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Visualizza Versione Completa : Suonare "a orecchio" e' tanto importante quanto leggere?



Mad Mat
13th November 2008, 10:02
Qualche tempo fa, in un messaggio in cui si chiedevano degli spartiti, avevo posto una questione che però, essendo un OT, non è stata molto discussa. Quindi la ripropongo.

Vedo molto spesso nel forum messaggi di utenti che chiedono aiuto per reperire partiture di brani o assoli semplicissimi. Ogni volta mi pongo la stessa domanda? Ma non sarebbe più semplice o quanto meno più utile sul piano didattico trascriverli?
Vuoi mai vedere che molti sassofonisti sottovalutano l'importanza dell'orecchio?

Io personalmente sono convinto che per un sassofonista essere in grado di "suonare ad orecchio" sia tanto importante quanto saper leggere.

Infatti ritengo che nel XXI secolo un musicista non possa considerarsi completo se non è in grado, non solo di leggere (è scontato che la capacitÃ* di lettura sia ancora fondamentale), ma anche di suonare quello che sente senza vedere la partitura.

Per "suonare quello che sente" intendo suonare "esattamente" quello che sente ossia riprodurre esattamente la sequenza degli intervalli, le figurazioni ritmiche, le dinamiche, il fraseggio e (per quanto riguarda il sassofono) anche il timbro strumentale. Suonare "a orecchio" non vuol dire suonare "a ca**o".

La didattica musicale di stampo eurocentrico ha sempre messo in primo piano la lettura, relegando ai margini della formazione dello strumentista l'ear training. Ciò deriva dal fatto che sino alla grande diffusione della musica registrata, compiutasi nella prima metÃ* del secolo scorso, lo strumentista era sempre chiamato ad eseguire delle parti che l'autore aveva scritto. Quindi la capacitÃ* di riprodurre esattamente la musica non scritta non era poi così importante per il semplice strumentista.

Con la massiccia diffusione della musica registrata e commerciale si sono verificati due fenomeni

- una parte della musica (gran parte del jazz, del rock e del pop) ha cominciato ad essere "creata" nel momento stesso dell'esecuzione, senza essere precedentemente scritta. Non mi riferisco soltanto alla musica improvvisata ma anche a quei progetti che prendono vita in studio con l'interazione dei musicisti che creano l'arrangiamento. Non è che i dischi dei Pink Floyd e dei beatles siano nati con Roger Waters o Paul Mc Cartney che portavano in studio lo score completo con le parti di tutti gli strumenti mentre gli altri musicisti eseguivano. Nella musica leggera molto spesso l'autore porta soltanto un'idea abbozzata (se proprio va di lusso un lead sheet con tema e sigle) e gli strumentisti creano le loro parti.

- una parte della musica pur essendo completamente scritta dall'autore e semplicemente eseguita dagli strumentisti è creata e prodotta soltanto per essere pubblicata in forma registrata e non anche in forma scritta, come una partitura.

E' evidente che un musicista contemporaneo, senza un adeguato "ear training", si vedrÃ* assolutamente preclusa la possibilitÃ* di eseguire tutta la musica che non è stata scritta e o che non è stata pubblicata in forma scritta.

Ciò vale a maggior ragione per il sassofono. Infatti il 90% delle cose migliori create per sassofono sono state registrate ma non scritte.

Preciso nuovamente che lettura rimane assolutamente essenziale e che non ritengo affatto che l'orecchio possa sostituire la capacitÃ* di leggere un qualsiasi spartito!!!

Io ho detto la mia nella speranza che magari si accenda una lampadina nella testa di qualche "giovinetto" alle prime armi.
Voi che ne pensate?

FaX
13th November 2008, 11:11
LA penso esattamente allo stesso modo. Saper trascrivere è il completamento del tempo passato a studiare solfeggio. Nessuna delle due cose può escludere l'altra. Sono due aspetti della musica che si uniscono.
Facendo un paragone con l'italiano alle scuole elementari si fanno sia esercizi di lettura che di dettato. Con la musica dovrebbe essere esattamente la stessa cosa secondo me.

Ctrl_alt_canc
13th November 2008, 11:11
penso che tu abbia una gran ragione...senza contare che da enormi soddisfazioni trascrivere e soprattutto si assimila MOLTO prima che leggendo....sai dove sta il problema? Nel tempo...sempre quello...chi vuoi che abbia il tempo di trascrivere ad orecchio un brano,cosa che può richiedere parecchie settimane...quando cè una partitura bella pronta? :mha!(

FrankRanieri
13th November 2008, 11:15
Quoto il discorso di Mad Mat!

Però vorrei dire che molto jazz che possiamo ascoltare nei dischi, passando da jelly roll morton ad Armstrong finendo ad un qualsiasi contemporaneo dei giorni nostri non "creano seduta stante" l'improvvisazione che verrÃ* registrata nei dischi. Il live invece è tutt'altra storia...
Ci sono molte registrazioni del passato dove l'improvvisazione è studiata a tavolino, non c'è una sola nota di improvvisazione estemporanea. ::saggio::
Ciò non toglie comunque che si stia perdendo molto nel corso del tempo dal punto di vista didattico.
Avverto una progressiva perdita di interesse e di voglia nel trascrivere i soli dei grandi... Molte volte non si trascrive perchè non si è adeguatamente preparati tecnicamente e a livello di solfeggio, per cui non si sa da dove cominciare... :mha!(
Pensare di tirare giù un solo di rollins senza trascriverlo su carta è come fare la dieta di giorno e poi massacrarsi di bomboloni alla crema alla sera... :slurp:
Frank.

fcoltrane
13th November 2008, 11:21
che dire concordo con tutto
anzi concordo talmente che sto provando a trascrivere un pezzo di Trane
è vero che ci vuole tanto tempo (e ad alcune ore bisogna rispettare il sonno .... a meno di avere la fortuna di essere completamente insonorizzati)
ciao fra

Mad Mat
13th November 2008, 14:28
....sai dove sta il problema? Nel tempo...sempre quello...chi vuoi che abbia il tempo di trascrivere ad orecchio un brano,cosa che può richiedere parecchie settimane...quando cè una partitura bella pronta? :mha!(

Se parliamo di trascrivere un assolo di Coltrane o anche solo di Dexter Gordon (che in teoria dovrebbe essere un pò più facile) è vero quello che dici.

Però se andiamo a vedere nella sezione "spartiti" c'è gente che chiede la trascrizone del tema di Mo Better Blues, di sapore di mare, di New York New York, di la strada di Nino Rota, di Toffee di Vasco Rossi.
Sono temi che chiunque, con un pò di sforzo, può trascrivere al massimo in due ore, se proprio non ha alcun tipo di allenamento.

D'altra parte, se non si comincia ad allenare l'orecchio con cose semplici, non si acquisterÃ* mai la pratica necessaria per trascrivere cose più complesse: con la conseguenza che per trascrivere un assolo di Sonny ci vorranno sempre delle settimane.


