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Visualizza Versione Completa : Coleman 'Bean' Hawkins vs Lester 'Prez' Young



Sax O' Phone
4th February 2010, 16:39
Proprio oggi ascoltavo le registrazioni di John Coltrane con Thelonious Monk (straconsigliatissime!); ad un certo punto parte Off Minor e penso 'caspita, ma qui il Trane suona come Coleman Hawkins! Strano!!!' e per forza: era il Bean in persona che suonava!
Questo mi ha fatto riflettere: in effetti per chi ascolta bene il jazz, ogni musicista di un certo livello ha uno stile inconfondibile; come diceva il grande Rollins, se squilla il telefono e dall'altro capo un amico ti dice 'Pronto!?' tu lo riconoscerai immediatamente da quella semplice e breve allocuzione; lo stesso si può dire di Coleman Hawkins e di Lester Young (come di tanti altri)!
Ora molti di noi sanno che il Bean è stato per così dire il primo a portare il sax tenore ad un livello espressivo/tecnico degno di uno strumento solista: è storica la sua interpretazione di 'Body And Soul'; contemporaneamente, o poco dopo, il Prez sviluppava il suo modo di usare il sax tenore completamente indipendente dall'influenza di Hawkins: naquero così due correnti interpretative e tecniche per il tenore (e non solo!)...
Ora quello che mi chiedo, e chiedo lumi ai musicisti che meglio di me sapranno individuarle, quali sono le fondamentali differenze tra questi due grandi della musica? Perchè ascoltandoli li puoi differenziare così nettamente l'uno dall'altro?
Vorrei leggere le vostre impressioni, le vostre analisi tecniche/teoriche, o semplicemente perchè preferite il Bean al Prez o viceversa. Lo so che potrebbe essere un discussione del tutto superflua essendo due stili completamente separati ed unici, ma le vostre osservazioni potrebbero ampliare i miei orizzonti e magari anche i vostri!

FrankRanieri
4th February 2010, 16:59
Ciao Sax O' Phone !
Dico la mia...
Secondo il mio modo di percepire i due colossi in questione direi che Bean è caratterizzato da un fraseggio più verticale, con una particolare attenzione alla scelta di note che permettono di "sentire" l'accordo che si sta suonando.
Concordo sul fatto che sia stato il primo vero progressista del sax facendolo assurgere a ruolo di solista, caratteristica prima detenuta quasi esclusivamente dalle trombe (vedi Armstrong).
Cresciuto musicalmente nelle fila dell'orchestra di fletcher Henderson ha poi spiccato il volo come solista. Caratterizzato da una lungimiranza da pochi riconosciuta, Bean amava essere sempre a contatto con musicisti talentusi e giovani, dai quali traeva sempre ispirazione.

Per quanto riguarda Pres, bè secondo me è stato uno dei veri precursori del bebop in campo saxofonistico. Pres ha attraversato due stadi a livello sonoro. Infatti il primo Lester Young è caratterizzato da un suono presente, corposo, a tratti somigliante a quello di Bean. Poi dopo la militanza nell'orchestra di Count Basie, passa al solismo ed inizia una fase di ricerca sonora che lo porta poi a suonare con un fraseggio etereo, leggero ma sinuoso, flessibile. Fraseggio peraltro più "orizzontale" rispetto a quello di Bean, anche se queste terminologie (orizzontali-verticali) lasciano un pò il tempo che trovano...
Pres è stato preso come modello ideale da tutta la west coast (mulligan, Getz, ecc.) e in particolare da Parker (Bird) che confermò più volte questa cosa, evincibiel anche dal fatto che imparò a memoria un solo di Lester e lo suonò in una sua (di Parker) composizione di cui adesso mi sfugge il titolo...

Secondo il mio modo di "thinking in Jazz" e di approcciarmi sullo strumento, mi sento moto vicino a Coleman Hawkins ed a quel tipo di fraseggio, anche se sono molto rapito dal bebop e dalla west coast, in particolare Stan Getz... :amore::
Comuque la poesia di Pres e di Bean è cosa sulla quale si potrebbe disquisire fino a diventare vecchi... ::saggio::
Frank.

fcoltrane
4th February 2010, 19:59
pur condividendo il pensiero di Frank evito di riferire le differenze nell'improvvisazione
(dovremmo prendere un brano trascrivere per entrambi e fare le nostre valutazioni).
più che altro mi riferisco alle registrazioni con tutti i limiti che ciò comporta,
(sarebbe stato straordinario ed indicativo ascoltarli live)
individuo una diversitÃ* nel suono per volume ed omogeneitÃ*.
il volume è di Bean l'omogeneitÃ* di Prez.
il fraseggio e l'utilizzzo della lingua trova poi in Prez un musicista che apre nuove frontiere in relazione a concetti legati alla leggerezza alla velocitÃ* mantenendo il senso dello swing.
ciao fra

Sax O' Phone
4th February 2010, 22:13
Ottime le osservazioni e precisazioni di entrambi: grazie! Ora mi sembra di capire meglio perchè trovo quelle differenze e caratterizzazioni del suono che li distinguono così nettamente!

