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Visualizza Versione Completa : Suoni come parli?



Oiram
28th February 2015, 11:01
Sto ascoltando questo:
http://youtu.be/OqQWVrfjatA

Ascoltate Getz durante l'intervista: parla come suona. Forse nel percorso personale di ognuno, alla ricerca del proprio suono, un punto di partenza consapevole dovrebbe essere proprio questo: come parliamo? Probabilmente è lì il cuore del nostro suono, bello o brutto che sia, ed è lì che si dovrebbe - anche - lavorare se si vuole modificarlo. Insomma, un isterico non può neanche provarci a suonare come Getz...

fcoltrane
28th February 2015, 11:24
anche metaforicamente il suono rappresenta la voce del sassofonista.
non sono per nulla d'accordo invece sulla seconda affermazione :(un isterico) fai riferimento infatti alla psiche e questo non ha nulla a che vedere con il suono del sax.
cosa sappiamo noi della psiche dei musicisti che amiamo?
poco o nulla .
il linguaggio , il suono il fraseggio lo stile sono tutti elementi che si possono studiare .
se hai grande "tecnica strumentale" sei in grado di avvicinarti molto al suono di un sassofonista.

Bluesax
28th February 2015, 12:15
E' un argomento interessante, io credo che in parte la psiche influenzi il modo di suonare come ogni altra azione. Penso che una persona di indole particolarmente aggressiva o comunque nervosa, possa più facilmente avere uno sfogo attraverso lo strumento che suona con uno stile più irruente, ma non può essere un dogma come non è detto che una persona estremamente pacata, non possa poi essere un ciclone di energia. Credo che una distinzione si possa fare tra suonare e interpretare.La psiche e la vita vissuta trasuda dallo strumento,Chet è un esempio per me emblematico, di quello che intendo, non sono del tutto d'accordo che con grande tecnica strumentale si possa essere vicini al suono di un sassofonista. La componente del "come" al di la del "cosa" dici fa una differenza enorme e credo (per fortuna) poco controllabile. Un attore che recita resterà sempre un attore rispetto a chi racconta del proprio. Penso che la magia del jazz sia questa

Oiram
28th February 2015, 12:48
Ma no, quella sull'isterico è una battuta.

Questi primi tempi di pratica con il sax però mi stanno facendo riflettere molto più di quanto non facessi con la chitarra sugli aspetti fisici, metabolici e psicologici del suonare. Il rapporto con il nostro modo di essere è messo più facilmente a nudo con uno strumento che usa la respirazione. Non per niente la respirazione è uno degli strumenti chiave nello yoga.
Una banalità: quanto influisce sul tuo suono il tuo stato d'animo, la stanchezza, la centratura? E per esteso, quanto del tuo suono è determinato da come sei tu, anche emotivamente?

Sono un neofita del sax, anche se non della musica, e parlo più con l'esperienza del disegnatore ma penso che le due esperienze espressive siano sovrapponibili: c'è la tecnica e c'è la sensibilità individuale. La tecnica va affinata, posseduta, fai delle scelte di stile e di strumenti; con il tempo e la costanza puoi arrivare anche molto in alto. Puoi arrivare anche a "copiare" i maestri che ti piacciono o che per sensibilità senti più affini.

Sono assolutamente d'accordo con te quando dici che puoi avvicinarti al suono (o al tratto, nel mio caso) di un maestro. Il punto è: sei tu? E' la tua voce?
Accanto alla tecnica c'è la tua sensibilità, ci sono le tue emozioni e il desiderio di comunicarle. Uno strumento a fiato mi sembra quasi obblighi questo tipo di ricerca e ascoltando Getz parlare mi è venuto da pensare che potrebbe essere un esperimento interessante ascoltare la propria voce e cercare di capirla...un po' come facciamo quando suoniamo faccia al muro.

fcoltrane
28th February 2015, 13:13
Oiram condivido ciò che dici.
avevo precisato perchè è successo che quello che hai scritto scherzosamente è stato oggetto di critiche feroci da parte di "critici "poco capaci.
nello specifico mi riferisco alla musica di Coltrane di un certo periodo .
c'è stato chi ha scritto che l'indole del musicista fosse "aggressiva" confondendo gli aspetti che hai riferito : musica - indole.
salvo poi dover specificare a seguito di una intervista che il grande musicista era la persona più mite che avesse conosciuto.
non si discute che lo strumento ti mette a nudo .
per Bluesax : non ho modo nè la capacità di dimostrare quello che dico, posso solo portare l'esperienza di ascoltatore:
una sola volta ho sentito un sassofonista che era in grado di avvicinarsi così tanto al suono ed al fraseggio di un grande da apparire alle mie orecchie indistinguibile.
e non dimentico neppure Liebman che ci fece ascoltare una trascrizione di un giovane sassofonista forse suo allievo (si chiamava C Potter) ed il fraseggio e le note le beccava tutte per il suono ho qualche riserva (ma certamente posso dire che si avvicinava molto).

