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Visualizza Versione Completa : Non piace la musica classica contemporanea? Ecco perchè..



Alessio Beatrice
22nd February 2010, 20:23
Ho trovato questo articolo oggi su La Stampa, mi pare molto molto interessante.

La scienza d* ragione a chi s'annoia ascoltando i compositori contemporanei. Uno studioso ha scoperto che il cervello umano non è fatto per capirli

MATTIA BERNARDO BAGNOLI
LONDRA

Buone notizie. Se la musica classica contemporanea, nonostante l’impegno, proprio non la capite, potete mettervi il cuore in pace: non è colpa vostra, ma del nostro cervello. Che quando deve analizzare gli input sonori va in cerca di precisi schemi ritmici e così facendo riesce a distinguere la melodia dal rumore. Il problema è che, a partire da autori come Arnold Schönberg, i compositori di sinfonie moderne hanno completamente stravolto l’andamento delle note, infarcendole per giunta di confusi suoni di sottofondo. Così il cervello non sa più cosa sta ascoltando, e fa fatica a classificare quel trambusto come musica. O almeno, questa è la teoria di Philip Ball, autore del volume «The Music Intinct – l’Istinto della Musica».

Ball, consultando le ultime ricerche svolte nel campo delle neuroscienze, si è infatti accorto che il rispetto di certe formule è essenziale per colpire nel segno e provocare un effetto di «piacere» nell’ascoltatore. Che in caso contrario rimane spiazzato. «Molte persone – ha spiegato al “Daily Telegraph” – trovano tutt’oggi la musica classica contemporanea molto difficile da ascoltare. Bene: possono iniziare a rilassarsi. Questo accade non perché sono troppo ignoranti per apprezzarla. Il cervello è un organo che cerca schemi ricorrenti. Quindi, anche quando si tratta di musica, applica lo stesso metodo in modo da dare un senso a ciò che “sente”. La musica di Bach, ad esempio, adotta configurazioni di questo tipo». I grandi maestri della classica tradizionale, stando alle teorie di Ball, componevano dunque, istintivamente, melodie «gradevoli» per il cervello, pur senza ridurre la qualit* tecnica della composizione: le pensavano così.

Senza toni centrali
Il Novecento, però, nella sua costante ricerca di uno strappo alla convenzione, ha introdotto il concetto di musica atonale. Priva, cioè, di toni centrali. «Alcune delle innovazioni sperimentate per la prima volta da Schönberg – dice ancora Ball – hanno destrutturato il modello tradizionale tipo di architettura sonora». «La musica di questi compositori è diventata quindi più frammentata, e il cervello fatica a trovare una configurazione ritmica». Da qui l’avversione «naturale» dei non intenditori. «Ciò non significa, ovviamente, che sia impossibile ascoltare opere sinfoniche contemporanee: liquidarle come spazzatura sarebbe un errore. Ma sono più difficili da interpretare». Ora, critica e pubblico – ricorda il Telegraph – non hanno mai ricevuto con troppo ardore tali creazioni. Ma si sa, l’arte è arte proprio per la sua capacit* di creare dibattito, per il suo intrinseco valore soggettivo. La scienza però corre dietro ai fatti, e che la musica atonale valga per la materia grigia comeuna maratona in alta montagna – si può fare, ma anche no – sembra ormai una certezza. Il cervello, infatti, è un organo molto preciso, che deve sbrigare mille commissioni contemporaneamente, e ha nel tempo sviluppato un suo metodo per fare le cose a modino. E questo vale per tutto, non solo per la musica. Ecco allora che, stando a quanto scoperto da Aniruddh Patel, ricercatore presso il Neurosciences Institute di San Diego, il sistema per esempio usato per decodificare note e parole è molto simile, condivide certi meccanismi.