Molte volte non si trascrive perchè non si è adeguatamente preparati tecnicamente e a livello di solfeggio, per cui non si sa da dove cominciare... :mha!(
Pensare di tirare giù un solo di rollins senza trascriverlo su carta è come fare la dieta di giorno e poi massacrarsi di bomboloni alla crema alla sera... :slurp:


Su questo specifico punto non sono d'accordo con te.
Penso che sia utille imparare a memoria un assolo anche quando non si è in grado di trascriverlo correttamente su carta per problemi con il solfeggio.
Infatti così facendo, intanto si sviluppa l'orecchio sulla percezione intervallare e sul tempo; poi quando si saranno ampliate le conoscenze in materia di solfeggio si riuscirÃ* anche a trasporre su carta le proprie percezioni.

A tal proposito avevo letto un'intervista nella quale Wynton Marsalis sosteneva addirittura che, a suo parere, trascrivere su carta un assolo fosse dannoso perchè avrebbe impedito di assimilarlo profondamente.

Ctrl_alt_canc
13th November 2008, 14:34
Però se andiamo a vedere nella sezione "spartiti" c'è gente che chiede la trascrizone del tema di Mo Better Blues, di sapore di mare, di New York New York, di la strada di Nino Rota, di Toffee di Vasco Rossi.


:lol: si hai ragione,non bisognerebbe neppure perdere tempo a suonarle ste robe :lol: :lol: (scherzo suvvia,non rompetemi fan di vasco..)

Comunque non centra,le due ore spese a trascrivere Mo Better Blues (per dire) sono sì poco tempo di fronte al solo di Mr. PC,ma sono comunque troppe per chi deve studiare tante altre cose (musicalmente parlando)

in proposito a questa mancanza di concentrazione,fare tutto in fretta e male perchè cè dell'altro,studiare con superficialitÃ*,pensare di non essere dotati etc sto leggendo un interessante libro di un noto pianista jazz..."Eccellere senza fatica"...non so se si trovi ancora in giro,io stesso lo leggo in fotocopia...comunque è utile ad allontanarsi da questa mentalitÃ* e di conseguenza perdere/guadagnare tempo trascrivendo i brani :saxxxx)))

gene
13th November 2008, 14:37
Saper suonare jazz .........che vuol dire...vuol dire conoscere un linguaggio, fatto di mille componenti..è come parlare una lingua.
Se vuoi parlare, ad esempio italiano, devi conoscere, la fonetica, la pronuncia dei suoni, la sintassi, le coniugazionii verbali etc. se vuoi parlare, dei sapere contemporaneamente, la forma e il contenuto, devi saper parlare e scrivere correttamente, dopodichè arricchisci il tuo linguaggio, scritto e orale, usi i sinonimi i contrari, usi correttamente le preposizioni, i verbi etc...questo processo che inizia alle elementari ...non finisce mai..tant'è che la maggior parte della gente, non studiando finisce per usare un numero di parole limitato, rispetto alle potenzialitÃ* che la lingua offre...si parla o al presente o al passato, ma la nostra lingua lingua offre a coloro che la studiano...ampie possibilitÃ*....voglio arrivare a dire che per suonare, bisogna conoscere il linguaggio, per cui sintetizzando al massimo, scritto e orale, dove per scritto intendo leggere la musica e per orale l'orecchio.
Stare a fare supposizioni di quali dei due aspetti sia più importante, mi sembra un esercizio sterile.
Certo è, dato per scontato che uno debba saper leggere la musica, l'aspetto fondamentale dell'essere musicista jazz sta nella capacitÃ* di sviluppare l'orecchio.....il processo è lungo e questo richiede una conoscenza approfondita della teoria e dell'armonia musicale.
l'orecchio ed il cervello, vanno allenati, per cui bisogna conoscere gli intervalli ( se suono un Do e un MI che intervallo è, se suono un Do e FA idem etc.) se prendo un blues in Bb reale sono in grado di suonare la fondamentale, la terza al quarta etc. di ogni accordo etc...se sento un accordo, so riconoscerlo? se ho una struttura armonica, riesco a capire di che cosa è composta.
Potrei fare altri mille esempi ma mi fermo qui....per sviluppare l'orecchio bisogma STUDIARE, per leggere uno spartito ...bisogna STUDIARE...io altre medicine non le conosco!
Se vuoi sapere improvvisare, SCENTEMENTE ...bisogna STUDIARE.....se voglio suonare quel pezzo ..lo posso fare in dieci modi diversi, usando accordi diversi, dando un mood diverso al pezzo, per fare questo bisogna conoscere e per conoscere bisogna STUDIARE....
Ho parlato con molti musicisti, anche molto affermati..la risposta è sempre stata la stessa ....loro hanno studiato e continuano a STUDIARE, ore ed ore al giorno.
Se loro che hanno talento lo FANNO, non vedo perchè io che non ho quel talento, non debba farlo........in sintesi la mia risposta è bisogna STUDIARE.
Io alla cazzata del genio che prende in mano il sax e suona alla grande, non ho mai creduto, per suonare devi sputare il sangue, come in ogni altra attivitÃ* umana.......
C'è il talento...ma solo quello senza studio non porta da nessuna parte.
C'è il talento + lo studio e quello fa il grande musicista.
C'è lo studio senza grande talento e quello fa un buon musicista.
infine non c'è talento ma ci si applica, molto, si studia, e quello fa il musicista.
Per cui..gambe in spalla ...e pedalare.....

Mad Mat
13th November 2008, 14:48
Comunque non centra,le due ore spese a trascrivere Mo Better Blues (per dire) sono sì poco tempo di fronte al solo di Mr. PC,ma sono comunque troppe per chi deve studiare tante altre cose (musicalmente parlando)


Vedi ma così, pur riconoscendo l'importanza dello sviluppo dell'orecchio, sostanzialmente fai passare in secondo piano l'ear training rispetto (indicando una materia a caso) allo studio delle scale.

Se studi due ore al giorno, non è che ogni giorno dedichi due ore solo alle scale.
La stessa cosa deve valere anche per l'ear training.
Anzichè utilizzare due ore per trascrivere l'intero tema di mo better blues, ogni trascriverai tre battute in un quarto d'ora e poi passerai a fare qualcos'altro. Domani dedicherai altri dieci minuti alla trascrizione. Tra quattro giorni, quando avrai finito di trascrivere Mo Better Blues, trascriverai un pezzettino di un altro brano.

Ricordiamoci che quando si suona un assolo è importantissimo anche l'ìnterplay.
Per poter dialogare con gli altri membri del gruppo bisogna riuscire a capire che cosa stanno suonando nel momento stesso in cui lo suonano e reagire di conseguenza. Quindi l'orecchio non serve soltanto per trascrivere ma anche per suonare meglio in un gruppo.

Ctrl_alt_canc
13th November 2008, 14:52
[quote="Ctrl_alt_canc":3io8cnpi][quote="Mad Mat":3io8cnpi]
Comunque non centra,le due ore spese a trascrivere Mo Better Blues (per dire) sono sì poco tempo di fronte al solo di Mr. PC,ma sono comunque troppe per chi deve studiare tante altre cose (musicalmente parlando)
[/quote:3io8cnpi]

Vedi ma così, pur riconoscendo l'importanza dello sviluppo dell'orecchio, sostanzialmente fai passare in secondo piano l'ear training rispetto (indicando una materia a caso) allo studio delle scale.

