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Visualizza Versione Completa : costruzione di un solo



just
2nd June 2010, 21:33
immagino che ognuno di voi avrÃ* un metodo per improvvisare un solo in un brano.....
vi chiedo... seguite uno schema particolare, ordinato.... magari dapprima sull'ottava bassa, con poche note, per poi crescere in tono e velocitÃ*, tanto per fare un esempio... e se è preferibile seguire uno 'schema'.....
oppure?
posto in proposito questo solo di Joe Henderson in 'song for my father'
dal min. 3:55 al min. 5:40
http://www.youtube.com/watch?v=hlGvuKSq7Wk
questo tipo di approccio con il solo mi sembra perfetto, lineare, logico....
che ne pensate?

Fabrysax
2nd June 2010, 22:22
Trovo che soprattutto nel jazz sia fondamentale dare un senso logico a un solo,specialmente se l'assolo è prolungato,per intenderci non si può cominciare un assolo su "Donna Lee" con un sovracuto....bisogna arrivarci passo passo se proprio si vuole prendere una nota alta.Penso che ogni genere abbia un suo stile di improvvisazione,l'approccio cambia al variare del genere musicale.
Se un assolo su Donna Lee è pieno di frasi lunge composte da crome sicuramente sarÃ* accattivante,viceversa nella musica soul (James Brown ad esempio) sta bene qualche accento in più con frasi più brevi e qualche sovracuto,alla fine si l'improvvisazione dev'essere molto personale ma bisogna anche stare attenti a non stancare chi ascolta,quindi dare una logica senza dimenticare l'essenza del preciso stile che si sta suonando trovo che sia un giusto compromesso.Nel jazz in genere suono il tenore a parte qualche pezzo (se mi è concesso) "a la Parker" e nei brani più funky prediligo il contralto proprio per il timbro più pungente,giÃ* lo strumento in se ti porta a improvvisare in un certo modo. ciao ciao

xavabal
2nd June 2010, 23:22
be sinceramente di solito non penso a tutte queste cose, perche sono molto istintivo, e qesto avvolte non va molto bene,pero mi ricordo che un giorno mi sono messo a studiare proprio come costruire un solo, e direi che l cosa fondamentale, e iniziare un solo facendo piccole frasi, fare un sorta di domanda e risposta..
il fatto di iniziare con ottava alta o bassa, bhe dipede dal pezzo, se ti trovi in un pezzo tiratissimo magari funky e bello partire con un bel Urlone :)
dipende molto dal pezzo, cmq domanda e risposta e fondamentale, come e fondamentale sapere i pattern, nei momenti d buoi totale dove gi accordi cambiano 3 a battuta non sai cosafare i pattern di salvano l vita, anche se non i amo per niente, pero sapere e utile ed un passo che ogni professionista deve fare.
vuoi stuiare jant step?
devi studiare i pattern :-)

KoKo
3rd June 2010, 00:23
just, secondo me sbagli tipo di approccio...
non possono esserci regole da seguire, perchè non sei da solo a suonare.
la musica improvvisata secondo me si basa molto su questo, l'interplay, il dialogo, la fiducia fra musicisti...
il tuo modo di suonare influenza gli altri che influenzano te.

cerca di dare una costruzione logica si, ma sul come farlo lo puoi sapere solo te =)
ah,
io adoro joe henderson =)

just
4th June 2010, 00:08
capisco koko, cercherò di applicarmi in tal senso
però per me che sono al 'abc' probabilmente uno schema da seguire, almeno per i primi tempi, potrebbe essere un aiuto.... altrimenti temo di ripetermi con delle frasi a me più congeniali o preferite... non credo di avere ancora la dimistichezza per suonare 'libero'....