Parker (Bird) che confermò più volte questa cosa, evincibiel anche dal fatto che imparò a memoria un solo di Lester e lo suonò in una sua (di Parker) composizione di cui adesso mi sfugge il titolo...
Forse 'Lester Leaps In'? Condivido che in linea di massima e generalizzando molto si potrebbe dire che la verticalitÃ* di Bean potrebbe definirsi anche come aggressivitÃ* del suono nella sperimentazione degli accordi, mentre l'orizzontalitÃ* del Prez nel suo fantastico senso melodico espresso con un suono tutt'altro che aggressivo, ed ovviamente non credo si possa definire come uno migliore dell'altro!

il volume è di Bean l'omogeneitÃ* di Prez.
il fraseggio e l'utilizzzo della lingua trova poi in Prez un musicista che apre nuove frontiere in relazione a concetti legati alla leggerezza alla velocitÃ* mantenendo il senso dello swing.
GiÃ*! Pensate un po' ai pezzi di Hawkins come 'La Rosita' con Webster, oppure 'Bean's Talking Again' e tanto per essere contraddetti qui avremmo una melodia molto accattivante e lÃ* uno swing inarrestabile; altrettanto vero è che Young esprimerÃ* concetti verticali più accentuati ascoltando le sue registrazioni del 1947 'The Complete Aladdin Sessions'. Io li stimo ed apprezzo entrambi, ma se dovessi dire onestamente chi mi piace maggiormente, direi il Prez. E' pur vero che alcuni pezzi di Hawkins sono eccezionali!

zkalima
6th February 2010, 04:25
Prima di tutto ascoltiamo, qui c'è il gotha dei saxofonisti dell'era swing, (con un ospite d'onore, unico bianco, un giovane e magnifico Mulligan).
E' stravolgente ascoltare le differenze, sembrano strumenti diversi tra loro, provate oggi a prendere quattro sax e riconoscerli alla prima botta.

http://www.youtube.com/watch?v=ZtgUbJN8 ... PL&index=4 (http://www.youtube.com/watch?v=ZtgUbJN8oPE&feature=PlayList&p=264C7F150D22144C&playnext=1&playnext_from=PL&index=4)

Bean e Prez esprimono non solo due modi diversi di suonare, ma due modi di pensare e sentire la musica, (un po' come ascoltare Billie Holiday e Ella Fitzgerald), nel caso di Hawkins la presenza e la potenza, con un suono che sta sopra gli altri, dall'altra l'understatement più completo che si rispecchia anche nel suo drammatico uscire di scena discreto, come se camminasse sulle uova.
Bean invece fu presente ancora per molto tempo e si interessò molto ai nuovi modi del jazz incoraggiando e partecipando, ma il suo suono e il suo fraseggio restano ancorati all'epoca dello swing, mentre prez continuò a vivere come ispirazione dei maggiori innovatori per la sua maggiore modernitÃ*, credo che Miles abbia ascoltato a lungo quel suono sospeso con poco vibrato e il suo modo peculiare di stare sul tempo scivolando come un surfista abbia sempre trovato posto nel cuore di Dexter Gordon, di Bird si è giÃ* detto come di Stan Getz e tanti altri.
E' anche significativo il fatto che Bean ebbe da subito decine di imitatori, mentre il povero Quinchette che si provò a imitare Prez venne bollato a vita come "Vice Prez", ma come ho giÃ* detto l'influenza di Young è più estesa nel tempo e negli stili di quanto lo è stata quella di Hawkins
Fra i due ci sta un altro inimitabile, più frequentemente dimenticato: Ben Webster; the beauty and the beast

bluevix
6th February 2010, 13:58
Ammazza che disamine!!!

io volevo dire solo virile vs sensuale!!! :lol:

Vabbè va...

Sax O' Phone
6th February 2010, 15:05
Brevi o articolati i vostri interventi servono sempre ad ampliare le proprie concezioni musicali rigurdo questi due pilastri del sax tenore (e non solo): grazie di nuovo!
Trovo che Webster, pur essendo altrettanto ben definito dei due Maestri nel suono, abbia forse adottato una concezione musicale molto vicina al suo amico e mentore, Hawkins.
Il fatto che Hawkins abbia per così dire instaurato una scuola da cui molti musicisti hanno attinto per ispirarsi e per determinare la loro tecnica strumentale, a differenza del Prez che ha generato un seguito magari maggiore, ma apparentemente meno ristretto allo strumento specifico (ovviamente con le dovute eccezioni), lo imputerei più alle differenze caratteriali dei due personaggi: Hawkins è il Senatore del sax tenore, estroverso e molto disponibile ad elargire consigli ed aiuto ai giovani musicisti; Young sicuramente molto più refrattario e timido, introverso ed enigmatico con le sue invenzioni dialettiche (Cool, Back To A, Ladies, Lady Day, etc.); in fondo, pensandoci, sono proprio queste individualitÃ* che si esprimono pienamente nel loro modo di suonare! Che bella cosa...