Se studi due ore al giorno, non è che ogni giorno dedichi due ore solo alle scale.
La stessa cosa Deve valere anche per l'ear training.
Anzichè utilizzare due ore per trascrivere l'intero tema di mo better blues, ogni trascriverai tre battute in un quarto d'ora e poi passerai a fare qualcos'altro. Domani dedicherai altri dieci minuti alla trascrizione. Tra quattro giorni, quando avrai finito di trascrivere Mo Better Blues, trascriverai un pezzettino di un altro brano.

Ricordiamoci che quando si suona un assolo è importantissimo anche l'ìnterplay.
Per poter dialogare con gli altri membri del gruppo bisogna riuscire a capire che cosa stanno suonando nel momento stesso in cui lo suonano e reagire di conseguenza. Quindi l'orecchio non serve soltanto per trascrivere ma anche per suonare meglio in un gruppo.[/quote:3io8cnpi]


non nego nulla di quel che affermi,tuttavia ritengo che organizzare il tempo/studio come dici te sia poco produttivo...rischi di trovarti con l'assolo trascritto dopo un mese e con giÃ* la voglia sotto le scarpe di suonarlo perchè ne hai trovati altri 22 piu interessanti...

FaX
13th November 2008, 15:03
Quoto tutto quello che ha detto gene!!

C'è il talento...ma solo quello senza studio non porta da nessuna parte.
C'è il talento + lo studio e quello fa il grande musicista.
C'è lo studio senza grande talento e quello fa un buon musicista.
infine non c'è talento ma ci si applica, molto, si studia, e quello fa il musicista.
Per cui..gambe in spalla ...e pedalare.....
A proposito di questo volevo riportare le parole di Franco Caroni presidente di Siena Jazz alla domanda "il jazz, che è improvvisazione, si può insegnare?"

Il jazz si può insegnare. Ecco, noi possiamo insegnare l'italiano, ma non possiamo insegnare ad una persona ad essere poeta. In questo senso, noi possiamo insegnare il linguaggio del jazz, non possiamo insegnare a fare delle improvvisazioni artistiche, però possiamo contribuire con le tecniche di sensibilizzazione alla creativitÃ*, ma se uno di natura non è creativo... Di sicuro, però, lo studio jazzistico può creare ottimi professionisti e può aiutare a sviluppare ottimi artisti.
Non so c'entra molto con il topic...se sono andato OT mi scuso con i moderatori! :neutral: :half:

PallaDiCannone
13th November 2008, 15:27
Il problema è che l'ear training, o lo fai da solo, o niente. Pochi insegnanti hanno questa sensibilitÃ* :mha!(

pumatheman
13th November 2008, 15:45
io penso che un musicista, per essere chiamato tale, DEVE essere in grado di suonare ad orecchio.
suonare solo su spartito mi pare agghiacciante, suonare solo ad orecchio mi pare virtuoso anche se non universale.
i veri punk rockers si soffiano il naso con gli spartiti!!! :lol:

OT aggiungo:
non vorrei sembrare troppo (poco :lol: ) eretico ma secondo me i tra un professionista e un amatore, la sola differenza che si trova sempre è che il professionista riceve SEMPRE un compenso per la "prestazione" l'amatore invece non la riceve QUASI MAI, ma in termini di vero "risultato" musicale non cè necessariamente una differenza a priori, può accadere che il professionista esegua la propria parte in modo tecnicamente ineccepibile ma non espressivo, e vice versa può accadere che l'amatore la esegua con sbaffature o errori di esecuzione ma con un risultato molto più espressivo... molto dipende dal talento dalle idee e dal coraggio di chi suona

gene
13th November 2008, 16:27
...........i veri punk rockers si soffiano il naso con gli spartiti!!!
Dovrò svelare un aspetto personale.....io col punk e la new wave ci sono cresciuto...ho visto molti concerti dal vivo...ho visto (tra quelli che poi sono diventati famosi) i Police quando erano sconosciuti (reggio emila 1978) presi a bottigliate e sputi sul palco, Simple Minds, U2 e 1000 altri ancora...Ricordo i Clash, Siouxie And the Banshees, i Sex Pistols etc..... vi era un solo denominatore in comune...Nessuno di questi sapeva ( in quel tempo ) suonare......
LA Musica Punk è una cosa, il Rock è un'altra cosa...il jazz un'altra storia....PIU' COMPLESSA
Qui non si bara...o sai suonare o non sai suonare.....
Circa l'argomento principale, ribadisco che l'orecchio è fondamentale, ma per guidarlo ed abituarlo bisogna studiare....buttare giù i soli è un'ottimo esercizio, a patto che uno abbia del tempo, altrimenti è meglio studiare la tecnica etc.
Dei soli, per me è importante, più che saperli fare alla perfezione, cercare di carpire qualche pattern e suonarci sopra, lo spirito, capire quell'artista da dove è partito e dove è arrivato.Capire perchè ha suonato quella scala al posto di quell'altra...e soprattutto perchè ha funzionato.
un buon esercizio è anche quello di prendere un brano e suonare il tema ad orecchio, finchè non viene.
iMportante è anche cantare, fare lo stesso esercizio, prendi un tema e lo canti tentando anche di cantare il solo.....insomma il primo passo è cercare di imitare.
Parallelamente, soprattutto all'inizio, capire bene gli intervalli, prima col canto poi con lo strumento.
Altro buon esercizio è prendere un Blues e suonare, per ogno accordo, e per ogni chorus, prima la fondamentale, poi la seconda, la terza, la terza minore etc. così uno capisce la relazione tra accordo ed intervallo etc.
insomma c'è tanto da fare...per imparare..tant'è e questo è il bello, che non si finisce mai di imparare.

pumatheman
13th November 2008, 16:51
..Nessuno di questi sapeva ( in quel tempo ) suonare......
ma avevano talento e urgenza espressiva che tanti "professori" non hanno, e questa gli ha permesso di inventare/scoprire qualcosa, con tutta la tecnica del mondo da sola secondo me non sarebbero andati più in a del loro naso.

LA Musica Punk è una cosa, il Rock è un'altra cosa...il jazz un'altra storia....PIU' COMPLESSA
il jazz come tutti gli altri "generi" ha un linguaggio/forma interno che si può imparare con (tanto) studio e i tentativi come dici tu ma cosa (molto) più importante è che l'orecchio vuole la sua parte, senza allenare stimolare USARE quello NON SI FA' SUL SERIO nel il jazz ne il country ne punkrock, o per dirla in modo un pò più universale NON SI FA' SUL SERIO musica qualsiasi genere sia.

ModernBigBand
13th November 2008, 17:12
Secondo me non è stato posto l'accento su una cosa fondamentale, ovvero che in musica TUTTO è importante e nulla va tralasciato o posto in secondo piano.
Per "Suonare" (nel vero senso della parola) cosa occorre? Essenzialmente possiamo ricondurre tutto a 5 pilastri ovvero:
- Solida conoscenza teorica (in senso lato - teoria, solfeggio, armonia...)
- Conoscenza dello strumento e sviluppo della tecnica
- Sviluppo dell'orecchio musicale (che qui interessa maggiormente)
- In ultima analisi ci sono tutte quelle doti, come la creativitÃ* ecc... che trasformano il "musicante" in "musicista".

