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Visualizza Versione Completa : Kin, nuova fatica di Pat Metheny



runtujazz
15th February 2014, 09:54
Bella e appassionata recensione dell'ultimo disco di Pat Metheny, nella formazione anche il polistrumentista italiano, Carmassi, dopo la lettura non resta che acquistarlo, poi dentro c'è anche il grande Chris Potter...


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/14/pat-metheny-nel-nuovo-disco-kin-il-polistrumentista-italiano-carmassi/881262/

HAL9000
18th February 2014, 16:13
sto aspettando con impazienza che mi arrivi il preordine fatto un po di tempo fa sul P.M.Official Store, che dovrebbe avere anche una stampa autografata mi sembra...

assolutamente orgoglioso per la presenza di Carmassi, un'autentico fuoriclasse... ma devo dire la verita': so' gia' che mi mancheranno Rodby, Wertico e soprattutto Mays

Jason Kessler
18th February 2014, 17:38
Il problema è proprio questo.


Il Pat Metheny Unity Band, uscito nel 2012 con tanto di tour mondiale, era qualcosa di fresco e nuovo. La sonorità del gruppo, arricchita anche di tutte quelle diavolerie dellì'Orchestrion, era veramente innovativa. Da fan sfegatato di Potter e Metheny ero al settimo cielo.

Kin è un ritorno al passato, temevo potesse succedere appena ho sentito dell'allargamento del gruppo con l'arrivo di Carmassi (nulla contro di lui, anzi), un ritorno al Pat Metheny Group ma senza Mays (Rodby o Williams cambia molto poco, se non in meglio) con Potter (il sax ahimè è stato registrato molto male, il suo suono pare sempre arrivare da un'altra stanza). Ritornano le solite ambientazioni, i soliti cori, i soliti passaggi.

Il succo è sempre quello...peccato. L'album è gradevole, forse non al primo impatto ma tutto sommato si ascolta molto bene, il classico album che potrebbe passare anche all'Ikea o al centro commerciale per accompagnare gli acquisti (in tal senso, We go on su tutto).

Potter è sprecato, Ben Williams è maturato, Antonio Sanchez è immenso, Metheny sempre lo stesso genio, Carmassi c'è e riempie un po' tutto (a volte troppo).

runtujazz
20th February 2014, 19:34
L'album a me è piaciuto molto, anche io sono un suo ammiratore senza riserve e onestamente se ad un primo ascolto le atmosfere possono ricordare i tempi del PMG d'annata (forse proprio nei soli di Metheny) la sostanza delle sonorità mi sembra molto diversa specialmente nei momenti corali dove viene esposto il tema.

Jason Kessler
21st February 2014, 16:06
In effetti più lo ascolto e più mi piace, rimango sempre dell'idea che non sia qualcosa di originale e da ricordare nella storia (trovo un po' eccessivo richiamare A Love Supreme nella recensione...).
Certo che se si aggiunge un sax al PMG è normale che il risultato finale cambia, Metheny non è più l'unica voce a sviluppare i temi e cambiano gli equilibri interni, bisogna riconoscere però che ci sono tantissime cose già sentite in altri lavori precedenti.