docmax
6th February 2010, 18:45
Io trovo notevolmente diverse le impostazioni, Hawk più forte, generoso e con lui si è assistito al tenorsaxofonista che dettava le regole.
Con Prez il sax si è ingentilito arrichto di quelle sonoritÃ* da C melody, si è fisicamente distanziato dal corpo del musicista, trasversalemente disposto come faceva il Prez non ha consentito di portare quelle spinte vigorose diaframmatiche e sostenere i subtones sempre importanti che fino a quel punto avevano condizionato il gusto e stabilito lo standard di riferimento. Ecco Prez ha innovato questo standard, ha rifatto un fraseggio agile e sinuoso, facendosi alla fine preferire alla forza e al vigore dei tenoristi che lo avevano preceduto.
Infine la personalitÃ* strana aveva condizionato anche le elaborazioni musicali del Prez: egli aveva, per dirla come lui, una "bella soffitta" ma ben presto sarebbe stata devastata da droga e alcool... con una morte in povertÃ* e in solitudine... in giovanissima etÃ*.

salsax
6th February 2010, 19:06
io preferisco Hawkins , il suo sax riempie e scalda , inconfondibile , è strano dirlo ma il suo sax ha un sapore di antico , sembra un film in bianco e nero :half: !

Danyart
7th February 2010, 15:16
A mio parere, noto che Coleman Hawkins improvvisa per se stesso e per gli altri, nel senso che probabilmente cerca di conquistare il pubblico, vive di questa sensazione d' onnipotenza, ha bisogno del pubblico, Lester Young suona per se o meglio si rinchiude in se stesso (ovviamente non è sempre e per forza così...) e scorre in ampie linee melodiche meno coinvolgenti e travolgenti nel momento stesso ma che denotano nuove (per il tempo!) possibilitÃ* e ricerche... è quindi evidente la differenza caratteriale dei due grandi del tenore anche e soprattutto nel modo di porsi al pubblico con il loro suono...Webster a mio avviso sta in mezzo ai due, con un suono vellutato nelle ballad e pieno di forza nei tempii veloci, la sua tipica doppia personalitÃ*...
E' ovvio che ascoltando questi mostri sacri del sax tenore la prima cosa che ci lascia esterrafatti (in senso postivo!) è il fatto che sono "diversissimi", nel suono e nel modo di esporre temi e improvvisazione...è chiaro che oggi questo è quasi impossibile, i sassofonisti si sono, in genere, omogeneizzati ad un approccio che è un misto tra i grandi punti di riferimento del passato...quindi, ascoltando Turner o McCaslin per qualche breve secondo non ci sembrerÃ* poi tanto differente il loro approccio, tanto che si potrebbero confondere, ovviamente per chi non li conoscesse giÃ*...cioè, ancora, la personalitÃ* del musicisti è meno individuabile nelle esecuzioni musicali...
chi preferisco tra Young e Hawkins? direi nessuno dei due, non ho preferenze, nel senso che ciò che hanno fatto e lasciato è stato integrato e rielaborato (e quindi sta qui la loro grandezza) da altri grandissimi musicisti (Getz, Davis, Parker, Coltrane, Gordon, Henderson, Rollins ecc...) che mi danno molto sinceramente più emozioni e interesse, oltre a influenzarmi nell'approccio improvvisativo...
Per finire, quindi, reputo più importante quello che hanno trasmesso ai loro "allievi" piuttosto che la bellezza effettiva delle loro esecuzioni (che è comunque spesso notevole, infatti li ascolto spesso...)

Sax O' Phone
7th February 2010, 16:39
Questo argomento sta ampliandosi ed approfondendosi grazie ai vostri interventi!
Interessanti osservazioni di Ergonomia del Lavoro di docmax ;) : credo molto appropriate.
Certo Dany, son d'accordo con te: non sono un fanatico della tradizione, e sicuramente ascolto molto di più altri Musicisti a noi più vicini e contemporanei; devo anche ammettere che però ascolto più volentieri Lester Young con Count Basie o Billie Holiday, piuttosto che Coleman Hawkins con Fletcher Henderson, quando ho voglia di rispolverarmi le orecchie con un po' di vintage...
Come dicevamo, e mi sembra che sin'ora siamo tutti d'accordo, rimane comunque la netta differenza e diversitÃ* tra i due: in questo modo mi sembra difficile stabilire quale dei due sia migliore dell'altro; a volte si ascolta un brano di Bean che ci impressiona ed affascina, altre volte ciò accade per un brano suonato dal Prez. Due mondi separati.

zkalima
7th February 2010, 20:28
Io credo che chi suona il sax, se manca di generositÃ* farebbe meglio a riporlo nell'armadio e fare altro, non credo che Prez sia stato meno generoso di Bean, in un musicista così commosso la ricerca di uno stile passò da potature sanguinanti, per i pochi per cui suonava ha dato la sua intera breve vita.
In un certo senso entrambi hanno aperto una porta, una non meno importante dell'altra, o meglio hanno contribuito a non farle chiudere dalla routine dello shobiz che insidia sempre la vitalitÃ* della musica.