KoKo
4th June 2010, 00:14
allora secondo me un buon esercizio è questo...se fatichi ancora a tirare giu gli assoli degli altri e vuoi sviluppare qualcosa di tua tira giu le figurazioni ritmiche.
provo a spiegartelo a parole ma non è facile =)
cerca sempre di avere chiaro in testa quello che sai suonando ritmicamente, a livello di figurazioni ritmiche.
quando ascolti un assolo di un sassofonista e senti una frase che ti piace cerca di individuare un pattern ritmico in essa, anche una cosa di una battuta...una volta individuato suona variando le note ma mantenendo il pattern ritmico cercando di dare un senso a quello che stai suonando.
in questo modo sviluppi un tuo vocabolario ritmico e hai una linea guida da seguire...

io un periodo (per pochissimo, perche sono un pigro) l'ho fatto e da risultati credimi =)

pizzic77
7th June 2010, 17:20
Vero, quoto quello che dice Koko...funziona davvero!!!!

gene
7th June 2010, 21:39
Just, anche secondo me me sbagli tipo di approccio...chiariamo che non esiste un metodo, una regola.
Primo, conoscenza teorica/armonica approfondita, è il nostro alfabeto.
Secondo, conoscenza tecnica dello strumento applicata al primo punto. chiediti conosco bene le scale (tutte si intende, arpeggi etc. so leggere al volo una sigla ed arpeggiarla dal primo, terzo, quinto etc. ascendente e discendente). E la base, scale ed arpeggi a menadito sul circolo delle quinte e per semitono.
Questo serve per avere padronanza tecnica, una volta acquisita questa capacitÃ*, possiamo parlare di iniziare ad improvvisare, SCIENTEMENTE, ovvero capire una relazione accordo, scale da usare....
Un buon esercizio è prendere un blues e suonarlo, a tempo, suonando su ogni accordo la relativa scala, poi suonadno gli arpeggi, insisti, dopo un po inizierai a sentire i cambi di accordi, i II - V etc. , poi prova ad inserire anche la scala blues, il solo comioncia a prendere forma, capirai che certe note funzionano bene su un accordo, male su un'altro, imparerai ad utilizzarle al meglio, poi inserirai dei cromatismi etc. poi finalmente inizierai a farti una domanda, posso suonare altre scale oltre a quella in sigla, ed inizierai a riprovare, poi imparerai le scale bebop e le pentatoniche, etc. infine , con questo bagaglio, il blues sarÃ* tuo!!! è un processo di apprendimento, il fare proprio un linguaggio, tutto qua, ma è soltanto l'inizio di un meraviglioso viaggio, poi scoprirai le canzoni a 32 battute e pure la dovrai imparare, poi scoprirai il modale che è un mondo nuovo, la libertÃ* (vigilata).
Questo è soltanto un esempio, altri te ne arriveranno, ma voglio ricordarti una cosa.
Tanto tempo fa presi delle lezioni da un famoso JAzzista, mi sentivo pronto......mi chiese suonani una scala maggiore di Do, fino alla nona e ridiscendi con l'arpeggio, tutto questo per tutte le 12 tonalitÃ*.....
poi mi disse, prendi una scalal falla tutta e suonala un semitono sopra e uno sotto, etc. morale bisogna insistere, certi meccanismi diventano automatici a forza di insistere, dopodichè parliamo di improvvisazione !!! questo (ed altro) mi disse....

phatenomore
7th June 2010, 22:18
Sono d'accordo con Koko e con Gene.

Lo sono di meno con l' affermazione:


vuoi stuiare jant step?
devi studiare i pattern :-)

puffosky
7th June 2010, 23:39
per me, è come fare l'amore.

se ci pensi troppo, non riesce bene.
:saxxxx)))

maurisax
9th June 2010, 00:41
meraviglioso, puffosky!

comunque anch'io mi pongo il problema e, guarda caso, la scorsa settimana ho iniziato proprio da questo assolo che indichi tu: l'ho ascoltato in auto almeno cento volte , fino a cantarlo; poi ho iniziato con il sax (il primo mezzo minuto, finora); solo a questo punto ho capito che variazioni di ritmo e di accenti riesce a mettere in una frase ripetuta e sviluppata: è un vero architetto!
penso che questo sia il metodo più veloce e motivante per chi non ha tanto tempo da dedicare allo studio: rifare gli assoli dei solisti architetti (ci metterei anche Dexter Gordon)

auguri! :saxxxx)))

gene
9th June 2010, 08:10
......per me, è come fare l'amore. se ci pensi troppo, non riesce bene......
Il concetto è in parte condivisibile, se ti riferisci alla spontaneitÃ*, ma anche in questo campo, se non hai una solida preparazione, si possono rischiare pessime figure...per fare un buon ASSOLO ... ;) bisogna avere una tecnica di base, all'altezza ..... (scusate il gioco di parole ma mi sembra in tema) ...... :ghigno:
p.s. per i più giovani, prima di fare un buon ASSOLO ...bisogna studiare, parecchio, ricordatevelo!!!