Lo sviluppo dell'orecchio musicale è molto importante, al pari della corretta lettura, però non dobbiamo dimenticare che soprattutto coloro che non studiano in maniera sistematica, non hanno il minimo interesse ad approfondire aspetti che appaiono loro come una perdita di tempo.
Come è successo per la musica in mp3 (con la conseguente mancanza di attenzione verso il "disco"), per alcune persone la musica è vista essenzialmente in ottica "consumistica" ovvero...mi scarico le quattro battute di Toffee...me le suono 2 minuti...sono contento...dopodiché posso anche mollare il sax per una settimana in attesa della prossima "ispirazione" musicale.
Tralasciando questi casi particolari io suggerisco sempre, a chi studia ma soprattutto ha voglia di studiare (che è ben diverso), di esercitarsi nella trascrizione di brani, partendo dai più semplici e arrivando con il tempo a quelli più complessi.
Non dimentichiamo che l' "orecchio" influisce indirettamente anche sulla lettura, perché con lo sviluppo dell'orecchio spesso si riescono a risolvere problemi che in mancanza di esso sarebbero molto più difficili da affrontare.
Risulta chiaro che se si vuole ottenere qualcosa di buono dalla musica, occorre concentrarsi su tutti gli aspetti che ho evidenziato all'inizio e nessuno va tralasciato, perché, ripeto...TUTTO è importante nel bagaglio del musicista.
A tal proposito mi viene in mente una frase illuminante, di un tale che di studio ne sa qualcosa (ovviamente la frase si riferisce ad un "settore" particolare di interesse dell'autore, ma può essere efficacemente applicata per estensione al nostro discorso):

"...I am reminded of a frequent compliant: "I looked at the fingerings and my results were now and then a squeak, but no reliable tones!" Many a player has doomed himself to failure by neglecting or omitting the exercises on the preceding pages. If so, he deems them either a waste of paper or he believes that he does not need all this preparation."
Sigurd Rascher - "Top Tones for the Saxophone" - a proposito dell'importanza dello studio degli armonici per la produzione dei suoni sovracuti.

;)

Nous
13th November 2008, 17:34
Il problema è che l'ear training, o lo fai da solo, o niente. Pochi insegnanti hanno questa sensibilitÃ* :mha!(

Vado leggermente OT prendendo spunto dalla tua affermazione, per dire che il Nuovo Pozzoli ha un volume dedicato all'ear training : 200 e più dettati musicali.

Mad Mat
13th November 2008, 18:12
Secondo me non è stato posto l'accento su una cosa fondamentale, ovvero che in musica TUTTO è importante e nulla va tralasciato o posto in secondo piano.
Per "Suonare" (nel vero senso della parola) cosa occorre? Essenzialmente possiamo ricondurre tutto a 5 pilastri ovvero:
- Solida conoscenza teorica (in senso lato - teoria, solfeggio, armonia...)
- Conoscenza dello strumento e sviluppo della tecnica
- Sviluppo dell'orecchio musicale (che qui interessa maggiormente)
- In ultima analisi ci sono tutte quelle doti, come la creativitÃ* ecc... che trasformano il "musicante" in "musicista".


Concordo assolutamente con tutto quello che hai scritto (.... e ci mancherebbe pure che mi permettessi di non essere d'accordo con ModernBB).

Il mio porre l'accento sulla questione dello sviluppo dell'orecchio trova giustificazione nel fatto che mi sembra ampiamente diffusa e condivisa a tutti i livelli la consapevolezza della necessitÃ* di una solida conoscenza della teoria musicale nonchè della necessitÃ* di un adeguato sviluppo della tecnica strumentale.
Invece mi pare che, a livello generale, la necessitÃ* di coltivare altrettanto bene l'orecchio sia un pò sottovalutata. Chiaramente posso sbagliarmi.

ModernBigBand
13th November 2008, 18:35
Invece mi pare che, a livello generale, la necessitÃ* di coltivare altrettanto bene l'orecchio sia un pò sottovalutata. Chiaramente posso sbagliarmi.

Non sbagli, però devi considerare che qualche nozione di teoria e di tecnica strumentale sono il minimo sindacale per mettere le mani sul sax. Tante persone, per tanti motivi diversi, si fermano qui tralasciando gli auspicabili approfondimenti sul piano tecnico, teorico ecc. come lo sviluppo dell'ear training, ed è anche per questo che spesso quando si parla di "suonare ad orecchio", quasi sempre lo si associa al suonare "a caso"...

;)

David Brutti
15th November 2008, 19:29
E' evidente che un musicista contemporaneo, senza un adeguato "ear training", si vedrÃ* assolutamente preclusa la possibilitÃ* di eseguire tutta la musica che non è stata scritta e o che non è stata pubblicata in forma scritta.

Ciò vale a maggior ragione per il sassofono. Infatti il 90% delle cose migliori create per sassofono sono state registrate ma non scritte.

Preciso nuovamente che lettura rimane assolutamente essenziale e che non ritengo affatto che l'orecchio possa sostituire la capacitÃ* di leggere un qualsiasi spartito!!!

Io ho detto la mia nella speranza che magari si accenda una lampadina nella testa di qualche "giovinetto" alle prime armi.
Voi che ne pensate?

Purtroppo in ambito accademico l'ear training è del tutto trascurato (e si sente!).
Non avere un orecchio adeguatamente preparato è l'equivalente di un pittore che non sa distinguere i colori. Purtroppo, sempre in ambito "classico", si pensa che la musica sia nello spartito... Come dici tu è importante saper leggere lo spartito; in ogni caso quel che conta ancor di più in musica è quel che si sente

Sax O' Phone
15th November 2008, 20:12
A proposito del sentire una delle cose fondamentali che imparai per prime dal mio Maestro di sax è che la nota la devi sentire dentro prima di suonarla, e solo poi la porti.
Questo modo di approcciare la musica, il suono, ti permette di sentire anche quello che stai leggendo: come per gli esercizi sui sovracuti, prima li devi sentire, e poi riuscirai a farli suonare correttamente.
Questa attenzione interna alle note, è secondo me il vero sviluppo dell'orecchio interno, che sicuramente ti può aiutare a riconoscere il percorso nell'improvvisazione (sia quello giusto che quello sbagliato)... e per altro, molto spesso il musicista ha anche questo problema da superare: la paura di sbagliare; perciò l'imitazione può aiutare a trovare una maggiore sicurezza nel proprio vocabolario esecutivo.

