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Visualizza Versione Completa : (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!



pumatheman
19th November 2008, 23:12
Ho notato che purtroppo è stato un pò dimenticato nel forum allora mi permetto di scriverne una piccola introduzione per chi ancora non lo conosce...

so long Eric...

Quando uno può dire: posso fare quello che mi pare con lo strumento e poi....
Restare una delle persone piu umili...
Suonare OGNl nota come fosse l'ultima...
Suonare SEMPRE NON per intrattenere ma per esprimersi senza mezze misure e senza limiti...
senza inchinarsi MAI a regole estetiche ma anzi cercando tutte le volte di mettere tutto in discussione per amore della musica e dell'espressione...
Capofila e pioniere dell'avanguardia jazz ancor prima che ne fosse coniato il nome...
Grande animatore del third-stream ossia i primi e più coraggiosi "esperimenti" di fusione tra il jazz e la classica....
Ospitare musicisti che sbarcavano in cittÃ* in cerca di ingaggi e togliersi il pane di bocca per questi compagni di avventura anche quando è da un bel pezzo che non mangia...
Questo e molto altro era Eric Dolphy uno dei più grandi musicisti della storia, attivo, a suo nome, per appena 4/5anni e prematuramente scomparso nel 1964 all'etÃ* di soli 36anni per un diabete fulminante del quale probabilmente non era consapevole...
Attivissimo collaboratore al fianco di figure leggendarie come J. Coltrane, O. Coleman, Mingus, G. Russell, G. Shuller, J. Lewis e molti altri, i quali non perdevano occasione di suonarci assieme ogni santa volta che lo avevano vicino. queste numerose collaborazioni hanno purtroppo limitato le registrazioni dei propri gruppi...
Compositore dotato ed avventuroso: alcuni suoi temi non hanno niente da invidiare ai migliori lavori di Monk o O. Coleman, polistrumentista di increndibile capacitÃ* tecnica sul sax contralto, clarinetto basso e flauto traverso sapeva alternarsi a questi strumenti diversi con rara maestria mantenendo in ognuno di questi grande originalitÃ*, incredibile inventiva, disarmante sensibilitÃ* e "disumana umanitÃ*".
Chi ancora non lo conosce che aspetta a correre a comprarsi un suo disco?
Va bene uno qualunque!!!
Si perchè la sua voce unica e "satura" di amore, ironia, inventiva, originalitÃ*, drammaticitÃ* e tanta sinceritÃ* vi ammalierÃ* ed ispirerÃ* intensamente ne sono sicuro.
Se si volesse procedere per passi consiglio in ordine di preferenza i seguenti titoli:

ATTENZIONE: causa assuefazione è molto pericoloso procedere per aggiunta successiva... Si finisce per collezionarli tutti come ho fatto io...

Outward Bound
Out There
Far Cry
The Illinois Concert
Here & There
Vintage Dolphy
Iron Man
Out To Lunch

zeprin
20th November 2008, 00:25
E' giusto ricordarlo ma non credo che sia dimenticato, ha influenzato Coltrane e altri e a anche se a volte il suo suonare sembra essere rabbioso, Eric ha sempre avuto l'espressione pacata di un santo..(santo non lo era di certo.. :ghigno: )
L'unica cosa che aggiungerei e' che non e' facilissimo da ascoltare, ci vuole un po di rodaggio alle orecchie per apprezzarlo..
:zizizi))

Sax O' Phone
20th November 2008, 01:02
Grande Dolphy: aggiungerei che sono eccezionali le sue registrazioni con Coltrane sia in studio che durante i concerti.
Out To Lunch e Far Cry li considero dei classici, e non mi sembrano particolarmente ostici da ascoltare... Certamente i suoi concetti musicali erano molto singolari ed unici: fondamentali anche le sue collaborazioni con Andrew Hill (Point Of Departure), Charles Mingus (Presents Charles Mingus) e George Russell (Ezz-thetics).
:yeah!)

fcoltrane
20th November 2008, 16:26
mmmmmm .........Eric Dolphy,
tanto mi affascina il suono di Trane quanto non capisco quello di Dolphy (soprattutto sull'alto),
alcuni sostengono che provasse a simulare il suono degli uccelli :BHO: :BHO: :BHO: .
Coltrane ne aveva una grandissima stima (quindi sono certo che il limite è mio).
Parlando con un batterista provò a spiegarmi che quello che lo affascinava era la scansione ritmica ed il fraseggio . :BHO: :BHO: :BHO:
Lo ascolto sempre con attenzione ma ancora lo capisco poco.
(forse tra una decina di anni? )
ciao fra

