e questa omissione sistematica immagino generi una differenza nel sound del solo. Io personalmente ho sempre usato, in questa fase di studio, tutte le note degli accordi quinta compresa. Ma l'idea di ometterla mi sembra ottima e la provero'.
Ciao re minore, intervengo solo per correggere il tiro su quello che mi aveva detto Bozza all'epoca, per evitare inesattezze.
Il suggerimento di incominciare a suonare con settima tonica e terza non significa omettere la quinta. Significa solo che quelle tre note sono vicinissime e da sole danno già il senso dell'accordo. Questa tecnica serve a familiarizzare con il brano e basta.
Invece l'esclusione della quinta dai tasti del pianoforte (laddove la quinta non sia diminuita o eccedente) è una tecnica di accompagnamento che invece viene raccomandata e non genera alcun vuoto armonico.

Paolo Mannelli
9th February 2011, 23:10
Le due cose non sono esattamente identiche: Bozza suggerisce di evitare la quinta, e questa omissione sistematica immagino generi una differenza nel sound del solo. Io personalmente ho sempre usato, in questa fase di studio, tutte le note degli accordi quinta compresa. Ma l'idea di ometterla mi sembra ottima e la provero'.
Un conto è l'improvvisazione e un conto è l'accompagnamento.

zkalima
10th February 2011, 02:48
Ogni tanto prova ad andare a casaccio, chiudi gli occhi e segui solo quello che ti viene in mente ascoltando la base, cercando di imitare maccheronicamente qualche frase che ti ricordi di dischi che ti piacciono, farai un sacco di errori, ma ti servirà a conoscerti, tutti abbiamo dei tic e fanno parte del nostro linguaggio.
E' importante integrare la struttura con l'aleatorietà, nel senso che nessuno ha detto che un solo deve avere questa o quella forma, bisogna anzi arrivare a liberarsi di certi legami standardizzati io studierei scale e accordi e tralascerei allegramente i patterns, però la musica è fatta di frequenze esatte che risuonano tra loro in un determinato modo e su determinati tempi, di questo è necessario avere consapevolezza, quindi tu che stai iniziando non fare la minchiata che ho fatto io che adesso annaspo a studiare le scale e gli arpeggi per recuperare.

zkalima
10th February 2011, 02:49
Scusate, mi rivolgevo a Gigi

re minore
10th February 2011, 09:51
> io studierei scale e accordi e tralascerei allegramente i patterns

E infatti in pratica e' proprio quello che faccio: studio i patterns del cocker, ma questi sono incentrati su accordi e scale, almeno quelli a cui sono arrivato finora - tra il 70 e l'80 - e non su frasi melodiche tipo quelli dell'aebersold. Cosi' facendo in relativamente poco tempo mi sono imparato bene tutti gli arpeggi e scale maggiori, minori e relative settime. Ora vorrei dedicare un po' di tempo ad accordi semidiminuiti/modo locrio e diminuiti/scale tono-semitono. Ma sempre con l'aproccio del cocker: pattern specifici che ti imprimono in testa l'abbinamento tra sigla e relativo accordo / scala.

Fatti i pattern, sperimento sui brani con la basi dell'aebersold. Per quest'ultima cosa uso un sistema un po' particolare, ma e' lungo da spiegare e non immediatamente praticabile da chiunque... magari prima o poi ci scrivo un post.

giorgiomilani
10th February 2011, 14:49
Ormai non so più dove è stato detto che a caso suona BENE solo chi ha un bagaglio tecnico/espressivo/armonico superiore. Io non credo assolutamente al caso. E' come essere semianalfabeti e intraprendere una discussione sulla palingenesi strutturale. Anche si avessero pensieri, sarebbero sicuramente limitati dall'ignoranza e, quello che uscirebbe fuori, avrebbe un senso primordiale lontano da una capacità espressiva tale da poter trasmettere un pensiero, una sensazione o altro.
Non credo nella legge dei grandi numeri. A casa mia si dice avere culo. Ma si sà che la fortuna non dura, se non è supportata da conoscenza, pratica e professionalità di approccio.

Danyart
10th February 2011, 22:45
io però non credo che suonare improvvisando "sentendo" le armonie e il tempo pur non sapendo esattamente quali sono i gradi degli accordi o il nome della scala usata significhi per forza suonare a caso...

re minore
10th February 2011, 23:10
La conoscenza inizia con la scoperta. In questa fase generalmente l'accademia non ha ancora coniato termini e strutturato la conoscenza stessa, ma questo non toglie che colui che ha fatto la scoperta conosce la materia.

Questo puo’ accadere anche in campo individuale: in questo caso il nostro musicista comprende esattamente il senso delle strutture armoniche ed e' in grado di sfruttarle appieno... anche se non conosce i termini accademici e la forma della teoria alla base. Il nostro musicista puo benissimo sapere ”a pelle” che su un certo accordo (che per colui che ha studiato "accademicamente" e' un semidiminuito) ci puo' andare bene una certa scala (che per l'accademico e' il modo locrio)... non sa che esistono i termini "semidiminuito" e "locrio" e non saprebbe spiegare cosa sono... ma cio' nonstante conosce sia l'accordo che la scala... solo non sa come chiamarli. Non li chiama, pero’ suona!

Questo percorso individuale, se capisco bene, non e' lontano dall'applicarsi all'amico Danyart. Ma e' anche in ottica molto piu' generale il modo in cui progredisce la conoscenza umana, soprattutto in campo scientifico/matematico. Uno scienziato geniale ha una intuizione e ipotizza l'esistenza di alcune strutture che abbiano certe caratteristiche, e intanto studia e propone e soprattutto “capisce”. Solo in seguito, ed a volte dopo averlo osteggiato, l’accademia riconoscera’ il lavoro dello scienziato. Guardate Mandelbrot.

Qualcuno aveva fatto il paragone della miniera: il genio scava le gallerie e va avanti per primo, poi dietro di lui passa l’accademico che mette i paletti, ovvero “mette in sicurezza” le gallerie, ovvero da’ una struttura ed una nomenclatura a cio’ che e’ stato scoperto dal genio.

