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Visualizza Versione Completa : Musica: popolare o per l'èlite?



juggler
3rd November 2008, 03:26
Lettera di Leopold Mozart al figlio Wolfgang Amedeus, datata 13 Agosto 1778:

"Scrivi qualcosa di breve, di facile e di popolare...pensi, forse, che sia cosa indegna di te? Se così è, hai pienamente torto! Quando Bach viveva a Londra (Leopold si riferisce a Johann Christian Bach, l'ultimo dei figli di J.S.Bach, presso il quale Amedeus prese lezioni di contrappunto, quand'era poco piu' che un fanciullo) non scriveva forse... bazzeccole di questo genere?
Anche ciò che è leggero può essere grande, se scritto in uno stile naturale, scorrevole e facile e se, allo stesso tempo, si basa su una solida composizione. Tali lavori sono piu' difficili da comporre di tutte quelle progressioni armoniche che la grande maggioranza del pubblico non comprende o di quei pezzi che hanno piacevoli melodie, ma che sono difficili da eseguire.
Pensi che Bach si sia avvilito con questo genere di lavori? Niente affatto...
Una buona composizione, una solida costruzione: questo è quanto distingue il maestro dal dilettante, anche nelle piccole cose".

La tentazione di prendere come un "assoluto ideologico e indiscutibile" le affermazioni di Leopold, può essere irresistibile per chi non ama troppo le "complicazioni musicali"...tuttavia, visto che Amedeus stesso, non si curò delle parole del padre e andando per la sua "strada" incontrò incomprensioni/derisioni quanto gravi difficoltÃ* esistenziali...trovo che possa offrire a tutti gli utenti del Forum, un ottimo spunto per riflettere sugli aspetti di ricettivitÃ*/comunicativitÃ* della musica, presa nell'insieme delle forme, generi e stili... quanto nelle sue implicazioni professionali, di diffusione ecc.

GiÃ* in diversi topic, riguardanti questo o quel musicista, quel o talaltro stile o genere musicale...abbiamo assistito a "dispute parossistiche" tra avanguardisti e tradizionalisti, tra "melodici" e "rumoristi"...ovvero posizioni di segno opposto, che si annullano perchè entrambe viziate da "pregiudizio ideologico" o di gusto personale, piu' che dal "distacco osservativo"...

Personalmente, pur avendo avuto, da giovane, i miei "eccessi iconoclasti"...ho compreso, nel tempo, che iniziamo ad essere maggiormente obiettivi (o quasi) quando incominciamo a comprendere ciò che di "buono" c'è in ciò che non ci piace e quanto di "criticabile" c'è in ciò con cui maggiormente ci identifichiamo o percepiamo piu' vicino alla ns. sensibilitÃ*...

La comprensione del "discorso musicale", di come lo si percepisce e lo si vive, a vari livelli...subisce variazioni rilevanti appena cambiamo contesto sociale e culturale...ovvero alla base della "godibilitÃ*" e/o dell'accettabilitÃ* di una certa musica, c'è un "condizionamento" che è ad un tempo sia culturale (ciò che una societÃ* ritiene "musicale" in base alla propria evoluzione e visione del mondo) che di frequentazione, piu' o meno assidua rispetto a certi "ascolti"... L'educazione musicale, in qualunque parte del mondo, è l'"adattamento percettivo" del singolo verso quei "suoni" che, prodotti in una certa maniera e con certi strumenti, sono unanimamente "accettati" socialmente e "organizzati" in un linguaggio chiamato "musica"...

Esiste, quindi, inizialmente un "gap culturale" che differenzia le "visioni musicali" delle varie popolazioni, presenti sul ns. Pianeta e quindi la loro reale "comprensione"...la cultura europea (ma non solo) ha creato, nei secoli, l'orribile divisione fra musica "alta" (delle classi sociali ricche e potenti) e "bassa" (popolare)...una sorta di "apartheid" della comunicazione/fruizione musicale basata sulla distinzione sociale...
Per fortuna, oggi, grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e agli spostamenti delle popolazioni e una maggior comprensione degli usi, costumi e abitudini diverse esistenti...siamo in una condizione di "fluiditÃ* culturale" o quindi di "relativitÃ*" di tutti gli "assiomi" e gli "estremismi" caratteristici di ogni societÃ* umana...