anche per Chet vale lo stesso discorso recentemente ho ascoltato un trombettista che gli si avvicina molto sia per il suono che per lo stile.
l'indole , la sensibilità. l'anima ecc certamente non può essere oggetto di studio :wink:

Bluesax
28th February 2015, 14:09
si capisco fcoltrane, ma è l'esempio dell'attore o imitatore...rispetto all'originale,l'originale suona così per dei motivi anche interiori, l'imitatore...se va bene copia. Uscendo dal mondo musicale, pensa ai pittori. Poi tutto è relativo ;)

Oiram
28th February 2015, 18:40
Al di là della possibilità o meno comunque di "diventare qualcun'altro" quello che interessava me era l'idea della voce come elemento importante per un lavoro sul proprio suono, in ogni suo aspetto: di tono, inflessione e, certo, personalità espressa. E' vero per ogni strumento ma mi sembra che il legame tra saxofono e musicista si palesi in modo davvero evidente e vincolante molto più che in altri.

Insomma, il sax mi piace assai. Ma questo probabilmente s'era capito :-)

fcoltrane
28th February 2015, 19:29
Bluesax : ritengo che proprio l'esempio che fai del pittore sia significativo.
vuoi imparare qualcosa dai grandi , l'utilizzo del colore .....prova a fare lo stesso , poi magari dipingi (suoni) il tuo.
Oiram : l'analogia voce suono del sax è intrigante ma se desideri studiare il suono studia quello.
magari per analogia utilizzerai concetti comuni inflessione , intonazione , timbro , registro, ma non vi è alcuna identità tra suono strumentale e voce umana,
Coltrane se lo senti parlare ha un timbro di voce del tutto diverso dal suono, per non parlare di Miles , e analogamente per inflessione utilizzo dello slang e fraseggio.

Bluesax
28th February 2015, 19:51
si non credo si intenda come si parli letteralmente ma come si percepiscano determinate sensazioni che poi vengono trasmesse attraverso il sax. La storia di molti pittori è estremamente travagliata, se non traviata o deviata e questo è evidente dalle loro opere. Ripeto copiare è una cosa, l'originalità nel senso di chi fa perchè percepisce in quel modo la sensazione da trasmettere, è altra cosa.Vedere un Caravaggio senza capire o conoscere la sua vita difficilmente ti darà la piena visione di quei chiaro scuri.Quindi oltre all'analisi pura e fredda di un tema o un solo, ci sarebbe da capire perchè è stato fatto quel modo,cosa ci ha voluto raccontare. Quello aiuta a capire perchè il suono in quel momento è di un certo tipo. La musica oltre che eseguita va interpretata credo, altrimenti diventa un puro esercizio meccanico.

Oiram
1st March 2015, 09:47
Getz e Baker a Stoccolma, 1983. Probabilmente lo conoscete tutti, per me è stata una scoperta.
Già che ci sono: non vi sembra che Getz tenga l'imboccatura molto avanti? Voglio dire molto becco in bocca...come si dice? E leggevo: ance 5!? Oboy.

fcoltrane
1st March 2015, 10:00
nella pittura lo studio dei grandi è un passaggio obbligato.
perchè per la musica jazz dovrebbe essere diverso.

ti faccio due esempi di due fortissimi sassofonisti che per motivi diversi mi danno l'idea che Trane se lo sono studiato assai.:smile:
poi ciascuno suona il suo ....guidato dal suo gusto dalla sensibilità dal suo vissuto ecc..

https://www.youtube.com/watch?v=10XmjaWVuzc
https://www.youtube.com/watch?v=b9p9iuwSORI


sono convinto poi che lo studio del suono dello stile del fraseggio sia un aspetto importante e formativo per un musicista.
per capire veramente cosa un musicista desidera comunicare basta ascoltare la musica senza per forza riferirsi ad argomenti estranei .

recentemente parlando con un amico sassofonista mi raccontava del vissuto di Seamus Blake della sua difficoltà ad emergere (per un periodo imbiancava le pareti di musicisti per sbarcare il lunario) questo ed altri fatti di vita vissuta possono in qualche maniera farmi comprendere la sua musica?
io non lo credo.