Olatunji
21st November 2008, 09:02
Il canto degli uccelli lo simulava col flauto, non con l'alto :lol:
Comunque Dolphy in assoluto è stato uno dei sassofonisti più talentuosi di quegli anni, soprattutto uno dei pochi che ha preso Parker solo come un punto di partenza più che come un punto di arrivo, un applauso anche in veste di arrangiatore per "Africa" di Coltrane e per le giÃ* citate collaborazioni con Mingus :saxxxx))) e come non ricordarlo in "Free Jazz" di Ornette Coleman, alla guida del "secondo" quartetto?
Sapete che il flauto che Coltrane suonava alla fine della sua vita era appartenuto a Dolphy fino all'ultimo? :cool:

fcoltrane
21st November 2008, 16:24
Il canto degli uccelli lo simulava col flauto, non con l'alto [...]
si proprio al flauto mi riferivo .
per il suono all' alto lo capisco poco.
in realtÃ* mi pare abbia preso una strada assolutamente diversa da Parker .
Un altista che ha preso Parker solo come punto di partenza mi sembra Steve Coleman ,
ed infatti è stato in grado di suonare e fraseggiare per poi passare ad altro.
Di Dolphy non posso dire lo stesso , ma ripeto posto che Trane lo stimava il limite sarÃ* certamente mio.
ciao fra

pumatheman
21st November 2008, 16:43
da quanto ho potuto "ascoltare attentamente" Dolphy confermo che al contralto mischiava ed estremizzava molto le frasi, patterns e i clichè di Parker, tecnicamente io credo l'avessere ampiamente raggiunto...

io dentro il suo fraseggio sento tantissimo Parker come approccio/timbro/frase ma poi lui sicuramente personalizzava mooolto il risultato come tra l'altro faceva in tutti gli altri strumenti,
il suo suono/fraseggio credo che sia tra i più distintivi in tutto il jazz, e questa è la caratteristica principe dei più grandi musicisti.

da quello che ho letto nelle biografie era un grandissimo ammiratore di Parker, mi pare nella sua autobio Mingus racconta di una festa in casa con vari musicisti che si divertivano e si "cuocevano a fuoco lento" invece Eric era intento solo a tirar giù dei soli di Parker da un disco della collezione di casa...

per Mingus Parker era il solista più importante e infatti si affezionò molto a Dolphy anche perchè glielo ricordava molto, ma senza "fargli il verso" come tutti gli altri facevano...
poi aggiungi che Eric era una persona gradevolissima, altruista e geniale quindi naque il grande connubio tra Mingus e Dolphy il quale poi si trovò anche pò "stritolato" dalla presenza di Mingus il quale lo voleva con se sempre mentre lui scalpitava per formarsi un gruppo proprio

sentite un pò quÃ* che bellezza ragazzi... :amore::

[youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=bKX3U5Pnf5Q[/youtube:i7c3whda]

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fcoltrane
21st November 2008, 17:18
credo che molti musicisti di quel periodo (e non solo) abbiano sentito l'influenza di Parker e abbiano provato a capire trascrivendo cosa facesse.

probabilmente diamo al termine tecnica un significato diverso
per me tecnica comprende il suono, il volume, l'intonazione , il timbro, l'utilizzo della lingua ecc..
da questo punto di vista le differenze tra i due (Parker e Dolphy) sono abissali.
è chiaro poi che il suono ed il fraseggio sono il segno distintivo di un musicista (non diversamente dalla sua voce) ma alla stessa maniera è per me evidente che non è la distinzione indice di grandezza.
ciao fra

ps (tra una decina di anni proverò a capire)

pumatheman
21st November 2008, 18:01
ps (tra una decina di anni proverò a capire)

fai con comodo ...
anzi per me anche se non provi è perfettamente uguale :lol: ;)

vedi io non vojo "vendere" Dolphy a nessuno quello che ho postato era solo quello che mi sentivo di scrivere su di lui nell'ottica dell'introdurre un artista importante rimasto un pò in ombra, diciamo per mettere in pò di curiositÃ* intorno a lui a chi non lo conosce

poi sicuramente abbiamo un'approccio molto distante io e te infatti anche i gusti seguono questa linea.. e questo non determina nulla sono gusti/approcci personali...

non credo che ci voglia tempo/sforzo, io credo se ti piace davvero lo senti da subito anche se magari uno non se ne innamora perdutamente al primo ascolto...

Trane stimava moltissimo anche Ayler...per il tuo principio, se ti resta "peso" Dolphy e dici che per lui ci vorranno anni, per Ayler si va agli anni luce... :lol:

non ti deve mica piacere per forza qualcuno perchè era stimato da Trane :mha!(

ropie
21st November 2008, 18:12
cercatevi la raccolta "Vintage Dolphy", lì si sentono in maniera inequivocabile le influenze parkeriane. La sua "vera" voce l'ha trovata in seguito quando ha cominciato a "rimescolare" ed ad estremizzare certi intervalli tipici di Parker. Senza contare il fatto che suonava tre strumenti estremamente diversi tra di loro, "autoinfluenzando" il proprio stile su ognuno di essi pescando soluzioni tecniche magari inusuali sul contralto, ma tipiche del flauto o dei clarinetti, e viceversa.

una cosa è certa: la sua grandezza è pari alla sua iniziale osticitÃ* per l'orecchio meno preparato! ho avuto la fortuna di affrontare parecchia della sua musica in diverse situazioni, ma ricordo che quando ascoltai per la prima volta "Out to Lunch" lo lasciai sullo scaffale per PARECCHIO tempo...