In conclusione: non e' strettamente necessario conoscere la teoria nella sua forma "ufficiale", ma e' necessario sentirla e viverla... "esserla", come direbbero in oriente.

zkalima
11th February 2011, 00:17
Capita di esprimersi perfettamente a gesti, e ci si fa capire da tutti, si possono esprimere pensieri e soprattutto sensazioni in fondo è quello che faceva Louis Armstrong.
Non è necessaria una competenza di alto livello per fare della buona musica, lo è per fare i professionisti oggi, che non significa ancora fare buona musica.
Io credo che la preparazione accademica sia insieme un idolo e un alibi, un idolo perchè sempre di più si apprezzano musicisti ipertrofici nella loro disciplina, e un'alibi perchè nasconde un pauroso vuoto creativo che è sotto gli occhi (le orecchie), di tutti.
Bix non sapeva leggere la musica, ma suonava in orchestre di punta, il mondo del jazz allora era diverso, non emarginava gli "incolti" o quelli che suonavano "a orecchio", gli trovava un posto, spesso nelle prime file.
Questa analogia col parlare una lingua è poi la cosa più divertente, oggi un musicista si avvicina al jazz come un diplomato può andare in un quartiere popolare di Napoli e pensa di imparare l'idioma, (non la lingua, il jazz è un idioma), studiandolo sui libri invece che andare a confrontarsi con la gente e acquisire accenti modi e espressioni da caratterizzare come propri.
Certo oggi non è più così popolare il jazz, è élitario e si suona solo in certi posti per un pubblico scelto, sempre meno e sempre in meno posti, i musicisti bravi della mia città si stanno accorgendo che suonare standard e eseguire patterns ha rotto le palle a tutti e sempre meno gente li ascolta e sempre meno locali fanno serate jazz, questo non per colpa loro, o non di tutti loro, ma di chi gestisce gli spazi jazz in quei termini.
Quando le cose vanno così io credo che sia necessario un rinselvatichimento :doh!: uno strappo che tolga questa musica dall'accademia, in modo che se per caso c'è in giro qualche genio inespresso e non preparato armonicamente possiamo sentirlo e tornare a capire la necessità dell'urgenza espressiva, caratteristica principale delle musiche naturali.

Danyart
11th February 2011, 00:56
in realtà, e vado oltre, mi piace pensare che un artista (non un semplice pur bravissimo musicista) possa decidere lui dove e quali note mettere non il libro che dice semidiminuito/scala locria o diminuita ST, Super ecc...ovviamente questo non per dire che i libri sono fatti da incompetenti o che le ricerche del passato non servano, ma secondo me un artista deve mettere davvero del suo e questo potrebbe anche implicare il cambiare, per se, le cosiddette regole...Monk lo ha fatto spesso, così come, in misura anche maggiore, Eric Dolphy, ad esempio.
Sia chiaro che io, attualmente, sono in una fase di studio "classico" dopo anni nei quali ho sì imparato diverse cose anche teoriche ma senza un vero programma e mantenendo a volte troppo elevata la parte incosciente...Gli ultimi studi mi hanno permesso, ad esempio, di capire come facevo a suonare "giusto" su un passaggio molto particolare di Garota de Ipanema, ci mettevo una scala a toni interi o una lidia dominante (ovviamente con qualche dissonanza che però a me piace), perchè le sentivo, su un accordo che ho da poco saputo essere un C#7 con 11a diesis (e magari 5a diesis in aggiunta), almeno così lo suonava il mio pianista...io sentivo quei suoni e li mettevo, in ogni corus, ma non avevo la minima idea di quale accordo fosse, prima di studiarlo sulla parte e sulla tastiera...E questo nonostante io non abbia assolutamente un orecchio migliore della media...
Detto questo, per recuperare un pò di senso di arte oltre che di preparazione super anche in questa splendida musica jazz, come dice il precedente utente, "credo che sia necessario un rinselvatichimento, uno strappo che tolga questa musica dall'accademia, in modo che se per caso c'è in giro qualche genio inespresso e non preparato armonicamente possiamo sentirlo e tornare a capire la necessità dell'urgenza espressiva, caratteristica principale delle musiche naturali."
Si dice che Chet Baker spesso non sapesse nemmeno in che tonalità suonava, eppure...

re minore
11th February 2011, 09:12
Forse non hai un orecchio migliore della media, ma sicuramente hai una comprensione istintiva delle strutture armoniche che molti musicisti piu' "teoricamente preparati" si sognano. Non sai come si chiamamo? Non e' un problema se devi suonarle. Sono sicuro che nella tua testa hai dei nomi o delle rappresentazioni per quello che suoni. Magari alla "lidia dominante" pensi come alla "scala verde"... o alla "scala di acciaio", o forse non le dai un nome esatto ma sai che esiste e come si usa.

Ed e' anche possibile, magari non tanto probabile perche batti comunque strade ben esplorate, che nella tua testa vi siano dei concetti che la teoria non ha ancora schematizzato e catalogato. Nel corso dei tuoi studi teorici, ti consiglierei, presta attenzione a quello che tu sai/fai e che si discosta da quello che leggi sui libri. Potrebbe essere una tua mancanza di comprensione di un qualcosa che altri hanno esplorato e capito prima di te, e li' imparerai una cosa nuova, ma potrebbe anche essere una tua intuizione originale.

juggler
11th February 2011, 12:17
Lew Soloff, che ha suonato per molto tempo in alcune bands di G. Russell, alla fine di un concerto una volta si avvicinò al suo leader e gli disse:
"Questa sera ho scoperto che si può suonare un accordo di A- su un Eb7..."
Russell: "Perchè non leggi il mio libro? Questa scoperta è lì da 13 anni."

Trovate pure la spiegazione...neanche molto arcana...
Soloff probabilmente non aveva la necessità di saperlo...se lo suonava...
Voglio dire che se sei immerso in ciò che suoni, non stai a farti le "pippe"...se questo è teoricamente corretto o opportuno...l'opportunità te la dà la tua sensibilità e concentrazione...tu sei ciò che suoni, in quel momento, non suoni ciò che hai sentito o imparato fino ad allora!