Oiram
1st March 2015, 10:16
La battuta sull'isteria evidentemente mi ha allontanato da quello che volevo dire...
Certo che posso godere della musica o di qualsiasi altro prodotto artistico senza sapere nulla dell'autore (finchè non abbandoniamo il figurativo, lì se qualcuno mi spiega che trip mentale c'è dietro, penso a Pollock per esempio, preferisco)!
La mia riflessione riguardava il lavoro di autoconsapevolezza che il sax invita a fare. Invita me, ovvio. Ognuno ha il suo percorso.

Lo studio dei grandi è parte importantissima dello studio, non potrei essere più d'accordo!

Buona domenica!

mascio
1st March 2015, 11:16
Grazie per il link. Bello questo concerto.

Bluesax
1st March 2015, 13:18
"questo ed altri fatti di vita vissuta possono in qualche maniera farmi comprendere la sua musica?
io non lo credo."
@fcoltrane... se la musica per te non è solo matematica applicata ad uno strumento, direi che anche questo aspetto ha la sua rilevanza.
Qui non si tratta di studiare o no i grandi, siamo partiti col quesito sull'importanza o meno della psiche (in senso ampio del termine) sul nostro modo di suonare, quindi l'aspetto emotivo derivato anche dalle esperienze di vita influiscono eccome. Di bravi in giro ce ne sono parecchi....ma personalità....poca e di quanti ci ricorderemo tra 50 anni, ancora meno.Copiare possiamo essere bravi, con lo studio e la tecnica. Il resto o è dentro di noi o ci possiamo solo illudere di essere dei grandi esecutori ma non dei grandi interpreti.
Poi per fortuna ognuno è libero di interpretare,suonare ed essere soddisfatto delle proprie convinzioni ;)

fcoltrane
1st March 2015, 14:14
che la psiche ,il vissuto, la sensibilità, l'ascolto influenzi il modo si suonare nessuno lo mette in dubbio.
il punto è necessario conoscere la vita di un artista per apprezzarne la musica.
per me no , e c'è chi ha teorizzato il passaggio successivo anche perchè è certamente pericoloso : vivere le stesse esperienze può aiutare .....
La droga con Chet e Trane e Bird e Miles ecc.. , la violenza la prostituzione per la piccola B. Holiday : è necessario conoscere di questi fatti per apprezzarne la musica.
non lo credo per nulla.
credevo che il punto di partenza fosse diverso : "nel percorso personale di ciascuno alla ricerca del proprio suono" ...................
per anni ho letto della vita dei jazzisti , mi è servito per la la ricerca del mio suono personale?......assolutamente no.
le mie esperienze di vita tragiche e meravigliose sono servite?....assolutamente no.
lo studio del suono è servito , le note lunghe sono servite, lo studio degli armonici ecc..

se ho grande sensibilità ma sono una schiappa avrò davvero tanto da esprimere ma uno strumento tecnico nullo per farlo.
(e lo dicco io che sono una schiappa :pianto:)

Bluesax
1st March 2015, 14:35
ehehehe no no, non facciamoci di eroina per carità! Quello che intendo, e poi chiudo se no sembra che sia una polemica tra me e te e non lo è assolutamente, magari sarebbe bello da fare con una birra in mano :) è che nel "suono personale" ci sono anche componenti di vita vissuta...almeno è una mia convinzione opinabilissima per carità, scendendo di livello dico, che almeno nel mio suono e modo di esprimermi c'è sicuramente una componente molto forte del mio vissuto. Caravaggio se non avesse avuto quel tipo di vita, non so fino a che punto avrebbe spinto i suoi contrasti. Probabilmente c'è da fare un distinguo tra chi compone e chi esegue.Non dico che tecnica e studio vadano da una parte e "emozione e sensibilità" da un'altra, dico che per me dovrebbero essere una imprescindibile dall'altra. La tecnica, lo studio ti danno il mezzo per esprimere la tua parte interiore....poi come ho gia detto, puoi fare mille note e non raccontare assolutamente nulla e farne due e aprire un mondo. Per carità studiamo studiamo e ancora studiamo...poi suoniamo ;) buona domenica!