Le note e la mente
«Questo – dice Patel – è uno dei motivi per cui la musica è congeniale alla mente umana. E può spiegare anche perché una composizione atonale risulta tanto ostica quando ascoltata per la prima volta ». Timothy Jones, vicedirettore della Royal Academy of Music, pare però più indulgente nei confronti della «dura» sinfonia contemporanea. «Mozart e Bach – sostiene – mostrano livelli di complessit* simili a Schönberg, pur restando in domini musicali differenti. Mi domando quanto la familiarit* con Mozart e Bach non dipenda da ragioni culturali più che dall’innata incapacit* di comprendere Schönberg: certe persone possono imparare ad apprezzarlo». Siamo dunque ignoranti per natura o per pigrizia? David Huron, esperto in cognizione musicale alla Ohio State University, si è preso la briga d’indagare le ragioni che stanno dietro alle – cattive – reazioni di alcuni soggetti alle composizioni classiche atonali. E si è accorto che «il cervello, per la maggior parte del tempo, cerca di prevedere il futuro ». «Prevedere cosa potr* accadere di qui a un attimo – prosegue – ha un’ovvia importanza per la sopravvivenza e il cervello ha una straordinaria capacit* nell’anticipare gli eventi». Huron ha quindi «misurato» la prevedibilit* di sequenze sonore tratte da opere di Arnold Schönberg e Anton Webern. «Gli ascoltatori ogni volta che cercavano di prevedere la nota successiva sbagliavano. Il risultato è una preponderante sensazione di smarrimento: da qui la mancanza di piacere nell’ascolto».

Ctrl_alt_canc
22nd February 2010, 20:37
un po' stringato ma estremamente interessante! grazie alessio ;)

Alastor
22nd February 2010, 23:38
grazie della segnalazione!

Alessio Beatrice
23rd February 2010, 01:01
Prego ragazzi. ;)

ropie
1st March 2010, 14:03
mah,

sono sicuro che chi ascolta solo laura pausini far* fatica ad ascoltare bach, figurarsi webern o ligeti.

che il cervello di "default" cerchi configurazioni ritmico-melodico-armoniche "orecchiabili", fin qui ci può anche stare.
ma secondo me la teoria non regge. è una semplice questione di educazione e -uso un termine fuori luogo- allenamento all'ascolto. se uno si sforza, e lo sforzo ci dev'essere, parlo per esperienza! di infrangere le proprie barriere del "gusto" e i propri preconcetti (il problema maggiore, secondo me) allora il gioco è fatto.

pumatheman
1st March 2010, 15:24
brao ropie

docmax
2nd March 2010, 00:44
La segnalazione è molto bella (grazie Alessio, mi è servita per riflettere) e non cozza a mio avviso con quanto dice Ropie.
Il comodo è quanto possiamo controllare e condividere, è misurato e gradevole per tutti.
Ciò che va oltre, diciamo giustamente anche al di l* dei preconcetti, se poi non si è stato educato a recepirlo, ma quando mai sarai capace di coglierlo?
Immaginatevi un piatto di tagliatelle al tartufo accostate ad un fine rosso d'annata... questo menù sar* gradito ai più; al contrario, un piatto di spuntature grigliate (le spuntature non sono altro che l'intestino per intenderci) con un vino di campagna che il più delle volte resta di sapore acidulo forte... quanti sono quelli che lo gradiranno?
Perdonatemi l'off topic culinario :lol:

sarino
2nd March 2010, 00:57
salve a tutti, il problema sta nel fatto che i giovani musicisti nei conservatori vengono a contatto troppo tardi con i compositori contemporanei.
E' difficile comprendere la loro musica perchè siamo abituati si dall'inizio degli studi ad avere un contatto sempre diretto e continuo con la modalit*, mentre quella musica non si fonda sulla modalit*.
E' principalmente una questione di cultura musicale, di studio approfondito del genere, del compositore ecc.
Io penso che non è che il cervello si rifiuta, ma siamo noi a non essere abituati a quella musica.
Se studiassimo i compositori contemporanei come Bach, Mozart, avremmo risultati ben diversi.
Ciao e buona musica

