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Visualizza Versione Completa : Consigli da Sandro Satta



re minore
16th June 2009, 12:49
Ho fatto ieri una lezione "di prova" con Sandro Satta, al St. Louis. Iniziero' le lezioni regolari ad ottobre, ma siccome questa estate avro' un po' di tempo da dedicare allo studio ho pensato fosse saggio fare una lezioni per impostare al meglio il lavoro estivo.

Mi sono presentato con il contralto (che BTW mi ha messo a posto - aveva una vite un po' sregolata) e... beh, ci siamo conosciuti, gli ho detto che ero autodidatta, che leggo un pochino, che un po' improvviso, che magari alcune cose le so fare ma me le devo studiare un attimo - non e' che prendo uno spartito e parto in quarta... Lui ha detto "beh, vediamo questo" e ha messo su Blue Bossa, brano molto facile che pero' io non conoscevo. Dopo 5 minuti di studio lo suonavamo insieme su una base Aebersold, poi mi ha fatto arpeggiare gli accordi (altri 5' di studio) poi mi ha fatto l'analisi armonica - ripeto che il brano e' molto facile - e ha detto "Ora improvvisiamo"... e dopo altri 5 minuti improvvisavamo insieme sempre sull'Aebersold alternando 4 misure per uno! Uno spettacolo! Un grande. :half:

Quasi sicuramente trovero' il tempo di fare un'altra lezione prima della chiusura (Luglio) ma questa volta con il soprano!

E veniamo ai consigli che mi ha dato, che riassumo qui.

Il Londeix e' buono ma e' orientato alla musica classica. Per chi vuole suonare Jazz ci sono scelte forse preferibili. Me ne ha anche detto uno ma non trovo il foglietto dove me lo ero scritto. La prossima volta che lo vedo glielo chiedo di nuovo.

Il solfeggio parlato serve ma non poi cosi' tanto, e' piu' proficuo leggere direttamente con lo strumento. Dice che ci sono musicisti che sanno leggere e suonare a prima vista ma che hanno difficolta' con il solfeggio parlato.

Invece mi ha consigliato di studiare solfeggio ritmico, ma non gli ho chiesto un consiglio su un testo specifico. Se qualcuno conosce qualcosa condivida!

Ha infine consigliato caldamente di lavorare con il "Patterns for Jazz" di Jerry Cocker (come peraltro suggerito da fcoltrane in altro 3D).

Placebo
16th June 2009, 13:23
Bellissimo!
Sinceramente il solfeggio ritmico non so ancora cosa sia, magari il dettato, quello lo conosco..
Il solfeggio parlato non serve? :BHO:
Prima volta in vita mia che sento questo.... ::zitto::
La mia insegnante di solfeggio "affetta" non poco pure sul solfeggio cantato, dicendo che serve a molte cose tra cui, l'improvvisazione.

Ma ognuno ha un suo metodo si sa....

Ciao

re minore
16th June 2009, 17:49
Questa cosa del solfeggio parlato ha stupito anche me, e non poco. Non e' pero' che non serve: l'idea di Satta e' che un'ora passata a fare solfeggio parlato rende molto meno che un'ora fatta a leggere lo stesso pezzo (o simile) suonandolo direttamente. Lo ritiene quindi non inutile, ma solo poco efficiente.

Il concetto alla base e' che e' possibile passare dalla posizione del pentagramma alla posizione sullo strumento senza passare per il concetto "nome della nota": l'associazione e' posizione sul pentagramma->posizione sullo strumento. Non e' quindi indispendabile in pratica fare posizione sul pentagramma->nome della nota->posizione sullo strumento.

Sul solfeggio cantato non si e' pronunciato, e non si puo' assumere che ritenga poco efficiente anche quello.

Un esercizio di sofeggio ritmico e' una serie di note in cui viene mostrata solo la figurazione, senza la posizione nel pentagramma (e senza pentagramma). Quindi ad esempio una semiminima seguita da due crome, poi di nuovo una semiminima e di nuovo due crome. Eseguendo l'esercizio non dirai il nome delle note ma solo il tempo: in questo caso TAA TA TA TAA TA TA.

Placebo
16th June 2009, 22:28
Questa cosa del solfeggio parlato ha stupito anche me, e non poco. Non e' pero' che non serve: l'idea di Satta e' che un'ora passata a fare solfeggio parlato rende molto meno che un'ora fatta a leggere lo stesso pezzo (o simile) suonandolo direttamente. Lo ritiene quindi non inutile, ma solo poco efficiente.

Un po' come dire ad un bambino di fare le divisioni senza conoscere le tabelline, così le apprende direttamente "sul campo"? Non ho competenze adeguate da potermi permettere di criticare l'operato di un Maestro, ma nel mio piccolo, faccio fatica a convincermi. :BHO:


Il concetto alla base e' che e' possibile passare dalla posizione del pentagramma alla posizione sullo strumento senza passare per il concetto "nome della nota": l'associazione e' posizione sul pentagramma->posizione sullo strumento. Non e' quindi indispendabile in pratica fare posizione sul pentagramma->nome della nota->posizione sullo strumento.

Questo concetto meriterebbe uno sviluppo approfondito in tutte le sue sfaccettature, ma ripeto, non me la sentirei..... ::zitto::


Sul solfeggio cantato non si e' pronunciato, e non si puo' assumere che ritenga poco efficiente anche quello.

Il solfeggio cantato aiuta ad avere l'idea di un suono prima che venga eseguito, questa qualitÃ* che si apprende col cantato, poi sommata a studio, abilitÃ* ed esercizio, fonda l'improvvisazione. Decidi tu quanto è importante....