E quindi...lo dico con grande simpatia e distacco:
'fanculo tutti i jazzisti "patternizzati"!
Non servono al jazz e alla musica in generale...ed è giusto che la gente li ignori!
Cambiassero mestiere...

giorgiomilani
11th February 2011, 12:46
La differenza fra noi e loro è che noi siamo più o meno dilettanti, loro sono professionisti. Mi scusino quelli che fra noi sono professionisti veri. Gli altri probabilemnte dovrebbero riconsiderare alcuni fattori. Per volare non basta sbattere le ali. Anche le galline ne hanno due ma non servono a nulla.

re minore
11th February 2011, 14:06
Ma stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Io non contesto il tuo approccio, Giorgio! Io mi ammazzo di cocker, scale e accordi. E studio la teoria. La fatica e le gavetta non mi spaventano, sono anzi convinto che la vera ricompensa non sia il risultato che si raggiunge ma la strada che si fa per arrivarci. E forse nel tempo tirero' fuori qualcosa di buono e forse no, ma non mi importa piu' di tanto.

Ma c'e' chi "nasce imparato" e quello che a me costa fatica e sudore a lui viene naturale ed istintivo. Per una persona cosi' studiare sistematicamente la teoria puo' essere utile, ma puo' anche non esserlo. Per una persona cosi' studiare la teoria puo' servire per *capire come il resto del mondo* ha classificato dei concetti che per lui sono innati... e per comunicare con loro a parole. Per comunicare con loro con la musica serve tanto meno quanto piu' sono sviluppate le "capacita' innate".

Danyart
11th February 2011, 14:11
"Questa sera ho scoperto che si può suonare un accordo di A- su un Eb7..."
Russell: "Perchè non leggi il mio libro? Questa scoperta è lì da 13 anni."

questo mi è capitato spesso!!
a volte, invece, ho messo, perchè le sentitvo giuste per me, delle note che risultavano le più alte dell'accordo esteso (11#, 13, 9#, 13b ecc...), e prima di sapere che erano "giuste" mi ero preoccupato di fare note sbagliate o comunque troppo strane...
detto questo, io spero d'imparare il più possibile delle cosiddette regole, in modo da potermele giocare a mio piacimento

Danyart
11th February 2011, 14:18
"sono anzi convinto che la vera ricompensa non sia il risultato che si raggiunge ma la strada che si fa per arrivarci"
è in effetti molto bello e stimolante che ci sia sempre da studiare, da scoprire, ci sono dei giorni che si dimentica questo e magari si perde tempo o non si sa cosa studiare, bisogna invece sempre ricordarsi che la musica è INFINITA, c'è sempre qualcosa da imparare e da integrare e il percorso per arrivarci è per me sempre molto stimolante, una delle ragioni per cui considero la musica l'arte più favolosa tra le arti...

gene
11th February 2011, 14:25
Danyart .....detto questo, io spero d'imparare il più possibile delle cosiddette regole, in modo da potermele giocare a mio piacimento ....
Tutto giusto, ma in questa ultima frase vi è raccolta l'essenza ....soltanto chi conosce, ha la possibilità di infrangere le convenzioni, le regole.
Questa è inoltre, la differenza di sa semplicemente suonare e chi è un'artista ....se ci pensate in una evoluzione del "sassofonismo" da Coleman Hawkins/Lester Young, passando per Charlie Parker, Coltrane, ed arrivando fino a Brecker (ne ho omessi diversi ma lo schema penso sia chiaro) ....
p.s questo sistema può essere applicato anche in altri campi, pensate ai fiscalisti ed ai notai ....gente che conosce le regole e sa infrangerle .... :ghigno:

giorgiomilani
11th February 2011, 15:06
Ma stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Io non contesto il tuo approccio, Giorgio! Io mi ammazzo di cocker, scale e accordi. E studio la teoria. La fatica e le gavetta non mi spaventano, sono anzi convinto che la vera ricompensa non sia il risultato che si raggiunge ma la strada che si fa per arrivarci. E forse nel tempo tirero' fuori qualcosa di buono e forse no, ma non mi importa piu' di tanto.

Ma c'e' chi "nasce imparato" e quello che a me costa fatica e sudore a lui viene naturale ed istintivo. Per una persona cosi' studiare sistematicamente la teoria puo' essere utile, ma puo' anche non esserlo. Per una persona cosi' studiare la teoria puo' servire per *capire come il resto del mondo* ha classificato dei concetti che per lui sono innati... e per comunicare con loro a parole. Per comunicare con loro con la musica serve tanto meno quanto piu' sono sviluppate le "capacita' innate".
Infatti, quello che ho detto prima non era riferito a te, ma a chi, non solo in questo thread si appella all'istinto.

juggler
11th February 2011, 20:49
Un musicista sa comunicare ad un livello superiore, se possiede una migliore conoscenza delle leggi psicologiche, tonali ecc.
O se possiede una "percezione personalizzata" delle stesse, difficile da identificare con precisione...

Un problema che ci portiamo, noi occidentali, è quello di non saper superare la ns. individualità: siamo tutti, chi piu', chi meno, schiavi della ns. soggettività...e ciò che è soggettivo, non è mai universale...

Quando siamo in grado di utilizzare al meglio le ns. risorse psico-fisiche, abbiamo un'altra percezione di noi stessi e di ciò che ci circonda: siamo piu' liberi, perchè comprendiamo piu' regole, piu' meccanismi...

Un po' come accade in una società: una sola regola è l'assenza della libertà...
Piu' alto, è il numero di leggi e di regole, che sappiamo padroneggiare, maggiore è la ns. libertà d'azione, maggiori sono le direzioni che possiamo esplorare.

zkalima
11th February 2011, 23:13
Si, sono d'accordo, la soggettività degli occidentali, la nostra ahimè, è una gabbia pesante, e in effetti se consideriamo gli obbiettivi di questo sistema sociale, non ci allontaniamo da un fumoso ideale di benessere personale, altro che universalità.
Questo naturalmente non fa bene all'arte, in quanto espressione di una realtà sociale, (è anche e soprattutto altro, ma anche questo), non può che esprimere un orizzonte limitato di aspirazioni oppure, e questo è il caso dei contemporanei più celebrati, una conclamata malattia compiaciuta.

Quando Coltrane cominciò a suonare quelli che vennero chiamati Sheets of sound, che possiamo tradurre con lastre di suono, succedeva che alcuni pittori dell'espressionismo astratto americano dipingessero i "colour fields" concetto abbastanza simile, entrambi avevano in mente un superamento della forma, per raggiungere una consapevolezza più profonda della loro arte.
I pittori, Rothko e altri furono tragici e disperati, Coltrane nella sua ricerca trovò una dimensione spirituale e proseguì senza fermarsi, non aveva nessuna voglia di morire.