Ma la differenza fra musiche "facili" e "difficili", popolari o d'èlite permane...la distinzione piu' evidente, almeno in senso europeo-occidentale, è la prevalenza della "riflessivitÃ*" del linguaggio a scapito dei suoi aspetti comunicativi, in senso sociale: cercherò di spiegarmi meglio con un esempio...
Coltrane, durante il passaggio alla sua "fase modale" prese un vecchio brano che nessuno piu' suonava e che nella sua forma originale era alquanto noioso ("My favorite things") e lo trasfigurò di nuova luce e di nuova forza, offrendo una "lettura" che fu apprezzata, tanto dai musicisti che dal pubblico...lo stesso fece col tema rinascimentale "Greensleeves"...si può dire che ascoltò il "consiglio di Leopold"...
successivamente, portò agli "estremi" la sua "ricerca" (seguì ciò che gli dettava la sua anima, come Mozart) al punto da essere abbandonato tanto dai suoi fidati collaboratori (Tyner, Jones) quanto criticato e incompreso, sia dai musicisti che dal pubblico...

Insomma, secondo voi, esiste la possibilitÃ* di conciliazione fra questi 2 estremi o è un destino ineluttabile che ciò accada...comunque e sempre? QualitÃ* vuol dire "essere incomprensibili" o essere compresi solo dagli "addetti ai lavori"? Come si concilia, oggi, in musica, innovazione e comunicazione?

Sax O' Phone
3rd November 2008, 05:23
Interessante riflessione juggler: proprio citando Coltrane hai evidenziato un musicista che ritengo completo, oltre che geniale, perchè secondo me ha saputo esprimere al meglio quello che definirei la vivificazione delle note, o se vuoi della melodia; quando lo ascolto suonare le ballate, per esempio, quasi sempre riesce a trasmettermi in modo semplice il senso del pezzo che sta esplorando, ma questa semplicitÃ* sembra essere lo strumento necessario ad una costruzione molto complessa e ricca, che alla fine mi porta a scoprire innumerevoli sfumature, o se vuoi molti luoghi inesplorati, arricchendomi dell'esperienza di una scoperta. Allo stesso modo, posso ascoltare Ascension, scoprendovi all'opposto la semplicitÃ* di una melodia... Certo non si può dire che però rendesse un pezzo conosciuto musica popolare, temo.
La musica spesso si associa ad emozioni transitorie, a momenti specifici in cui la si ascolta anche casualmente, alla memoria. Credo che vada però ascoltata con neutralitÃ*, senza complicitÃ* o aspettative: dev'essere il musicista a convincerti della sua onestÃ* e sinceritÃ*, al di lÃ* dei tecnicismi, al di lÃ* del mercato: dev'essere nell'ora, nel qui.

fcoltrane
3rd November 2008, 09:50
mmm interessante spunto di riflessione.
il rapporto tra innovazione e comunicazione ,tra semplicitÃ* e complessitÃ* è un argomento davvero ostico.(vi ascolto con interesse)
io aggiungerei : quando una musica diventa una opera d'arte?
cioa fra

puffosky
3rd November 2008, 14:20
per me la musica è comunicazione.
anche innovazione, ma entrambe sono figlie dei tempi
(non volevo dire soggette alle mode).

l'era delle sperimentazioni ossessive mi sembra finita.
tra un virtuosismo jazz e un graffiante assolo funky,
scegliete voi...

:saxxxx)))

gene
3rd November 2008, 16:34
.......io aggiungerei : quando una musica diventa una opera d'arte?
Bella domanda......
............argomento degno di riflessioni profonde.
......Forse quando, qualcuno figlio del tempo che vive, ne rinnova il linguaggio estetico (ci metto tecnica strumentale armonia etc).
Limitando il campo di azione al nostro strumento, chi sono stati gli innovatori, quelli che hanno rinnovato il lessico sassofonistico.
iniziamo da Coleman Hawkins, passiamo a Charlie Parker, arriviamo a John Coltrane, deviamo per Ornette Coleman, riaddrizziamo la via, ripassando per Wayne Shorter, ci avviciniamo ai giorni nostri, Mike Brecker e poi Steve Coleman.
In mezzo tanti altri altri che partendo dal tempo in qui vivevano, hanno portato il loro contributo.
Si potra dire che non è così.....sicuramente, ma questo è il mio pensiero.
Ho sempre diviso i sassofonisti in due categorie, gli strumentisti (anche grandissimi) e quelli che hanno tentato di rinnovare un linguaggio.
Personalmente ho sempre preferito i secondi.
Con questo non voglio dire di non apprezzare Sonny Stitt, Dexter Gordon. Sonny Rollins, Stan Getz etc.
Apprezzo però di più, Evan Parker, Dave Liebman, Jackie Mc Lean, etc. che tentano di cercare una via personale.
Ci tornerò sull'argomento, veramente interessante.
p.s. Ornette Coleman non mi piace, ma il suo contributo è innegabile!