just
9th June 2010, 14:43
...... mai smettere di 'studiare' :ghigno:
io sono assolutamente d'accordo sul fatto che ci voglia una buona tecnica di base, e per acquisirla ci vuole uno studio assiduo e prolungato

@maurizio:anche io penso che l'autore di quel solo sia un 'architetto', ed è proprio il motivo che mi induce a pensare che si possa preventivamente pensare e sviluppare una sorta di 'progetto'

è che sono stato messo in condizione, mio malgrado :evil: , di dover 'improvvisare' su alcuni pezzi e, ritenendo di non avere ancora mezzi a sufficienza, pensavo di poter ovviare ai miei limiti seguendo uno schema che potesse facilitarmi il compito
in realtÃ* ho poi constatato che quando poi ti trovi lì, tra imbarazzo e insicurezza, fiato permettendo, fai quello che ti passa per la testa in quel momento.... e tutto sommato non è andata poi così male

phatenomore
9th June 2010, 17:00
Avendo preso accurata nota dell' elegante paragone di Gene, aggiungo che il "non pensare" durante lo sviluppo di un solo è una affermazione che va, a mio avviso, meglio precisata:

Anni di preparazione consentono di non pensare al "come eseguire" quello che si ha in mente, questo sì, ma quello che si vuole esprimere e come lo si vuole esprimere deve essere, viceversa, oggetto di un processo fortemente razionale che si sviluppa durante il solo stesso.

Ritengo possibile (non essendo, però, psicologo, che l' affermazione "durante un solo non bisogna pensare troppo" serva a proteggerci dalla frustrazione che ciascuno di noi, inevitabilemente, deriva dall' incapacitÃ* di sviluppare una determinata idea e/o dall' incapacitÃ* di eseguirla.

Non vogliatemene.

just
9th June 2010, 21:15
Non vogliatemene.

giammai.....
anzi... se riuscissi ad 'improvvisare' così come tu usi le parole, sarei definitivamente soddisfatto ;)

zkalima
9th June 2010, 22:14
In anni di ascolto di centinaia di musicisti non mi sono mai accordo che usassero dei modi comuni per sviluppare i soli, credo che ognuno abbia un concetto personale e maturato con il proprio stile e con la propria storia.
La metafora del sesso si presta bene per quanto riguarda il raggiungimento di un risultato, in termini di piacere e di comunicazione, credo che a posteriori possiamo vedere una "logica" in quello che è successo, ma non credo che Joe Henderson pensasse: adesso faccio così, poi arrivo a quello e dovrebbe poi risolversi in quest'altro. credo che la situazione e i musicisti contribuiscano in modo consistente, in altri casi la personalitÃ* del musicista è tale che si tira tutti dietro, come si fa a dire che c'è un metodo? a volte è essenziale restare soli nel solo e inseguire il proprio pensiero, senza pensare troppo.

http://www.youtube.com/watch?v=Liy6TQ8FLR4

phatenomore
9th June 2010, 23:21
X just: :smile:

uno dei miei Insegnanti mi costringeva, durante un solo, ad immaginare cosa avrei fatto 3 o 4 misure dopo rispetto a quella in cui mi trovavo...estenuante, all' inizio, ma estremamenter formativo.

Non si tratta di "pensare" ma di "immaginare"... :smile:

zkalima
10th June 2010, 00:21
X just: :smile:

Non si tratta di "pensare" ma di "immaginare"... :smile:
:bravo:

gene
10th June 2010, 11:57
Se non si è padroni di una idonea tecnica strumentale e di una solida preparazione armonica, puoi pensare di immaginare quando vuoi......il solo non esce...se sai i numeri fino a 10, la tua capacitÃ* cognitiva è limitata da 0 a 10, per quanto ti sforzerai, li sei e li rimani....se invece conosci i numeri da 0 a ...miliardi......il tuo "limite", la tua capacitÃ* sarÃ* molto, molto più ampia.
ho sentito interventi "colti", poetici etc., la realtÃ* rimane una, per suonare servono una serie di competenze che si acquisiscono col tempo e con lo studio...il resto sono cazzate, elugubrazioni.
Non è un fatto di musica e basta, in ogni attivitÃ* umana per raggiungere degli obiettivi bisogna sudare, impegnarsi, studiare....O pensate che per correre i 100 metri (ad esempio), sotto i 10 secondi, uno si sveglia la mattina e fa qui tempi!!!
Io quando sono stanco, ho non ho voglia di suonare/studiare, penso a quanti sassofonisti conosco (parlo di gente che suona sul SERIO), e di quello che hanno fatto e fanno per arrivare al loro livello, a quanta conoscenza strumentale e armonica hanno. Tutti dico tutti si sono fatti un c..lo pazzesco, altro che poesia.....
Chiudo citando quando scritto da Zkalima "a volte è essenziale restare soli nel solo e inseguire il proprio pensiero, senza pensare troppo", bella bellissima frase, c'è un piccolo problema, se la metto in pratica io, può essere che a random, possa, qualche volta andarmi bene....se lo fa, chi lo sa fare... allora è come dici tu!!
Citi Joe Henderson....cercati qualche suo assolo, ci vedrai una logica ferrea, il fatto di uscire fuori e rintrare dentro, annodare una matassa e districarla, presuppone una competenza, una conoscenza, che certamente non è frutto del caso!!!!
Mi sembra di essere stato chiaro.......

fcoltrane
10th June 2010, 16:37
concordo con Gene :muro(((( e aggiungo che purtroppo nel solo il limite tecnico balza agli occhi in maniera ancora più immediata.
ciao fra

zkalima
11th June 2010, 20:21
Si, si, certo, sempre tenendo conto che parliamo di arte e non di sport.

juggler
12th June 2010, 08:41
Per suonare, bisogna conoscere bene il proprio strumento, la sua storia, letteratura, stili ecc.
In quanti piu' stili si impara a suonare, tante piu' frecce si avranno al proprio arco...
Imparare stili diversi significa innanzitutto cantare in modi diversi...
L'improvvisazione, è vero, si può imparare...ma è preferibile che lo strumentista sia portato per l'improvvisazione: vi sono strumentisti che sono negati per l'improvvisazione...o credono di poterla imparare mandando a memoria le "frasi" di grandi assoli o imparando patterns...

Cantare qualunque cosa e suonare qualunque cosa in stili diversi: è questa la base dell'improvvisazione.
Se si conoscono accordi, scale ecc. si è facilitati, ma non significa essere o poter diventare migliori improvvisatori: Urbani, Jimi Hendrix (2 casi eclatanti) non è che sapessero tutte 'ste scale, accordi...eppure, improvvisatori viscerali come loro non ce ne sono perchè loro sapevano cantare tutto ciò che facevano o quello che stavano per suonare o decidevano di suonare...

Di Charlie Parker, per esempio, si guarda sempre l'aspetto muscoloso e accelerato...
Rallentate il tutto...e vi accorgerete che tutte le frasi di Parker sono cantabili, possono essere cantate...

Se non sapete cantare, nello stile scelto, tutto ciò che suonate, non sapete cosa state suonando...
per me, il nocciolo della questione è tutto qui...

pumatheman
12th June 2010, 11:01
sono l'ultimo a poter dar consigli su come si fanno i soli e l'intervento di juggler racchiude gran parte del mio pensiero e idea di solo.
Non voglio aprire (altre) dispute su solista Vs solista ma vorrei volo fare un esempio sui miei ascolti: un solo di hendrix o di urbani mi "dice" tutto e mi stupisce in mille modi un solo di brecker forse mi stupisce ma non mi "dice" nulla.

zkalima
12th June 2010, 14:01
Bravo Puma, saper fare tutto a volte è un limite drammatico, infatti è dalla sottrazione che si costruisce uno stile, e spesso un limite ha determinato grandi figure musicali, (nel jazz naturalmente, come chitarrista classico, Django Reinhardt o Orace Parlan avrebbero avuto poca fortuna).
Nel cuore nasce un solo, e un musicista dovrebbe avere la tecnica sufficiente per farlo, Coltrane aveva bisogno della sua tecnica ipertrofica per la profonditÃ* del suo sentimento e pensiero musicale, tecnica che se anche raggiunta con decenni di studio e sacrifici non garantisce di produrre lo stesso spirito e sentimento che esprimeva Trane)
La tecnica di Ben Webster o di Lester Young, per esempio è orientata verso un risultato determinato, e non sull'aver più frecce possibili al proprio arco.
Se invece parliamo della vita professionale di un musicista oggi, più tecnica possiede più possibilitÃ* ha di lavorare, ma si tratta di competenza professionale, lo stesso vale per un programmatore informatico, l'arte è un'altra cosa.