Questo per dire che ci sono artisti che caricano la loro vita e la loro arte del fardello della loro epoca e non solo del loro personale gusto o studio, in qualche moodo la loro individualità viene ridimensionata dalla loro stessa arte, come dire che i grandi non sono stati dei creativi, ma dei filtri, che hanno visto e sofferto la realtà della loro epoca e l'hanno formata in modo irripetibile e libero, è capitato a tutti noi di dire di una certa opera che è senza tempo, beh questo significa universale.

Mi viene una domanda:

Si può veramente imparare da loro? oppure dobbiamo considerarci solo dei poveri frustrati chiusi nel nostro piccolo io, che non potranno mai accedere al livello di quei grandi e allora ci tocca solo un pedante studio e dobbiamo godere dei piccoli progressi che ci apprezziamo tra di noi o di qualche citazione che ci è riuscita bene?

juggler
12th February 2011, 00:35
Nessuno di quelli che consideriamo "grandi", ha mai creduto di esserlo...
I "grandi"...forse, sono solo dei grandi insoddisfatti, che raggiunto un certo livello di esperienza, conoscenza e autostima, incominciano a produrre sintesi o estensioni di ciò che li ha preceduti, perchè il loro livello di percezione ha incominciato a viaggiare su altri binari...
O hanno preso coscienza, ad un certo punto, della "specificità" del loro sentire...

Cosa sento, desidero? Dovrebbe essere la domanda da porsi...
Sto inseguendo un modello per darmi l'illusione di essere?
E' quello che porta ad esaltazioni quanto a crolli repentini...perchè l'obiettivo è un riflesso dell'ego, di una insoddisfazione profonda, che cerca radici dove ci sono solo trappole...

Se mi allontano da me per conformarmi ad un modello...cosa resta della mia interiorità, della mia unicità?
Sicuramente nulla: se non conosco me stesso, difficilmente riconoscerò ciò che è intorno a me, i bisogni, i problemi, l'altro da me ecc. ecc.
Diventerò un fanatico e tenderò ad imporre una visione anzichè generare/condividere nuovi orizzonti, producendo nuovo valore...

C'è qualcosa che mi dà una particolare gioia, soddisfazione?
Questo qualcosa può essere diverso per ognuno di noi...

Ognuno decide la storia che vuole vivere.

zkalima
12th February 2011, 11:59
Nessun grande è grande perchè l'ha deciso lui, è "grande" perchè la sua arte è significativa per tutti e non solo per se stessi, noi li chiamiamo grandi perchè dobbiamo partire dalle dimensioni storiche, se pensiamo a Charlie Parker, lo pensiamo storicamente in modo diverso da Sonny Stitt o Jaky Maclean, questo perchè la sua musica è più ampia del suo percorso personale, senza togliere nulla a due contraltisti spettacolari come quelli che ho citato e senza mettere in dubbio quello che dici, cioè che l'insoddisfazione è un motore potente di ricerca artistica, ma questo vale per Bird come per Phil Woods o Charlie Mariano, per restare nel novero dei contralti.

Questo dipende da circostanze complesse, legate ad una particolare sensibilità, non soltanto allo sviluppo delle qualità percettive e tecniche o poetiche; ci sono persone che portano sulle spalle la propria storia personale e altre che portano quella della loro epoca, e non sanno distinguere se stessi dal destino di tutti gli altri, questi suonano quasi profeticamente, gli altri sviluppano queste intuizioni e ne fanno la storia, la risonanza.

Chiedersi "cosa sento, cosa desidero" non può prescindere dal modo in cui si percepisce il mondo e quanto i musicisti che abbiamo ascoltato ci hanno cambiato nel modo di sentire e desiderare e in certi casi anche pensare, la musica ha questa strana proprietà, che, se non è un mero divertimento, ci cambia in modo non verbale, ci plasma senza idee e senza proclami, è la cosa più simile all'amore che conosco.

re minore
12th February 2011, 13:12
Qualche giorno fa ho avuto la sensazione di aver capito qualcosa di fondamentale, e che in breve avrei potuto fare un "salto quantico" nella mia capacita' di improvvisare. Mi sono detto che entro un mese avrei migliorato di molto il mio modo di suonare, perche' avevo capito cosa dovevo fare... sono passati tre o quattro giorni in cui purtroppo non ho neanche potuto suonare quanto avrei voluto, ma la conferma c'e': stamattina sono riuscito a fare frasi lunghe e convincenti su All The Things You Are, che sto studiando da due settimane... fino ad ora senza cavare un ragno dal buco. Non vi dico quanto sono contento, e non vedo l'ora di riprendere il sax in mano!

Venedo al topic, provero' nel prossimo futuro a raccontare a cosa penso sia dovuto questo salto quantico sperando che il processo sia ripetibile. Sono cose ovvie, ma repetita juvant (sed stufant ). La prima cosa la scrivo qui.

Il primo passo, fondamentale, e' sapere SEMPRE dove si e' nel brano. Ecco un sistema facile che uso per raggiungere questo importante obiettivo: metto la base (ad esempio aebersold, ma anche MIDI o BIAB) nel mio lettore mp3 e me le ascolto “in background” per qualche ora al giorno. Mentre vado e torno dal lavoro, ed anche mentre lavoro a volte… non la ascolto sempre coscientemente, magari faccio altro ma la base e’ li ed entra in testa. Adesso se prendo un punto a caso della base aebersold dopo pochi secondi capisco dove sta.

Sempre con la base, il passo successivo e’ pensare in testa gli arpeggi degli accordi. Anche questo lo si puo’ fare andando al lavoro: ti metti l’mp3 e mentre suona la base pensi Re minore /Sol settima /Do maggiore settima / Do maggiore settima etc. In realta’ io non penso al nome delle note ma direttamente alla posizione col sax. Dopo un po’ di esercizio si possono pensare cose un po’ piu’ complesse…. E dopo altro esercizio cose sempre piu’ complesse, adesso sto cominciando a “cantare l’improvvisazione” ma e’ tosta.

La seconda cosa... alla prossima puntata!

zkalima
12th February 2011, 22:25
Ma se poi ti trovi a suonare con gente che non suona come la base Aebersold?

Paolo Mannelli
12th February 2011, 23:05
... mentre suona la base pensi Re minore /Sol settima /Do maggiore settima / Do maggiore settima etc.

