PDA

Visualizza Versione Completa : Secondo voi, che ha voluto dire Coltrane con questa frase?



MyLadySax
27th January 2009, 15:52
“Non c’è mai una fine. Ci sono sempre nuovi suoni da immaginare; nuovi sentimenti da cogliere. E sempre, c’è il bisogno di continuare a purificare questi sentimenti e suoni in modo che noi possiamo veramente vedere quello che abbiamo scoperto nel suo stato puro. In modo che noi possiamo vedere sempre più limpidamente quello che siamo. In questo modo noi possiamo dare a chi ascolta l’essenza, il meglio di quello che siamo. Ma per fare tutte queste cose dobbiamo continuamente pulire lo specchioâ€.
(John Coltrane)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi.

GeoJazz
27th January 2009, 16:03
Credo si riferisca al continuare a sperimentare se stessi, cercando sempre qualcosa di nuovo, sempre nuovi stimoli e voglia di conoscenza, che è poi quello che porta gente come lui o come Davis ad entrare nell'olimpo dei grandi. Se uno è un grande ed è un fenomeno, non è che si ferma perchè ha raggiunto quel livello e vede la propria immagine nello specchio come se fosse un poster o un'icona: lo specchio, come dice lui, va pulito continuamente, per cercare dentro se stessi sempre qualcosa di nuovo da prendere come spunto per crescere. Solo così si può trasmettere chi siamo al nostro interlocutore, e redo che ciò sia applicabile sia a chi suona, ma anche a qualsiasi professione o rapporto umano si abbia nella vita di tutti i giorni.
Quando avevo letto anche io questo pensiero di Coltrane, ho capito ancora di più perchè adoro questo musicista e poeta della musica e della musicalitÃ*. :half: :half: :half:

Novazione77
27th January 2009, 16:26
...semplicitÃ*, da non confondere con banalitÃ*!
La ricerca della nostra essenza!
Grande John :yeah!)

pumatheman
27th January 2009, 16:31
mi pare sia relativa all'ultimo periodo di Trane +o- tra il '64 - '67.

Incredibile come riesca ad ispirare anche con poche parole, tanto era intenso.
la musica con lui diventa esperienza spirituale intensissima e non più soggetta ad etichette "terrene".
Nella musica vedeva "poteri" ben al di sopra di quelli che in genere gli vengono preposti.

Credo che si riferisca prima di tutto al fatto che il musicista non deve mai considerarsi ne arrivato ne sazio perchè ci sono veritÃ* e scoperte infinite in questa arte.

Poi mi pare che metta in parole quello che è ed stata la sua missione, cioè quella di cercare sempre più in profonditÃ* l'espressione PIU' VERA ed ONESTA della sua musica e del suo IO.

Sento che mi (ci?) dice quello che per me poi si è rivelato il "motore" e la "missione", nel mio piccolo(issimo), della mia passione nella musica, la cui essenza può essere messa in parole così:
per fare musica e rispettarla davvero fino in fondo la si deve fare SOLO in modo sincero ed avventuroso SEMPRE senza MAI scendere a compromessi ne estetici ne di altra natura: dobbiamo essere UMILI e SINCERI per essere nella condizione di FARE MUSICA PIU' PURA POSSIBILE.

Lanjazz
27th January 2009, 17:53
Esprime l'insoddisfazione continua ed eterna del Grande... In fondo chi si sente arrivato non arriverÃ* mai da nessuna parte. In più l'essere umano può studiare tutta la vita, ma lungo questa vita si cambia nostro malgrado e questo cambiamento lo si vede solo attraverso un'analisi complessa, molto complessa, o pulendo in continuazione lo specchio dal quale ci si sta studiando.