fcoltrane
1st March 2015, 23:30
nessuna polemica perchè nella sostanza credo siamo d'accordo.
il mio messaggio iniziale era per evidenziare alcuni rischi per chi si accinge a studiare il suono di questo strumento.
la mia esperienza di allievo è costellata da una miriade di elementi che ti allontanano da quello che desideri .
ciò che desidera ciascuno di noi è un bel suono (e ciascuno attribuisce a questo termine il significato che desidera) e spesso soprattutto nei primi anni di studio si hanno pochissimi strumenti per capire come fare e molti altri ci spingono solo a perdere tanto tanto tempo inutilmente.
suoni come parli?
probabilmente per gente del calibro di Getz o Chet è vero o meglio probabilmente suonavano molto meglio di come riuscivano ad esprimersi parlando.
e quindi per loro che conoscevano già il linguaggio musicale , il lessico ecc. potevano tranquillamente paragonare voce a suono anche in relazione alla inflessione ecc..
ma per noi comuni mortali il discorso è analogo?

altro aspetto che ritengo rilevante è il seguente:
a volte il limite tecnico dipende direttamente dalla psiche.
faccio un esempio concreto: sei davanti ad una platea di ascoltatori ti prende la strizza e invece di suonare rilassato suoni strizzando l'ancia ed il suono di conseguenza perde di corpo volume intensità ecc..
o peggio sei incazzato nero perchè la compagna ti ha lasciato ed hai i nervi a fior di pelle mordi come un dannato ed il suono di conseguenza.
il risultato è un limite dovuto alla psiche e non c'è nulla di artistico è solo un limite.
questo succede a tutti i livelli solo che gente dalla tecnica mostruosa riesce in genere a suonare il proprio standard tranne in casi estremi.


dimenticavo : buona domenica ragazzi Bluesax ed Oiram anche se ormai sta finendo (questa mattina quando ho scritto il primo messaggio credevo fosse lunedì e già mi avviavo al lavoro per poi leggendo la riposta di Oiram rendermi conto che era domenica :laughing::wall:

Danyart
2nd March 2015, 11:19
Credo che ci siano persone, musicisti per i quali il fattore psicologico sia fondamentale nel proprio percorso musicale, nella produzione del suono, composizione, improvvisazione ecc..., per altri non è così. Gli aspetti della psicologia che possono influire sul percorso musicale hanno diverse derivazioni, può essere la "semplice" sensibilità a ciò che accade nel mondo o nel proprio paesino, a gli eventi personali della vita, all'adorazione per un dio magari immaginario, agli umori altalenanti, all'estrema positività o negatività del proprio carattere...
Facendo un esempio molto poco interessante per i più, nel mio caso, se non avessi una certa esagerata sensibilità agli eventi, che a volte mi causa una sensazione di quasi depressione, a volte personali, più spesso generali, non avrei mai scritto brani come "Assenza e ricordo", "La storia non cambia", "Tores", "Intolleranza", "Lampedusa", "Longarone"...
Allo stesso tempo un mio conterraneo, talento fantastico di appena 19 anni che ha già vinto borse di studio ed è stato da poco ammesso al conservatorio di Parigi, non ha bisogno di queste cose per suonare alla grandissima, ancora non è un compositore, ma nel mondo del jazz si sta già inserendo sbalordendo tutti, mentre io suono nei localini "altra musica" e le mie composizioni rimangono a casa e su youtube...

fcoltrane
2nd March 2015, 12:04
Daniele però ti riferisci ad aspetti che vengono dopo (come la composizione di un brano , l'improvvisazione ecc.. che sono influenzati in maniera preponderante dalla psiche dalla sensibilità del musicista dal proprio vissuto ecc.. ecc..)
io mi riferisco ad una fase precedente : una fase nella quale si apprende la respirazione e l'emissione in funzione del suono.
poi mi permetto di dire che alcuni (e tu sei fra questi) hanno delle particolari attitudini e come si dice dalle mie parti "nascono insegnati".
per quanto riguarda emissione e suono però anche tu che hai una dote naturale hai passato "ore e ore sullo strumento" e questo fa spesso la differenza.

Danyart
2nd March 2015, 12:49
Verissimo FranColtrane, ore ed ore per cercare di fare un suono decente, inizialmente ascoltando altri ho cercato d'imitarli poi sono venute fuori altre cose, non c'è dubbio, penso che queste siano fasi imprescindibili per poter suonare in maniera accettabile

Bluesax
2nd March 2015, 12:55
concordo con tutti e due :sax:

Oiram
3rd March 2015, 10:10
Buongiorno a tutti! Torno fresco fresco al forum con un pezzo di menisco in meno!