"Do maggiore settima"? Non l'ho mai sentito. Ho sempre sentito "Do settima" oppure "Do settima maggiore"!

re minore
12th February 2011, 23:13
Se chi suona non sbaglia gli accordi e va a tempo non cambia niente... Oltre che sulla base aebersold suono lo stesso pezzo con stili diversi su MIDI e con BIAB, e una volta che ti e' entrato in testa lo fai con qualsiasi base e stile.

No, questo non e' esatto: se vai a suonare con un gruppo che suona un pezzo in maniera completamente diversa da come lo hai studiato tu qualche problema di adattamento ce l'hai, ma e' appunto un problema di adattamento che si risolve in poco tempo.

Io poi trovo che suonare su base aebersold sia piu difficile che suonare su MIDI o con BIAB. Alla fine il motivo vero di questa maggiore difficolta' credo sia uno solo: la qualita' audio degli aebersold e' in genere "abbastanza pessima".

re minore
12th February 2011, 23:21
"Do maggiore settima"? Non l'ho mai sentito. Ho sempre sentito "Do settima" oppure "Do settima maggiore"!

In effetti mi sono sbagliato, intendevo "Do settima maggiore".

Ad ogni modo "Do maggiore settima" e' sinonimo di "Do settima", ed e' l'accordo formato da Do / Mi / Sol / Sib.

giorgiomilani
12th February 2011, 23:44
"Do maggiore settima"? Non l'ho mai sentito. Ho sempre sentito "Do settima" oppure "Do settima maggiore"!
Il tuo approccio alla vita è sempre lo stesso in tutti i suoi ambiti? Immagino che sarai circondato da orde di amici..........

lucaB
13th February 2011, 00:02
il sistema di re minore sembra un po' il sistema di visualizzazione che consiglia bergonzi (e che non ho ancora provato ad applicare seriamente per pigrizia). A questo punto se mi dice che funziona mi viene da metterlo finalmente in pratica. La domanda è: ma perché quando l'ha detto bergonzi non l'ho ascoltato? (sul libro eh! non sono amico di bergonzi) :lol:

zkalima
13th February 2011, 02:13
Qual'è il problema di do maggiore settima? è naturale che si enunci l'accordo, maggiore o minore e la nota alterata di quell'accordo, e in ogni caso credo che nessuno avrebbe dubbi sul fatto che l'accordo è do mi sol sib.

Guarda che quella frase di Voltaire è una bufala, non l'ha mai detta.

re minore
13th February 2011, 09:34
il sistema di re minore sembra un po' il sistema di visualizzazione che consiglia bergonzi (e che non ho ancora provato ad applicare seriamente per pigrizia). A questo punto se mi dice che funziona mi viene da metterlo finalmente in pratica. La domanda è: ma perché quando l'ha detto bergonzi non l'ho ascoltato? (sul libro eh! non sono amico di bergonzi)

Bergonzi mi deve una birra per avermi copiato l'idea! :saputello

Eh eh... siamo diversi! Io questo sistema lo ho applicato PER PIGRIZIA!!! :lol: Qualsiasi metodo alternativo per ottenere lo stesso risultato mi sembrava piu' faticoso che ascoltare l'mp3 nei tempi morti! E pensa che l'mp3 me lo sono (quasi) comprato apposta!!!

Comunque FUNZIONA !!! :yeah!)

Danyart
13th February 2011, 10:23
la qualita' audio degli aebersold e' in genere "abbastanza pessima".
non credo, ci sono centinaia di aebersold che si sentono benissimo, registrati da musicisti eccezionali e basta mettere i canali un pò più in mezzo e risultano perfette, alcune invece effettivamente "non servono", basta scartarle...

$sax$$$
13th February 2011, 19:26
:cool:

gil
15th February 2011, 19:33
Si sono daccordo con reminore. E' piuttosto importante sapere dove sei nel giro SEMPRE. Lo si puo' imparare in un sacco di modi (cantarlo, ascoltarlo alla nausea, suonarlo al pianoforte ecc. ecc.) ma e' importante : io devo dire che questa cosa, per pigrizia ma anche per paura di rimanerci troppo intrappolato, l'ho sempre snobbata ma ho fatto male. C'e' solo un piccolo pericolo : che siccome (x es su all the things) uno provando il giro trova le chiavi di volta (le key notes, come sapete) intese non come le fondamentali degli accordi ma quelle note che permettono di 'entrare' nell'accordo in maniera piacevole/interessante puo' succedere che una volta trovate, soprattutto su passaggi armonici non troppo naturali (vedi la 2° parte del B di all the things) uno ci rimanga intrappolato. A questo punto bisognera' fare attenziione a variare... se si riesce !!!
In generale volevo anche dire a re minore che capita a tutti di essere preda di un jump quantico. E meno male! A me pero' dura poco : cioe' certo hai capito qualcosa in piu' ma poi bisogna sostenerlo e quello e' la cosa piu' difficile. Quello che voglio dire e' che bisognerebbe lavorare tutti i santi gg per cavarci fuori qualcosa e non buttare via le ns piccole illuminazioni. Senno' i jump quantici svaniscono come sono arrivati ::saggio::

re minore
15th February 2011, 19:54
Eh eh, ma infatti io ci lavoro tutti i giorni!!! Riesco a fare una media di un'ora *vera* al giorno. Di piu' purtroppo no, ma tra lavoro, figli (3), gatti (2), mogli (1) e altri hobbies mi devo accontentare! :smile:

gene
15th February 2011, 21:16
Fratello fossi in te, visto che la somma fa 6 ......farei 3 figli, 2 mogli ... :ghigno: 1 gatto, eliminerei altri hobbies e mi fermerei al sax che è già difficile di suo !!!!
Aho, fatte sentì !!!!

re minore
16th February 2011, 11:58
Di gatti ne ho due, e spero che non aumentino, di figli ne ho tre, e spero che non aumentino, di mogli in attivo in effetti ne ne ho due, e spero che non aumentino. Ho anche 4 sax, e spero che non aumentino! :lol:

giorgiomilani
16th February 2011, 12:15
Hai anche un replicante? Io con una figlia una moglie senza animali (basto io) non ce la faccio a tenere la media di un'ora al giorno.

gene
16th February 2011, 12:34
Giorgio .... basta eliminare il superfluo che sottrae tempo al sax, ed il gioco è fatto .....nel tempo ho eliminato praticamente tutto (altri hobby etc.) per riuscire a soffiarci dentro .... è una vitaccia, e talvolta mi chiedo chi me lo fa fare ...... finchè reggo, suono !!!!