fcoltrane
21st November 2008, 18:21
fai con comodo ...
anzi per me anche se non provi è perfettamente uguale [...]
:lol: :lol: :lol:
provavo a discutere di un musicista (sassofonista) cercando di capire quali sono gli aspetti che mi risultano di difficile comprensione. (evidenziando le mie perplessitÃ*)
credo si possa (noi sassofonisti siamo sicuramente in grado) discutere provando a superare il
principio i gusti sono gusti.
In questo splendido forum che ho scoperto da poco ci sono un bel pò di musicisti in gamba
che sono sicuramente in grado di spiegare alcuni aspetti (anche solo prettamente sassofonistici) che per altri risulteranno interessanti novitÃ*.

Ti dirò che a me Dolphy non dispiace affatto (così come ornette coleman) e molti altri sassofonisti. (solo che vorrei capirlo di più).

ps comunque il riferimento a Parker era un tantino fuor di luogo
ciao fra

juggler
23rd November 2008, 02:52
Dolphy è stato, per molti anni, la mia ossessione/ispirazione: per un lungo periodo, sono stato definito "dolphiano" nell'approccio improvvisativo che mi caratterizzava... non credo che si possa amarlo di piu' comprendendo da un punto di vista analitico-intellettuale la sua "ricerca" ovvero credo che se anche possediamo una "chiave" di lettura per interpretare questo o quell'artista, ma dentro di noi non "scatta qualcosa"... una sorta di "immedesimazione animica"...a poco o a nulla serve comprendere cosa sta facendo!

Dolphy era avanti a tutti e conosceva le "regole" meglio di chiunque altro; il piu' "avangarde" dei sassofonisti della fine degli anni '50, era un profondo conoscitore del blues: "Serene" e "245" sono i blues piu' "struggenti" che siano stati composti nel jazz moderno...a mio avviso, insuperati e insuperabili...

Dolphy non "suona", ma parla con i suoi strumenti...la sua ricerca timbrica-sonoriale, soprattutto al sax contralto e al clarinetto basso è una "trasfigurazione emotiva" di tutte le possibili inflessioni della voce umana: il grido, la risata, il pianto...c'è una grande ironia e humor nel suo stile, a volte non facilmente "decifrabile" perchè la quantitÃ* di "allusioni" o "citazioni cifrate", richiedono una conoscenza musicale che esula dallo "specifico jazzistico"...nonostante, lui si ritenesse un musicista jazz, a tutti gli effetti (anche Zappa, che ha scritto un brano dedicato a Dolphy, si riteneva un intrattenitore, un musicista rock: ma non c'era un musicista rock che era come lui o che poteva nemmeno lontanamente paragonarsi a lui!)

La sua "ascendenza parkeriana" al contralto è fin troppo evidente: non esiste nessun sassofonista del jazz moderno (contraltista in particolare, ma non solo...) che non abbia dovuto fare i conti con l'ereditÃ* lasciata da Parker; ma è evidente che ciò non significa "scimiottare" o copiare Parker...ma trarre dal "linguaggio parkeriano" quelle "implicazioni" insite in un simile stile che ha rivoluzionato l'improvvisazione nel jazz: in tal senso, anche Ornette Coleman, deriva da Parker...solo che da una prospettiva del tutto diversa rispetto a Dolphy!

Esemplificando...Parker sostituisce gli accordi del "turnaround" (la cadenza canonica II V I che ribadisce il "ritorno" all'impianto tonale di un brano) e gioca a "variare/sostituire" in continuazione gli accordi di "I got rythm" di Gershwin (sorta di brano "archetipo" sulla cui struttura armonica "riveduta e corretta" sono stati creati "jazzisticamente" centinaia di altri "brani") oltre che sulla struttura canonica del blues; Dolphy fa un' operazione piu' sofisticata e "concettuale": la sua preparazione "accademica" gli consente di "sovrapporre" agli accordi base di qualunque brano, un'altra serie di accordi...nella fattispecie, dal punto di vista verticale, la sua è un'improvvisazione politonale...questo, in misura maggiore, quando suona il sax contralto...

Sul clarinetto basso, la sua "maestria" si esplica nel deformare la melodia piu' anodina o sensuale...per farne una "surreale caricatura"...inoltre, certe sue "sperimentazioni" nelle fascie piu' gravi dello strumento ricordano la musica pigmea: gli "effetti armonici" del djdgeridoo...

