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Alessio Beatrice
2nd June 2010, 23:57
Marini: così Belushi ci arruolò e facemmo impazzire l’America
Di sottoosservazione
John aveva un carisma fortissimo: se diceva una battuta in tv, il giorno dopo la ripetevano in tutti gli uffici e i bar del nostro paese. Nata per caso in televisione, la band con l’attore scomparso e Dan Aykroyd diventò famosa in tutto il mondo grazie al cinema

Carlo Moretti per “La Repubblica“

Il 16 giugno del 1980 uscì solamente a Chicago The Blues Brothers di John Landis, il film che avrebbe celebrato il blues e le sue glorie, ma sarebbe anche diventato un cult generazionale, portando sugli altari un attore atipico come John Belushi (che sarebbe morto di lì a due anni) e una grande spalla come Dan Aykroyd, creando uno stile imitato ancora oggi e scolpendo nella memoria una serie di battute (“Io odio i nazisti dell’Illinois…”) che si sarebbero tramandate da un fan all’altro.

I Blues Brothers gruppo musicale in realtĂ* erano nati un paio di anni prima da una costola dello show comico della Nbc “Saturday Night Live” in cui Belushi impazzava con i suoi straordinari e folli personaggi. Della band faceva parte anche il sassofonista Lou Marini, musicista di lungo corso, da Frank Zappa agli Steely Dan, da Tony Bennett a Tom Jones e Tina Turner. Marini, oggi sessantacinquenne, rimane per tutti l’indimenticabile sassofonista cuoco e ballerino di Think, la canzone di Aretha Franklin, pezzo forte del film. Marini ricorda la sua lunga militanza nei Blues Brothers, mentre si appresta ad arrivare in Italia per il Brianza Blues Festival in programma alla Villa Reale di Monza dal 16 al 18 luglio, di cui curerĂ* la direzione artistica.

Come ricorda la realizzazione di quella scena di “Blues Brothers”?
“Prima di girarla l’abbiamo provata per una settimana in uno studio di danza, tutti schierati di fronte agli specchi. Per me la difficoltĂ* maggiore era riuscire a suonare il sassofono mentre seguivo la coreografia, e non era affatto facile perchĂŠ il mio solo aveva un tempo diverso rispetto ai passi di danza. Ma quello che successe è che io danzavo sopra il bancone del bar-ristorante e, per poter riprendere tutti, l’operatore in un paio di momenti tagliò via la mia testa, dalle spalle in su. John Landis era dispiaciuto, ma aggiunse anche che Aretha era stata fantastica e gli sarebbe dispiaciuto ripetere le riprese. Io ci scherzai su: ma come, dopo tutta la fatica che ho fatto, per un po’ non si vede la mia faccia? Ridemmo e lasciammo le cose com’erano”.

I Blues Brothers erano nati in tv al “Saturday Night Live”.
“Accadde come succede nel film, fu Belushi a dire: “Dai, facciamo la band”. Lui e Dan Aykroyd erano spesso ospiti del programma in cui io, con Paul Shaffer e altri eravamo la “resident band”, un lavoro prestigioso in un programma che aveva un impatto fortissimo sui telespettatori americani: Belushi diceva qualcosa nello show e il lunedì tutti in ufficio o nei bar ancora ne parlavano. John e Dan venivano spesso a cantare con noi per i concerti che facevamo prima dell’inizio della trasmissione e la gente impazziva. Una sera saltò il numero comico del programma all’ultimo minuto e lo sostituimmo con un paio di pezzi con John e Dan: il successo fu enorme e dalla settimana successiva diventò un appuntamento fisso. Poi ci fu la telefonata di Belushi che proponeva di aprire con la band uno spettacolo di Steve Martin a Los Angeles. Credevamo di andarci a divertire, non avevamo idea che i Blues Brothers sarebbero diventati così grandi”.

Cosa li rese cosĂŹ speciali?
“Le differenze tra noi musicisti: c’erano artisti blues che improvvisavano, musicisti rhythm and blues come Steve Cropper che aveva partecipato alla nascita della Stax, e c’erano diplomati in musica all’universitĂ* come me e Alan Rubin che potevano suonare di tutto. La combinazione tra noi fece grandi i Blues Brothers”.

Oggi cosa sono per lei i Blues Brothers?
“Il miglior progetto parallelo che possa esistere: ti lascia libero di fare altre cose e ti permette di suonare in tutto il mondo di fronte a platee sempre entusiaste. Cosa può desiderare di più un musicista?”.

PerchÊ Dan Aykroyd non è con voi?
“Con Jim Belushi porta in giro un’altra Blues Brothers Band, si esibiscono soprattutto nelle feste private di grandi compagnie. Del resto con noi c’è Steve Cropper e una Blues Brothers Band senza di lui non ha senso”.

PerchĂŠ ha scelto di dirigere un blues festival italiano?
“È la prima volta che lo faccio e lo considero un onore. Con i Blues Brothers suoneremo il 17 luglio mentre il 16 si esibirĂ* Solomon Burke e il 18 ci sarĂ* una serata tributo per Jimi Hendrix con il suo bassista Billy Cox e l’ex Rolling Stones Mick Taylor”.