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Visualizza Versione Completa : Quartetto Amethyst esegue "XAS" di Iannis Xenakis



ModernBigBand
3rd October 2009, 00:01
Buon ascolto! ;)

[youtube:3e1u5wua]http://it.youtube.com/watch?v=VmO6bY56YlY[/youtube:3e1u5wua]

Sax O' Phone
23rd October 2009, 13:55
Mi era sfuggita questa tua segnalazione!
Trovo che sia un'ottima scrittura per saxofoni, facendone risaltare le qualitÃ* camaleontesche (a me in certi passaggi i suoni ricordano tutt'altri strumenti); trovo anche moilto piacevole come abbiano saputo integrare armonicamente sovracuti ed armonici di tutti e quattro...
Grazie MBB!
;)

Danyart
23rd October 2009, 14:02
Ho ascoltato con un pò di pazienza e coraggio questo quartetto...indiscutibilmente sono dei mostri, fanno delle cose "tecniche" pazzesche con una naturalezza assurda, la composizione è estremamente complessa e avanguardistica, piena di suoni altissimi e suoni multipli in ogni parte dei rispettivi sax...detto questo, da profano, anzi ignorante in questo genere, non posso certo dire che mi piaccia granchè, che mi appassioni più di tanto, ma non è la questione che la composizione sia troppo "avanti", anzi questa è la cosa che mi da interesse...a me, proprio, non piace la "situazione", cioè non mi piace vedere ed ascoltare dei musicisti che sono spesso più delle macchine che degli artisti, troppo poco personali, sonoritÃ* rigide, a volte è difficile riconoscere la differenza tra soprano e contralto o tenore, anche se immagino che, probabilmente, la ricerca del compositore parta proprio dal presupposto di ottenere una sonoritÃ* estremamente omogenea tra i vari sax...semplicemente questo a me non piace granchè, ma sono ignorante, quindi non voglio offendere nessuno, se ci riesco...
ora spero che non mi si rivoltino contro tutti quelli che la pensano diversamente!
allo stesso tempo non amo chi invece fa l'esatto contrario, esagerando nell'atteggiamento per ammiccare facilmente il pubblico (vedi David Koz, bravissimo sax ma ridicolo sul palco..).
Ultima cosa, siccome sono ignorante in materia, sto andando ad ascoltare Rascher e il suo quartetto, c'è un sacco di roba su You Tube e in altre parti che non si dicono, anche se probabilmente non mi piacerÃ* quanto Brecker, almeno mi farò una cultura, anche perchè ciò che ha lasciato a tutti, jazzisti compresi, è indubbiamente spettacolare e importantissimo.. :saxxxx))) :saxxxx))) :saxxxx)))

Sax O' Phone
23rd October 2009, 14:51
Dany, non è neanche il genere musicale che ascolto in questo periodo, e tutto sommato neanche a me comunica grandi emozioni (ad un primo ascolto), ma forse questo è proprio l'intento del compositore... Anch'io sono piuttosto ignorante, ma ascoltando questo genere di composizioni con un orecchio neutro le trovo sempre suggestive, trascurando la valutazione tecnica dei musicisti: certo anche a me dice molto di più un saxofonista jazz che riesce ad improvvisare una melodia oppure una progressione su un semplice e spesso orecchiabile motivetto, trasformandolo in qualche cosa di più significativo ed ampio; da profano penso che il saxofono abbia trovato la sua dimensione espressiva nel jazz, e di riflesso credo che molti compositori contemporanei di musica colta abbiano intuito che questo strumento può avere finalmente un suo spazio, e ciò non può che farmi piacere. Ammiro come dici anche tu la naturalezza degli esecutori nell'interpretare passaggi tecnicamente ardui in funzione della Musica, ma cerco sempre di non lasciarmi influenzare da quella parte di razionalizzazione per lasciare che sia il Suono a comunicare la propria dimensione...

Danyart
23rd October 2009, 15:11
volevo solo precisare ancora che il fatto che la composizone sia assolutamente "impegnativa", per me non è un problema, anzi è un motivo d'interesse! a me ciò che non piace è la situazione che deriva dall'approccio Classico del fare musica, quindi avrei lo stesso pensiero sentendo un brano di Mozart o di Coltrane o dei Beatles (mi è capitato dal vivo..) suonati con questo stesso atteggiamento, ma non solo visivo, anche nel modo di suonare, però è questione di gusti, essenzialmente...per il resto, la penso uguale, mi fa felice che il sax, in tutte le sue "grandezze", sia ormai entrato da tempo e prepotentemente nel repertorio cosiddetto colto..

juggler
28th October 2009, 01:48
A mio avviso, è proprio l' "approccio ottocentesco" che rende surreali le performances di musica contemporanea: per "approccio ottocentesco", intendo la "messa in scena" in cui si realizza la performance, non in linea con il contenuto proposto!
Il comun denominatore fra le "modalitÃ* ottocentesche" e il linguaggio musicale delle Avanguardie del Primo e Secondo Novecento è la divisione rigida dei ruoli (compositore-esecutore) e la fedeltÃ* al testo (partitura): tale "ingessatura rituale" deriva dalla visione giudaico-cristiana del mondo, che è l'asse portante su cui si regge l'intera cultura europea; la fedeltÃ* e l'interpretazione dei contenuti e significati delle Sacre Scritture e del Vangelo, pone il testo scritto in una posizione di indiscutibile sacralitÃ*, in quanto lì è la VeritÃ* di "ascendenza divina"...