Danyart
16th February 2011, 12:37
ma è possibile ascoltare qualcosa di gene e company???

gil
16th February 2011, 15:24
eh eh mi sembra una ottima risposta!! francamente mi piacerebbe assai poter dire la stessa cosa (1 hr/di') ma semplicemente non sarebbe vero. pero' poi quando suono faccio tre ore di seguito. Mi chiedevo se vale lo stesso ... :ghigno: :ghigno: considerando che caso vuole io abbia lavoro, figli (3), altri hobbies

Zeppellini Matteo
8th May 2011, 18:58
Ho letto gran parte di questa discussione altamente interessante... i metodi che consigliate per iniziare ad improvvisare sono ottimi, e tempo fa (prima che iniziassi il conservatorio), me li disse pure il mio professore.. e finchè mi ci applicai qualcosa di decente saltava fuori anche dal mio sax! :D
Però la mia domanda è: a me che non piace il jazz... come faccio ad imparare ad improvvisare?
Lo so che la domanda sembra stupida ma a me piace suonare questo genere di musica qui:
http://www.youtube.com/watch?v=PEbb621s_GI
Sax solo al minuto 5.15

Come faccio ad imparare?
Grazie mille..

phatenomore
8th May 2011, 22:06
Le radici del genere che indichi sono le stesse del jazz. Studiarlo ti aiuterebbe.

giorgiomilani
9th May 2011, 08:26
....a me che non piace il jazz... come faccio ad imparare ad improvvisare?..
Bach improvvisava e scriveva musica non nel modo in cui la conosciamo noi. La numerazione dei bassi continui indica che bisognava improvvisare seguendo una linea armonica.
Il jazz era ancora nei sogni.
In realtà, credo che sia stato il jazz a prendere come spunto la musica classica, a cominciare dall'incedere del ritmo allo sfruttamento degli accordi alterati ed altro ancora.

Zeppellini Matteo
9th May 2011, 14:13
Ok allora oggi proverò iniziando a suonare la tonica, poi l'arpeggio e infine cercare di unire le due cose... cioè, io mi reputo capace di improvvisare su pezzi pop rock e funky.. però utilizzo bene o male sempre quella scala quindi dopo poco risulto ripetitivo..

gbeppe
14th July 2011, 11:42
Sacrosanti suggerimenti da parte di tutti!
Aggiungerei una frase di un grande musicista di cui ora non ricordo il nome, ma mi è rimasta impressa così riassunta:
Per saper improvvisare non occorre solo conoscere la musica, ma anche ascoltare molta musica, parlare con la gente, leggere di tutto. L'improvvisazione, diceva, è l'arte di riassumere le proprie esperienze di vita.

Credo quindi non solo seguire giustamente la consecuzione degli accordi ma entrare nello spirito del pezzo e reinterpretarlo. Ho ascoltato
degli assoli con l'utilizzo della sola nota fondamentale.

giorgiomilani
14th July 2011, 13:53
E' verissimo ma se sbagli le scale i tuoi discorsi non li vorra' ascoltare nessuno. Spesse (sicuramente non e' il tuo caso) queste frasi le usa chi di musica capisce poco e pretende che i peti che produce suonando contengano qualsoca di buono.

gbeppe
14th July 2011, 14:34
Non volevo certo pontificare ... poi comunque ... prima impari a scrivere e poi fai il poeta!

fcoltrane
14th July 2011, 14:57
........ Ho ascoltato
degli assoli con l'utilizzo della sola nota fondamentale.
su disco?
interessantissimo mi potresti dare i riferimenti?
ciao fra

gbeppe
14th July 2011, 17:27
Mai sentita un nota che dura una o più battute?
p.e. Cannonbal Adderley?
Se non trovi ti indico qualcosa.
Ciao!

fcoltrane
14th July 2011, 17:29
avevo capito male pensavo ti riferissi ad un intero solo con l'utilizzo esclusivo della nota fondamentale.
ciao fra

cicciospino
26th August 2011, 16:17
premesso che i consigli che ho letto sono tutti molto utili ovvero l'esercizio proposto da Re Minore, poi che bisogna studiare scale e arpeggi e che bisogna giocarseli una volta acquisiti come elemento di maggior epressività e che quindi lo studio giornaliero è necessario, ma che comunque l'espressività non può essere schiava della tecnica...., riporto la mia esperienza e quello che ho visto tante volte a Testaccio nelle lezione mie e di altri allievi della scuola.

Sono principalmente un autodidatta/principiante e alla mia prima lezione avevo un bagaglio sufficente per improvvisare avendo fatto da solo scale e arpeggi per un bel po.
Il didatta (straordinario Ciccio Arduini) l'ha capito e le nostre lezioni sono state: a casa fai le scale, gli arpeggi e il Niehaus, qui facciamo solo II-V-I, lui al piano e io al sax per un ora.
La progressione armonica la sceglieva a caso e non mi diceva cosa suonava dovevo solo seguirlo. Ogni volta per i primi 5 minuti era un dramma, cercavo di inseguire e arrancavo cercando le note, ma alla fine non ero più io a seguire ma lo scambio diventava reciproco: il miracolo di ogni lezione era che raggiungevamo l'Interplay.
Altro consiglio che Ciccio da a molti allievi è di accendere la radio prendere il primo brano pop o rock e suonarci sopra.
Poi comunque scale, arpeggi e tutto quanto ti aiuti ad esprimerti meglio.
Ma il consiglio è di provare a suonare su tutto e di buttarsi chi se ne importa delle brutte figure.

L'esercizio proposto da RE Minore potrebbe essere fatto con l'ausilio di band in a Box.
Si scrive la progressione e ci si suona sopra a velocità ridottissima e poi via via si aumenta la velocità e si aggiungono altri accordi.

Altro suggerimento ricevuto a Testaccio (Maurizio Lazzaro) per fare un pezzo si deve studiare il tema, poi fare gli arpeggi su tutti gli accordi, poi individuare i centri tonali i II-V-I e altro, poi suonarlo come fosse una ballad.
Alla fine non dovresti perderti.
Raggiunti un minimo di padronanza tecnica il pezzo andrebbe studiato senza musica di accompagnamento.