pumatheman
3rd November 2008, 16:59
io credo che la musica sia sempre per tutti, ma, come tutte le arti, più apprezzata da chi la ama e non la considera un mero "riempimento" al silenzio.

in genere oggi giorno la musica che ci viene IMPOSTA è quella "facile, sterile e offensiva" che passano regolarmete in radio, tv e giornali

... Mollica del Tg1 per me dovrebbe andare a zappare (mio non era uno zappatore ed era un grandissimo uomo)... l'hanno ingrassato come un maialino per fare il cameriere delle majour della musica, editoria e cinema...

ma tornando alla musica, quella che ci IMPONGONO i media è un mero prodotto che si vende come si vendono gli schampoo e i balsami, e un'arte di levatura così alta come quella musicale io credo che si debba ritenere come minimo offesa da questi "prodotti spazzatura".

Ancora peggio per quanto rigurda le cover band con le quali, purtroppo, potete tranquillamente considerarmi un razzista. Sarò sommario ma in quel filone cio vedo solo esibizionismo e narcisismo niente arte o creativitÃ*.


.......Personalmente ho sempre preferito i secondi.

anchio la penso così, amo molto sia Armstrong che Ornette ma ancora di piu la fase successiva detta New Thing! (quella per dirla con un pò di cinismo: degli eroi sfigati :yeah!) )
secondo me i virtuosi fini a se stessi sono lenti, i sinceri sperimentatori quelli che osano, sono rock ;)


tra un virtuosismo jazz e un graffiante assolo funky,
scegliete voi... :saxxxx)))

personalmente...nessuna dei due, io scelgo il coraggio e il rischio dell'inaspettato... ;)
tipo i primi due che mi vengono in mente: il jazz senza tempo costante e il l'hardcore funk :ghigno:
;)

juggler
4th November 2008, 02:42
"Tanto caro mi fu quest'ermo colle e questa siepe, che all'ultimo orizzonte il guardo esclude..."
Peccato che nessuno ebbe il coraggio di dire al tormentato Giacomo..."A' Gia...e vai ogni tanto oltre 'sto colle e questa siepe...vedrai qualcos'altro..."

Perdonate l'ardire...ma mi sembra che non riusciate andare oltre il vs. "orticello"...al di lÃ* di ciò che vi piace, dei vs. gusti, di ciò che riempie
la vs. "anima", il vs. sentire o di cui avete maggiormente esperienza, di ciò che vi fa sentire a "casa vostra": in fondo, in tal guisa, non fate che confermare la 2^ ipotesi...ovvero che la "musica d'arte" è diventata una sorta di "linguaggio esoterico" per iniziati, che.. "se la cantano e se la dicono da soli"...il pubblico? Una chimera...tutti ignoranti, tutti imbambolati dalla televisione ecc. ecc. E' troppo semplicistico tutto ciò! Non vi sembra?

Se anche la musica, diventa un "linguaggio chiuso" al pari dei linguaggi tecnico-scientifici (fisica, matematica, biologia molecolare ecc.) dov'è piu' la sua qualitÃ* comunicativa? E se comunica ancora qualcosa... a chi è diretta? All'autocompiacimento di chi la fa e/o di chi poi, in qualche modo ne parla (musicisti, critici, riviste specializzate ecc.)?
Caro Puma...io appartengo generazionalmente al quel periodo musicale che ti manda in "estasi"...ma anche quel modo di intendere l'"avanguardia", appartiene al passato: non ha piu' nessuna attinenza col presente che noi oggi viviamo...rappresenta uno dei tanti "revivalismi" oggi esistenti, "descrittivi" di un'epoca che non c'è piu'...e che non comunica piu' niente al pari di tanti "rifacimenti stilistici" ancor piu' vetusti (bop, mainstream ecc.)