Un esercizio di sofeggio ritmico e' una serie di note in cui viene mostrata solo la figurazione, senza la posizione nel pentagramma (e senza pentagramma). Quindi ad esempio una semiminima seguita da due crome, poi di nuovo una semiminima e di nuovo due crome. Eseguendo l'esercizio non dirai il nome delle note ma solo il tempo: in questo caso TAA TA TA TAA TA TA.

Ah ok... io l'ho sempre fatto al contrario: l'insegnante detta il ritmo con tattarattata... e noi lo scriviamo sul rigo ritmico. Ora ho capito.

ModernBigBand
17th June 2009, 00:06
Mi permetto di intervenire onde evitare che si possano fraintendere i consigli del grande Sandro Satta, che letti fuori dal contesto potrebbero apparire "originali".
Quando ci si trova con un nuovo allievo ci sono tre cose importanti da fare: capire da dove si parte, capire cosa l'allievo vuole fare, capire dove vuole arrivare.
Nel nostro caso, immagino che re minore non abbia velleitÃ* professionistiche ma soprattutto che non sia un ragazzino con ore e ore a disposizione per applicarsi...
Sicuramente il nostro re minore avrÃ* impegni lavorativi, familiari e personali non indifferenti per cui avrebbe poco senso stilare un programma di studi troppo ampio che servirebbe solo a disperdere energie, meglio quindi focalizzare l'attenzione sulle principali problematiche dello strumento e concentrarsi su ciò che interessa maggiormente.
Se si considera ciò si può comprendere meglio per quale motivo si fanno dei "tagli" che agli occhi del profano potrebbero apparire azzardati.

Placebo
17th June 2009, 00:20
Modern, grazie per l'intervento chiarificatore, ma consentimi una riflessione: da noi a scuola chi preferisce "saltare" le lunghe e dispendiose nozioni teoriche prendendo solo il sunto o la parte "pratica", ti posso garantire che quando si suona insieme, la differenza con chi "si annoia" su solfeggi, intervalli ecc... è palese.

Ribadisco però, che le mie riflessioni, da profondo ignorante in materia, lasciano il tempo che trovano dinanzi la riconosciuta esperienza di Maestri di grosso calibro.
Auguro a Reminore di trovare quello che cerca.

re minore
17th June 2009, 09:42
Credo che MBB abbia colto in pieno nel segno. C'e' infatti da considerare che quello che ha detto lo ha detto a me, in lezione individuale, e non ad altri. Magari ad altri avrebbe dato un consiglio diverso.

E c'e' anche da considerare che prima di consigliare mi ha messo davanti un pezzo del real book e lo ho fatto quasi all'istante sullo strumento (era molto facile - blue bossa), quindi forse ha giudicato che il mio livello di lettura e' sufficiente per lavorare direttamente con lo strumento. Ripensandoci, ho letto a prima vista senza sbagliare una nota ma con un minimo di incertezza sul tempo. E guarda caso mi ha consigliato di fare solfeggio ritmico.

fcoltrane
17th June 2009, 14:36
comunque c'è una scuola di pensiero che propone un percorso di studio progressivo che si contrappone al solfeggio parlato.
in pratica prima si suona e poi si attribuisce il nome a ciò che si è suonato.
per parlare della metafora è un po' come far ripetere tutti i risultati delle tabelline in ordine,
2 4 6 8 ecc.... per poi dire hai suonato la tabellina del 2.
ecc.. :lol:
ciao fra

re minore
28th June 2009, 08:31
Modern, grazie per l'intervento chiarificatore, ma consentimi una riflessione: da noi a scuola chi preferisce "saltare" le lunghe e dispendiose nozioni teoriche prendendo solo il sunto o la parte "pratica", ti posso garantire che quando si suona insieme, la differenza con chi "si annoia" su solfeggi, intervalli ecc... è palese.


Riesumo questo post perche' a distanza di qualche tempo credo di aver trovato la chiave per interpretare le parole di Satta, che tra l'altro rivedro' tra una settimana.

Satta non ha detto che non serve il solfeggio, ha detto che quello che serve meno e' la dizione del nome delle note. Consiglia di interpretare la lettura del pentagramma direttamente in posizioni sullo strumento. Un concetto molto simile e' espresso nell'introduzione di "Pattern for Jazz" di Cocker (che ho appena comprato :ghigno: ).

Ecco un esempio di come applico questo passaggio diretto al fingering sullo strumento lavorando col Cocker: spesso mi capitano dei frammenti di tempo "libero per pensare", ad esempio mentre sto in metropolitana. E' possibile usare questo tempo per studiare musica? Beh, volendo si puo': io mi esercito ad eseguire arpeggi e scale semplicemente visualizzando il sax e le posizioni. Ad esempio mi arpeggio gli accordi C / C# / D / D# etc. "vedendo" mentalmente la sequenza delle posizioni sul sax. All'inizio passavo per il nome delle note, ora non lo faccio piu': il passaggio e' diretto. Non penso C = Do - Mi - Sol - Si etc. ma penso direttamente le posizioni sul sax. E mi ci trovo senz'altro meglio. Quando arrivero' a patterns piu' complessi provero' a fare anche quelli con questo sistema, conscio che le diffcolta' aumenteranno.

almartino
28th June 2009, 09:19
Invece mi ha consigliato di studiare solfeggio ritmico, ma non gli ho chiesto un consiglio su un testo specifico. Se qualcuno conosce qualcosa condivida!
ti consiglio: "Encyclopedia of Reading Rhythms" di Gary Hess,
esiste anche il testo tradotto in italiano: "Enciclopedia della lettura ritmica",
270 pagine
14 di introduzione teorica poi il resto tutti esercizi (graduali) che affrontano l'argomento in modo completo.

re minore
28th June 2009, 13:58
Thanks! Thanks!! Thanks!!! :half: :half:

Al momento sto facendo il D. Agostini, ma sara' finito presto.