"Avevo finito di suonare e a un certo punto arriva uno nel camerino e mi dice: "io, la tua musica, la suono meglio di te"...

Dale Turner (Dexter Gordon) in "Round Midnight"

pumatheman
12th June 2010, 14:12
Trane era anche molto molto curioso ed aveva pure molta fretta di capire/studiare/scoprire/confermare/esprimere, chissÃ* se è vero come qualcuno dice che lo era perchè sentiva vincina la sua fine, in interstellar space mi pare che si sia "sfogato" ed abbia fatto un super-sunto della sua arte delle sue scoperte e della sua espressione
probabilmente a causa del tremendo deterioramento/decadimento della della cultura generale trovo che oggi, un musicista geniale ma privo dei canoni commerciali non potrebbe campare con la sua musica (arte). Un hendrix o un urbani oggi sarebbero semiprofessionisti secondo me.
Personalmente negli ultimi anni trovo molto molto più geniale e interessante la produzione di alcune band composte da "semiprofessionisti" che trovo più artisti di tanti "professionisti".

juggler
12th June 2010, 14:41
Puma ha scritto: " Un hendrix o un urbani oggi sarebbero semiprofessionisti secondo me."

E' verissimo...soprattutto per il fatto che i suddetti non curavano la loro immagine: oggi, che piaccia o meno, diventa un limite imperdonabile per un professionista...

MarcoC
13th June 2010, 23:21
La costruzione di un solo è, secondo me, sempre un fatto personale, cioè non possiamo fissare una regola generale. Tralasciando la imprescindibile necessitÃ* di avere l'adeguato bagaglio tecnico sia armonico che strumentale, è proprio la personalitÃ* della costruzione che distingue lo stile di un musicista da un altro, forse è proprio questa la vera improvvisazione.
Ci sono probabilmente delle regole comuni da seguire per quanto riguarda l'incipit e la conclusione e per quanto riguarda lo stile generale dettato anche dal brano che stai eseguendo (non puoi applicare la stessa costruzione per un blues, una ballad, una bossa o uno standard "tirato"), ma lo sviluppo vero e proprio è sempre estremamente soggettivo e, sempre secondo me, puo' anche prescindere ad un certo punto dalla mera applicazione delle regole armoniche dettate dagli accordi, che comunque bisogna conoscere (però se poi in un punto non applichi alla perfezione una superlocria chi se ne frega, l'importante è che riesci a dire quello che vuoi e a trasmettere il Tuo messaggio).
Lo stile che applichi poi lo fanno tanto anche i musicisti con cui stai suonando, il vero interplay nasce da una unitÃ* di intenti comune che deriva dall'aver suonato insieme e quindi dal conoscersi e non può essere scientificamente ricercato. Io qualche volta mi sono scontrato con musicisti "tecniconi" che sono, secondo me, spesso pianisti ma, SOPRATTUTTO CHITARRISTI che, tutti infarciti delle loro strasupermega conoscenze armoniche, non riescono a pensare ad una linea melodica nell'improvvisare, ma solo ad una noiosa sequenza di scale accordi, sostituzioni ecc. e che, tanto peggio, Ti rinfacciano se fai qualche nota, magari solo di passaggio, che non sta perfettamente nell'accordo o nella scala, senza pensare che però quella nota "sbagliata" (per loro) aveva, nell'ambito del TUO solo, comunque una logica.
I musicisti, naturalmente sempre secondo me, si dividono in due categorie: quelli che vogliono suonare per far vedere che sono i più bravi (mettendo sempre e comunque sul piatto tutta la tecnica di cui dispongono) e quelli che vogliono suonare per il pubblico.
Io personalmente cerco sempre di tenere ben presente la linea melodica del tema, richiamandola anche all'occorrenza: Ti salva da eventuali casini, Ti permette di non cadere nel puro tecnicismo fine a se stesso e di dare un risultato dettato da una semplicitÃ* di fondo che alla fine favorisce anche l'ascoltabilitÃ* del Tuo solo da parte del pubblico.
Tante volte mi sono accorto che, ascoltando un solo di qualche grande mi viene da pensare in prima istanza: "c...o cosa ha fatto!!!". Poi quando lo vado a trascrivere, analizzandolo dunque in maniera depurata dal contesto, dal suono, dal vibrato, dalla velocitÃ* ritmica dell'esecuzione, dalle leggere variazioni ritmiche estemporanee che tutti utilizziamo quando improvvisiamo, il tutto è molto più semplice di quello che sembrava all'inizio.
Scusate per la lunghezza dell'intervento, spero di non essere andato in OT ma ho scritto solo alcune considerazioni che mi sono venute d'impulso.