27th January 2009, 18:20
Lo specchio è impolverato. va pulito, sempre di piu', solo così potremmo vedere quello che siamo. ripulendo la nostra musica
purificandola da cose che non siamo. come un gigantesca impalcatura sempre presente..che permette di costruire un palazzo sempre piu' alto, ma che aimè, non ce lo fa vedere, nella sua maestosa bellezza barocca.

cito un libro
Doctor Herbie e mister Mwandishi distesero un fazzoletto stropicciato sul legno secco del comodino. il concerto era appena terminato e il rientro in albergo, stavolta, aveva portato con se l'ombra di un richiamo feroce.
una frase.
"non suonare note burrose"
le parole rimbombavano violente nelle orecchie di doctor herbie e mister mwandishi come se potessro sgretolare all'improvviso le sicurezze piu' antiche.
nel bel mezzo di un assolo il maestro aveva pronunciato quella frase dando le spalle al pubblico e guardando i musicisti.
Miles era così: dirigeva la musica, la sua musica senza rivolgersi mai alla platea.
aveva altro a cui pensare: doveva ammaestrare il sound, prenderlo per mano, come a dirgli fidati di me, e farlo volare libero, ma pulito.
poi all'improvviso quel rimprovero rivolto a lui, "non suonare note burrose"
che cosa voleva dire? quando diventavano burrose le note? un reminoresettima prolungato era burro freddo o fuso? e un salto di quarta?
Miles l'aveva spiegato alla sua maniera : senza indicare l'errore o la soluzione , senza dire qui è il paradiso li è l' inferrno,
regolati.
un po' metafisico, un po' zen, un po' bastardo. Grazie Miles, ma potresti dirmi dov'è l'uscita?

Non suonarte note burrose, e non chiederti come, non ci sono regole da capire, manuali da sfogliare, ma solo un prima e un dopo, apri la mente, esplora il sound, La musica è una casa senza porte.

anche mister mwandishi suonava il piano, solo che sperimentare, per lui, significava sconfinare oltre la cortina di ferro dei dogmi del jazz. Via lontano verso parabole anarchiche, piu' dissacranti che eretiche. Via chiudendo Bach e il be bop nel cassetto e rimasticsando il rhythm 'n blues con forza e immaginazione seguendo l'energia distruttiva del rock, il martello del funky le stroboscopiche della disco music qualcuno dice che lÃ* dentro ci fosse anche musica classica, ma nessuno è mai riuscito a dimostrarlo.
ora aveva capito. grazie Miles disse prima di mettersi al pianoforte a suonare una melodia tanto larga e libera da intrecciare le due anime rinchiuse dentro lo stesso corpo. Doctor Herbie e Mister mwadishi

Personaggi come davis o coltrane non erano piu' musicisti.. erano diventati suono. suono puro, navigavano nelle frequenze armoniche come delfini.. e cercare di capire cosa volessero dire ,quando parlavano della loro musica, è come chiedersi quali sono le note burrose...

fcoltrane
27th January 2009, 18:27
forse il riferimento allo specchio ha una valenza anche di:
assenza di preconcetto, ma anche di veritÃ* precostituita.
adoro Trane come musicista .
ciao fra

Sax O' Phone
27th January 2009, 18:42
Lo specchio della Coscienza Suprema, il Parakh (Elemento Giudicante), Il Chetana Vedantico, l'Osservatore e Testimone della mente e del corpo. Se lo specchio è sporco ed impolverato dalle cattive abitudini mentali e fisiche, dagli attaccamenti egoici al corpo ed alla mente, destinati comunque a trasformarsi e degenerare, l'immagine del Sé non è percepibile o è comunque distorta. Oltre all'immagine dello specchio, la Coscienza è spesso paragonata al cielo oppure al sole, che possono essere nascosti dalle nubi, oppure a quella moneta d'oro che giace sul fondo dell'Ocenao (la mente) che solo quando raggiunge l'immobilitÃ* alla sua superficie può essere percepita...

MyLadySax
27th January 2009, 19:06
Facciamo un'analisi della frase.