juggler
3rd March 2010, 04:07
A mio avviso, Ball afferma una grande "balla" oppure non so fino a che punto ciò che riporta il giornalista sia effettivamente ciò che Ball in qualche modo ha cercato di dimostrare/affermare...
Innanzitutto, a tutt'oggi non esiste una teoria della percezione che può essere generalizzata a livello universale.
Poniamo l'ipotesi che abbia fatto degli esperimenti su un gruppo di persone: andrebbe valutato quale livello tassonomico d'ingresso è stato preso in considerazione ovvero et*, cultura, ceto sociale ecc.
Si è cercata omogeneit* o disomogeneit* nel campione prescelto? E usando quale criterio?
Anche semplicemente affermare che "il cervello cerca schemi ricorrenti" è assolutamente falso...un po' come dire "chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia non sa quello che trova": affermazione apparentemente saggia, ma noiosamente retrò e che puzza di conservatorismo paranoide.
Ogni cultura ha "schemi ricorrenti", non il cervello dei singoli individui...semmai, e in modo molto generico, si può affermare che ogni individuo è portato a seguire gli "schemi ricorrenti" della propria cultura di appartenenza.
E poi, affermare che in musica la godibilit* nasca dalla prevedibilit* è una grande idiozia: in senso occidentale, ogni compositore ha sempre cercato di trovare soluzioni innovative e quindi non necessariamente prevedibili rispetto alla tradizione musicale a lui precedente; personalmente, se durante l'ascolto riesco a prevedere ciò che segue, mi annoio mortalmente...
Non regge neanche l'improbabile paragone fra la musica di Bach e di Mozart e quella di Schonberg o delle avanguardie in genere...Mozart fu preso a calci nel sedere dall'arcivescovo Colloredo, il quale trovava intollerabili certe soluzioni armoniche
di Amedeus...si presume gli accordi diminuiti; Mozart ha scritto un quartetto d'archi, in verit* molto poco eseguito, che è stato denominato "Quartetto delle dissonanze": in esso abbondano false relazioni, ottave e quinte nascoste, dissonanze non risolte...considerati errori dalla teoria armonica classica; ci fu un compositore successivo a Mozart, pare fosse stato suo allievo (non ricordo ora il nome...) che cercò di "correggere" gli "errori" del Maestro, provocando disastri tremendi sulla partitura originale; questo cretino potrebbe essere considerato un precoce precursore delle teorie di Ball, perchè non accettava che il Maestro potesse scrivere quella musica...che lui non capiva, non prevedeva...
J.S.Bach alla sua epoca era considerato vecchio e superato nello stile che proponeva, pomposo e ridondante...quindi, Ball se avesse potuto fare le sue ricerche sui contemporanei di Mozart e Bach avrebbe ottenuto lo stesso risultato? Dal tipo di conclusioni a cui arrivano lui e i suoi colleghi parrebbe di sì...

Forse, l'unica verit* è che ogni epoca ha e ha avuto i propri sperimentatori, i conservatori e i censori...
C'è chi rimane sempre nell'ambito di ciò che gli è familiare, nella musica come nella vita, e c'è chi cerca nuove strade e fa nuove esperienze...stop! Il resto è alquanto pretestuoso e ideologicamente viziato, anche se si veste di apparente scientificit*...

maurisax
4th March 2010, 02:14
juggler, dopo un intervento così dotto ed interessante vado a letto edificato: grazie !
condivido appieno!

David Brutti
29th March 2010, 23:32
Concordo con Juggler: tesi pseudoscentifica e pretestuosa che mescola e generalizza tutto in un calderone inutile considerando tra l'altro "musica d'avanguardia" la dodecafonia, stile compositivo di oltre un secolo fa e oggi morto e sepolto. Sarebbe come parlare del perchè il Jazz moderno non fa presa sul grosso pubblico parlando di Charlie Parker e dei suoi contemporanei... Ma mi faccia il piacere.

30th March 2010, 12:28
*

salsax
30th March 2010, 14:06
rag* , non sò a voi , ma a me la musica classica contemporanea e innovativa piace e parecchio :amore::
quoto David e juggler , ogni epoca ha i suoi sperimentatori e innovatori e spesso non sono compresi subito , io sono nato a musica classica e contemporanea e ripeto , per me è molto accattivante , tanto quanto il jazz e tutto il resto :yeah!)