Incomincio a credere che non esiste una visione coerente di cosa sia la societÃ* contemporanea e quale societÃ* realmente si voglia (negli anni '70 sembrava ci fosse...ma è stata un'utopia!)...e che siamo diventati tutti un po' "autistici e chiusi"...anche se ci diciamo il contrario! E poi che lo si voglia o no...tutto oggi rientra o fa i conti col mercato...lo stesso Mozart, capì, (ad un certo punto, non facendo piu' il "musicista di corte")...che o componeva opere di successo, aggiudicandosi i migliori cantanti disponibili sulla piazza, perchè erano quelli che attiravano il pubblico...o non c'erano speranze di sopravvivere in modo dignitoso! Il piu' grande genio musicale mai apparso su questa Terra, fu abbondonato moribondo dalla moglie (che sarebbe stata perseguitata dai creditori) e buttato in una fossa comune! Il mercato condiziona l'opera di un artista...e se un artista non riesce a trovare una sua "nicchia"...ci possiamo dire tutto quello che vogliamo...non esiste e/o fa la vita del disperato! I jazzisti americani hanno un mercato in Europa...senza l'Europa, tanti "eroi" non sarebbero piu' esistiti...e poi tra gli "eroi"...c'è un certo Braxton (di cui ho apprezzato i suoi primi lavori: "Three composition of New Jazz"... un bellissimo disco in duo con Muhal Abrahms...e qualche altra cosetta, fatta qua e lÃ*...) che in realtÃ* è l'apoteosi del "narcisismo" che sconfina nel complesso di Dio: nel 1988, ha scritto "Composition Notes", un'opera di analisi della propria musica in cinque volumi di 2400 pagine!
E' questo il musicista contemporaneo? Uno che fa musica...poi, la spiega...la commenta e poi magari si dÃ* pure una valutazione artistica? E vai...tutti ad applaudire! Trovo surreale tutto ciò...neanche Beckett o Ionesco o Carmelo Bene sarebbero arrivati a tanto!

Riguardo alla questione "opera d'arte"...il pubblico decreta il successo di un artista...l'opera d'arte è una designazione postuma: ciò che appare "caos" in un'epoca, diventa simbolo di "classicitÃ*" o di "perfezione formale" in epoche successive...è successo a Mozart come a Coltrane ma anche a tanti altri...non so se in futuro sarÃ* sempre così...perchè se la musica come l'arte è diventata "riflessione sulle proprie possibilitÃ* espressive" senza un referente...non ha piu' niente da comunicare che la sua estraneitÃ*, il suo essere fuori dal tempo: non c'è umanitÃ* in tutto ciò!

pumatheman
4th November 2008, 10:12
discussione molto interessante.
per esempio, se provi a fare un parallelo con la pittura attraversando i vari movimenti dalla classicitÃ* all'impressionismo poi cubismo poi espressionismo ecc si vede una rarefazione della forma e della tecnica in favore dell'espressione e una chiusura sempre piu netta con la commercialitÃ*.
Musicalmente a ma e pare sia successa una cosa simile, non mi sembra che quello che quello che è accaduto nel jazz o nella musica creativa sia strano, semplicemte le cose e le forme hanno dei cicli che passano sempre oltre che dai vari eccessi anche da una fase simile "all'autodistruzione".
A parte la tua grande abilitÃ* nel citare e nello scrive, ti faccio grandi complimenti, non vedo quale sia la il fine dell'ardire, mi pare che cerchi una risposta che ti soddisfi un quesito treoppo "empirico".
Se vuoi trovare una forma musicale che soddisfi il musicista dalla (sacrosanta) smania dell'essere artisticamente appagato e nel contempo di piacere e magari avere successo col pubblico, io credo che la soluzione al quesito è solo pratica perchè dipende solo dal pubblico e DA COME E QUANDO la cosa accade e vieni ascoltato.
Il pubblico è molto influenzato da fattori molto diversi e variabili come quelli sociali e ambientali politici ecc non sò se ci sia una formula che ci risolve la faccenda.
Ho citato la New Thing solo perchè ho citato Ornette in relazione a Gene, io non ho orticelli ma ho una miriade di artisti e generi molto diversi (e quasi ogni giorno ne scopro di nuovi sia attuali che passati) che amo e da qui sono influenzato, questo è.
Personalmente io non vedo un futuro economico (io 3 parole: nun se magna) per chi suona senza pensare alla commercialitÃ*, come dicevi tutti gli eroi sono tutti morti di fame e stenti.
Nonstante questo io provo lo stesso a fare musica in quell'ottica, non a caso ho un altro lavoro che mi permette di sopravvivere. Faccio musica nel tempo libero ma la faccio SOLO SUL SERIO e con sempre in testa la filosofia di suonare ogni nota come se fosse l'ultima. Personalmete se dovessi fare musica in un 'ottica, (anche solo leggermente) differente smetterei di suonare in 5min (magari tanti diranno MAGARI :lol: :lol: )

