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juggler
16th March 2008, 03:44
Zappa riguardo ai critici musicali (e non solo) dava un giudizio impietoso: "Gente che non sa far domande, che intervista gente che non sa parlare, che scrive per gente che non sa leggere". Come non dargli ragione...

Un critico musicale (taccio il nome) che talvolta scrive su "Musica Jazz" e che vota il famoso, inetto ed autoreferenziale TOP JAZZ chiese ad un musicista in che metro era scritto "Footprints" di Shorter...aggiungerei a quanto affermava Zappa..."gente che non sa di cosa parla..."

zeprin
16th March 2008, 04:46
Forse dare indicazioni tramite standards di valutazione, ci potremmo mettere anche i critici per quanto riguarda la pellicola e la cucina?
Il problema e' che sono cose in linea di massima soggettive e poi ricordiamoci che la mamma del cretino e' sempre in cinta...(questa vale per la popolazione mondiale, non e' espressamente contro i critici)

16th March 2008, 11:26
Ragazzi su un topic è stata detta una frase più che giusta che finiva con chi capisce meno di tutti la musica... FA LA CRITICA !!!

31st March 2008, 19:17
sinceramente io i critici musicali nemmeno li considero.Cioè,magari leggo per sentire cosa gli altri dicono ma tanto poi non gli do molt aimportanza,preferisco ascoltare e dar eil mio giudizio personale.D'altrond emi son sentito dire"non capisci niente di musica" da chi non ne capisce nulla solo perchè ho detto "no,quell'artista non mi piace".Quindi....passo sopra i commenti degli altri senza troppi problemi

Overtone
1st April 2008, 10:32
Che funzione ha, secondo voi, la critica musicale?

CRITICARE GLI ARTISTI IN VITA, RENDENDOGLI LA VITA IMPOSSIBILE, PER POI GLORIFICARLI QUANDO SONO MORTI! :lol: :lol:

MyLadySax
1st April 2008, 11:37
No, non concordo.
La critica musicale ha una funzione assai importante.
Se è vero che i critici musicali di solito non sanno suonare, è anche vero che i musicisti sono pessimi critici musicali: Louis Armstrong sparava a zero contro i boppers, Enrico Rava detesta la musica di Anthony Braxton, e potrei continuare a lungo... .
Il problema vero - soprattutto in Italia, dove il critico musicale altro non è che un giornalista che scrive di musica senza quasi mai capirne granché - è la preparazione.
In particolare, nel jazz e in genere nell'ambito della musica non accademica, la critica musicale si è nutrita di dilettantismo.
E non è certamente una casuale coincidenza il fatto che la critica jazz abbia perduto un po' del dilettantismo che da sempre la caratterizza solo nel momento in cui il jazz ha cominciato ad essere istituzionalizzato (il che ha pure i suoi contro).
Il critico jazz, che molto più e molto meglio del musicista potrebbe e dovrebbe avere una visione ampia della musica e svolgere, tra l'altro, una fruttuosissima funzione di indirizzo, spesso e volentieri non sa nemmeno chi era Johnny Dodds! E magari non ha neppure una idea precisa di come suona un accordo di do maggiore!
Si dovrebbe valorizzare la figura del critico, pretendendo maggiore competenza non solo giornalistica, così come la figura del musicologo, figura diversa e pure più importante (ma non se ne parla mai).

Sax O' Phone
1st April 2008, 14:08
MyLadySax (ma è un nick che hai preso da Lester Young? ;) ) ed in generale come avrebbe detto il buon Lester, Ladies, mi trovo molto d'accordo con quello che dici; d'altra parte anche le affermazioni di Zappa sono molto più che condivisibili. Il problema della critica d'arte secondo me si risolve in due parti contrapposte e distinte: dall'una c'è l'artista che attraverso la propria creativitÃ*, inventiva, ingegno, tecnica, ma sopratutto egocentrismo si manifesta nella propria descrizione del Soggetto; dall'altra abbiamo il critico che, nel migliore dei casi attraverso la propria preparazione culturale, l'approfondita dimestichezza, consapevolezza, sensibilitÃ*, lungimiranza, competenza ma sopratutto generositÃ* aiuterÃ* lo stesso artista nella razionalizzazione della sua azione rispetto al Soggetto.
Purtroppo le cose raramente sono in questi termini: l'artista spesso da egocentrico diventa egoista, ed il critico (avendo pure lui un ego) tende a diventare demiurgo egli stesso della nuova definizione dell'arte, di cosa è accettabile e di cosa non lo è, inventandosi etichette e creando divisioni che magari l'artista avrebbe del tutto evitato.