Questo, secondo me sta ad indicare che la domanda di sax O' non era per nulla scontata, non era una semplice interrogazione su chi si preferisce, evidentemente.
Ci sono due grandi fiumi nel jazz, originati entrambi dal blues, quello magico e quello spettacolare, se pensiamo ad esempio a Sidney Bechet, Johnny Hodges, Dexter Gordon, Stan Getz, Joe Henderson, (o Ellington, Monk, per citare qualche non saxofonista), abbiamo quello che chiamavano una cucina, Hodges sentendo uno che lo imitava gli disse "go out of my kitchen!", e non è solo la ricerca di uno stile peculiare, ma la stessa scura ansia che seduceva Robert Johnson e tutto quel mondo mojo che migliaia di musicisti hanno cercato nel piegare una nota e nella profonditÃ* misteriosa di una voce, e che il sistema tonale temperato non può comprendere a fondo.
Dall'altra parte c'è quel modo di fare le battaglie di bande sui carri nella New Orleans di King Oliver e di Armstrong, quell'esibizionismo, quel modo straordinario di irrompere nel quieto american songbook, quel suonare sui tavoli del Jazz at the philarmonic, lo Zoot style, che hanno costruito il jazz portando ritmo e potenza nel mondo moderno, Hawkins, se sentiva uno che lo imitava iniziava subito una competizione pirotecnica.
Naturalmente questi due fiumi si sono incrociati spesso, probabilmente sono solo due correnti dello stesso fiume, ma dove si sono toccate hanno creato quei vortici irraggiungibili come Parker, Coltrane, Mingus e pochi altri.

zkalima
7th February 2010, 20:35
Sulle note di copertina di un disco di Ben Webster era riportato un aneddoto divertente; venne presentato durante un ricevimento al re di Svezia; sua altezza serenissima, il principe di... ecc ecc, re di Svezia, e Ben rispose; Pleased to meet you, Ben Webster, king of tenors.

docmax
8th February 2010, 00:05
Bella citazione, tipica del personaggio di Hawk.
Sicuramente Prez avrebbe risposto con il suo fare ironico "servo suo". ;)

Sax O' Phone
8th February 2010, 01:24
Bhe certo Ben "The Brute" "Frog" Webster era un grande amico di Bean, e condividevano sicuramente un carattere esplosivo ed avventuroso.
Hai inserito un enorme ed importante tassello nel nostro mosaico, zkalima: come diceva Goethe 'per orientarti nell'Universo prima divider devi, e poscia unire'! Insomma il senso della mia indagine è localizzato e ristretto a questi due Musicisti, ma certamente nel vortice in cui le due correnti si incontrano in quest'unico fiume vi entrano molte altre acque, e ne escono altrettante, e forse di più. Cercherei però di restringere l'attenzione focalizzandola su loro due, per facilitare una dettagliata comprensione che altrimenti rischia di disperdersi.

zkalima
9th February 2010, 00:08
Era amico di Bean, ma cominciò a suonare il sax insieme ai fratelli Young, d'accordo, io ho aperto la questione per una ragione precisa, che trovo sempre un po' astratto polarizzare due posizioni, il rischio è quello di rendere i due musicisti degli emblemi di idee e concezioni o scuole e perdere di vista la strettissima relazione che intercorre tra la persona e la sua musica, relazione che quando si compie, come nel loro caso, produce qualcosa di unico e irripetibile.
Al liceo artistico facevano studiare la storia dell'arte sull'Argan, era sempre la solita zuppa; venezia e firenze, disegno e pittura, Delacroix e Ingres, ragione e sentimento, insomma una palla bestiale che si appiccica ad ogni contesto artistico riducendolo ad un confronto che secondo me falsa la questione.
Sarebbe come chiedersi se è più interessante il modo minore o quello maggiore.

Beh in questo caso lascerei la risposta ad una canzone che credo tutti conosciamo:

Everytime we say goodbye
I die a little
Everytime we say goodbye
I wonder why a little
Why the gods above me
Who must be in the know
Think so little of me
They allow you to go

When you're near
There's such an air
Of spring about it
I can hear a lark somewhere
Begin to sing about it
There's no love song finer
But how strange the change
From major to minor
Everytime we say goodbye

There's no love song finer
But how strange the change
From major to minor
Everytime we say goodbye

15th February 2010, 08:51
Da quello che ricordo, Prez fu costretto agli inizi a imparare a memoria tutti i soli di Coleman Hawkins.
Evidentemente il suo modo di suonare così diverso da tutti gli altri e dallo stesso Hawkins e che ha ispirato tutta la nuova generazione di sassofonisti
era frutto di una genialitÃ* innegabile.
Prez segnò una linea di demarcazione netta tra un certo tipo di improvvisazione verticale e fedele all'armonia del brano ed un nuovo modo più arioso e creativo pur rimanendo ancora in un contesto tradizionale.
Anche il suono, molto sensuale e maschio in Hawkins, non è assolutamente curato da Lester Young che usa il sax come veicolo della propria espressivitÃ*,
come quando suona il clarinetto (molto raramente) con un suono non certo classico, un pò come è accaduto per il clarinettista Pee Wee Russel che con il suo particolarissimo modo di suonare anticipò di molti anni il fraseggio moderno.

