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Visualizza Versione Completa : Perché la Scala Maggiore non (sempre) funziona sul II-V-I?



rubino
18th June 2015, 20:06
Ragazzi è stato recuperato un altro articolo da questi che <del style="color: rgb(0, 0, 0); font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12.4799995422363px; line-height: 17.4720001220703px; background-color: rgb(231, 234, 239);">ci hanno rovinato</del> ehm... che stanno rifacendo il sito http://www.italiantrumpetforum.it/forum/Smileys/default/pollicesu.gif.
L'articolo riguarda l'improvvisazione su un II–V–I usando la scala maggiore della tonalità della progressione, commenti, critiche, suggerimenti, idee, vostro approccio alla cosa? L'articolo lo trovate qui (http://jazzpaths.com/blog/perche-la-scala-maggiore-non-sempre-funziona-sul-ii-v-i/).

Buona serata a tutti,

Alessandro

Ziubèlu
19th June 2015, 08:21
E' verissimo. Normalmente nel primo approccio al II-V-I è semplice pensare di suonare la scala maggiore. E' una sola scala, la conosciamo e pensare di suonarla su tutti e tre gli accordi ci da tempo: abbiamo 3 battute dove pensiamo di aver risolto un problema e possiamo concentrarci su quello che viene dopo. Niente di più sbagliato.

Questo ragionamento va benissimo all'inizio quando non siamo ancora padroni della scala, ma suonarla come la conosciamo e quindi ad esempio fermandoci sulle note importanti della scala maggiore (I - III - V - VII) in alcuni frangenti può proprio farci drizzare i capelli. Per questo è importante suonare la stessa scala partendo ed arpeggiandola da tutti i suoi gradi. Questo ci farà capire quali siano le note importanti di quell'accordo e ci aiuterà a dare un senso a quello che stiamo facendo.

gene
19th June 2015, 09:15
Bisognerebbe introdurre e comprendere il concetto di modo "lidio", il perché sia così importante, per capire che scala maggiore non soddisfa pienamente il rapporto di "coerenza" teorico/armonico, con la triade maggiore costruita sulla tonica e la tonalità che determina.

rubino
19th June 2015, 18:58
Bisognerebbe introdurre e comprendere il concetto di modo "lidio", il perché sia così importante, per capire che scala maggiore non soddisfa pienamente il rapporto di "coerenza" teorico/armonico, con la triade maggiore costruita sulla tonica e la tonalità che determina.

Perfettamente d'accordo sulla "coerenza" del modo lidio di cui tu parli, questo modo suona infatti meglio e più "naturale", per così dire, in sostituzione della scala maggiore, ma, se ho inteso bene quello che volevi dire, anche questo modo non può essere usato per sintetizzare una progressione II–V–I suonandolo liberamente e senza pensare a dove ti trovi. Pensa, nel caso di C maggiore lidio, a evidenziare ad esempio un F# sul G7 o sul D–7.

rubino
19th June 2015, 19:02
E' verissimo. Normalmente nel primo approccio al II-V-I è semplice pensare di suonare la scala maggiore. E' una sola scala, la conosciamo e pensare di suonarla su tutti e tre gli accordi ci da tempo: abbiamo 3 battute dove pensiamo di aver risolto un problema e possiamo concentrarci su quello che viene dopo. Niente di più sbagliato.

Questo ragionamento va benissimo all'inizio quando non siamo ancora padroni della scala, ma suonarla come la conosciamo e quindi ad esempio fermandoci sulle note importanti della scala maggiore (I - III - V - VII) in alcuni frangenti può proprio farci drizzare i capelli. Per questo è importante suonare la stessa scala partendo ed arpeggiandola da tutti i suoi gradi. Questo ci farà capire quali siano le note importanti di quell'accordo e ci aiuterà a dare un senso a quello che stiamo facendo.

Esatto, infatti i modi da tenere in considerazione, come detto a fine articolo, alla fine non sono altro che espressioni di quello che tu suggerisci, particolari aspetti della scala maggiore a partire da certi suoi gradi (il II e il V nel nostro caso).

fcoltrane
20th June 2015, 10:38
nteressante articolo .
il mio approccio è un po diverso .
per anni la mia linea melodica su questa progressione era studiata in maniera orizzontale.
quindi studiavo il dorico sul due ed il misolidio sul cinque.
da un po di tempo studio l'accordo e le sue estensioni e comincio a chiamare le note con il loro nome (9 11 13 ecc..)
già questo semplice diverso approccio mi mette in condizione di costruire linee melodiche che rispondono al mio gusto musicale più di prima.

rubino
20th June 2015, 19:22
nteressante articolo .
il mio approccio è un po diverso .
per anni la mia linea melodica su questa progressione era studiata in maniera orizzontale.
quindi studiavo il dorico sul due ed il misolidio sul cinque.
da un po di tempo studio l'accordo e le sue estensioni e comincio a chiamare le note con il loro nome (9 11 13 ecc..)
già questo semplice diverso approccio mi mette in condizione di costruire linee melodiche che rispondono al mio gusto musicale più di prima.

Questa mi pare d'averla già sentita :)

Il tuo approccio è di un passo successivo rispetto a quello trattato nell'esercizio. L'articolo è scritto tenendo in mente un approccio iniziale alla progressione, che solitamente (e non dico che sia d'accordo) viene fatto attraverso le scale. Sicuramente ragionare sugli accordi e le estensioni rende più cosciente e lineare il tuo discorso melodico. La situazione ha una sua dualità intrinseca. Da un lato sappiamo che, accordo di base + estensioni = modo maggiore relativo all'accordo e quindi in qualche misura ti stai comunque muovendo sulla scala per collegare i gradi con cui suoni. Viceversa usando i modi e relazionandoli all'accordo costruirai frasi che vanno ad evidenziare i gradi dell'accordo e le sue estensioni. Molto dipende dal background del singolo e dalla sua scelta, ma ancora di più dipende da quanto proficuo è uno dei due approcci per ogni singola persona.

Spero di essere stato chiaro in questo poco spazio,

Alessandro