docmax
30th March 2010, 18:22
Perchè dobbiamo censurare a priori un lavoro scientifico, cioè senza approfondire e cercare di capire le basi sulle quali esso si fonda?
Magari questo studio (e il suo autore) sar* giudicato con il tempo una balla, ma pensiamo se fosse invece corretto nelle sue conclusioni?
Vi cito quello che accadde quando (1988-1989) conducevo un studio che riguardava le malattie reumatiche: dai dati che avevamo noi in Italia potevamo dimostrare che le artriti avevano una determinata evoluzione temporale, che coincideva con le ipotesi fatte dai "guru" mondiali (solo che noi avevamo i dati e loro invece no -NB al tempo io ero in grado di eseguire queste raffinate valutazioni, con i piccoli mezzi che la mia abitazione umile ma onesta poteva concedersi senza aspettare tante sovvenzioni e senza essere nemmeno pagato al minimo- ). Sapete cosa hanno detto i "guru" italiani? Lasciamo perdere! Solo dopo aver spedito all'estero questo lavoro esso è stato immediatamente pubblicato e ora lo si ritrova pubblicato e riproposto nelle riviste di notevole "impact factor" e nei trattati. Sapete quanto ho riso a vedere le bocche storte dei boss di allora leggere ob torto collo questi articoli...
Quindi, se non siamo soddisfatti delle conclusioni di determinati autori, non è bello che diventiamo i primi detrattori senza essere bene informati dello stesso studio e, soprattutto, senza poter rispondere con analogo metodo di studio scientifico.

David Brutti
30th March 2010, 18:34
Come può avere un fondamento scientifico qualcosa che riguarda completamente il gusto e la percezione?
Come può avere attendibilit* una ricerca che considera "musica contemporanea" generi e stili vecchi di un secolo?

Sarebbe come ponderare e disutere su una teoria dell'antica Roma secondo la quale le fratture venivano curate tramite apposizione di un pesce (!!!) sulla zona interessata.

No mi dispiace, è una teoria priva di senso e che mescola tutta la musica contemporanea in un unico calderone e le generalizzazioni di tal fatta non possono avere valore scientifico.

cagliostro70
30th March 2010, 19:14
questo forse risponde alla mia domanda "perchè nel 2010 siamo ancora appassionati di jazz"? :lol:

docmax
30th March 2010, 19:39
David con queste idee sostieni che tutto quello che le neuroscienze portano avanti non vale niente... è un pò "forte come affermazione".
A volte sembra strano ma emozioni, percezioni e gusti hanno precise aree cerebrali che si attivano e che, con opportuni mezzi di imaging, si vedono anche. Sicuramente il fondamento di questa ricerca (la musica classica) è così poco interessante che difficilmente troveranno i soldi per approfondire lo studio con una certa celerit*; ma da qui a dire che l'argomento è una cavolata...

David Brutti
30th March 2010, 21:03
Affatto, non critico ciò che viene studiato in modo serio dalla scienza, anche in ambito di neuroscienza; per carit*, al contrario del tizio dello studio sono ben lungi dal generalizzare e anzi ritengo molto interessanti tali analisi quando vengono condotte con seriet* intellettale e non con pretestuosit* e poca conoscnza della materia!

Critico il presente studio che confermo essere dal mio punto di vista INACCETTABILE in quanto parte dall'assunto che musica dodecafonica=musica contemporanea. Tale assunto è FALSO! in quanto la musica dodecafonica è l'espressione di un periodo storico che va dall'ultimo decennio dell'800 fino ai primissimi decenni del '900.

E' come fare uno studio sul Jazz contemporaneo studiando la musica di Nick La Rocca.

La cosa orribile di questo studio che non mi sta bene affatto è quello di fare una serie di GENERALIZZAZIONI tipo:

TUTTA LA MUSICA CONTEMPORANEA=MUSICA DODECAFONIA - Falso in quanto la dodecafonia fu uno delle centinaia di modi di scrivere musica dal 900 a oggi

TUTTA LA MUSICA CONTEMPORANEA E' CACOFONICA - Falso, allora la musica minimalista, lo spettralismo o i vari neo- (neoclassico, neoromantico, neobarocco), dove li mettiamo?), per non parlare dei vari post-moderni i quali rifuggono combinazioni cacofoniche e ritmiche asimmetriche per abbracciare un ritorno all'eufonia. Per avvalorare la mia tesi ti cosiglio ad esempio di ascoltare alcuni mottetti di Guillaume de Machaut, compositore medioevale e ti assicuro che molte saranno le dissonanze e le combinazioni cacofoniche. Questo per dimostrare che non tutta la musica del passato è Eufonica e non tutta la contemporanea è cacofonica.