zkalima
14th June 2010, 00:57
Mingus diceva che ci sono due tipi di musicisti, quelli che quando improvvisano fanno esercizi e quelli che compongono.
Per comporre è evidente che bisogna aver qualcosa da dire e la tecnica sufficiente per farlo, per gli esercizi vige la meritocrazia...

corvo50
15th July 2010, 00:35
ciao a tt . mi sono letto tutti i post, e vorrei permettermi di dire la mia dal basso della mia esperienza.per me fare un solo è come il pittore che deve dipingere un quadro.Se non conosce le tecniche non puo dipingere, se le conosce tutte ma non sa cosa dipingere che razza di dipinto farÃ* ?si mette a copiare i dipinti degli altri ?una volta ho suonato con un tastierista che non sapeva una nota scritta, non aveva mai aperto un libro di studio , pero a sentirlo era una favola,beh per quanto gli consentisse la sua non preparazione. con questo non voglio dire che lo studio e la preparazione non servano ,per me va coltivato tutto quello che aiuta, studio , ascolto dei vari artisti, e chi piu ne ha piu ne metta. Forse per fare un solo degno di nota al posto del sangue dovrebbe scorrere il genere musicale che si ama, cosi se non si ha la tecnica mostruosa, bastano tre note per fare qualcosa di bello,a me piace molto di piu lavorare sull'esppressivita che sulla diteggiatura . Altrimenti come si spiega che un passaggio facile facile fatto da questo non dice niente , fatto da quell'altro urca miseria ? la musica è un espressione dell'anima, chi non ha anima che si esprime ?una tecnica della miseria e basta.E con questo credo di aver detto tutto.ciao gente che soffia nei sifoni.

zkalima
16th July 2010, 21:51
Il problema, Corvo, è che oggi c'è l'ansia del know how, e chiunque sente un solo deve sapere quanto e come, con che setup, che accordi e quali scale, quanto di metronomo ecc.
Una volta, anche se la competenza non era certo minore, ci si concentrava sulla musica e sulle emozioni che questa produceva.
Sono tempi in cui se non sei un perito in qualche cosa ti sono precluse molte porte, e se non diventi esperto nessuno ti sta ad ascoltare.
Diversi anni fa non importava il tuo status professionale, ci si accontentava di stabilire se chi avevi di fronte era un artista, senza che questo portasse ad un pensiero elitario.
Ma ancora molti ottimi musicisti non leggono la musica e suonano trasportandoci con loro, oppure la conoscono profondamente e fanno ugualmente battere il cuore, il resto è ragioneria.

corvo50
16th July 2010, 22:29
kzalima sono daccordo ,approvo pienamente.forse molti si dimenticano che alla fine dello studio della tecnica, e di tutto quello che puo servire, lo scopo finale è quello di farti battere il cuore, a te e agli altri , se alla fine quello che hai fatto non entusiasma te e neanche gli altri , forse c'è qualcosa da rivedere.solo chi ha un grande cuore puo fare un solo con il cuore, gli altri sopperiscono con la tecnica, fortunatamente , tanti fanno cose bellissime.il gusto si affina ,credo, con l'ascolto dei vari mostri sacri , ogniuno segua il prorio genere, io ho potuto ascoltare poco, causa costo svanzica liras per cd, ma oggi con internet sto recuperando.Un genere o stile musicale non nasce cosi di punto in bianco, c'è sempre qualcosa prima che ha fatto da bakground all'artista di turno, anche lo stile nasce ascoltando tanti altri precedenti. A me non importa dello status del musicista, a me importa come suona, puo essere anche un barbone se mi fa impazzire quando suona allora ok ! ciao brava gente