Sul flauto, sembra piu' rivolto alle ricerche delle avanguardie europee del primo e secondo Novecento: pur avendo "rivitalizzato" il "lessico flautistico" di nuova energia, in realtÃ*, va segnalato che non userÃ* mai l'"ultrasoffio" (come faceva un altro grande polistrumentista, Rahshan Roland Kirk) ma si concentrerÃ* soprattutto sulle possibilitÃ* della fascia acuta (soprattutto nelle sue "chiusure a mulinello") e durante la sua ultima fase sugli "effetti multifonici"...l'agiografia che vuole Dolphy che imita gli uccelli, mi appare come una "cartolina naif", irreale e poco credibile: in Europa, c'era un compositore, Olivier Messiaen, che studiava "musicalmente" il canto degli uccelli, trascrivendo sulla carta i loro versi...e li inglobava nel suo "linguaggio compositivo" (ascoltate "Oiseaux esothiques" per ensemble orchestrale e "Le merle noir" per flauto e pianoforte...su Youtube esistono buone versioni...)...Dolphy ha conosciuto Messiaen (in senso compositivo) per tramite di G. Schuller, così come ebbe modo di conoscere Edgar Varèse (personaggio unico delle avanguardie del Primo Novecento: a lui si deve il primo brano per sole percussioni "Ionisation" quanto il primo brano di musica elettronica della tradizione musicale europea, realizzato con le onde Martenot "Poème electronique") il quale gli diede alcuni consigli circa l'esecuzione di "Density 21,5" per solo flauto, che Dolphy eseguì pare in un paio di contesti "third stream"...
Dolphy, come Zappa, era "ossessionato" dalle "fascie sonoriali estreme" quanto dalle "assimetrie ritmiche": entrambi, ricercavano "nuovi effetti armonici/melodici"...che rivelassero la "densitÃ*" del tessuto sonoro...armonie di timbri...tipici della "ricerca varèsiana"...

C'è una "teatralitÃ* fonica surreale" nell'universo espressivo di Dolphy...esemplare e irripetibile, per bellezza e amaro sarcasmo, il suo duetto finale con Mingus nel brano "What love"...il suo ultimo disco (ahimè) "Out the lunch" è in realtÃ* il suo primo: era l'inizio di un "percorso personale" che aveva cercato e finalmente trovato, a costo di immani sacrifici e di derisioni/denigrazioni non facilmente "sopportabili"...

Dolphy è il "nume tutelare" del jazz europeo (l'ho giÃ* abbondantemente spiegato nell'apposito topic)...la sua "anima", a mio avviso, ha lasciato una lezione ineguagliabile, ancora attuale: improvvisare non significa seguire "clichè" o strade giÃ* conosciute...perchè in quel caso l'improvvisazione sparisce e diventa "variazione accademica" su un "canovaccio" conosciuto o giro d'accordi (la "nomenclatura" della "didattica jazz", oggi, insegna a "variare"...non a improvvisare!)...l'improvvisazione è come la vita... pensi a qualcosa, fai progetti... e nel frattempo attorno a te succede altro...e sei costretto a dare una risposta immediata, provvisoria ma necessaria...il resto è solo retorica!

fcoltrane
23rd November 2008, 06:31
mmm... ero certo che nel forum c'era qualcuno competente.
metto giÃ* le mani avanti perchè questo intervento no sembri una sterile provocazione polemica.
quando mi dici "immedesimazione animica" mi trovi scettico perchè è un pò come la discesa dello spirito santo.
credo poco alla immedesimazione se non è accompagnata da una comprensione .
spesso mi confronto con musicisti e quello che cerco sono proprio quelle chiavi di lettura che mi aiutino a capire.(non certo per amare ma solo per comprendere).
se fossi un semplice ascoltatore probabilmente mi accontenterei di seguire il mio gusto senza altra curiositÃ* ma avendo la pretesa di suonare il sax preferisco essere curioso.
la analisi di un artista (trascrizione analisi armonica melodica ascolto del suono ) è l'unica strada che conosco per provare a capire cosa suona.
l'influenza parckeriana la sento in molti sassofonisti (in termini di fraseggio suono utilizzo di accordi esposizione del tema... )ma in dolphy la si sente davvero poco.
(sarÃ* mio il limite ma evidente non mi sembra affatto).
tutti le tue osservazioni mi sembrano interessanti (ed infatti ora vado ad ascoltare i riferimenti al blues alla voce ecc...).
per quanto riguarda l'improvvisazione credo però che la tua semplificazione sia un po contrastante con l'idea che in Dolphy vi sia una ascendenza parkeriana.
parcker rispetta delle regole (anche nelle sostituzioni).
dolpy sembra non rispettare alcuna regola.(magari ci fosse qualcuno in grado di smentirmi
con riferimenti solidi)
il linguaggio di parcker comporta la conoscenza di alcune regole (un pianista americano b Harris ancora oggi prova ad insegnarle facendo interessanti seminari anche in italia) .
in pratica sostenere che ad alcuni accordi se ne sovrappongano altri senza trovare le regole in base alle quali questa sovrapposizione avviene è un po come dire:



o suoni le note dell'accordo o suoni le note estranee all'accordo o fai un po e un po.



ciao fra

juggler
23rd November 2008, 06:33
Errata corrige:
"Parker sostituisce gli accordi del turnround..." in realtÃ* "Parker estende gli armonici degli accordi..."
Le "sostituzioni", nel vero senso, saranno effettuate successivamente da Coltrane...