Questi assunti mi fanno asserire che questo studio è una buffonata in quanto parte da delle scarse conoscenze della materia e delle estetiche musicali d'oggi.
Mi dispiace ma preferisco affidarmi a studi portati avanti da persone che almeno CONOSCONO ciò di cui stanno parlando.
Quando uno mi dice che la dodecafonia è la contemporaneit*, mi dispiace ma non sto nemmeno a sentirlo.

Smog graffiante
9th April 2010, 14:29
Se dal punto di vista di storia musicale sono d'accordo con david(rispetto a cui sono,a livello di cultura musicale storica,un ignorante totale)...devo però ammettere che in parte ciò che però è scritto in quell'articolo è vero.
Innanzitutto la storia degli schemi ricorrenti,detta in quel modo è sicuramente fraintendibile e assolutamente posta male, ma non è del tutto falsa.
Il piacere dell'ascolto per il nostro cervello si basa su degli schemi sonori riconoscibili e più facilmente individuabili. Ora, è normale che ad esempio Fra Martino sia una melodia semplice,basata totalmente su questi schemi, al punto che non c'è piacere reale nell'ascoltarla.
Quindi? C'è cacofonia in essa? NO! Eppure è una cosa estremamente noiosa...e Juggler ha colto in pieno l'argomento quando ha detto di annoiarsi se riesce a capire ciò che segue nella musica.
Il piacere dell'ascolto si basa sì su suddetti schemi riconoscibili, ma anche e sopratutto nel riuscire,magari partendo da essi,a rompere le aspettative dell'ascoltatore!LA teoria delle aspettative, che non è una scemata che ho inventata io ma una realt* neuroscientifica che ho avuto modo di studiare,è alla base del piacere derivante dall'arte.
Il nostro cervello ama essere sorpreso in ciò che conosce...ed ovviamente questo a partire dal retroterra della sua conoscenza!! E qui entra in gioco il bagaglio etnico di ognuno di noi.
Ciò che ognuno è abituato a riconoscere come conosciuto,come normale!

Con questo poema non voglio dire che sia sbagliato l'articolo o le opinioni di chi lo contesta. Dico che è un articolo che si fa contestare perchè basato su generalizzazioni atte alla comprensione da parte di tutti, anche di chi non ha le conoscenze e Musicali, e Neurologiche!

juggler
10th April 2010, 08:45
Se usiamo qualsivoglia tipo di teoria o visione del mondo per spiegare meccanismi o dinamiche percettive, adattiamo qualsiasi tipo di realt*/esperienza ad uno schema, che può essere sempre sconfessato dalla variet* di esperienze che intelligenze e sensibilit* diverse possono sperimentare in modo libero ed autonomo.

L'esperienza d'ascolto è una esperienza interiore e come tale non può essere codificata, nè "quantizzata" secondo modalit* deterministiche o misurabili secondo parametri pre-determinati; il "vizio" di fondo di tali ricerche, a mio avviso, è quello di avere gi* delle "tesi preconcette" che vengono confermate da una sperimentazione pilotata perchè l'obiettivo è confermare il postulato iniziale...e una sperimentazione pilotata non è scientifica, ma ideologicamente viziata; in questo caso, ciò che vi è di pericolosamente implicito, è quello di voler negare che ciò che definiamo cultura non è altro che un laboratorio permanente di sperimentazioni...è stato sempre così! I criteri di "classicit*" o di presunti "schemi ricorrenti" sono attribuzioni posteriori che pretendono di stabilire gerarchie di valore fra vari tipi di esperienze possibili...e questa è una forma di "eugenetica culturale", che non solo va sconfessata, ma combattuta in modo radicale!