Poi ascoltare tanta musica e se possibile dal vivo in piccoli locali e in modo acustico.

ciao

gfirmani
26th August 2011, 17:14
mi raccomando, deve essere una parentesi allo studio quotidiano, altrimenti diventa cazzeggio fine a se stesso .......

che poi è una gran cosa se ci si vuole solo divertire e va bene lo stesso :lol:

Paloalto
19th April 2012, 14:47
Ciao, improvvisare equivale a mettere in atto una molteplicità di abilità che riguardano l'armonia, lo strumento, il proprio carattere e gusto, cosa suoni, con chi suoni dove e perchè (concerto,festa, studio meditazione)... insomma tantissime cose ... ma all'origine ci sei tu e lo strumento in un rapporto unico e personale... tutti gli altri argomenti sono come potentissimi nutrienti da aggiungere goccia a goccia nel rispetto di quella magia iniziale. questo lo puo fare solo un'insegnante (a meno che il caso non ti abbia favorito al punto di farti incontrare ciò che ti serve.. accade anche questo). I vari aspetti dell'improvvisazione pratici, teorici o linguistici danno luogo ad altrettante categorie di esercizi che possono essere utili in alcuni casi o letali in altri. Dipende da chi sei da cosa ti viene bene d'istinto e cosa va aiutato in te. In una ricerca condotta senza una guida puoi convincerti di aver trovato la mecca e poi perderti di nuovo cento volte prima di trovare il giusto esercizio. il mio consiglio è di provare diversi insegnanti. Nel frattempo ascolta ciò che ti colpisce e cerca di risuonarlo con il sax perchè ciò che ti colpisce è un segno della tua individualità. Con transcribe (software) lo puoi rallentare. Anche un piccolo frammento e poi inizi la tua collezione di frammenti e magari poi vai da un musicista esperto e chiedi: " me la spieghi questa frase?" e cosi la teoria diventa lo strumento per inseguire la musica e non il contrario. Inoltre dalla sua risposta capisci anche se fa per te. Un approccio sistematico è possibile e lo spiego in parte sul mio sito dove insegno con la web cam: sax on line.
In bocca al lupo!

Lausax
25th April 2012, 15:23
Grazie a tutti per i consigli e le discussioni "filosofiche" che sono state molto interessanti e che ho letto con grande piacere! Chissà se riuscirò a fare qualcosa di buono con il mio sax...molti dei modi per improvvisare che avete citato li faccio anch'io, ma non sono molto brava... :oops: però mi sto esercitando :D ora non ricordo chi di voi l'ha detto (forse Re Minore?), ma anche io ascolto sempre dei brani che mi interessano così da saperli a memoria e non solo la parte del piano, del sax o della voce, infatti, a forza di ascoltarli conosco ogni assolo, ogni nota del contrabbasso, so tutta la parte della batteria, ecc....mi è stato molto utile sapere questo, anche perchè io credo che per improvvisare o anche solo fare un brano a orecchio e altro devi saper cantare e infatti lo faccio sempre. Per esmpio, per suonare Tenor Madness ho prima ascoltato più volte questo pezzo, l'ho cantato sia con il CD che senza e poi ho cominciato a cantare una nota e riprodurla con il sax, poi un'altra nota e così via e alla fine mi è uscito tutto il tema di Tenor Madness. Facendo così sto anche migliorando "l'orecchio", nel senso che se penso una nota magari la prendo con il sax già al primo colpo e ho imparato anche a "sintetizzare" un accordo in una nota sola (ehi...ho appena scoperto una cosa!! è la prima nota dell'accordo!! :shock: non ci avevo mai pensato prima...vabbè...comunque funziona!)



avevo capito male pensavo ti riferissi ad un intero solo con l'utilizzo esclusivo della nota fondamentale.
ciao fra

Fra, forse ho capito cosa intendevi! se è come penso, allora io una volta ho fatto un assolo del genere...all'inizio ho suonato tutto il tema (se non sbaglio il brano era Honeysuckle Rose), poi il pianista ha ricominciato da capo e ha rifatto tutto il brano e mi ha...ehm...costretto (non avevo il coraggio di fare un assolo!) a improvvisare. Mi aveva detto di usare solo la nota si e nel tema B dovevo suonare solo il mi. Ho fatto un assolo usando solo queste due note e cambiando il ritmo, la durata e al massimo aggiungendo qualche effetto, ma solo con le labbra, la lingua e il soffio (ad esempio accentando una nota, suonando più piano o più forte, mettendo il vibrato, abbassando la nota di un semitono muovendo il labbro...cose così).

Max Soggiu
1st May 2012, 19:56
Discussione davvero interessante.
sia dal punto di vista filosofico che pratico.
Per quanto mi riguarda credo che l'ascolto sia la prima cosa. Spaziare su molti autori sopratutto del passato danno un grande aiuto. Non limitarsi a saxofonisti, ascoltiamo molti strumenti, diversi dal nostro, aiutano ad aprire il concetto di esposizione del tema, di assolo, stile ecc...ogni strumento ha un approccio espositivo/solistico differente. Dopo viene la trascrizione. Per trascrizione intendo mettersi lì e tirare giù a orecchio un solo che non deve essere per forza Countdown di Coltrane, basta un solo semplice semplice che ci piace. Non scaricarsi o comprarsi soli già pronti. Per chi fosse all'inizio di questo lavoro consiglio software come "transcribe" che aiutano l'allievo a rallentare il brano senza modificare il pitch.

La forza della trascrizione non sta solo nella bravura a trascrivere correttamente, è importante certo, come importante è quello di imparare il solo a memoria, poi trascriverlo su carta verificando eventuali errori con il software descritto in precedenza. Il vero obbiettivo viene ora, dopo aver fatto tutto questo: suonare "quelle note" esattamente come il solista, con quel linguaggio, stando sul tempo esattamente come ci sta "lui". (almeno tentando).
Perchè possiamo mettere mille note favolose, perfette, con una tecnica pulita, ma se non siamo convinti di quello che facciamo e soprattutto non abbiamo il giusto timing, beh...allora è tempo sprecato.
Come dice Liebman: se sei convinto di una frase e la suoni nel punto(timing) giusto, puoi suonare qualsiasi cosa su qualsiasi accordo; Certo, dopo un'affermazione del genere potremmo aprire un intero thread e starci 16 anni a discutere :-D ma ha perfettamente ragione.
Tutto ciò non significa copiare lo stile di un grande solista (e chi ce la fa?!), ma impadronirsi di un linguaggio...quando cambieremo autore cambieremo approccio, timing, stile...e questo che in futurò ci darà il nostro stile, scopriremo cosa ci attira e ci piace (che magari è diverso da 6 mesi prima), forse saremo influenzati da uno in particolare ma saremo noi, e saremo "in" stile!