juggler
23rd November 2008, 06:54
Esistono delle regole della "politonalitÃ*", che non posso spiegarti, in questo contesto...il "cromatismo esasperato" da Parker in poi ha portato inevitabilmente al "cromatismo armonico" fino ai cluster... Se vuoi una spiegazione, la trovi sul "Chromatic concept" di Liebman oppure se ti studi i fondamenti melo-armonici del "Thesaurus" di Slonimsky, approfondendo le "ambiguitÃ* tonali" che certe soluzioni melo-armoniche possono offrire o il "Manuale di armonia" di Schonberg soprattutto per ciò che concerne le funzioni strutturali dell'armonia...Charles Ives, in America, faceva esperimenti con i quarti di tono fin dalla fine dell'Ottocento (e in tal senso, non ci sono, almeno in Occidente, teorie di riferimento)...le "innovazioni" sono sempre spiegate a posteriori...un artista deve fidarsi, anche del suo "intuito"...se spiega tutto...è un "contabile" o un impiegato mancato...infatti gli "impiegati" o "accademici" sono degli "avvoltoi" che riducono a macerie o a banalitÃ*
le "intuizioni" degli artisti...

pumatheman
23rd November 2008, 13:25
...la sua "anima", a mio avviso, ha lasciato una lezione ineguagliabile, ancora attuale: improvvisare non significa seguire "clichè" o strade giÃ* conosciute...perchè in quel caso l'improvvisazione sparisce e diventa "variazione accademica" su un "canovaccio" conosciuto o giro d'accordi (la "nomenclatura" della "didattica jazz", oggi, insegna a "variare"...non a improvvisare!)...l'improvvisazione è come la vita... pensi a qualcosa, fai progetti... e nel frattempo attorno a te succede altro...e sei costretto a dare una risposta immediata, provvisoria ma necessaria...il resto è solo retorica!

mai quotazione fu più piacevole per me. :bravo:
compliementi juggler analisi davvero completa e inteligente :D-:
ma ora facci sentire qualcosa di te, avanti spara qualche link dove poterti ascoltare :zizizi))

Sax O' Phone
23rd November 2008, 13:30
[...] l'improvvisazione è come la vita... pensi a qualcosa, fai progetti... e nel frattempo attorno a te succede altro...e sei costretto a dare una risposta immediata, provvisoria ma necessaria...il resto è solo retorica!

SIC

::saggio::

fcoltrane
23rd November 2008, 16:35
[...]
L'unica cosa che aggiungerei e' che non e' facilissimo da ascoltare, ci vuole un po di rodaggio alle orecchie per apprezzarlo..
:zizizi))

è per questo che mi ostino a cercare di capire cosa suonasse.
ciao fra

fcoltrane
23rd November 2008, 16:43
Errata corrige:
"Parker sostituisce gli accordi del turnround..." in realtÃ* "Parker estende gli armonici degli accordi..."
Le "sostituzioni", nel vero senso, saranno effettuate successivamente da Coltrane...
su questo concordo in pieno .
sostituzione in senso proprio sono sicuramente operate da Trane ,ed infatti mi avessi detto che in Trane tu senti un parckeriano che ha evoluto il linguaggio del bebop lo avrei capito perfettamente . :yeah!) :yeah!) :half: :half: (ed i riferimenti ai brani li avrei potuti fare ).
ciao fra

Mad Mat
23rd November 2008, 16:46
Dolphy è stato, per molti anni, la mia ossessione/ispirazione: per un lungo periodo, sono stato definito "dolphiano" nell'approccio improvvisativo che mi caratterizzava...

Ma per caso fai parte (come il nostro Ropie) della compagnia degli "sgallinati porpora", suoni clarinetto ed alto e insegni a Siena Jazz senza essere Trovesi? ;)

Te lo chiedo perchè non conosco tanti altri sassofonisti Dolphiani nel Jazz italiano

fcoltrane
23rd November 2008, 18:09
[...]...se spiega tutto...è un "contabile" o un impiegato mancato...infatti gli "impiegati" o "accademici" sono degli "avvoltoi" che riducono a macerie o a banalitÃ*
le "intuizioni" degli artisti...

mmm. ....grazie a quei contabili impiegati accademici avvoltoi ora il linguaggio di parcker può
dirsi quasi codificato.
per il linguaggio di dolphy siamo ancora in alto mare e se nessuno scevro da pregiudizi
si vorra cimentare , ci rimarremo in alto mare.
i testi ai quali fai riferimento (escluso il manuale di armonia che si trova a roma e che dovrò riprendere) li ho qui con me.
la politonalitÃ* mi affascina è per questo che cerco di capirci qualcosa.
la frase : per improvvisare o suoni le note dell'accordo o quelle estranee o fai un po ed un po.
è proprio di liebman.
la prima ipotesi è stata relativamente studiata e spiegata .
la seconda un po meno .
la terza un vero casino.
Posso dire che liebman conosce sicuramente le regole (per avergliele sentite suonare )
di dolphy preferivo non doverlo credere come atto di fede ma che ci fosse qualcuno in grado di spiegarlo.
Per l'influenza evidente di parcker vale lo stesso discorso.
Se dico in S.Coleman sento in maniera evidente l'influenza di Parcker posso dirti con precisione
a cosa mi riferisco (in termini di suono, fraseggio, esposizione del tema ecc.)
se dico in S. Coleman sento in maniera evidente l'influenza di Parcker nel superamento del
bebop con la poliritmia (dico una cosa volutamente inesatta).
stesso discorso con dolphy
Che conoscesse le regole lo sospetto (come atto di fede lo credo) ma preferivo che ci fosse qualcuno che fosse in grado di spiegarle queste benedette regole (ed il rispetto delle stesse).
E' chiaro che le regole o le suoni (o se suonate da altri le trascrivi e le spieghì)
in caso contrario si può sostenere di tutto anche che in dolphy sento l'influenza dell'upupa di trecastagni.
ciao fra