docmax
10th April 2010, 09:20
Ribadisco che prima di stroncare uno studio scientifico esso va letto bene, a fondo e va controbattuto con le stesse basi.
Se avete pubblicato qualche cosa di scientifico ricordatevi quanto è stato difficile superare lo sbarramento dei referee e, una volta stampato il lavoro, come vi siete esposti al fuoco di fila delle domande che vi arrivano dalla comunit* scientifica internazionale.
Nello specifico, io non mi sono mai occupato di neuroscienze ma ho studiato il problema dolore a fondo e, per capirci un pochino, abbiamo prima studiato pacchi di letteratura, poi esaminato tanti casi clinici (inutile ora farvi esempi fuori luogo): pubblicato il lavoro non ci capiva niente nessuno (naturalmente pazzo era chi aveva tentato l'approccio e andava presto stroncato). Ora non c'è uno studio che si rispetti che non tenga conto di quelle fondamentali considerazioni.
La scienza va avanti con questo sistema e alla scienza non puoi rispondere restando fuori: è al di dentro, con la scienza che devono uscire le risposte. Fuori di questo sistema possiamo farci un'idea personale, seguire lo sviluppo, ma stroncare ... Non mi sembra di uomini al passo con i tempi, non mi sembra garbato. Io parto dalla mia convinzione che deve essere reso possibile a tutti esprimersi teorizzare produrre scientificamente nel rispetto delle idee altrui.

David Brutti
10th April 2010, 09:35
Come sempre nel forum, si parte dall'estetica e si va a finire sulla libert* di parola. Chi ha detto che lo studioso in questione non può esprimersi liberamente? Nessuno! stiamo semplicemente discutendo di una tesi. Di conseguenza, torniamo nel seminato, in quanto la libert* di espressione non è in ALCUN MODO minata.

Si può teorizzare quanto si vuole, ma almeno conoscere ciò di cui si parla mi sembra il minimo! Ciò evita degli errori marchiani (ripeto musica contemporanea=dodecafonia=FALSO, tutta la musica antica=musica eufonica=FALSO).
Tra l'altro questo studio, posto in questo modo, con degli assunti SBAGLIATI, mi sembra piuttosto voler fare del facile sensazionalismo.

Queste "teorie" trite e ritrite che vogliono dare un valore scientifico a delle sensazioni soggettive, sono delle robe gi* sentite e che ogni tanto vengono riesumate magari per riempire qualche trafiletto di giornale.

Mi dispiace ma se uno studioso pretende di risolvere un problema così delicato e palesemente NON SA di cosa sta parlando, non riesco ad accogliere nessuno degli assunti. E questo non è "chiusura mentale", non è "chiudere gli occhi davanti alla scienza" (e in effetti ti pregherei, docmax, di non insinuare più simili assunti in quanto ti assicuro sono molto aperto alle novit* in genere), è piuttosto riflettere con la propria testa e non dare per buono qualsiasi cosa venga scritta su di un giornale.

Sarebbe bastato impostare il discorso nel seguente modo: spiegato perchè non piace la musica complessa.
Avrei fatto fatica ad accettare le suddette tesi in ogni caso (che mi sembrano sempre tagliate con l'accetta, mal poste e che non tengono in considrazione troppi fattori variabili), ma almeno avrebbe avuto maggiore validit*.

docmax
10th April 2010, 10:05
Io non insinuo niente per carit* ma mi sembrava che le ultime righe di juggler fossero un "tantinello forti".
Avevo gi* capito la tua posizione, David, non mi riferivo a quello che avevi detto anche in precedenza.

David Brutti
10th April 2010, 10:17
OK tutto chiaro!

juggler
10th April 2010, 12:45
Se al di l* delle tesi presentate da tale studio, fossero stati forniti i criteri (che ho postulato nel mio primo intervento) attraverso cui tali ricerche sono state condotte, probabilmente avremmo un quadro piu' esaudiente e oggettivo su cui discutere.

Un po' di tempo fa, avevo iniziato un rapporto di studio-collaborazione (interrotto sul nascere, a causa di cambiamenti esistenziali radicali, che ho dovuto affrontare...) con un luminare della musicoterapia in Italia, il prof. Alfredo Musaio Somma, che oltre ad occuparsi delle patologie fisiche e psicologiche che concernono la professione di musicista è anche un musicista, un chitarrista; l'ipotesi di lavoro partiva da una verifica sperimentale: verificare se e in che modo, determinate modalit* articolative dell' "incedere musicale" o l'uso di determinate "frequenze" influenzando determinate aree celebrali, potessero stimolare un particolare tipo di reazioni e in che modo, in soggetti con patologie diverse fino ad arrivare a quel grande enigma che è la "vita celebrale" nello stato di coma.
Questo è un criterio scientifico...e non mirava certo a definire/gerarchizzare principi estetici o di "organizzazione musicale", mistificandoli come scientifici!