"Non c'è mai fine".
Platone disse che "una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta". La vita di un musicista è fatta in gran parte di musica. Possiamo dire che per un musicista la ricerca musicale è d'obbligo. Almeno, credo che Coltrane la pensasse così, perché "non c'è mai fine". Ma la frase di Coltrane non mi pare riguardi solo la musica, per cui, in definitiva, credo che Coltrane e Platone abbiano, mutatis mutandis, voluto significare lo stesso concetto.

"Ci sono sempre nuovi suoni da immaginare; nuovi sentimenti da cogliere".
Mi pare lo svolgimento di "Non c'è mai fine". Ma è anche una specificazione, perché così Coltrane delimita l'oggetto della ricerca: i suoni e i sentimenti. Il che, a mio avviso, significa anche che i suoni sono essenzialmente sentimenti, emozioni. Ed è una specificazione pure per un'altro motivo: la ricerca va condotta attraverso l'immaginazione, non appartiene ad un processo logico, discorsivo, della mente.

"E sempre, c’è il bisogno di continuare a purificare questi sentimenti e suoni in modo che noi possiamo veramente vedere quello che abbiamo scoperto nel suo stato puro".
La ricerca conduce, quindi, attraverso l'immaginazione, a scoprire suoni e sentimenti, suoni che sono essenzialmente sentimenti, ma perché Coltrane crede che, per vederli allo stato puro, dobbiamo purificarli? Dobbiamo chiederci: purificarli da che cosa? E che cosa troviamo, poi, allo stato puro, dopo la purificazione? La risposta sta nella frase successiva.

"In modo che noi possiamo vedere sempre più limpidamente quello che siamo".
Allo stato puro troviamo noi stessi!
Ma resta la domanda: da che cosa, per trovare noi stessi, dobbiamo purificare i nostri sentimenti, i nostri suoni?
Da tutto ciò che è male, che allontana da Dio, dall'Assoluto. Il nostro Io, quello che troviamo alla fine del processo di purificazione, che è un processo mistico, coincide con l'Assoluto, è una particella divina. Coltrane non lo dice esplicitamente, ma da anni studiava le religioni orientali.

"In questo modo noi possiamo dare a chi ascolta l’essenza, il meglio di quello che siamo".
Il nostro Io, che è la parte più profonda di noi stessi, coincidendo con l'Assoluto, è anche la nostra parte migliore. Abbiamo il dovere morale di dare, a chi ci ascolta, il meglio di noi stessi, il meglio di quello che siamo, come musicisti, come uomini.
Dunque, la ricerca ha, come scopo finale, il prossìimo, al quale abbiamo il dovere di dare.

"Ma per fare tutte queste cose dobbiamo continuamente pulire lo specchio"
Lo specchio sono i nostri suoni, i nostri sentimenti, in cui ci specchiamo, perché ci rappresentano, raccontano ciò che siamo, quanto siamo o non siamo "purificati".
Purificare lo specchio, dunque, significa ancora purificare noi stessi, per essere migliori.

La musica di Coltrane dopo Giant Steps è inscindibile dalle sue convinzioni morali.
Spero di non essere stato troppo noioso.

fcoltrane
27th January 2009, 19:15
anche prescindendo dalla concezione religiosa, condivido pienamente l'assunto che il suono ci rappresenta e che un suono può coincidere con un sentimento.
(quando il mezzo tecnico è così non è difficile manifestare quello che si desidera).

diverso quando suoniamo i nostri limiti
ciao fra

27th January 2009, 19:21
finch'è hai limiti, hai possibilitÃ* di superarli.