irsassofano
15th February 2010, 09:35
Ragazzi, mi sento un peccatore...ma non posso fare a meno di peccare...io nel video caricato da zkalima (tra l'altro bellissimo)preferisco Mulligan: perchè? Forse il mio orecchio è abituato ad un fraseggio più moderno: ha uno swing pazzesco, frasi chiarissime e tanto gusto...i vecchi sassofonisti mi fanno sempre lo stesso effetto (molto espressivi ma anche molto gigioni...insomma non mi stupiscono le orecchie come i più moderni da Parker in poi...)
Comunque mi pento di quello che ho detto... :pray:

MyLadySax
15th February 2010, 12:11
Credo che sia giÃ* stato detto l'essenziale sui due colossi del sax tenore.
Indubbiamente, Hawkins, negli anni '20 (si ascolti, in particolare, il suo solo in "The Stampede" del 1926, con l'Orchestra di Henderson) è stato il primo (prima, dunque, anche di Young) a mostrare risorse tecnico-espressive assolutamente rivoluzionarie nel contesto dei tempi.
Young ha inventato quel modo più sottile e melodico che, alla fine, ha prevalso, influenzando la maggior parte dei sassofonisti (e non solo) dagli anni '40 in poi.
Non c'è un meglio e un peggio, piuttosto due sassofonisti che, ciascuno con il proprio suono e la propria assoluta originalitÃ*, hanno contribuito a creare le fondamenta di quel linguaggio che tanto amiamo noi appassionati di jazz.
Posso soltanto aggiungere, per quel che può interessare, che il mio ideale è recuperare il suono antico di Hawkins in chiave moderna e, a questo proposito, mi piace ricordare che è esattamente quanto hanno fatto alcuni sassofonisti importanti come Don Byas (da cui Miles Davis ha ammesso di avere imparato molto), Lucky Thompson (uno dei più stimati sassofonisti bop), Illinois Jacquet, Eddie Davis e Arnett Cobb (precursori del sassofono rhythm'n'blues, ma anche grandi stilisti jazz), Paul Gonsalves (tra i più originali ed emozionanti tenorsassofonisti bop, primo solista di sax tenore in tante registrazioni dell'Orchestra di Ellington), Archie Shepp (alfiere del free jazz negli anni '60, che ha proseguito la propria carriera nel mainstream fino ad oggi, fortemente debitore di Hawkins e di Webster per la potenza e il calore del suono).
Nè va dimenticato che anche il suono del John Coltrane degli anni '60, così ricco di sovracuti rauchi e gridati, è - benché nel suo caso l'influenza credo sia stata soprattutto indiretta, attraverso i sassofonisti rhythm'n'blues - di ascendenza hawkinsiana.
E possiamo aggiungere alla lista, naturalmente sintetica, George Adams e David Murray, anche se, dopo Coltrane, le influenze sono necessariamente molteplici.
E vogliamo dimenticare che il primo Sonny Rollins ha pagato un enorme debito a Coleman Hawkins?
Resta il fatto che Young è stato più influente nel jazz moderno, ma attenzione a non semplificare troppo. E non si pensi che un suono hawkinsiano sia obsoleto, perché la storia dimostra esattamente il contrario!
Parola di uno che suona il tenore perché lo suonava Lester Young.

Sax O' Phone
15th February 2010, 14:49
Giustissimo MyLadySax! In effetti Hawkins musicalmente ha espresso molto di più di Prez, anche forse per il solo fatto di essere vissuto più a lungo: penso per esempio agli albums dove Hawkins duetta con Webster, oppure con Rollins; Young puoi ascoltarlo nei duetti con Billie Holiday, ma non trovo dei duetti con altri saxofonisti dove avremmo potuto avere dei riscontri deterninanti; solo il vice-Prez (Paul Quinichette) ha fatto un disco con Coltrane che non è malvagio e che ci fa intuire quale avrebbe potuto essere una certa evoluzione di Young se fosse sopravissuto.
Come dicevo sin dall'inizio, il discorso qui non è chi sia superiore all'altro, ma quali sono le loro singolaritÃ*, e perchè le distinguiamo così nettamente: credo siano dei punti molto importanti da chiarire e comprendere per poter avere delle indicazioni che possano portare chi cerca la propria individualitÃ* musicale ad esprimerla attraverso il sax, eventualmente...
;)

salsax
15th February 2010, 15:37
@ MyLady , :bravo:
bellissima spiegazione di un capitolo della storia del sassofono :half:
sarebbe interessante aprire un argomento " Storia del Sassofono ", trattando i vari generi musicali !
per me che sono giovane è molto affascinante conoscere e capire i vari stili , musicisti e sfumature , nelle varie epoche e nei diversi generi ;)

MyLadySax
15th February 2010, 16:55
Grazie, Salsax, anche troppo buono :oops: !