Smog graffiante
17th November 2008, 01:03
quanto spesso mi sono sentito dire mentre cercavo intervalli di canzoni ho assoli, o temi, che stavo solo suonando a caso...mah..per me è uno schifo quello che oggi la gente pensa, che la musica sia fare 4 accordi distorti..anche in quello, nei musicisti VERI c'è lo studio...e come dice saggiamente MBB, va visto tutto lo studio..per la mia esperienza personale, devo dire che il saper leggere abbastanza bene mi ha salvato la vita...e in altre occasioni un orecchio semischifodecente mi ha aiutato...ma proprio per il semischifo- che ho preposto al decente, sto tentando di lavorare sempre più sull'orecchio..non tralasciando nè tecnica e nè lettura...nell'ambito classico, almeno al conservatorio, il dettato era una parte fondamentale..ma non è la stessa cosa che trascrivere pezzi veri...buon orecchio a tutti!

fcoltrane
17th November 2008, 01:20
mmm.... a mio parere quello che si studia poco sia in ambito accademico che in ambito jazz
è lo studio del suono.
ossia utilizzare l'orecchio per imparare a studiare il suono in termini di timbro volume intonazione ecc..

ciao fra

lovis6161
2nd April 2010, 14:16
riapro questo thread vecchiotto,concordo con molti di voi,pero non pensate che possa esistere uno studio della musica dello strumento senza teoria e cose varie?semplicemente con la sperimentazione e l'ascolto di brani... sono sicuro che verro contraddetto da molti.. :mha!( :lol:

FaX
2nd April 2010, 14:37
:
C'è il talento...ma solo quello senza studio non porta da nessuna parte.
C'è il talento + lo studio e quello fa il grande musicista.
C'è lo studio senza grande talento e quello fa un buon musicista.
infine non c'è talento ma ci si applica, molto, si studia, e quello fa il musicista.
Per cui..gambe in spalla ...e pedalare.....

La risposta è in qualche post precedente!

Placebo
2nd April 2010, 14:37
Ear training?
Pensate....
la settimana scorsa alla lezione di solfeggio la Prof ci spiazza: -oggi niente solfeggio e niente teoria, venite con me al pianoforte!-

Noi preoccupati l'abbiamo seguita. Il compito consisteva in questo: lei eseguiva un brano al piano seguendo la partitura, piuttosto semplice comunque. Noi, dovevamo starle dietro pima intonando il canto seguendo la partitura, poi, sempre a voce, improvvisando, chiaramente sempre rispettando la tonalitÃ*. Poi, la terza volta, improvvisare con gli strumenti (un sax, un flauto, un rullante, un clarinetto).
L'improvvisazione cantata è stata un disastro.... :lol:
Ma quella con gli strumenti niente male, e molto, molto istruttivo e direi pure, emozionante.
Ah dimenticavo...
Io, con la mia improvvisazione, li ho bruciati tutti ... :ghigno:

FaX
2nd April 2010, 14:38
grande Placebo!!!
Sei veramente jazz!!!!!!!!!!!!!! :yeah!)

docmax
2nd April 2010, 14:56
Le cose vanno fatte al tempo opportuno: ci sono ragazzi che possono crescere rapidissimamente nella lettura, nelle scale, nella teoria, perchè sfruttano la plasticitÃ* neuronale tipica del giovane e li vedi in un paio d'anni schizzare a livelli paurosi.
Io sto vivendo di rendita per quanto riguarda la lettura, cioè non riesco ad applicarmi con quel tempo necessario per progredire; d'altra parte, con meraviglia, vedo crescere invece le capacitÃ* dell'orecchio e mi trovo a rifare bene certe anche senza leggere una virgola di spartito.
Ho provato a rifare improvvisazioni complesse come per es. God bless the child (quella di E. Dolphy al clarinetto basso) adottando uno mio schema di scrittura eretico-anarcoide, senza pentagramma, partendo dall'ascolto del brano; un metodo criticabile fino all'infinito ma molto elastico e rapido per avere adeguati riferimenti.
Ho provato ( :ghigno: ) a buttare giù una parte (baritono) per "doppia finta" (il brano degli atomici) sempre con lo stesso modo summenzionato: chiedete al puma...
E' chiaro che se avessi tempo a sufficienza preferirei l'ortodossia musicale (teoria, ear trainig, esercizi, scale, armonici...) perchè produce un vero musicista che va a mille, non ci sono dubbi; ma senza molte pretese, sfruttando quel che la natura ci dÃ* in termini di orecchio, con stupore, vedo che non si rimane ai blocchi ma si progredisce, lenti, ma si progredisce.

KoKo
2nd April 2010, 15:54
ora mi spieghi il sistema eretico-anarcoide pero' =)

docmax
2nd April 2010, 18:15
Se vuoi ti mando uno spartito... così mi fai un TSO (trattamento sanitario obbligatorio = ricovero coatto). ;) Scusate OT

il nero
2nd April 2010, 19:27
ciao
il solo di cui parli è bestiale,doc.......altro che O.t.:Ognuno ha il suo metodo e le sue trovate anche blasfeme,non solo eretico-anarcoidi;potrebbe essere, da quel che dici ,che il tuo metodo somigli al mio che ho sempre temuto di rivelare per non passare da bischero.
Io mi faccio dei puntini,talvolta solo immaginari,talvolta scritti,talvolta così incasinati che nemmeno nella settimana enigmistica potrebbero,da qualcuno,essere uniti.
resta il fatto che l'ascolto e l'educazione dell'orecchio siano fondamentali per poter suonare,anche e sopratutto per chi,come me,non è molto dotato ma sufficientemente tenace da non arrendersi mai.
il nero :saxxxx)))
Se vuoi ti mando uno spartito... così mi fai un TSO (trattamento sanitario obbligatorio = ricovero coatto). ;) Scusate OT

David Brutti
2nd April 2010, 20:25
Ma guarda caso le prime forme musicali scritte sono proprio nate in questo modo, cercando una via personale (anarchica) per aiutare la memoria.
Nei secoli poi il sistema si è "standardizzato", ma non è detto che il sistema di notazione musicale attuale sia l'unico ne il più efficace. Ad es. nel nostro sistema, resta molto complesso scrivere dei rapporti ritmici che esulano dalle suddivisioni tradizionali.

Filippo Parisi
2nd April 2010, 22:48
Mah, secondo me la ragione sta...non dico nel mezzo ma piuttosto in un mix di tutto ciò che è stato detto (tranne chi vorrebbe imparare a suonare uno strumento come il sax da autodidatta e senza conoscere alcunchè di musica.....vero Lovis? :D ).

Comunque credo che ovviamente l'orecchio ed il suo allenamento siano fondamentali, così come la trascrizione di soli, i quali oltre a stimolare e migliorare l'orecchio ci danno l'opportunitÃ* di "verificare" ciò che giÃ* i moderni (o meno) libri di teoria dell'improvvisazione (da Hal Crook e Levine ai Berklee & Co.) giÃ* fanno: ossia ci danno delle chiavi di lettura su un LINGUAGGIO.

Ha pienamente ragione chi ha fatto l'esempio della lingua, nel senso di idioma.

Se un americano ed un palestinese si trovano su un palco e devono suonare jazz lo potranno fare solamente perchè hanno una conoscenza comune delle basi di questo linguaggio. Quindi, almeno musicalmente, parlano la stessa lingua.

Pensare che l'espressivitÃ* venga mortificata dallo studio è totalmente fuori dalla realtÃ*. Semmai io affermerai il contrario. L'espressivitÃ*, ed anche la spontaneitÃ* vengono esaltate dallo studio.

Tranne rarissimi casi (e di Mozart ne nasce uno ogni 500-1000 anni, quindi, via le illusioni...) i grandi che noi ascoltiamo, da Parker a Rollins a Coltrane ecc. ecc. si sono letteralmente fatti il mazzo studiando. E senza metodi. Ma studiavano. Coltrane per registrare Giant Steps si è massacrato le palle con quelli che adesso si chiamano digital patterns. Che poi l'abbia fatto "a mente" o scrivendo le note su un tovagliolino, poco importa. Ha studiato come un pazzo. Perchè ha vissuto per la musica.