fcoltrane
4th November 2008, 13:51
......"il pubblico decreta il successo di un artista...l'opera d'arte è una designazione postuma: ciò che appare "caos" in un'epoca, diventa simbolo di "classicitÃ*" o di "perfezione formale" in epoche successive"
la discussione si fa sempre più interessante.
io sono legato ad una concezione dell'arte come : capacitÃ* dell'uomo di creare qualcosa che presenti caratteristiche di armonia e bellezza
è pur vero che l'arte è strettamente connessa alle emozioni e alla comunicazione ma non darei una importanza così determinante al pubblico .
(a meno di intendere il pubblico anche come un unico individuo).
il successo o l'assenza di successo può determinare la morte dell'artista ma non della sua arte.
in pratica se Coltrane o Mozart non fossero stati riconosciuti sarebbero comunque due artisti
e le loro opere Opere d'arte (solo che tristemente non staremmo a parlarne)
la tirannia del pubblico è strettamente legata a meccanismi di comunicazione che con l'arte poco hanno a che vedere.
Concordo con quanto detto da gene (i cui gusti musicali condivido) anche per quello che riguarda l'innovazione, e concordo pure con pumatheman il parallelo con la pittura straordinario
ciao fra

gene
4th November 2008, 15:01
......il pubblico decreta il successo di un artista......si è vero, ma il pubblico da chi viene istruito, guidato, indottrinato....dalla COMUNICAZIONE, dagli uffici stampa, dai manager delle case discografiche, dalla stampa specializzata in primis e poi dai quotidiani, etc...ecco come viene creato il SUCCESSO.
Quando Bill Evans incise "Live at Village Vanguard", non c'erano più di 10 persone che mangiavano e bevevano allegramente.
Oggi nell'era della globalizzazione, di internet, del tutto on line, dell'ansia di sapere ( ma che cosa?), ci fottono continuamente, ci fanno credere quello che vogliono, ci CREANO I BISOGNI, il telefonino, il videotelefonino, l'ipod, le consolle dei videogiochi, l'aria condizionata a casa, l'allarme per la casa, il frigo intelligente, la TV al PLASMA si chiama così perchè una volta acquistata, ti sei dissanguato), il navigatore satellitare, cosi quando sei tra Rho e Lainate non ti perdi... etc.
Il caso più gigantesco di manipolazione della coscienza umana non è forse stata la Guerra in Iraq.....mi sono allontanato dal nobile tema ....ma è importante ammonire i più giovani, non credete a tutto, fatevi la vostra opinione, informatevi, da più fonti, siate critici ( nel senso positivo del termine), siate curiosi, studiate.
LA CONOSCENZA è l'unica arma a nostra disposizione........altrimenti ci fottono SEMPRE.

pumatheman
4th November 2008, 15:22
......il pubblico decreta il successo di un artista......si è vero, ma il pubblico da chi viene istruito, guidato, indottrinato....dalla COMUNICAZIONE, dagli uffici stampa, dai manager delle case discografiche, dalla stampa specializzata in primis e poi dai quotidiani, etc...ecco come viene creato il SUCCESSO.
Quando Bill Evans incise "Live at Village Vanguard", non c'erano più di 10 persone che mangiavano e bevevano allegramente.
Oggi nell'era della globalizzazione, di internet, del tutto on line, dell'ansia di sapere ( ma che cosa?), ci fottono continuamente, ci fanno credere quello che vogliono, ci CREANO I BISOGNI, il telefonino, il videotelefonino, l'ipod, le consolle dei videogiochi, l'aria condizionata a casa, l'allarme per la casa, il frigo intelligente, la TV al PLASMA si chiama così perchè una volta acquistata, ti sei dissanguato), il navigatore satellitare, cosi quando sei tra Rho e Lainate non ti perdi... etc.
Il caso più gigantesco di manipolazione della coscienza umana non è forse stata la Guerra in Iraq.....mi sono allontanato dal nobile tema ....ma è importante ammonire i più giovani, non credete a tutto, fatevi la vostra opinione, informatevi, da più fonti, siate critici ( nel senso positivo del termine), siate curiosi, studiate.
LA CONOSCENZA è l'unica arma a nostra disposizione........altrimenti ci fottono SEMPRE.