Davvero questo sarebbe un argomento per una serata stimolante con contorno di birrette.
E' importante la distinzione tra sentimento e tecnica. La seconda permette di esprimere il primo al meglio. Solo tecnica e sarai al massimo un bravo artigiano, solo il primo e sarai quasi inevitabilmente un artista incompreso.
La tecnica si studia, si affina e, un poco alla volta, si piega alle proprie esigenze espressive. Il sentimento...la sensibilità...quello ho paura che c'è o non c'è, non credo si possa imparare; forse è questo il "dono": non tanto l'essere portati a qualcosa ma sentire l'esigenza di esprimere qualcosa e scegliere un linguaggio (la musica, la pittura...ma anche rastrellare ghiaia in un giardino) per farlo. Deve essere un'esigenza "vitale": leggetevi "Lettera a un giovane poeta" di Rilke.
Sarà poi questa sensibilità, forse esasperata, che grazie alla tecnica potrà portare a quelle "epifanie di senso", una sorta di rapporto privilegiato con il vero, che l'artista è capace di comunicare agli altri.

Troppo? Saranno i postumio dell'anestesia!

Comunque deviamo dal mio punto di partenza: la voce come elemento di studio per una consapevolezza del suono che ci sarebbe proprio.

fcoltrane
3rd March 2015, 12:35
una birretta con altri appassionati per parlare di musica e sax sarebbe davvero piacevole.
sulla prima parte del discorso credo vi sia assoluta unità di vedute.
per quanto riguarda invece " la voce come elemento di studio per una consapevolezza del suono...."
la mia idea è semplice : desideri acquisire consapevolezza sul suono del sax? studia direttamente questo.
poi ciascuno ha il suo modo di studiare ed acquisire consapevolezza.
Daniele ad esempio ci ha spiegato il suo percorso che è fatto di tanta pratica e studio ed anche dal confronto con grandi sassofonisti
il mio percorso in parte coincide (il confronto con chi ritengo abbia una bella voce strumentale è imprescindibile , ed anche la pratica strumentale), in parte è diverso perchè è passato attraverso lo studio del suono inteso come un insieme di elementi.
e quindi così come mi è stato insegnato la pratica dello studio con il collo dello strumento , del solo bocchino degli armonici ecc.
oggi se nell'affrontare un brano stono nel registro alto dello strumento , o addirittura il suono si assottiglia (e capita ancora)
non penso è colpa dei nervi del bocchino della mia psiche ma semplicemente un limite tecnico.
se affrontando una improvvisazione di uno standard mainstream ,esco fuori dagli accordi in maniera inconsapevole ,anche in questo caso non scelgo proprio nulla ma subisco un diverso limite tecnico.
anche in questo caso è tutto in relazione alla mia intenzione.

il nero
3rd March 2015, 14:31
Già che siamo qui con 'sta birretta in mano approfitto per dire la mia. La tecnica si studia e si deve studiare,anche se io non lo faccio,ma,avendo a disposizione una voce e una possibilità di canto (canto anche come cantare,come fischiettare o come vocalizzare),avete mai provato a far correre l'immaginazione e la creatività,a fare solo dubidubidù stando nell'armonia di un brano,rispettando la sequenza degli accordi e improvvisando con la vostra "vera" voce (piacesse o non piacesse,quello che faceva Telesforo) senza dover pensare se siamo in la minore o in fa diesis,senza dover fare altro che cantare e cantare? Ecco,questo è il mio limite e,forse,quello di tanti,bisogna capire se questo qualcosa da dire ce l'abbiamo oppure no...ci pare di poter canticchiare a 320 bpm qualcosa di comprensibile,almeno per noi stessi? Credo che ognuno possa rispondersi da solo e così poter decidere se vale la pena darsi da fare come un matto a correre dietro a qualcosa o meno...per mio conto mi contento di suonicchiare qualcosa più o meno come è scritto,più o meno come lo suona uno che mi piace,per il resto,per la creatività mi contento di ascoltare quelli che mi "parlano" ed io resto muto,in un angolo della mia mente a volare sulle ali degli altri visto che le mie son paralitiche.:ueh:
voglio dire che lo studio è obbligatorio ma poi...bisogna avere il pacco immerso dentro al secchio! e per questo ci si nasce ed io,purtroppo, non lo nacqui.:mrgreen:
il nero