E poi, noi, che invece non ci viviamo (tranne rarissimi casi anche qui), che non abbiamo neanche un'oncia del loro talento naturale (quello è chiaro che se c'è c'è...), che magari studiamo in un mese quello che loro facevano in due giorni, ci mettiamo a disquisire se vale la pena studiare?

Poi, un'altra cosa. L'ear training oltre ad essere consigliato da tutti coloro i quali suonano od insegnano jazz è anche negli "odiati" libri, dove ti dicono...fai così...e fattelo in tutte le tonalitÃ*, magari evitando di scriverlo.

Les Wise, nel suo Bebop Bible, scrive: Improvvisazione musicale. Definiamo cosa NON E'. Non è un'abilitÃ* data da Dio di inventare melodie cadute dal cielo. Non arriva da un lampo, permettendo a qualcuno di diventare un grande solista. Non è un regalo divino datoci perchè siamo speciali. Cos'è quindi? E' UNA RIORGANIZZAZIONE SPONTANEA.......

...per dirla in altre parole è "il riarranggiamento di qualcosa che giÃ* esiste"....



...ecc. ecc. addentrandosi poi proprio nel parallelismo con un la conoscenza e la padronanza di un idioma. Afferma, in maniera sacrosanta in mia opinione, che man mano che impariamo una lingua accresciamo il nostro vocabolario e siamo sempre più capaci di articolare discorsi via via più complessi. E man mano che lo facciamo ci "sembra" che sia il frutto di un processo automatico. Ma invece è il frutto di un processo che abbiamo automatizzato. Studiando, ascoltando, riascoltando, approfondendo lo studio e reinterpretandolo.

Chopin75
2nd April 2010, 23:14
Beh che cos'altro aggiungere?...quoto ogni singola parola di ogni singolo individuo di questo post...proprio in sala prove uno dei due ragazzi che gestisce la sala mi raccontava che molti musicisti che vanno li per provare nn ahnno orecchio...gli togli lo spartito e nn capiscono piu nulla...io sono comunque per entrambe le cose..tan'è che col mio insegnante ho insistito per il solfeggio oltre che per lo studio

lovis6161
2nd April 2010, 23:44
ma oltre a trascrivere cio che si suona o a trascrivere di mano propia soli di altri artisti a cosa servirebbe?cioè non lo capisco,ho letto un po qua e la ..modificando gli assoli gia esistenti e quidni variando sempre il tipo di stile?mi sbaglio? ovviamente studiando tutta la teoria possibile

docmax
3rd April 2010, 08:32
Ma guarda caso le prime forme musicali scritte sono proprio nate in questo modo, cercando una via personale (anarchica) per aiutare la memoria.
Nei secoli poi il sistema si è "standardizzato", ma non è detto che il sistema di notazione musicale attuale sia l'unico ne il più efficace. Ad es. nel nostro sistema, resta molto complesso scrivere dei rapporti ritmici che esulano dalle suddivisioni tradizionali.
Urca David che mi dici? Esistono questi modi di scrivere la musica e poi da molto tempo?! non è che si potrebbe vedere un esempio di scrittura musicale "primitiva"? Sono molto curioso di confrontarmi ...

lovis6161
3rd April 2010, 09:16
intanto ognuno ha un percorso che vuole affrontare se ha le idee chiare c'è chi suona da solo per cosi senza qualche pretesa,poi c'è chi va al conservatorio e li si studia sicuro parlando di teoria solfeggio e tutto cio che riguarda lo scritto della musica,poi c'è che va da un maestro provato e studia lo stesso tutto,poi ce chi fa da autodidatta e studia lo stesso tutto,ma studiare solfeggio a cosa servirebbe ,cioe secondo me ci possono essere due strade,pero prima se qualcuno di esperienza potrebbe intervenire a spiegarmi da ignorante a cosa servcirebbe il solfeggio e la teoria nel suonare musica?è solo una domanda senza presunzione.grazie a tutti :\\: mmm non modifico cio che ho scritto peropenso di aver cambiato idea secondo me facendo il paragone è come il karate quindi anche il jazz,perche c'è la praticata ma ce anche uno studio sulle posizione e tante altre cose che non sto a spiegare ,nel jazz la teoria con le armonie gli accordi e tutte le cose possibili e immaginabili che non ricordo,dopo di questo quando si suona sul serio ci si deve scordare tutto e iniziare a suonare cioe non si deve pensare a cosa bisogna fare ormai è gia dentro di noi pero il suono deve uscire direttamente e non dopo avere percorso nella nostra testa il pensiero su che accordi si sta suonando o adesso faccio questo o quello..spero di esser stato chiaro.....

puffosky
3rd April 2010, 09:16
I chitarristi hanno un loro sistema pratico di trascrivere: la tablatura...

Non si potrebbe inventare una maniera "sassofonistica" di scrivere, da affiancare al rigo musicale?

Maestri, cosa ne pensate?
:saxxxx)))

Filippo Parisi
3rd April 2010, 09:38
intanto ognuno ha un percorso che vuole affrontare se ha le idee chiare c'è chi suona da solo per cosi senza qualche pretesa,poi c'è chi va al conservatorio e li si studia sicuro parlando di teoria solfeggio e tutto cio che riguarda lo scritto della musica,poi c'è che va da un maestro provato e studia lo stesso tutto,poi ce chi fa da autodidatta e studia lo stesso tutto,ma studiare solfeggio a cosa servirebbe ,cioe secondo me ci possono essere due strade,pero prima se qualcuno di esperienza potrebbe intervenire a spiegarmi da ignorante a cosa servcirebbe il solfeggio e la teoria nel suonare musica?è solo una domanda senza presunzione.grazie a tutti :\\:

Capisco ciò che dici Lovis. E vedo che ne sei convinto quindi sarebbe troppo lungo (e credo inutile) dirti a cosa secondo me servono solfeggio e teoria.....però visto che ancora devi comprare il sax, una cosa te la dico. Compralo...prova ad impararlo..."da solo"...e poi ne riparliamo ;)

ModernBigBand
3rd April 2010, 11:56
Urca David che mi dici? Esistono questi modi di scrivere la musica e poi da molto tempo?! non è che si potrebbe vedere un esempio di scrittura musicale "primitiva"? Sono molto curioso di confrontarmi ...