Nelle "pratiche musicali" che si sono succedute nel corso dei secoli, all'interno della cultura europea, possiamo scorgere una "trasposizione simbolica" di tale assunto: il compositore è il depositario di una profonda conoscenza, di ascendenza divina; l'esecutore diventa l' "officiante", colui che trasmette i "significati reconditi" del testo scritto e li vivifica agli astanti, rendendoli partecipi dell'incommensurabile bellezza di cui è capace il "Creatore" (compositore)...

Può piacere o meno...ma questo, in modo estremamente sintetico, è ciò che caratterizza e separa la cultura musicale europea dalle restanti culture del ns. Pianeta!

Per ciò che concerne le espressioni musicali delle Avanguardie e della ns. contemporaneitÃ*, è assurdo che si continui a proporle nell'asetticitÃ* delle sale da concerto: bisogna individuare modalitÃ* "multimediali", spazi alternativi e quant'altro...ovvero non credo che la difficoltÃ* di fruizione risiedi nell' "osticitÃ* linguistica" e solo in quella, ma nell'incapacitÃ* di saperla presentare in modo adeguato e coinvolgente e in spazi idonei...usare ancora il vecchio "codice rituale" della sala da concerto non fa altro che aumentare l'estraneitÃ* e l'indifferenza del pubblico e alimentare i soliti pregiudizi...se non "dietrologie" per i "bei tempi andati"...

Danyart
28th October 2009, 09:29
ecco, juggler ha esposto in modo superlativo ciò che penso anch'io..
:half: :saxxxx))) :saxxxx)))

Sax O' Phone
28th October 2009, 16:30
Ci stavo riflettendo... Nel jazz p.e. l'ambiente in cui si svolgevano le performance musicali era all'opposto quello molto poco sacro dei bordelli o delle sale da ballo; successivamente si è passati ai club oggetto di continue incursioni della sezione narcotici; alcuni musicisti vedevano in questi ambienti un fattore discriminante e razziale (il ghetto), e considerata la propria preparazione culturale, intellettuale e musicale hanno cercato di uscire da questi ambienti, proponendo la loro musica in ambienti più consoni come i teatri e le sale da concerto (su tutti il MJQ); altri musicisti invece (Davis, Gillespie...) avevano dei dubbi nel dover sacralizzare la propria avventura artistica schematizzandola negli assiomi dogmatici a cui juggler si riferisce; Mingus detestava l'ambiente corrotto dei clubs, ma ammetteva che era anche umus e substrato creativo a cui molti jazzisti non sapevano rinunciare...
Io trovo del tutto indifferente l'ambiente e la scenografia che circonda la musica: per me è irrilevante in quanto è la musica stessa a determinare gli spazi conformemente al tempo trasmesso nella sua pulsazione; comprendo però pienamente un musicista nero, o comunque diverso e segregato nella propria espressione culturale, che vuole rompere la gabbia che gli viene imposta, la confezione che per molti nasconde i veri contenuti...

juggler
28th October 2009, 20:29
Attenzione... nella musica, forma e contenuto sono la stessa cosa...e la "messa in scena", lo spazio performativo non può essere disgiunto dalla proposta musicale, ma ne è il complemento essenziale per il compimento, comprensione e diffusione della stessa...
Per fare un'analogia jazzistica (anche se sarebbe meglio rimanere contestuali) quando Miles svoltò in senso "elettrico", gli spazi adatti per la sua musica, non potevano essere nè i clubs, nè i teatri...ma solo grandi spazi come gli stadi...

Danyart
29th October 2009, 10:29
non è una questione di luogo...ma come si presenta una situazione musicale, è difficle spiegare a parole, ma basta parteciparci e si capisce...

Sax O' Phone
29th October 2009, 14:48
Certo Dany: la mia era una riflessione da ascoltatore; per un esecutore il discorso cambia... D'altra parte ascoltare un musicista suonare con un pubblico ricettivo e rilassato è tutt'altra cosa dove il pubblico è mummificato oppure al contrario rissoso e distratto, ma questo può dipendere dall'influenza che il pubblico genera di riflesso su chi suona.
Miles Davis che suonasse in un club o in uno stadio se ne infischiava altamente, spesso dando le spalle al pubblico e uscendo di scena quando non suonava, ma lui aveva un carattere adamantino ed era un combattente, anche per la sua musica...
Le alternative ai così detti spazi musicali così condizionati dal business non son per nulla facili da definire, credo.

juggler
1st November 2009, 01:13
I luoghi, la messa in scena e la spettacolarizzazione sono molto importanti, quando parliamo di musica contemporanea: gli altri riferimenti al business e quant'altro non hanno molta attinenza...ci sarebbero tutta una serie di considerazioni storico-analitiche che si possono fare...
Questo video, quanto meno, può dare una visione palpabile di ciò che intendo: in realtÃ*, è ciò che intendevano le Avanguardie...la fruibilitÃ* è giÃ* diversa e il livello comunicativo-poetico acquista una reale visibilitÃ* e palpabilitÃ*...

http://www.youtube.com/watch?v=obwP4tb6qqY