Ctrl_alt_canc
27th January 2009, 19:29
uhm...arrivo tardi...ormai avete detto tutto... :lol:


dico solo che forse Coltrane allude anche,nel pulire lo specchio,al "non vedere ciò che non c'è",non solo nel senso che non si è mai arrivati,ma anche di essere molto critici con se stessi...un po' come fa rollins...

fcoltrane
27th January 2009, 19:36
condivido , ma io dicevo suonare i propri limiti .
(cioè vivere il suono con pregiudizio senza affrontare i propri limiti)
il contrario di cercare sempre di superare il proprio limite.
ciao fra

Sax O' Phone
27th January 2009, 19:44
Bravissimo MyLadySax! Bellissima analisi!
:lolloso:

Ctrl_alt_canc
27th January 2009, 20:02
condivido , ma io dicevo suonare i propri limiti .
(cioè vivere il suono con pregiudizio senza affrontare i propri limiti)
il contrario di cercare sempre di superare il proprio limite.
ciao fra


ah si si perfetto...mi riferivo ad un altra interpretazione che poteva essere data alla mia spiagazione,non mi riferivo a te :smile:

fcoltrane
27th January 2009, 20:09
si anche io mi riferivo al messaggio precedente al tuo
ciao fra

27th January 2009, 20:58
condivido , ma io dicevo suonare i propri limiti .
(cioè vivere il suono con pregiudizio senza affrontare i propri limiti)
il contrario di cercare sempre di superare il proprio limite.
ciao fra
allora si.. :ghigno:

comunque c'è gente che va dicendo in giro che il primo suono che emetti da bambino è puro. il resto no.

picasso ci ha messo decenni per riuscire a disegnare come quando era bambino.
il suono ha caratteri molto differenti. nessuno è riuscito a risuonare la "voce bianca" nemmeno jhon, secondo me. davis ci è andato molto molto vicino.

puffosky
27th January 2009, 21:14
mi permetto di non condividere, nella bella e ampia analisi di LadySax,

"allontanandosi da Dio e dall'Assoluto".

A Love Supreme, almeno così mi sembra, è un canto rivolto a Dio,
una preghiera.

Se molti sassofonisti sono atei, o credono di esserlo (la musica buona è tutta "sacra",
vedi i Gospel e lo spirito originario del Blues),
certamente Coltrane in Dio ci credeva

pace a tutti
:saxxxx)))

puffosky
27th January 2009, 21:42
mi permetto di aggiungere:
dalle note di copertina di A Love Supreme:
"John Coltrane saw the album-lenght suite A Love Supreme as his gift to God."
:
Che Dio benedica tutti i sassofonisti
:saxxxx)))

27th January 2009, 22:13
bhè se dio ha inventato la musica e poi ce l'ha fatta scoprire... tanto di cappello a lui e ai suoi complici ghhghg
però robert jhonson era molto atero... diceva sempre "sono talmente ateo che non ho neanche l'osso sacro" e lui il blues l'ha inventato :D
Reverendo gary davis invece suonava la sua armonica cantando "say no to the devil" chissÃ* perchè la chiamano musica del diavolo diabulus in musica.

Sax O' Phone
27th January 2009, 23:53
mi permetto di non condividere, nella bella e ampia analisi di LadySax,
"allontanandosi da Dio e dall'Assoluto".

"Da tutto ciò che è male, allontanandoci da Dio, dall'Assoluto."
Io lo ho inteso come
Da tutto ciò che è male, che ci allontana da Dio, dall'Assoluto.

Sax O' Phone
28th January 2009, 00:01
chissÃ* perchè la chiamano musica del diavolo
Forse perchè il blues ha a sua volta le radici nella musica Gospel, o sacra, quella che cantavano in chiesa per parlare a e di Dio, quando invece i soggetti del blues erano le passioni e le sofferenze terrene, il male che ci affligge in quanto esseri umani, ma cantati con la stessa forma della musica sacra, e questo sicuramente dispiacque ai credenti che videro sviliti i loro sentimenti ed emozioni, che erano appunto rivolti a soggetti più elevati, in apparenza...

28th January 2009, 01:38
giÃ* sax'o'phone (:

MyLadySax
28th January 2009, 12:57
mi permetto di non condividere, nella bella e ampia analisi di LadySax,
"allontanandosi da Dio e dall'Assoluto".
A Love Supreme, almeno così mi sembra, è un canto rivolto a Dio, una preghiera.