Assolutamente si Doc. Il discorso sullo sviluppo del sistema di notazione è estremamente vasto e sicuramente non può essere afrrontato qui (è un po' OT!). Pensa che le prime forme di "scrittura" sono riconducibili addirittura a egizi, babilonesi...quant'è lungo questo viaggio! Nel Medioevo, la notazione adiastematica (in campo aperto) era costituita proprio da sillabe e segni sovrapposti, spaziati in maniera da dare un'idea della melodia ma senza dare riferimenti precisi sul suono (durata, altezza).
Con la conquista della "diastemazia", ci si avvicina gradualmente al nostro sistema di notazione, le note (i cosiddetti neumi) vengono scritti dapprima in relazione ad un'unica linea (di colore rosso, indicante il Fa) e successivamente a due linee (se ne aggiunse una gialla indicante il Do). Anche le "tab" per chitarra che conosciamo oggi hanno origini antiche, risalgono infatti al XIV secolo le prime intavolature per liuto (erano rappresentate le 6 corde e attraverso segni e lettere venivano individuate le varie posizioni da premere). Ci sarebbe tantissimo da dire ma come detto più su, questa non è la sede adatta a tale scopo.
Giusto a titolo informativo, posto qualche esempio relativo a quanto detto:
- notazione adiastematica (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/16/Tu_es_deus.jpg)
- altro esempio di notazione adiastematica (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/87/Adiast.jpg)
- notazione diastematica (in questo caso con due linee) (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/ee/Diast.jpg)
- notazione su tetragramma (http://www.organisti.it/images/Editio%20Medicea.jpg)
- notazione mensurale (Magister Perotinus) (http://it.cantorion.org/photos/composers/large_1.jpg)

Fine OT.

lovis6161
3rd April 2010, 12:17
filippo sono aperto a tutto posso anche cambiare modo di pensare vario,non sono statico,

ModernBigBand
3rd April 2010, 12:27
Potrebbe essere valida questa proporzione:
solfeggio e teoria musicale : musica = codice della strada-buon senso-prudenza : circolazione stradale.

Se non conosci le regole della circolazione stradale e/o sei un folle sei una mina vagante, se conosci le regole, hai buon senso e prudenza sei un buon automobilista.
Grosso modo è la stessa cosa che accade in musica.

lovis6161
3rd April 2010, 14:11
capisco comunque grosso modo perche se non venivano infrante alcune regole alcuni grandi artisti oggi non li avremmo visti :saxxxx)))

Smog graffiante
3rd April 2010, 15:36
Come sempre MMB è un mentore...
Per quanto riguarda il solfeggio secondo me è solo un tipo di approccio che utilizziamo noi in italia e (ma non ne sono sicuro)in Francia.
Come dissi quando ero in Nuova Zelanda, lì il solfeggio non esiste!Ma d'altronde pensate a solfeggiare le note dette all'inglese...pensate che le chiamino doremifasollasi?ma manco per cavoli!li le chiamano con le sigle: C D E F G A B!...quelle che noi usiamo per gli accordi...non mi dimenticherò mai quanto era strano sentirli parlare così!
Allora come avrebbero potuto solfeggiare??Dicendo cccc...ddddd...ma per favore..spesso siamo troppo chiusi nelle nostre realtÃ* e ci scordiamo dell'esistenza di altre!
Li ad esempio l'approccio alla lettura è diverso, ci sono interi libri di strutture ritmiche di tutti i tipi, suonate sempre con la stessa nota! ad esempio per i sax era il SI.
quindi si partiva con esercizi con solo semibrevi,poi mano mano si avanzava a strutture più difficili...il risultato?? ogni frase veniva studiata a sè con lo stesso suono...cosa rimaneva da fare dunque quando si leggeva? solo mettere le note giusto...e fidatevi che raramente lo ho sentiti sbagliare letture anche a prima vista...

come sempre loro sono più pragmatici...però a me chiedevano all'interrogazione di solfeggio tutti i tipi di sincope...poi però magari li sbagliavo suonandoli e prima lo dovevo risolfeggiare...

è solo una differenza d'approccio e basta...

per la teoria musicale, be' mi viene solo da dire,lovis, che se non fossero esistite regole, non si sarebbero potute rompere...quindi, prima di cambiare la realtÃ*,bisogna sapersi muovere in essa! Almeno,questa è la mia personalissima opinione(e conta che io sono uno che tende a contaminare tutto in tutti i modi possibili!)

ModernBigBand
3rd April 2010, 16:14
capisco comunque grosso modo perche se non venivano infrante alcune regole alcuni grandi artisti oggi non li avremmo visti :saxxxx)))

Questo è vero ma tutti i grandi artisti che hanno "infranto le regole" hanno avuto sempre come base le regole stesse. Mi viene in mente Beethoven...è nato haydniano (con tutto ciò che ne deriva) ma è morto "romantico", ha rotto gli schemi classici introducendo concetti nuovi che saranno ripresi poi da altri. Lo stesso Schubert pensava di imitare Beethoven e invece ha creato musica del tutto differente. Anche il grande Mozart per esempio ha rotto gli schemi, basti pensare a quanti "macellai" (senza offesa per i macellai, qui si parla di persone che "macellano musica") hanno messo mano sul celeberrimo Quartetto K 465 n. 19 in Do maggiore (il "quartetto delle dissonanze") ritenendo determinate soluzioni armoniche troppo ardite per l'epoca.
Bach ad esempio compie un sacco di "errori armonici", ma volete che un genio del genere non li abbia fatti deliberatamente?
Tutto ciò per dire...va bene rompere gli schemi, ma rompere gli schemi vuol dire rompere qualcosa di esistente. Dal nulla non nasce nulla...

Smog graffiante
3rd April 2010, 17:07
che se non fossero esistite regole, non si sarebbero potute rompere...quindi, prima di cambiare la realtÃ*,bisogna sapersi muovere in essa!

va bene rompere gli schemi, ma rompere gli schemi vuol dire rompere qualcosa di esistente. Dal nulla non nasce nulla...


come si ben evince...sono d'accordo in tutto e per tutto con Modern...

fcoltrane
3rd April 2010, 17:11
quoto Modern e Smog
aggiungo che si può anche essere in grado di conoscere le regole perchè in grado di suonarle .
ricordo di un giovane sassofonista che non conosceva i nomi delle scale ma era in grado di suonarle con una naturalezza invidiabile.
ciao fra

docmax
3rd April 2010, 18:04
Grazie MBB ora so che mi trovo a scrivere con una notazione adiastematica. Che bello quando credi di essere un pazzo e invece trovi chi ti porta tra i normali fa piacere.

David Brutti
3rd April 2010, 19:21
Eh giÃ*, se si guarda al passato si ha l'impressione che tutto (o quasi) sia stato tentato.
Per completare le altre tipologie alternative di notazione, oltre a quelle del passato giÃ* citate (alla quale aggiungo quella alfabetica in uso nella antica grecia dalla quale poi derivarÃ* sotto forme diverse la notazione alfabetica anglosassone ri-scoperta da Oddone da Cluny), ne esistono un'infinitÃ* che accompagnano i multiformi stili della musica contemporanea, come ad esempio la notazione "relativa" nella quale i rapporti ritmici vengono desunti dalla posizione delle note allinterno della "battuta", per non parlare delle diverse esperienze di notazione grafica di molti americani quali John Cage o Crumb fino ad arrivare alle esperienze di Stockhausen nel quale la notazione musicale viene "asciugata" fino a diventare un semplice testo poetico (Aus den 7 Tagen).

Questo per confermare che la musica esula dal semplice pentagramma che propone una notazione piuttosto precisa ma dedicata principalmente a sistemi musicali ispirati alla tradizione o che da essa derivano.