Il fatto che, ad esempio, sia accaduto che un giovane in stato di coma, si sia risvegliato dopo ascolti reiterati delle canzoni di Venditti, non significa che le canzoni di Venditti, siano "miracolose" (facendo i dovuti scongiuri, se entrassi disgraziatamente in stato di coma e mi facessero ascoltare Venditti, la mia anima deciderebbe di entrare nel regno dell'imponderabile...)
ma che assumono una "sostanzialit*", una "proiettivit* affettiva e simbolica" in un preciso vissuto e sensibilit* individuale, che risveglia forze ed energie sulle quali è arduo indagare, ma legittimo interrogarsi.

Sax O' Phone
10th April 2010, 13:28
Venditti? Un miracolo delle Scienza! :lol:
Scusatemi se intervengo senza aver letto tutto approfonditamente, ma vorrei mettere in chiaro due cose:
nel linguaggio scientifico si parla di teoria quando una ipotesi viene verificata e comprovata come oggettiva, affidabile e verificabile, ossia ripetibile entro certi parametri formulati nell'ipotesi. In questo caso non credo proprio si possa parlare di teoria, ma piuttosto di ipotesi.
Secondariamente diffiderei grandemente di tutte le informazioni tecnologiche/scientifiche che vengono pubblicate sui quotidiani e sui periodici che non siano riviste specializzate e specifiche: generalmente i giornalisti non hanno una gran preparazione, e conseguentemente scrivono gran castronerie che nulla hanno a che vedere con la realt*; nelle riviste specializzate solitamente sono gli scienziati stessi a scrivere ed esporre una scoperta od una ricerca, rendendo così possibile al lettore se non di comprendere, quanto meno di ricevere informazioni più aderenti alla questione dibattuta.

docmax
10th April 2010, 16:07
Solo per conoscenza questo è il curriculum di David Huron (http://www.musiccog.ohio-state.edu/Huron/CV/publications.html) e questo è Philip Ball (http://en.wikipedia.org/wiki/Philip_Ball).

Smog graffiante
11th April 2010, 01:18
scusate l'OT...ma spero che fra qualche anno qualche pubblicazione di argomento neuroscientificomusicale porter* il mio nome...contando che se non cambio idea per la trecimlliomiliardesima volta voglio studiare neuroscienze...e mi piacerebbe studiare la cognitivit* musicale...

vebbe', a parte ciò....
secondo me il discorso di juggler non è sbagliato, ma non condivido(tanto per cambiare,eh juggler ;) ?) l'idea che sia sbagliata la ricerca di uno schema conoscitivo realistico e razionale per studiare i mezzi cognitivi di quella cosa meravigliosa che è il nostro cervello.
Rifugiarsi nell'idea che ciò che è soggettivo non sia scientificamente razionalizzabile è sbagliata...la neuroscienza sta cercando di capire come si raggiunga,e perchè, la soggettivit*!
Ci sono mezzi e metodi che usiamo tutti,in maniera differente e con differenti risultati!
Basti pensare che tutti abbiamo ricordi,tutti diversi,ma che tutti usiamo l'ippocampo per ricordare!!!
Ognuno di noi è diverso...la scienza ha, a mio avviso, il dovere di trovare il minimo comune denominatore della conoscenza umana...ciò che ci rende davvero tutti uguali e fratelli...perchè al di l* delle etnie e delle differenze lo siamo.
Che poi ci siano ignoranti di musica...mio buon David...compatiscili,tu sei un guru!!
Da te possono solo imparare...purtroppo spesso i giornalisti distruggono le realt* di veri articoli scientifici...
poi...Venditti??no,sul serio...se vado in coma...mettetemi Coltrane...quijo tosto però!! :saxxxx)))

gnoato
23rd April 2010, 13:02
Davvero interessante questo Forum che ho scoperto da poco ...