Come spiegato da Sax O'Phone, "allontanandoci dall'Assoluto" sta per "che ci allontana dall'Assoluto". Scrivendo l'analisi di getto, non mi sono avveduto del possibile fraintendimento, per cui - grazie, Puffosky - ho appena apportato una piccola correzione al testo.
"A Love Supreme" è un canto rivolto a Dio, ma tutta la musica di Coltrane, dopo "Giant Steps", è una preghiera, un rito afroamericano.
A parte Coltrane, i legami del jazz con il sacro sono ancora tutti da approfondire: si pensi all'influenza del gospel e dei riti vodoo sul jazz primigenio (la nonna di Morton era una fattucchiera), alla formazione nelle chiese nere di tanti jazzisti di colore, ai Concerti Sacri di Duke Ellington, alla spiritualitÃ* della musica di Jarrett, al misticismo di Steve Coleman.
Concordo con te, Puffosky, la buona musica è tutta sacra, anche se chi la fa non sempre ne è consapevole, ma seguire questo ragionamento ci porterebbe a tutta una serie di spinosissimi problemi, tipo: quando la musica è buona? Si aprirebbero polemiche infinite.

puffosky
28th January 2009, 20:02
mi scuso se ho frainteso
e ringrazio di avermi ascoltato

certo, sarebbe lunghissimo discutere sulla sacralitÃ* della musica
magari ci saranno altri argomenti...

intanto un Grande ringraziamento a LadySax per aver postato
la bellissima frase di Coltrane
me la sono copiata sul computer

pace a tutti
viva il sax e la musica
:saxxxx)))

MyLadySax
29th January 2009, 09:57
Forse perchè il blues ha a sua volta le radici nella musica Gospel, o sacra, quella che cantavano in chiesa per parlare a e di Dio, quando invece i soggetti del blues erano le passioni e le sofferenze terrene, il male che ci affligge in quanto esseri umani...
C'è anche un'altra spiegazione.
I blues, da "blue devils" (= demoni, spiriti "down"), nella mitologia afroamericana dell'Ottocento, sono i demoni della depressione. La parola blues, prima nello slang afroamericano, poi nell'americano, sta anche per depressione, per es. nella frase "I had a bad case of the blues" (= "ho avuto una brutta depressione").
Il retaggio animistico africano è evidente. In molti blues, sentiamo "I got the blues", per dire "ho la depressione", ma il significato più genuino è "ho i demoni, gli spiriti maligni dentro".
L'interpretazione del blues come musica del diavolo credo sia successiva e influenzata da concezioni cristiane.

juggler
1st February 2009, 04:00
Non so se sia possibile spiegare o interpretare frasi o concetti che, appartenendo all'evoluzione interiore di una persona, al suo cammino verso una rinnovata e piu' "sottile" consapevolezza della realtÃ* e quindi di se stessa, appaiono come le "visioni intuite" dei "mistici" di ogni epoca...una percezione che supera la mera comprensione razionale, come è stata intesa soprattutto dalla cultura europea...quella che segue è una "ipotesi di lettura", fatta di riflessioni/ analogie "dubitative"...