Mad Mat
23rd November 2008, 18:17
mmm. ....grazie a quei contabili impiegati accademici avvoltoi ora il linguaggio di parcker può
dirsi quasi codificato. .......
Se dico in S.Coleman sento in maniera evidente l'influenza di Parcker posso dirti con precisione
a cosa mi riferisco (in termini di suono, fraseggio, esposizione del tema ecc.) ....


So che è un un pò antipatico, ma all'ennesima volta che lo scrivi devo evidenziare che Parker si scrive senza la "C" prima dell "K". ;)

juggler
24th November 2008, 02:35
Caro fra...non comprendo il senso delle tue affermazioni!
"grazie a quei contabili impiegati accademici avvoltoi ora il linguaggio di parcker può
dirsi quasi codificato..." non vuol dir nulla! Un'opera o un artista hanno un valore quando sono..."codificati"?
Un'opera d'arte non segue le regole: crea le proprie! Dolphy, che tu ci creda o no...conosceva non solo le "regolette del jazz" ma aveva una conoscenza enciclopedica della musica! E delle "regole impiegatizie"... se ne fregava, si dava le sue regole e a queste si atteneva: questo è un artista! Dopo di che può piacere o no...e allora? Le tue "regole"...sono ancora temino-improvvisazione-temino? Ammazza...
Visto che sei un "adoratore di Coltrane"...ti sei fermato a "My Favorite Things" o a "Giants steps"? "Expression" "Ascension" "Interstellar space"...per te, non esistono? Se sì...attendiamo un analisi attenta e scrupolosa di uno dei brani a tua scelta, tratto da questi lavori!
Da come parli, mi sembra che prima di occuparti di "procedimenti politonali"...debba occuparti di aspetti armonico-musicali...un po' piu' semplici!
E poi...non mi sembra che conosci bene la discografia di Dolphy...in una delle sue prime collaborazioni (gruppo di Chico Hamilton), Dolphy si comporta in modo "impersonale" e "dentro le riga"...e anche nei dischi a suo nome c'è sempre uno o piu' brani dentro le regole...diciamo brani di "routine": "Glad to be unhappy" (flauto)...che c'è di conturbante? "Green Dolphin Street" o "It's magic" (clarone)...cos'hanno di devastante?
Se non trovi la "poesia" in ciò che suona Dolphy...perchè lo ascolti? Cosa vuoi capire? Forse, tutto ciò che "puzza d'avanguardia" o va in quella direzione non fa per te: e ciò, non fa di te una persona nè migliore, nè peggiore! Ognuno è... come è: evviva la diversitÃ*! L'arte è un fatto individuale: è un campo di possibilitÃ*, non di veritÃ*! Quando gli accordi si estendono oltre il 13° armonico...si entra nella "terra di nessuno"...e ognuno può usare il "metodo" che gli pare...se fai difficoltÃ* ad accettare che possono esistere masse accordali fatte di timbri e "frequenze estreme"(basse-alte)...cosa vuoi capire? Devi solo capire quale è la tua sensibilitÃ* e quale il tuo gusto...stop!
Liebman ha avuto l'onestÃ* umana e intellettuale di ammettere che quando suonava con Davis ("On the corner") non capiva, nè apprezzava ciò che facevano...l'ha capito molto tempo dopo!
Se non comprendi il grande "messaggio d'amore" che è celato nei "suoni umanizzati" di Dolphy...che sembra "discretamente suggerire": "guardate...anche lo scemo del villaggio, il tonto, l'ubriaco... talvolta possiede delle veritÃ* che neanche immaginate...che un grido di dolore, è una richiesta d'amore...tutti nascondiamo/celiamo sofferenze, ma facciamo finta che...tutto va ben, tutti siamo OK...che litighiamo o facciamo guerre per motivi futili..."
cosa vuoi capire...perchè fa quella nota strozzata, dopo un lamento...che lanciato arriva fino in cielo...per sprofondare poi negli abissi?
L'improvvisazione non può essere spiegata e analizzata come fosse una sonata di Beethoven o una sinfonia di Mozart: mi dissocio da questo "manicheismo" interpretativo futile e falso...dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora bisogno... che il jazz è una musica del secolo scorso!