Gene is the man! :yeah!) :saputello ::saggio::
(che vordì? vordì che secondo me c'ha ragione e che c'hanno rotto er ca**o tutti stì camerieri dei potenti compresi giornalisti, direttori e manager che ci inchiappettano a tutte l'ore!!! :devil: :devil: :devil: )

Sax O' Phone
4th November 2008, 15:27
Mi sembra che juggler ponga delle questioni ahinoi molto reali, e senza una facile soluzione: farei comunque dei distinguo p.e. in relazione all'artista geniale che muore di fame. Bach era una persona posata ed ordinata, a differenza di Mozart; Coltrane (avendo fatto la scuola di management di Miles Davis) aveva ottenuto un eccellente contratto con la Impulse che gli permetteva una vita più che dignitosa, ed una solida libertÃ* creativa, a differenza di Parker, che sappiamo come visse e come morì...
Forse non è il caso di generalizzare.
Pumatheman, la tua osservazione sulla pittura mi sembra piuttosto superficiale, o comunque troppo idealizzata: Picasso dipingeva (e vendeva) a kili; Andy Warhol addirittura arrivò a teorizzare e mettere in pratica la produzione industriale dell'immagine artistica, di infima qualitÃ* di materiali, ma non certo a prezzi popolari.
Se guardiamo altrimenti le vite degli scrittori o dei poeti, la cosa è ancora più eclatante: un Conrad o un Kafka dovevano avere altri lavori che permettevano loro di scrivere pagine memorabili, mentre un autore di best seller contemporaneo, che magari guadagna milioni di dollari per scrivere storie risibili e presto dimenticate, deve necessariamente crearsi uno staff di ghost writers (spesso sotto-pagati) per poter rispettare i termini contrattuali: la morale della favola?
Va a lavurÃ*! Non c'è salvezza senza la sofferenza! etc.
In questo paese specialmente, la figura dell'artista è sempre stata sfruttata in modo ipocrita e truffaldino: pensate a Michelangelo ed al suo rapporto con il papa.
Certo che anche passare ai valori opposti, ovvero alla situazione dove un presunto artista dev'essere per forza celebrato per alleviare i rimorsi di coscienza (collettiva?) è altrettanto idiota.
Mi fa pensare al così detto buonismo (che secondo me non ha nulla a che vedere con la compassione): siccome nel passato se ne è abusato per motivi personali, perdoniamo anche l'individuo che commette le più atroci nefandezze, danneggiando il principio della giustizia e della sua amministrazione. Ipocrisie!

pumatheman
4th November 2008, 16:00
cioe?
O'Phone dimostri di sapere bene di che si parla ma mi sfugge la tua idea/teoria/conclusione?
ogni caso è un caso a se!, fin lì ok, nessuno lo mette in dubbio mi pare.
per esempio:


la tua osservazione sulla pittura mi sembra piuttosto superficiale, o comunque troppo idealizzata: Picasso dipingeva (e vendeva) a kili; Andy Warhol addirittura arrivò a teorizzare e mettere in pratica la produzione industriale dell'immagine artistica, di infima qualitÃ* di materiali, ma non certo a prezzi popolari.

il mio "parallelo" è solo per fare un esempio delle "pieghe" che può prendere un'arte importante quanto la musica, non risolve niente.
dove stÃ* la generalizzazione mica ho detto che sono due cose uguali.

anzi con Picasso si può fare un parellelo con Coltrane e con Warhol si può fare un parallelo per esempio con i Rolling Stones che hanno fatto centinaia di dischi tutti uguali e con la stesso suono in modo da sostenere se stessi e "tutto il ministero" che si portano appresso...
nel caso degli Stones e di Warhol di arte ne vedo/sento poca mi pare più come dici te una industrializzazione del prodotto disco=shampoo e immagine.artistica=balsamo :lol:
questo è un esempio +o- concreto non proprio un generalizzazione.

Sax O' Phone
4th November 2008, 16:09
per esempio, se provi a fare un parallelo con la pittura attraversando i vari movimenti dalla classicitÃ* all'impressionismo poi cubismo poi espressionismo ecc si vede una rarefazione della forma e della tecnica in favore dell'espressione e una chiusura sempre piu netta con la commercialitÃ*.