"Non c'è mai fine: ci sono sempre suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare..."
Paradossalmente, questo incipit è molto "europeo" rispetto a ciò che segue...se non sapessimo che fosse Coltrane a parlare...descriverebbe bene il percorso evolutivo della tradizione musicale occidentale sempre volto a superare le "conquiste musicali" delle epoche precedenti...in fondo, anche il jazz, in un periodo ben piu' ristretto è stato animato dallo stesso tipo di "motivazione"...rimane il dubbio "umano"...l'uomo è in grado di immaginare suoni indipendentemente da tutte le "fonti produttive" (strumenti e non) o il suo "immaginario musicale" o sonoriale è strettamente collegato all'esperienza che dei "suoni" ha, ha avuto o può avere? Sappiamo che Beethoven scrisse la 9^ Sinfonia in uno stato di totale sorditÃ*...ma aveva una "bussola interiore" guidata da un'esperienza pregressa intensa e profonda...se, invece, si nasce sordomuti, quale "immaginario sonoriale" si possiede? Se la ns. conoscenza dipende dal "corretto" funzionamento dei ns. sensi, esiste un tipo di "conoscenza" o esperienza che supera le ns. parziali percezioni sensoriali? E' un'attivitÃ* immaginativa della mente o una "abilitÃ* mentale" che non siamo stati in grado di identificare o di indagare opportunamente? Il metodo scientifico è una "risposta parziale" a questo "interrogativo aperto"...
In "To Be" (Expression), Coltrane "dialoga" al flauto con l'ottavino di Sanders...esplora nuovi suoni con un nuovo strumento...
se fosse vissuto di piu' si potrebbe ipotizzare che avrebbe approfondito anche il flauto oppure che si sarebbe rivolto verso altre "fonti sonore"...se non avesse ad un certo punto "scoperto" il sax soprano, la sua musica si sarebbe evoluta lo stesso verso una "ricerca modale"? Quali "sentimenti" sperimentiamo veramente...quelli che sappiamo ci caratterizzano o solo quelli che non ci appartengono e che circostanze, eventi, occasioni particolari "risvegliano" in noi?
La corrispondenza tra scale musicali e sentimenti umani è stata "codificata" dalla tradizione musicale millenaria del Nord India...Coltrane faceva in qualche modo riferimento ad essa od era giunto o stava per giungere ad una sua "percezione sonoriale" o "organizzazione musicale" transculturale?

"C'è la necessitÃ* di purificare sempre piu' questi sentimenti, questi suoni per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto, in modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo."
La "purificazione" di tutti i sentimenti è nell'Amore! VorrÃ* forse dire...che solo amando qualsiasi sentimento si "purifica"? E che soltando esprimendo quei "suoni", purificati dall'amore siamo in grado di fare delle "scoperte" e riusciamo ad esprimere ciò che siamo?
Oppure lo "stato di purezza" è uno stato di non-identificazione, di accettazione "sic et simpliciter", l'attimo di non-mente...simile al concetto di esperienza espresso nei sutra di Patanjali o tipico della tradizione orientale? Se fosse vera, questa seconda ipotesi, la "posizione" di Coltrane sarebbe simile a quella di Cage...ma Coltrane non era "cinico" come Cage...istintivamente, mi convince di piu' la prima ipotesi...

"Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l'essenza, il meglio di ciò che siamo."
Potrebbe tradursi..."solo ciò che facciamo con amore, parla di noi..."

"E per far ciò bisogna pulire lo specchio..." Nell'amore, non abbiamo bisogno di dimostrare altro, non ci sono i "riflessi dell'Io"...
ma "diventiamo ciò che siamo, col ricordo di ciò che eravamo diventati", come recita un antico adagio sufi...

MyLadySax
2nd February 2009, 09:11
Un tentativo di spiegazione per molti aspetti diverso dal mio, almeno altrettanto plausibile e senz'altro interessante. Grazie, Juggler.
A proposito della prima parte del tuo messaggio, nel misticismo cristiano si parla di "sensi spirituali", ma si tratta di un concetto, sia pure espresso diversamente, trasversale.

juggler
3rd February 2009, 07:39
Un tentativo di spiegazione per molti aspetti diverso dal mio, almeno altrettanto plausibile e senz'altro interessante. Grazie, Juggler.



Grazie a te, per l'interessante spunto riflessivo! Ciao!

fcoltrane
4th February 2009, 22:25
io ringrazio entrambi :yeah!)
ciaofra

red
16th February 2009, 20:08
che nn si finisce mai di imparare e soprattutto di studiare. si, si deve studiare e studiare!! :saputello

22nd February 2009, 14:10
La cosa più meravigliosa della musica, di qualsiasi tipo e stile,è che ognuno può e deve interpretarla a modo suo, libero da ogni costrizione e da ogni vincolo, solo essendo se stessi, il proprio e vero io.
Penso che anche alla frase di Coltrane si possa applicare tale pensiero.