MyLadySax
1st April 2008, 17:03
Be', sì, "MyLadySax" è, naturalmente, la Mia Signora Sax, cioè il mio sax, e, pur non essendo esattamente un nick di Lester Young, è a Young che mi sono ispirato, poiché è grazie a Young che oggi suono il tenore.
Quanto alla questione della critica, concordo con quanto sostieni, Sax O' Phone: hai perfettamente centrato la funzione, sostanzialmente razionalizzatrice (e, pertanto, essenziale, a mio avviso) della figura del critico musicale.
Concordo pure su quanto sia raro e difficile, purtroppo, che critico ed artista non si lascino condizionare dal proprio ego, ciascuno nelle scelte relative al proprio raggio di competenza.
D'altronde, sono esseri umani anche loro e sbagliano come tutti.
Ribadisco solamente che, in una situazione di equilibrio giÃ* precario tra due figure (l'artista ed il critico) entrambe importanti (certo, la musica sarÃ* sempre più importante della critica, ma ciò non dovrebbe indurre a sottostimare quest'ultima), il dilettantismo, nell'ambito, fino a non molto tempo fa quasi antiistituzionale, del jazz ha avuto - e ancora in larga misura ha - un effetto addirittura catastrofico.
Per me, l'ideale, anzi l'utopia, sarebbe una critica competente e illuminata all'interno di una cornice in cui il jazz potesse autoalimentarsi lontano dall'istituzionalizzazione e dal conseguente accademismo.
A questo punto mi svelo: sono io stesso un critico musicale specializzato in jazz e musica afroamericana (con tanto di corso e di pratica sul campo), anche se ormai è un 'attivitÃ* che svolgo solo marginalmente.
Certo, se ne leggono sulle riviste di castronerie!!! :lol:
E poi c'è il problema, annoso, della critica asservita agli interessi di mercato, che poi è quella che, come dici bene tu, Sax O'Phone, crea etichette e divisioni "che magari l'artista avrebbe del tutto evitato".
Allora dovremmo parlare del mercato, in cui pure i musicisti, però, sono coinvolti, e la questione si farebbe davvero complessa... .

Sax O' Phone
1st April 2008, 17:30
[...]
A questo punto mi svelo: sono io stesso un critico musicale specializzato in jazz e musica afroamericana (con tanto di corso e di pratica sul campo), [...]

Shhhh, abbassa la voce... se ti sentono sei perduto!

:lol: ;)

MyLadySax
2nd April 2008, 13:48
[...]
A questo punto mi svelo: sono io stesso un critico musicale specializzato in jazz e musica afroamericana (con tanto di corso e di pratica sul campo), [...]

Shhhh, abbassa la voce... se ti sentono sei perduto!

:lol: ;)
Hai ragione!!!
Sai che ti dico? Meglio suonarci sopra. :saxxxx)))

juggler
9th April 2008, 03:56
Tutta colpa di Schumann...in un certo senso, è con lui che inizia la critica musicale...è probabile che se non si fosse rotto l'anulare della mano destra per avere una tecnica prodigiosa al pianoforte (non riuscì mai ad eguagliare, in tal senso, la moglie Clara Wieck) non avrebbe schizofrenicamente scritto contro i "filistei dell'arte" (perchè avrebbe suonato...) firmandosi ora col nome di Florestano, altre volte con Eusebio...E credo che in questo ci sia una sorta di incipit della funzione...ovvero la frustrazione di non essere un buon musicista o strumentista...che attanaglia molti critici!

Lady, ha toccato molti punti salienti della questione...rimane, tuttavia, inaccettabile che si chiamino critici, gente che non sa di cosa parla...è come se un giudice nel verificare le prove di un procedimento legale, anzichè attenersi ai codici, prendesse decisioni in base alla simpatia del teste o alla brillante oratoria del pubblico ministero...