Filippo Parisi
16th July 2010, 23:07
...
http://www.youtube.com/watch?v=Liy6TQ8FLR4

Che personalitÃ*!!!!!! Suona Misty pensando a "A Love Supreme" ed a scanso di equivoci lo cita, ma se ne fotte del "bello", così come dei problemi di intonazione ed altro. E sinceramente anche a me interessano poco in qusto contesto e da ascoltatore.

corvo50
16th July 2010, 23:35
mizzica filippo, dritti al sodo e chi se ne frega, io suono cosi e basta, se ve piace è cosi , se no mica cambio per voi . beh anche questa filosofia ha la sua giustezza, l'avessi pensata cosi io ..... forse non avrei combinato la cag...ta di smettere, e dire che ho 52 anni , forse sono un sensibilone... e debole... mah forse no.ciao gente


mamma mia quando suona tre sax che ropa mi piaceeee

zkalima
17th July 2010, 15:06
Il jazz è sempre "dritto al sodo", io credo che la personalitÃ* sia il primo fattore, e la cosa meravigliosa è che ci incantiamo a sentire Rahsaan come Stan Getz o Trane, segno che c'è qualcosa che è più forte dell'impostazione musicale di ognuno di loro.

Corvo, hai smesso!? anch'io ho 52 anni, ma mi sento come se avessi appena cominciato, e non solo per le mie lacune, ma per l'entusiasmo, riprendi subito e suona quello che hai non quello che pensano gli altri, anche se sei fermo da un po' in 15 giorni ritrovi il suono, il resto viene da se.

corvo50
17th July 2010, 15:14
si zkalima avevo smesso da due anni , ma mi sto rimettendo sotto, è dura ma se c'è la motivazione si va avanti piu facilmente.

zkalima
18th July 2010, 14:41
Motivazione? se ci sono delle donne ad ascoltarti, vale sempre la pena.

corvo50
18th July 2010, 19:28
ha ha ha kzalima . Le donne ? mah valle a capire. Per ora mi basta che riesco a fare col sax quello che vorrei , poi se piace anche ad altri bene , se no suono lo stesso, vorrÃ* dire che il giorno dopo l'esibizione metto giu mercato con gli ortaggi che mi lanciano , vedi c'è sempre il modo di ragranellare qualche soldino :lol: :lol:

gil
20th January 2011, 19:55
Ciao ragazzi
ritorno a scrivere dopo mille anni !!! ma vi ho letto nel frattempo, non spesso ma vi ho controllato da lontano eh eh ...
mi piace questa discussione sull improvvisazione.
Dico alcune cose che servono prima di tutto a riassumere a me stesso qualche punto importante che penso di aver capito fermo restando che poi farlo e' un altro par de maniche. Allora :
1) chiaramente studia il pezzo e sappilo accompagnare come un bassista
2) prova ad arricchire la melodia naturalmente stando nello schema armonico
3) memorizza il giro e suona da solo se ci riesci cosi' vedi se ti sai orientare
4) prova sulle basi (se ce l'hai) senno' te la fai cosi' vedi come ci sta tutto cio' che esula dalle solite scale (sostituzioni ecc.)
Fatto tutto questo si arriva davanti a un pubblico o piu' semplicemente davanti al proprio gruppo con cui suonate e li' e' IMPOSSIBILE fare quanto sopra e suonare qualcosa di decente (almeno per me). A questo punto per me vale il fatto che si suona senza piu' pensare a quanto sopra (lo si e' imparato e messo da parte)e ci si concentra sull'ascolto di se stessi sia melodicamente che ritmicamente cercando di avere espressione e varieta' e cercando, anche, di pensare avanti . Questo implica un grande sforzo di concentraziione/creazione istantanea che annulla qualunque altra azione contemporanea.
Rimane il fatto che tutto quanto descritto sopra e' altamente complesso per cui vale la pena di farlo per gradi ipersemplificando i passaggi ecc.
Rimane anche il fatto che un metodo valido di per se' non esiste (anche questo e' il bello del jazz) e che ognuno se lo inventa/adatta in base alle proprie capacita' /necessita'/possibilita'.
Non so se quanto scritto sopra possa aiutare ma magari si.
Che ne pensate ?