Per il resto concordo con quanti detto: se non si conoscono le regole difficilmente si può fare qualcosa di buono con la musica. Debbo tuttavia affermare con fermezza che la notazione non solo non basta: se lo studio della "lettura" non viene accompagnato da uno studio approfondito del ear training e dell'immaginazione dei suoni il rischio di diventare una "macchina lettrice di spartiti" con pochissima cognizione di ciò che si sta suonando è altissimo (cosa che accomuna ad esempio la maggiorparte di sassofonisti "classici" che se gli togli lo spartito e gli chiedi: cosa stavi suonando? Non sa cosa rispondere....)

lucaB
9th April 2010, 12:30
l'orecchio è importantissimo e sembra che quanto più il musicista ha una formazione classica tanto più non ha orecchio. La mia ragazza, per esempio, che suona il violino da anni sa suonare vivaldi perfettamente ma non riesce a suonare a orecchio il tema di Gran Torino. Il problema dell'orecchio é presente anche quando canta melodie senza rendersi conto di cantarle completamente fuori tonalitÃ* e ritmo (poi mette il disco, ci canta su e dice: "Vedi? è giusta come la canto io" , e invece ci assomiglia solo vagamente)

Purtroppo il problema dell'orecchio è pesante, un'altra ragazza che conosco, diplomata in conservatorio, sa suonare cose difficilissime, se le legge, quando le ho chiesto se mi suonava keith jarret mi fa: "Ma come si suona questo? non è scritto..." ed è rimasta lì immobilie.

Ctrl_alt_canc
9th April 2010, 17:44
c'è in giro la trascrizione completa del koln concert se vuoi :lol: ( ci ho buttato un occhio ed è a tratti spaventosa :\\: )

FabioAltoSax
17th May 2010, 13:16
Come sempre MMB è un mentore...
Per quanto riguarda il solfeggio secondo me è solo un tipo di approccio che utilizziamo noi in italia e (ma non ne sono sicuro)in Francia.
Come dissi quando ero in Nuova Zelanda, lì il solfeggio non esiste!Ma d'altronde pensate a solfeggiare le note dette all'inglese...pensate che le chiamino doremifasollasi?ma manco per cavoli!li le chiamano con le sigle: C D E F G A B!...quelle che noi usiamo per gli accordi...non mi dimenticherò mai quanto era strano sentirli parlare così!
Allora come avrebbero potuto solfeggiare??Dicendo cccc...ddddd...ma per favore..spesso siamo troppo chiusi nelle nostre realtÃ* e ci scordiamo dell'esistenza di altre!


negli stati uniti solfeggiano con il DO MOBILE ma il nome delle note è quello italiano. non dicono si (C), di (D) , ef (F), ma
DO RE MI FA SOL LA TI . il DO diesis lo chiamano DI, il Re# RI. per i bemolli cambiano la vocale con la E.
x esempio Lab diventa LE.
cercate in rete, si trovano tutte le info.
http://paolocarraro.altervista.org/page ... 982-2.html (http://paolocarraro.altervista.org/page5/files/ad4600c62f54209513136780a6d30982-2.html)

provate a solfeggiare cosi e vedrete che ad ogni coppia di sillabe corrisponde un intervallo.
stanno avanti!
conservatori d'italia sveglia!! siete antichi e superati!!

docmax
17th May 2010, 13:50
mmh, c'è da farsi le ossa. :D
Non per dinosauri come me ma... buono a sapersi.

ginos77
17th May 2010, 22:26
Bene ho letto quasi tutto....e tutte le risposte sono molte interessanti.....bèè effettivamente io credo che avere un buon'orecchio sia fondamentale........il trainig la fÃ* da padrone nello sviluppo di questa dote.....io essendo stato autodidatta fino a poco tempo fÃ*....adottavo un metodo casereccio.......ma esiste qualche metodo consolidato per sviluppare quesa dote fondamentale? E poi aiuta di più ascoltare e trascrivere o ascoltare e suonare?E poi voi quando trascrivete lo fate in do o nella chiave del vostro strumento?Cioè se sentite un sol di pianoforte e siete tenoristi lo riconoscete come LA?E poi per aiutare lo sviluppo conviene suonare strumenti della stessa tonaitÃ*?

FabioAltoSax
3rd June 2010, 14:16
per sviluppare l'orecchio ti posso consigliare il programma AURELIA della Sibelius.

E' diviso in sezioni:

intervalli
scale
accordi
dettato melodico
dettato ritmico

come metodo è ottimo perchè progressivo.
anche dentro BAND IN A BOX c'è un programmino utile.

PER IL RESTO L'ORECCHIO SI SVILUPPA VELOCEMENTE CANTANDO QUALSIASI COSA.
cantate intervalli, scale, arpeggi e memorizzate il colore degli accordi al pianoforte.

byez

lucaB
3rd June 2010, 14:55
interessante la cosa del do mobile. Ma è applicabile anche al di lÃ* del solfeggio? Nel senso, metti che so cantare un certo assolo, posso cantarlo usando questo sistema? O mi porta beneficio solo se sto leggendo le note che canto?

FabioAltoSax
5th June 2010, 10:00
quando canti un assolo secondo me lo devi fare in stile scat come se fossi un vocalist.

il solfeggio col do mobile serve all'orecchio, ma quando passi ai fatti (cantare un assolo) devi farlo come lo stessi improvvisando tu in quello stesso istante con la voce.

se stai a pensare al nome di ogni nota diventi matto.

docmax
5th June 2010, 10:04
Sono tutte cose che faccio automaticamente ma non sapevo che qualche studioso le avesse giÃ* codificate. Mi fa piacere. :smile:

slax_sax
9th June 2010, 16:27
Scusate se mi intrometto, so che sono l'iltimo granello di polvere del carro, pero' volevo dire che secondo me, e' inutile saper leggere egregiamente lo spartito ed avere una capacita' tecnica mostruosa,
perche' cosi' facendo quando ti tolgono lo spartito te ne rimani li come un baccala'(come han dimostrato certe esperienze nei post precedenti), e non certo per carenze tecnice
ma perche' come si diceva "si impara a macchinetta", sinceramente la musica e' ben altro per me, e' l'espressione, l'emozione, lo studio deve essere solo un mezzo per poter esprimere quello che sentiamo dentro,
il gusto musicalee tutto quello che riguarda cio' che ci sentiamo, secondo me se si diventa troppo tecnici si perde il "calore" del suono e della musica, non a caso molte canzoni
anche se difficili da realizzare, vengono apprezzate da i piu' "colti" musicalmente o quelli che guardano tantissimo il lato tecnico, mentre una canzone molto meno tecnica ma piu' espressiva puo' riscuotere
molto piu' successo grazie alle emozioni che trasmette, io sono dell'idea che quando si fa qualcosa con "la band" sono complici tutti gli strumenti (anche se il sax da solo sa esprimersi benissimo)
ho visto molti nel forum che dicono "4 accordi e sono famosi che schifo", tralasciando il pop puo' essere che danno emozioni a un sacco di gente cosa che magari una canzone complessa non da, perche' pensata solo tecnicamente.
Con questo non voglio dire di non usare la tecnica, ma di sicuro va concigliata con la libera epsressione, l'animo e cose moltopiu' astratte, improvvisare o inventare(cosa per me molto importante) secondo me sono cose che distinguono la musica dalla matematica dove 1+1=2, mentre nella musica puoi alterare le combinazioni a tuo gusto e piacere.

Poi ho chi vuole essere solo tecnico faccia come vuole e viceversa, questa e' solo la mia visione. :saxxxx)))