Trascritto il nostro solo, analizziamolo, cerchiamo di capire su di un determinato accordo cosa ci suona "lui" e perchè...dove vuole andare a parare. (facciamoci aiutare se è becessario da uno più esperto di noi). Selezioniamo le frasi che adoriamo di più e proviamo a suonarle in diverse tonalità...proviamo a fare un nostro solo sullo stesso pezzo della trascrizione (Band In a Box in questo ci può aiutare tantissimo!!!) e cerchiamo di congiungere il nostro solo alle parti selezionate trascritte.
Così avremo es:
da battuta 1 a battuta 15 il nostro solo (che faremo con le nostre capacità) e da battuta 16 a 17 la frase trascritta che ci piace (che poi sezioneremo in varie parti ma questo è un discorso lungo e complesso...). Il lavoro sarà trovare a battuta 15 la giusta connessione per arrivare con coerenza a battuta 16. Costelliamo il nostro brano di tante frasi trascritte e cerchiamo di collegarle alle nostre frasi. Registriamoci e cerchiamo di capire cosa succede. Ascoltiamo cosa non va e riproviamo.
Direi che ho scritto anche troppo per oggi :-)....l'ultimo paio di cose e poi la mollo lì, giuro :-)

Sono il primo ad essere molto cervellotico nei soli, cercando superimposing ecc...ma stiamo molto attenti a questo..molti autori che amiamo riescono a farlo sempre con molto pathos arrivando a toccarci l'anima per poi stuzzicarci con astute soluzioni armoniche.
Per questo che ricordo sempre di ascoltare un po' di Chet Baker, a lui non servivano frasi allucinanti, o chissà quali magie sostitutive, lui ti ammazzava con una frase semplice, ti arrivava al cuore, te lo demoliva e ti lasciava senza fiato...ma stiamo parlando di magia...un altro argomento ancora...

Qualcuno si è messo a discutere su do maggiore settima o do settima maggiore. Credo che l'importante non è se si scrive prima o dopo, ma ascoltare chi te lo suona e capire che tipo di accordo ti ha piazzato "sotto il culo" :-) durante una serata. A riguardo ho una piccola chicca! Ricordo durante un concerto di Jesse Davis con il mio caro amico pianista che suonavano uno standard (Autumn Leaves non annunciato) con lui. Il tutto accaduto 3 o 4 anni fa...Per cui durante il solo Jesse usava la struttura armoniva di Cannonball e il pianista quella classica. A metà solo Jesse si gira è in inglese gli ha detto: (Traduzione)" hey figlio di puttana mi vuoi ascoltare?"

Buono studio a tutti!

phatenomore
1st May 2012, 21:14
Come già detto: le basi vere per l' improvvisazione jazz sono il walking sugli arpeggi, riuscire a legare le scale bebop senza interruzioni, studiare le enclosures (sul forum se ne è parlato diffusamente grazie al Grandioso MadMat) e far propria la capacità di creare i cosiddetti "motives" (anche di questo mi pare si sia parlato nel forum)

gbeppe
28th December 2012, 15:56
Scusate, ma ho capito bene?
E' da un anno che suono il sax ... e non riesco ad improvvisare: mi incarto!
Secondo me semplicemente il 70% delle azioni che vengono svolte sono ancora troppo "pensate", poche sono ancora le operazioni automatiche e per questo la fantasia non può esprimersi al meglio.
Mi immagino la risposta giusta del tipo: dai tempo al tempo, ascolta molta musica, leggi, parla con gli amici e studia, fai tuo lo strumento e canta sulla base, improvvisa con la voce .... poi tutto sarà più semplice. :BHO:

P.S. parla bene e razzola male! :fischio:

drunk rabbit
17th January 2013, 14:53
Scusate se riesumo il post, ma non volevo aprirne uno nuovo :D

Sto affrontando da poco anche l'improvvisazione (blues nel mio caso). Quindi, al fine di migliorarmi vi chiedo se come faccio in questo momento può andare bene:

Dato un pezzo blues (nel mio caso in G), eseguo il brano due volte, poi quando parte il solo prendo la scala blues di riferimento e nelle 12 battute seguenti ci "butto le note a random" (un "random" molto ragionato e sentito).

Così può andare o nel blues (visto che si è parlato prettamente di Jazz) c'è da scavare ancora molto?

fcoltrane
11th June 2014, 20:34
inserisco qui due aspetti problematici con i quali mi sto scontrando in questi giorni di studio della improvvisazione.
conoscenza delle scale
e degli accordi.
1) per anni ho creduto di conoscere le scale per lo meno le minori e le maggiori .
ma così non è .
sono talmente abituato a suonarle sempre alla stessa maniera che dal momento in qui invece bisogna suonarle partendo da una zona del registro ostica (le estremità ad esempio) o dovendola collegare al punto di arrivo di una determinata frase (che magari arriva sul sesto grado discendendo) mi trovo come un sassofonista alle prime armi.
in pratica per improvvisare non si può assolutamente essere condizionati nè dal punto di partenza (ad esempio la tonica della scala è per me molto semplice ) nè dal senso (ascendente o discendente ) ne dal registro ( le estremità come il registro centrale).
ora so che esistono esercizi per acquisire questa attitudine.

2) l'accordo: saperlo riconoscere senza pregiudizi e capire la sua funzione armonica.
parlo di pregiudizi perchè sino a poco tempo fa se sentivo o se suonavo do mi sol immediatamente pensavo tonica terza quinta.
oggi quinta settima nona.
a questo proposito è fondamentale studiare gli accordi e chiamare per nome le singole note in questa maniera si mettono ulteriori basi per quello che viene dopo.
se lo si fa solo meccanicamente o anche solo ad orecchio si rischia di perdere pezzi importanti
(come ho fatto io sig sig sig)