Mad Mat...non suono il clarinetto basso, non insegno a Siena (nè mi interessa), nè so chi sono gli "sgallinati porpora"...lavoro pochissimo in Italia...anzi se proprio devo dirla tutta... quest'anno quel poco che ho fatto (concertisticamente parlando) è stato all'estero (Francia, Germania, Olanda; piccole nicchie che mi son creato nel corso degli anni...); suono sax (contralto e soprano) e flauto traverso...un tempo ero anche bravino col bansuri indiano (ora non lo pratico piu' e ho perso "smalto"...), uso talvolta anche i flauti barocchi...ma piu' come colori e applico ad essi "tecniche etniche" piu' che quella tradizionale...i contesti in cui lavoro sono per lo piu' multimediali (danza, sonorizzazioni di film sperimentali, progetti multimediali) Ero "dolphiano" (nell'animo forse lo sarò sempre...non so...) mi auguro di poter dire nel mio piccolo, oggi, qualcosa che possa essere riconosciuto come mio...perchè è un po' di anni che suono solo "robetta mia"...

Caro Puma...vedrò appena ho un po' di tempo di postare qualche mp3...un po' non ho molto tempo (ho famiglia e un figlio)...un po' per pigrizia...un po' perchè sono il peggior critico di me stesso...ho un progetto a cui tengo molto, ma sta avendo un po' di ritardi per problemi di varia natura...ma insomma, di materiale ne ho anche parecchio e molto diverso...un po' di pazienza, please!

fcoltrane
24th November 2008, 04:05
caro juggler io non discuto la grandezza dell'opera di dolphy, il mio primo messaggio è una ammissione di un mio limite .
(se Trane imparava dai musicisti con i quali suonava figurati io cosa penso degli stessi musicisti) :half: :half: :half:
quello che non condivido è l'idea che l'opera di un artista non possa essere analizzata spiegata capita e codificata.
ti ripeto che se non fossi un sassofonista ascolterei l'opera punto e basta ma posto che desidero suonare mi interessano molto i punti di vista altrui (se poi sono di sassofonisti non chiedo di meglio) spesso però (come ora del resto) mi scontro con musicisti che credono che questa operazione sia impossibile.(o non sono in grado di spiegarla o non vogliono).

sono perfettamente consapevole dei miei limiti e so che per analizzare un solo del periodo
prestige (coltrane) mi serve 1 mesetto,per analizzare ascension forse dieci o più anni.
ti dirò che io amo tutto ciò che "Puzza di avanguardia" soprattutto se chi la fa puzzare è gente come Trane insieme a Dolphy.
ma la cosa straordinaria è che amo anche gli stessi musicisti che suonano sugli standards.
accolgo il tuo invito per ciò che riguarda lo studio di cose più semplici
(ed infatti sto trascrivendo uno standard).

effettivamente non ho alcuni dei dischi che hai citato (ed in realtÃ* desideravo proprio questi benedetti riferimenti) saranno i miei prossimi acquisti
tutto quello che hai scritto però non mi aiuta a capire queste evidenti influenze parkeriane
perchè nei dischi che possiedo (e non sono pochissimi) le influenze di parcker sembrano assenti.
una domanda (che non appaia l'ennesima provocazione)
dici che "dolphy si dava le sue regole e a queste si atteneva"
ma tu sei in grado di spiegarle?
se lo sei ,questa discussione sarÃ* stata veramente proficua (dal mio punto di vista)
in caso contrario abbiamo solo perso tempo.

ma tu le regole
ciao fra

juggler
25th November 2008, 02:55
Hai citato le "regole" di Liebman: stai dentro...qualche volta fuori...fai quello che ti pare...
Nell'evoluzione artistica di Dolphy, dai suoi esordi discografici fino a "Out the lunch"...queste "regole" sono state rispettate e nello stesso tempo radicalizzate ovvero a seconda della "temperie espressiva" del brano, Dolphy adoperava una "strategia d'azione differente": poteva essere "ligio" all'impianto tonale, fregarsene totalmente, entrare ed uscire dalla struttura a suo piacimento, usare un unico parametro di riferimento (in genere la "derisione vocalizzata" o girare intorno ad una pulsazione ritmica per "scombinarla" in vario modo come dettava la sua "bizzarra fantasia").
Se ascolti "Percussion better sweet" di Max Roach (sono presenti la moglie di Roach, la cantante Abbey Lincoln, Rollins e Coleman Hawkins), nel brano di apertura del disco, quando parte il solo di Dolphy (clarone) non c'è un solo parametro che viene rispettato...
Sempre nello stesso disco, c'è una ballad struggente della Lincoln (perdona se non ricordo ora i titoli dei brani...) in cui il solo di Dolphy al contralto diventa una "perorazione drammatica" che ripercorre ed esalta le dolenti parole della canzone (l'avrò sentita milioni di volte...ma ogni volta l'entrata del contralto di Dolphy, mi fa accapponare la pelle...).
Se invece ascolti "Out there"...Dolphy si attiene ad una "pulsazione" che viene frequentemente ribadita all'interno del fraseggio ed è l'"unica ancora" di riferimento..."Miss Toni" è "routine"(se non senti Parker neanche qui, non so proprio piu' cosa dirti...) molto nelle regole con un pizzico d'ironia...in alcune "performance live" e registrazioni, la sua "intonazione" (soprattutto al contralto) rispetto a quella del gruppo è un semitono sopra (non perchè fosse stonato, ma per scelta: l'uso, poi, di un fraseggio ad "intervalli estremi" e la tendenza al grido e alla deformazione melodica diventano le costanti nello sviluppo del solo...parliamo sempre di uno sperimentatore non di un esteta!).
"Miss Ann", uno dei suoi brani piu' conosciuti e spericolati, a mio avviso, è come una "Donna Lee" scritta 20 anni dopo...
Inoltre, almeno nella fase intermedia della sua breve parabola artistica, a livello improvvisativo, si nota un uso intensivo di scale a "trasposizione limitata" (diminuita, esatonale ed esatoniche irregolari...odio i libri di "patterns jazz"...tuttavia, in quello di Oliver Nelson, ho
notato che il "pattern sulla scala diminuita" è proprio una frase che ricorre frequentemente in alcune improvvisazioni di Dolphy!).