zkalima
17th February 2010, 01:12
Sono d'accordo con Myladysax, si può amare un saxofonista al di sopra degli altri, ma va riconosciuta la grandezza quando questa si esprime con tanta energia, sono sempre un po' titubante invece quando si passa al "piano inclinato", cioè si comincia a fare un albero genealogico delle influenze.
Secondo me, anzi per la mia esperienza di grande ascoltatore e modesto saxofonista, non c'è una discendenza così chiara e anche dove si trovano similitudini non vanno sottolineate più del dovuto, ho visto di recente un video di Arnett Cobb, anziano, che suonava in piedi appoggiato alle stampelle, si potrebbe parlare a lungo dell'influenza di Ben webster o di Don Byas o di Bean, ma perchè ascoltare loro nel suono di un uomo così, quando un musicista ha fatto suo un linguaggio, è la propria storia che racconta e quella storia dobbiamo imparare ad ascoltare.
Certo che in quella storia ci sono dei musicisti, ("too many..." mi ha detto Lew Tabackin, quando dopo un concerto ero andato a conoscerlo e gli avevo detto che Sonny era nel suo cuore, insieme a Bean), ma non devono soffocare il contributo originale e la testimonianza del suo jazz.

Mulligan è straordinario in quel video, gode di un raddoppio che lo proietta in avanti con un'eleganza rara, ma non c'è vincitore, quello che secondo me è straordinario in quella session è la diversitÃ* di pronuncia, suono e stile, diversitÃ* così rara oggi.

Per chi non sa chi è, Lew Tabackin:

http://www.youtube.com/watch?v=uFPJg_sPhpg

MyLadySax
17th February 2010, 11:55
Certo, Zkalima. Non fraintendermi. Le genealogie servono allo studioso, il quale, per comprendere una realtÃ* che in ultima analisi resta pur sempre troppo complessa per essere penetrata nella sua essenza, ha bisogno di catalogare.
Ma sono perfettamente consapevole del fatto che il contributo di ciascuno dei sassofonisti che ho citato è in sé originale e non può essere in alcun modo sminuito.
Soprattutto quando si tratta di sassofonisti così importanti e influenti!
Per esempio, che Ben Webster abbia avuto Coleman Hawkins come modello giovanile possiamo considerarlo un dato acquisito, anche grazie al fatto che lo stesso Webster lo ha ammesso più volte; che il giovane Lester Young abbia avuto Frankie Trumbauer come modello giovanile possiamo considerarlo pure un dato acquisito, di nuovo anche grazie al fatto che lo stesso Young lo ha dichiarato in più di un'intervista in maniera esplicita ed inequivocabile (benché, nel caso di Young, aggiungerei, d'accordo con Giorgio Lombardi, il nome di Bud Freeman).
Ma ciò non vuol dire né che Hawkins e Trumbauer siano state le uniche influenze, rispettivamente, di Webster e di Young né, soprattutto, che Webster e Young non si siano espressi, metabolizzando in profonditÃ* tutte le influenze cui sono stati, anche inconsapevolmente, esposti, con una cifra stilistica assolutamente originale, frutto unicamente del proprio genio.

Sax O' Phone
17th February 2010, 17:00
Paying The Due
Quando ho aperto questo argomento ho scelto Bean e Prez come riferimenti per il Sax temore: è indubbio che esistano molti altri musicisti che hanno usato ed usano quello strumento esprimendo pienamente tecnica ed inventiva uniche ed individualizzate; ogni musicista Jazz è ben consapevole di chi lo ha preceduto ed anche a costo di ripetermi, la cieca e pedissequa emulazione di uno dei maestri/ispiratori in quel mondo ha poco valore, se non come citazione ed omaggio (Pagare il Debito).
Coleman Hawkins fu il primo che esplorando trovò una pista percorribile nello sconosciuto territorio espressivo solista del saxofono tenore: in un altro genere sarebbe stato sufficiente ad altri di seguire esattamente le sue orme ma nel Jass, come dicevo, pur permettendoti di lavorare e guadagnarti il pane commercialmente parlando un simile approccio non viene accettato, sebbene a volte venga opportunisticamente cercato o imposto ai musicisti dai produttori/direttori/discografici, e non ti permette di saldare il tuo debito; segue quindi Lester Young che lottando contro le imposizioni commerciali della Fletcher Henderson Orchestra, non si piega ad imitare Hawkins che dovrebbe sostituire, ma si mantiene fedele al proprio stile: il nuovo percorso che egli ha trovato. Ovviamente è ben consapevole delle tracce lasciate da altri che prima di lui hanno esplorato quel territorio di cui sopra.
In una intervista ad Horace Silver questi dichiarò come da giovanissimo si era cimentato anch'egli con il sax tenore affascinato da Prez imitandolo alla perfezione, suonando all'unisono nella tromba delle scale ascoltando i suoi dischi: questo per dire che se dovessimo discutere sulle influenze musicali e tecniche tra i vari musicisti non potremmo neppure limitarci agli esponenti di un singolo strumento, e non è mia intenzione discuterne oltre in questo contesto.
Perchè Hawkins vs Young?
Perchè rappresentano due concezioni molto ben distinte e diistinguibili di come far suonare lo stesso strumento in un contesto musicale simile.
La cosa che mi preme di approfondire non è chi altro sia altrettanto o più Grande tra i saxofonisti del passato o del presente: perchè suonano in maniera così individuale?
Quali sono i meccanismi che anche ad uno scarso lettore come me consentono di distinguerli così nettamente?
Il mio entusiasmo per questi due musicisti, e per entrambi loro, sta proprio nella loro capacitÃ* di pagare il dovuto a chi li ha preceduti ispirandoli, ma al contempo li ha portati ad esprimere esattamente la loro individualitÃ* creativa ed espressiva.