Concordo con chi ritiene sostanzialmente inutile questo "studio". A partire dal titolo giornalistico scelto: "La scienza d* ragione a chi s'annoia ascoltando i compositori contemporanei". Cosa vuol dire? Io personalmente non mi annoio. Vuol dire che sbaglio? Che dovrei correggere qualcosa nel mio modo di ascoltare la musica? :devil:
Poi l'altra (comica) affermazione: "se non la capite non è colpa vostra ma del vostro cervello" :BHO:. Io ho sempre pensato che io è il mio cervello (ma credo che l'autore intendesse più precisamente la "mente", cioè l'insieme delle informazioni che accumuliamo nella nostra vita) siamo una cosa sola, vederlo come un'entit* separata dal resto lo ritengo assurdo (anche quando si parla di "cuore", "sensibiit*", ecc. in realt* si dovrebbe intendere solamente un certo tipo di processo mentale elaborato comunque dal cervello ...)
- "il rispetto di certe formule è essenziale per colpire nel segno e provocare piacere". Probabilmente sì ma solamente perché queste "formule" sono quelle che sono state insegnate ed apprese fin dall'infanzia.
- "il cervello è un organo che cerca schemi ricorrenti". Vero però non è che noi nasciamo con questi schemi gi* belli pronti e confezionati. Il cervello di un neonato non ha nessuno (o pochissimi ed elementari) schema. Questi si costruiscono a poco a poco in base alla cultura in cui si cresce.
- "la musica di Bach, ad esempio, adotta configurazioni di questo tipo". Si potrebbe rovesciare il ragionamento e dire che i nostri bambini crescono immersi nelle "configurazioni" elaborate da Bach. In Africa o in Asia dove le "configurazioni" di Bach sono ben poco presenti (almeno prima della colonizzazione occidentale) le sensibilit* musicali sono molto diverse.
- "Il Novecento ... nella costante ricerca di uno strappo alla convenzione ...": non è sempre così. In certi casi la spinta iniziale è stata sì quella di voler rompere con il passato ma in altri si è trattato di voler ampliare le possibilit* armoniche, melodiche e timbriche che la musica occidentale aveva fino ad allora seguito e certi autori (a cominciare da Mahler) mischiano tranquillamente tonale e atonale, note "classiche" e rumori vari.
- "che la musica atonale valga per la materia grigia come una maratona in alta montagna - si può fare ma anche no - sembra ormai una certezza" :shock: Anche qua non capisco bene cosa voglia dire: io sono un appassionato di montagna e per fare certe scalate devo certo allenarmi con una certa fatica ma poi la soddisfazione a scalata avvenuta mi ricompensa abbondantemente di tutti gli sforzi fatti; conosco comunque molti montanari che quelle che per me sono imprese eccezionali loro le hanno praticate fin da piccoli e a 50/60 anni continuano tranquillamente a praticarle con grande piacere.
- "gli ascoltatori ogni volta cercavano di prevedere la nota successiva sbagliavano. Il risultato è una preponderante sensazione di smarrimento: da qui la mancanza di piacere". Anche qua si tratta solamente di uno schema mentale frutto di una determinata cultura. A me personalmente il sapere che nello sviluppo di un brano può arrivare qualsiasi nota o rumore non provoca nessun smarrimento ed anzi lo trovo molto eccitante. Poi posso giudicare più o meno riuscita la nota o il rumore in questione ma sicuramente non mi crea particolari angosce come sembra suggerire l'autore dello scritto.

Ctrl_alt_canc
23rd April 2010, 21:38
parentesi,forse banale:non è che si riferisce alla prevedibilit* data dalla scelta tonalit* in cui il brano sta andando?
voglio dire,anche se un brano modula,ci becchiamo una tonalit*,e note dentro (prevedibili per cosi dire,essendo limitate...per brani che rimangono sulle tonalit* scelte) e note fuori tonalit* (in teoria non prevedibili,ma usatissime soprattutto nel jazz).
Anche un orecchio non allenato battendo un accordo di RE maggiore e suonando fa naturale sente qualcosa che non va...e si aspetta un suono di fa diesis. Probabilmente in questo sta la prevedibilit*,e non è un concetto così errato...