Alcuni brani che ti ho segnalato puoi ascoltarli, qui:
http://www.deezer.com/it#music/result/all/eric%20dolphy

Spiegare, analizzare, codificare un brano o uno stile jazz.
L'analisi musicale applicata al jazz è stata mutuata dai procedimenti analitici adoperati nell'ambito della musica accademica: la differenza è che la musica accademica è scritta, il 98% di ciò che viene definito jazz è improvvisato...le incisioni che si sono susseguite nell'arco della storia del jazz, hanno permesso la "trascrizione" di ciò che per definizione è provvisorio e circostanziale alla "performance live", unica e irripetibile, ovvero è diventato l'"oggetto feticcio" su cui "postulare teoremi" (buoni per gli "impiegati attuali").
Zita Carno, giornalista e musicista, trascrisse un famoso solo di Coltrane...sottoponendolo all'attenzione del "sommo tenorista" gli chiese di rieseguirlo dalla partitura...Coltrane guardando la parte, laconicamente le disse: "Troppo difficile...non lo so suonare!"
Il jazz lo si imparava sul campo...perchè esisteva una "comunitÃ*": ascoltando, suonando e imparando dai piu' bravi...era un esercizio della "sensibilitÃ*", una continua sfida con se stessi e con i propri limiti...oggi, molti giovani si credono "jazzisti" avendo studiato "patterns e trascrizioni"...una generazione di strumentisti "sordi e autistici"... ed è per questo che il jazz non comunica piu' nulla ed è una "splendida reliquia" del secolo scorso!

Olatunji
25th November 2008, 03:11
Zita Carno, giornalista e musicista, trascrisse un famoso solo di Coltrane...sottoponendolo all'attenzione del "sommo tenorista" gli chiese di rieseguirlo dalla partitura...Coltrane guardando la parte, laconicamente le disse: "Troppo difficile...non lo so suonare!"Questo aneddoto è delizioso :lol:

pumatheman
25th November 2008, 10:10
...oggi, molti giovani si credono "jazzisti" avendo studiato "patterns e trascrizioni"...una generazione di strumentisti "sordi e autistici"... ed è per questo che il jazz non comunica piu' nulla ed è una "splendida reliquia" del secolo scorso!

anche questa è stupenda :bravo: :bravo: :bravo:
secondo me è tanto vera quanto triste...
se qualcuno definisce il jazz morto, questo spiega davvero perchè...

fcoltrane
25th November 2008, 16:56
Hai citato le "regole" di Liebman...
:lol: :bravo: :bravo: :bravo: :lol:
era questo che intendevo nuove chiavi di lettura (ascolterò con attenzione i brani che hai citato)
una battuta: forse la carno (ottima trascrittrice) in quel caso non aveva trascritto bene.
ciao fra

juggler
26th November 2008, 02:41
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo grande musicista, qui trova una quantitÃ* infinita di materiali e informazioni: dalle note autografe e riflessioni di Dolphy, alle trascrizioni di alcuni temi, vari samples, l'intera discografia e tante altre curiositÃ*...

http://www.free-scores.com/frame-uk.php ... olphy+Page (http://www.free-scores.com/frame-uk.php?url=http://adale.org/Discographies/EDIntro.html#transcriptions&CATEGORIE=160&TITRE=Eric+Dolphy+Page)

MyLadySax
26th November 2008, 11:09
Provate a suonare un tema qualsiasi di Parker trasponendo gli intervalli, almeno alcuni, di seconda alla nona, di terza alla decima e così via. Non avrete Dolphy, naturalmente (sarebbe davvero semplicistico!), ma avrete uno dei suoi procedimenti esecutivi.

fcoltrane
26th November 2008, 11:46
:shock: :shock: :shock:
effettivamente nelle registrazioni con chico hamilton l'influenza di parker è evidente.
:bravo: :bravo: :bravo: :muro(((( :muro(((( :muro(((( :oops: :oops: :oops:
ciao fra