zkalima
18th February 2010, 01:37
Allora, la domanda di sax o' è una di quelle che portano la gente a litigare, perchè mette in campo un fatto che nel jazz è diventato persino imbarazzante; la tecnica strumentale e il suo sviluppo abnorme.
All'epoca di Bean e di Prez la scuola era l'orchestra, quando avevi un solo, spesso non durava neanche un chorus, dunque il tuo linguaggio, la tua cifra espressiva dovevi limarla fino a comunicare l'essenziale, il massimo della sintesi di quanto avevi da dire, era necessario farsi riconoscere alle prime battute.
In generale i musicisti di quell'epoca sono più personali oppure, come si è giÃ* detto, imitatori obtorto collo degli stili più originali.
Quello che successe dopo, con il bop, fu un'impennata della tecnica, particolarmente i fiati presero una dinamica e un'articolazione acrobatica, i tempi raggiunsero velocitÃ* mai sentite prima, le formazioni più piccole consentirono un maggiore spazio ai solisti e i dischi si allungavano consentendo tempi più lunghi e maggior spazio all'improvvisazione, fu un'esplosione barocca che vide protagonisti personaggi eccezionali e drammatici.
Con l'hard bop si delinea una generazione di strumentisti, (specialmente i saxofonisti), difficilmente raggiungibili con i mezzi di cui disponeva un negro solo pochi anni prima, e per raggiungere lo standard minimo per cimentarsi sulla scena divenne quasi d'obbligo frequentare scuole musicali impegnative.
Ora non c'è nulla come la scuola per uniformare un'arte, (non a caso le scuole d'arte si chiamano accademie).
Dagli anni '60 si potevano ascoltare soli di 20 minuti, i giri armonici erano girati e rivoltati in tutti i modi possibili, scale e accordi andavano conosciuti a menadito e praticati incessantemente, l'aspetto peculiarmente musicale e la ricerca andavano a sostituirsi alla vecchia concezione di spettacolo.
con l'hard bop abbiamo ancora una manciata di colossi che si riconoscono alla prima nota, dopo comincia a diventare necessario ascoltare con più attenzione e cogliere certe sfumature per riconoscere il musicista.
Mingus divideva i musicisti in due categorie fondamentali; quelli che componevano e quelli che facevano esercizi, e lui ha sempre scelto i primi, preferendo sempre l'espressione alla tecnica, (considerando che comunque l'abilitÃ* richiesta per entrare nella sua formazione era decisamente elevata), e fu questa demarcazione che portò molti grandi musicisti poco interessati alla competizione tecnica a sviluppare forme più aperte e libere dando voce al free jazz, che inevitabilmente sofferse anch'esso l'omologazione a tempo debito.
Ecco è una storia un po' maccheronica, ma è quello che penso dello sviluppo moderno del jazz, credo che sia una musica che ha vissuto ciclicamente questo problema, in fondo il dopoguerra con le grandi macchine da swing, presentava un analogo appiattimento, come avvenne nel New Orleans, mi chiedo spesso quando avremo una nuova stagione di grandi innovatori che riportino al centro l'impronta personale, una nuova generazione di disadattati di talento, che è quello che mi ha fatto sempre amare il jazz.
Tornando a Hawkins e Young però, non penso assolutamente che riflettano queste due strade, anzi entrambi sono testimoni del grande afflato emotivo e inventivo di questa musica.

Sax O' Phone
18th February 2010, 01:52
Bene, ottima analisi e prologo!
Torniamo a Fagiolo, o se preferisci al Prez! Grazie!
;)

zkalima
18th February 2010, 02:31
Il 2 è un numero che detesto, sembra sempre che risolva ma per finta, sono un anticartesiano.
Grazie a te per lo spunto che sembrava semplice ma non lo era.

FrankRanieri
18th February 2010, 09:51
Perchè suonavano in modo così diverso in un contesto musicale simile se non identico...
Bean aveva il bisogno di "tirare fuori" quando suonava, quasi vomitando i suoi stati d'animo. Quindi ti rende "per forza" partecipe di quello che sta suonando, volenti o nolenti.

Pres invece il più delle volte era introspettivo, suonava per se, o per qualcun altro, ma non per tutti.
Ricordo un video sul Tubbo dove suona Pres, sezione ritmica, e Billie Holiday. Dopo la melodia del brano introdotta da Holiday, Pres improvvisa e la telecamera ad un certo punto inquadra Billie, mi è venuta la pelle d'oca...
In quel momento ho capito che Pres stava parlando col sax a Bille, rispondendo al tema del brano ma anche a lei, e Holiday lo ha capito. SensibilitÃ* eccezionale di entrambi direi.

La cosa che non mi sembra sia affiorata in questi post è la componente umana, voglio dire caratteriale. Il perchè uno suona in un modo e l'altro nel modo opposto sta anche e soprattutto al carattere delle persone, all'unicitÃ* umana, persino quando due si somigliano.
My 2 cents,
Frank.