Oiram
5th March 2015, 09:05
Tutti abbiamo qualcosa da dire, non siamo delle pietre. Il punto è: abbiamo BISOGNO di dirle? Deve essere un'esigenza vitale: un maestro diceva che per lui disegnare è come pisciare...non può farne a meno. O più elegante, ma anche devastante se ci pensate, è dar retta a Rilke, ve ne copio/incollo un breve pezzo che mi tormenta dal giorno in cui l'ho letto (e quindi, scusatemi):

Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. Allora si avvicini alla natura. Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde.

Se l'esigenza è autentica tutto il resto viene inevitabile, anche l'impegno matto e disperatissimo nello studio.

Anche canticchiare un solo non credo venga spontaneo. Ci vogliono, almeno, anni di ascolto attento a ore e ore di musica per interiorizzare fraseggi, scale e accordi, anche se non sappiamo dargli un nome.

fcoltrane
5th March 2015, 11:04
abbiamo inserito un altro argomento di discussione .
il canto e l'improvvisazione.
quando penso a questo aspetto mi viene in mente di un seminario con Bearzatti che è il musicista che ho conosciuto più dotato da questo punto di vista.
riusciva a cantare le frasi e poi a suonarle in maniera perfetta.
L' idea è proprio suona le frasi che sei in grado di cantare.
Questo modo di operare consentirebbe di creare e suonare delle frasi melodiche e "cantare" con lo strumento.
(non patterns mnemonici privi di significato).
utilizzo il condizionale perchè anche questo del cantare e suonare è un percorso che presuppone una certa tecnica.
Faccio un esempio concreto :
desideri cantare una bellissima frase che presuppone alcuni cromatismi ed alcune note dell'accordo ma purtroppo non hai tecnica e non sai spostarti di mezzo tono tono con la voce.
il risultato è che non sei in grado di cantare.
E' vero però che provare a cantare ti obbliga a sforzarti di creare delle frasi semplici , frasi cioè che il tuo limitato lessico ti consente.

non credo invece come dice il Nero che o ci si nasce o c'è poco da fare , e lo dico perchè ho conosciuto straordinari musicisti che hanno costruito la loro tecnica mattoncino dopo mattoncino e pur non essendo straordinariamente dotati sono in grado di esprimersi con grande gusto e musicalità.
per me il principio è che superato un certo livello tecnico ciascuno esprime quello che gli pare.

per Oiram grazie imparo sempre cose nuove , il riferimento a Rilke una perla

Bluesax
5th March 2015, 11:07
Io so solo che se ogni giorno prima di andare a dormire e appena alzato (vivo abbastanza isolato) non sento la voce del mio sax, non sto bene...questo indipendentemente poi dalla mie scarse qualità e conoscenze tecniche e armoniche.Passo ore a rifinire il suono.La molla è quella sensazione che provo ogni giorno...poi deve esserci lo studio la disciplina (che mi manca) la costanza la maturità ecc ecc...

il nero
6th March 2015, 15:33
Non intendevo dire che se ci nasci bene,altrimenti butta il sax in discarica...non intendevo dire che se hai il "pacco immerso dentro al secchio" puoi fare a meno di studiare e nemmeno che chi è forte può suonare e gli altri devono stare zitti...io suono tutto quello che suona e non sono capace di suonare niente per bene o almeno passabilmente e,comunque,insisto e ci picchio la testa e mi accorgo di quel che non c'è. Suggerivo un metodo veloce e poco costoso per renderci conto del nostro valore in questo particolare metodo espressivo che è la musica e mai mi sognerei di dire a qualcuno:"falla finita tanto è fiato sprecato" né ignoro il fatto che ognuno ha un anima e che può scoprirsi capace di interrogarla e farle parlare un linguaggio,ma è possibile che ognuno di noi sia poeta,pittore,musicista o altro? credo di no nonostante l'irrefrenabile insorgere del bisogno d'esprimersi...ma mi fa piacere leggere i vostri discorsi che rincuorano.
il nero:sax:

Oiram
6th March 2015, 18:49
Se il bisogno di esprimersi è davvero irrefrenabile, il resto viene da solo. Secondo me.
Stiamo toccando tanti argomenti, qui, e mi fa piacere: sono cose sui cui mi interrogo da una vita.