corvo50
27th January 2011, 12:39
tranquillo gil,hai detto cose piu che giuste.io trovo che ad improvvisare ci siano due considerazioni da fare :che cosa si riesce a pensare o creare mentalmente ,e che cosa si riesce a fare con la preparazione e la tecnica di cui si dispone.credo capiti a tutti che l'una o l'altra cosa sia superiore.ora se la capacità mentale è superiore alla capacità tecnica,non si riesce a fare quello che si vorrebbe,viceversa se la capacità tecnica è superiore ,allora tutto quello che si pensa diventa realizzabile.il problema è che cercando di migliorare la preparazione ,durante i periodi di studio aumenta anche la capacità e le pretese della mente,così diventa come il cane che vuole mordersi la coda ..non ce la farà mai.almeno così è come succede a mè...

gil
2nd February 2011, 17:15
Sono daccordo con te corvo. Aggiungo pero' una cosa, anche per uscire dal paradosso testa/mani di cui parli .
Io penso che non sia MAI il caso di scervellarsi troppo, tanto per cominciare . meglio farsi una birretta quando si prende quella piega :lol:
poi sono dell'idea che quando si sentono quelli che dicono 'io sono tutto instinto' nell' improvvisare piuttosto che quelli che non staccano una nota improvvisata se non hanno fatto miliardi di scale, ecco in entrambi i casi meglio DIFFIDARE.
Perche' il solo istinto alla lunga e' di una noia mortale e la esagerata preparazione teorica (a me fanno francamente impazzire - e lo dico io che non sono NESSUNO - quelli che ti sparano che la scala costruita sulla terza della pentatonica frigia attribuita al re Astolfo IV durante il regno basso-merovingio sta a pennello sul II / V / I minore e poi quando suonano non sai che faccia fare per l'imbarazzo :\\: ) diciamo che spesso e' un modo per sviare la musica, non per incontrarla.
Detto cio' una roba che posso aggiungere alla discussione e che avevo dimenticato prima e' che PRIMA di fare un solo dovresti sapere cosa ci vuoi fare. Cioe' : avere un progetto, piccolo o grande che sia. Es. quando Rollins improvvisa su St Thomas (se non sbaglio su Sax Colossus) ha la chiara intenzione (progetto) di giocare tutto sulla ritmica e il cosiddetto rhytmic displacement... Cioe' sposta le frasi, attacca quando non te lo aspetti, ti lascia stupefatto per lo sviluppo delle frasi ma buona parte dello stupore deriva da qualcosa che si era preconfezionato. Ora non e' che io arrivi a sostenere che sia il caso di scriversi i soli (come peraltro facevano Armstrong e molti altri nei primi anni del jazz) pero' sapere qual'e' l'intenzione si. Questo inoltre aiuta a non essere ripetitivi sui vari brani che si possono eseguire in una serata.
Che ne dite?

corvo50
6th February 2011, 13:24
parole sante gil,approvo.ho notato,ma questa è solo una mia impressione,che chi avrebbe grande fantasia e creatività,pecca di preparazione(io sono uno di questi).e chi ha grande preparazione è limitato in fantasia e creatività,solo i grandi sono esenti,ma è proprio per questo che sono tali...

gil
10th February 2011, 16:48
Si corvo manca sempre qualcosa. E naturalmente manca anche a quelli che lo fanno di professione ... non e' per dire 'che bello non essere professionisti' perche' sarebbe troppo facile e un po' meschino. E' per dire che ci sono professionisti che applicano la regola del grande Steve Jobs " stay open, stay foolish" per tutta la vita e non la smettono di cercare. Io francamente, come forse si e' capito, non amo la ricerca strumentistica (quelli che sono in movimento perenne alla ricerca del sax +, del bocchino +, del set up +, ricerca che secondo me puo' aiutare soprattutto a non sentirsi mai soli :) ma mi impongo una certa ricerca musicale. Con scarsi risultati, chiaramente, ma con mucho gusto. Che cce debbo fa ?