Sax O' Phone
18th February 2010, 12:53
Ho accennato alle differenze caratteriali dei due: Hawkins è affermato ed esplicito, autorevole e sicuro si sé; Young è riservato e restìo, inventivo e prende dei rischi. Certo, semplificando, la loro musica riflette le loro differenti personalitÃ* e caratteri; il suono si differenzia non solo per la conformazione fisica ed il set-up dello strumento, ma anche per l'approccio psicologico al suono.
Non voglio assolutamente sminuire l'importanza delle scuole o accademie che formano tecnicamente un artista, ma se la Tecne prende il sopravvento, nulla della Persona viene espresso o trasmesso: l'Artista rimane intrappolato nella Gabbia D'Oro.
Ripensandoci non vedo poi quella gran differenza tra la scuola-accademia e la formazione all'interno di una band-orchestra: infatti il Prez dovette lottare non poco per mantenere il proprio stile quando entrò nella Fletcher Henderson, ed alla fine se ne dovette andare. La vera differenza sta nel fatto che se ti formi a scuola o in una band hai l'illusione di sapere quello che stai facendo, mentre se segui le tue convinzioni hai l'illusione di sentire quello che fai.
Io credo che Artisti come Bean e Prez ebbero la possibilitÃ* di esplorare qualcosa di completamente sconosciuto, e le loro scoperte non potevano che essere meravigliose e gioiose, esaltanti e dinamiche, colme di energia, e sopratutto aprivano innumerevoli altre possibilitÃ*...

zkalima
18th February 2010, 21:36
Si, sono d'accordo, quello che volevo dire è che l'orchestra, non sempre, costringeva a un linguaggio più definito, prendiamo per esempio, ma forse è un caso unico, quella di Duke Ellington, il suono e la personalitÃ* dei musicisti determinavano persino la composizione dei pezzi, Ellington componeva pensando a Carney, Webster o Hodges.
Ma, veramente si, è un caso a se, unico, le grandi orchestre di bianchi erano più livellate e livellanti, a parte forse quella di Benny Goodman, che fu la prima orchestra "mista" della storia.
In fondo chi ha innovato è perchè andava controcorrente.

MyLadySax
23rd February 2010, 10:43
Oggi, un giovane che vuole imparare a suonare il jazz, almeno nella migliore delle ipotesi, ne ascolta tanto, assiste ai concerti dei jazzisti più noti e, ogni qual volta ne ha modo, lo suona con altri che condividono i suoi intenti, meglio se più bravi: questa, naturalmente, è la base.
I tempi, però, sono profondamente mutati rispetto agli anni in cui Pres e Bean si sono fatti le ossa!
In quegli anni, c'erano giÃ* i dischi, anche se certo la musica da ascoltare non era così facilmente reperibile come lo è oggi: i più giovani del forum sappiano che fino a non tanto tempo fa un disco era prezioso, perché costava non meno di oggi, ma non lo si poteva scaricare, la qual cosa aveva il suo vantaggio, perché tutti noi un po' meno giovani ne conoscevamo il contenuto a memoria e, in fin dei conti, evitando il consumistico usa e getta, paradossalmente apprendevamo anche di più (penso a Parker che impara gli assoli di Young dai dischi dell'Orchestra di Basie)!
In quegli anni, c'erano i concerti, ma quanti! Nei '20, '30 e '40, grandi cittÃ* come New York letteralmente pullulavano di locali dove ogni sera e ogni notte si faceva jazz! Alcune zone sono oggi addirittura leggendarie, come Harlem e la 52sima strada a New York: insomma, per l'apprendista c'era davvero l'imbarazzo della scelta.
E, naturalmente, in quegli anni c'erano jam session dappertutto e le possibilitÃ* di "incrociare le armi" con gli altri musicisti erano enormi.
C'era chi aveva una formazione musicale formale, se non accademica (si pensi a Benny Goodman, a Benny Carter o ad Art Tatum), ma, a parte il fatto che questa non era la regola, non esistevano scuole o accademie in cui si imparava a suonare il jazz: il jazz si imparava sul campo, per cui, una volta acquisita una sufficiente conoscenza dello strumento e della musica, si suonava con gli altri e non c'erano regole rigorose, perché ci si formava in maniera spontanea, con tanti maestri, che erano i musicisti più bravi o più anziani, attraverso una tradizione orale ormai interrotta, e non esisteva il maestro (uno solo!) che oggi ti dice esattamente come devi suonare e che, sostanzialmente, ti dice quello che ti direbbe qualsiasi altro maestro, essendosi il linguaggio fortissimamente uniformato (né esistevano i manuali e neppure gli Aebersold!).
Ognuno cresceva musicalmente in maniera molto più libera e spontanea.
Tutto ciò è percepibile, nel caso di Ellington (ma anche di Evans), pure a livello orchestrale: il suono dell'Orchestra di Ellington è così riconoscibile perché il Duca pretendeva che i propri musicisti mantenessero il proprio timbro anche in sezione!