Tu confondi lo sperimentalismo tracciato da Mondrian, dai costruttivisti, dagli astrattisti che si, come credo tu intenda, avevano degli ideali da perseguire a scapito del riempirsi la pancia e l'ego... Ti citavo Picasso che pur essendo un grande pittore ed innovatore del linguaggio artistico, alla fine era più che altro un gran mercante di sé stesso...

pumatheman
4th November 2008, 16:26
per esempio, se provi a fare un parallelo con la pittura attraversando i vari movimenti dalla classicitÃ* all'impressionismo poi cubismo poi espressionismo ecc si vede una rarefazione della forma e della tecnica in favore dell'espressione e una chiusura sempre piu netta con la commercialitÃ*.

Tu confondi lo sperimentalismo tracciato da Mondrian, dai costruttivisti, dagli astrattisti che si, come credo tu intenda, avevano degli ideali da perseguire a scapito del riempirsi la pancia e l'ego... Ti citavo Picasso che pur essendo un grande pittore ed innovatore del linguaggio artistico, alla fine era più che altro un gran mercante di sé stesso...

:BHO:
ok man... io non non intendevo niente di diverso rispetto a a quello che ho scritto... non conosco bene tutti i movimenti ma conosco bene l'impressionisti e un pò di "roba" classica (medioevo, '400 e rinascimeto)...
nel mio piccolo credo che lo spessore del genio di Picasso è minimo 1'000'000 volte +grande dello spessore della sua attitudine mercantile (che di per sè era giÃ* molto sviluppata :lol: )
con questo non vojo dire che sarebbe diventato famoso quanto lo è oggi solo per il suo genio.. perchè senza la sua attitudine al vendersi bene (caratteriastica vicina a Davis il quale lo stimava tantissimo tant'è vero che Picasso ha pesantemente influenzato lo stile pittorico di Miles) sarebbe diventato moderatamente famoso ma non un "diointerra" come è oggi.

puffosky
4th November 2008, 18:18
:saputello

juggler
5th November 2008, 04:42
Belle riflessioni! Ma ancora, cari signori...si rischia di girare come trottole e restare fermi sempre nello stesso punto!
Il mercato dell'arte ha "logiche" molto differenti dal mercato musicale; ciò che accomuna i 2 settori è la produzione di "feticci totemici" ad uso personale caratterizzati da un incremento di valore basato sulla "necrofilia commerciale": l'unica differenza è che l'arte crea beni materiali con "funzioni di pure voluttÃ* estetiche" (nonostante l'attuale crisi economica, il mercato dell'arte, anche di quella contemporanea è in grande espansione: ormai, banche, societÃ* finanziarie, grandi fondazioni ecc. investono a piu' non posso...perchè è l'unico bene che si rivaluta in continuazione...fino al parossismo!) la musica è un "bene immateriale", spirituale è in quanto tale, per diventare "feticcio" deve essere caricato di "valenze simboliche", di miti... per acquisire la valenza di..."intramontabile" ovvero del "continuamente riproducibile"!

La "ragion borghese" ha trasformato i "prodotti" della creativitÃ* umana in "feticci totemici" da idolatrare: la logica del profitto trasfigurata in una forma di religiositÃ* perversa!

In tal senso, Warhol va apprezzato piu' per il suo "cinismo profetico" che per la sua produzione: sua la frase "Tutti un giorno potranno godere di 15 minuti di gloria..." e noi, oggi siamo nell'era di Youtube...

Keith Haring, a mio avviso, è stato l'ultimo vero innovatore nel campo dell'arte contemporanea e un grande comunicatore oltre che una "grande anima" (prima della sua morte, ha creato una fondazione e tutti gli sfruttamenti commerciali delle sue creazioni vanno a beneficio dei bambini africani): l'arte che non deve stare nei musei...ma vivere con e attraverso la gente...vivificare la materia, rendere vivibili gli scenari squallidi delle periferie urbane...l'arte deve servire alla gente e non diventare "simulacro" verso il quale genuflettersi...

Oggi, i musicisti in circolazione sembrano dei "burocrati": suonare il "passato" o rileggerlo in continuazione...significa non saper comunicare messaggi adatti ad una societÃ* che cambia velocemente...non avere nessun rapporto con la societÃ* contemporanea e soprattutto non possedere neanche minimamente la "qualitÃ* visionaria" che anticipa certi cambiamenti sia percettivi che comunicativi...una parte del "quid" è qui...