Il critico ha una funzione delicata e per certi versi preoccupante...è il trait d'union fra il pubblico e il mercato e in certi casi condiziona negativamente il lavoro di un musicista...l'artista diventa un "prodotto" di cui si "testa" la "digeribilitÃ*" o presunta bontÃ* o discendenza o futuribilitÃ* ecc. Per necessitÃ* e per definizione, l'artista è un narcisista (se non ama se stesso e ciò che fa, difficilmente sopravviverebbe...) il critico è pieno di ego, convinto che le proprie categorie estetico-concettuali (quando ne ha qualcuna...) siano la veritÃ* assoluta, imprescindibile e indiscutibile.

Quando Coltrane prese nel suo quartetto Eric Dolphy...la critica musicale parlò di anti-jazz...cacofonia...e bestialitÃ* varie...
Coltrane sciolse il quintetto e corse subito ai ripari (grazie al fatto che aveva un contratto discografico) e fece un "disco riparatore" (un passo indietro rispetto alle concezioni che stava maturando) con Duke Ellington...il povero Dolphy, non aveva nè un contratto e nessuno lo voleva a suonare con sè...Gunther Schuller racconta che andandolo a trovare nello squallido loft dove abitava (dal tetto entrava la neve...) rimase annichilito nel vedere che il povero Eric si nutriva solo di scatole di fagioli e miele...la laconica affermazione di Overtone indica i reali danni che certa "critica egotica" produce sull'esistenza di quei "fragili narcisisti" chiamati artisti!

Sax O' Phone
9th April 2008, 12:31
Eh sì, purtroppo la tua pragmatica descrizione del rapporto tra il critico ed il pubblico tramite il mercato è per me del tutto inaccettabile, ma ahime totalmente reale! Eppure qualche critico onesto e sincero senza dubbio esiste, ma forse non ha quella influenza che meriterebbe; e quand'anche l'avesse, sarebbe oggetto della corruzione del potere di una posizione influente. Un altro circolo vizioso.

MyLadySax
9th April 2008, 12:36
Sì, Juggler ha una buona parte di ragione, tanti, troppi critici che si occupano di jazz dimostrano - come avevo giÃ* ammesso io - di non saper far bene il proprio lavoro.
Ma va pure detto che oggi, a detta di molti musicisti, le cose vanno decisamente meglio.
Ho la presunzione di sapere quel che dico, semplicemente perché me lo hanno detto loro, i musicisti, in occasione delle numerose interviste che ho avuto l'onore di fare a gente come Paolo Fresu, Gianluigi Trovesi, Philip Caterine, Dusko Goykovich, ecc., i quali hanno apprezzato il mio lavoro di critico (orami assoluitamente marginale).
D'altronde, i critici scrivono spesso castronerie (magari anche a me sarÃ* capitato), ma sono esseri umani che svolgono, per lo più con passione, un lavoro difficile.
Forse i musicisti non sbagliano mai o, se pure sbagliano, li dobbiamo sempre giustificare? Quante volte oggi sentiamo un disco di jazz e ci rendiamo conto che è un prodotto sì tecnicamente e formalmente ineccepibile, ma è fatto per vendere con l'obietivo di una determinata fetta di mercato, per cui non ci commuove, ci lascia anzi piuttosto freddi.
E non vi capita, in certi casi, di pensare che la musica è sin troppo diventata un business e che pure i musicisti, musicisti spesso di talento che potrebbero fare decisamente meglio, hanno la loro buona fetta di responsabilitÃ*?
Chi non ha peccato scagli la prima pietra...

juggler
13th April 2008, 00:03
A mio avviso, è sbagliato l'"esercizio di merito"...ovvero il critico musicale, non deve porre questioni o valutazioni sull'operato artistico...l'arte è di per sè libera, non è vincolata a regole...anzi, le migliori forme d'arte ricercano e sviluppano le proprie "regole", i propri codici di riferimento..."tutto ciò che in un periodo, nelle arti, viene configurato come caos, in un epoca successiva può essere presa come codice di riferimento o modello di una nuova classicitÃ*..." (Rudolf Arnheim - "Entropia ed arte") Le valutazioni su un artista sono competenza dello storico e del musicologo, non del critico (generalmente "post mortem")...o per lo meno ci si attende che possegga un po' di tali competenze...se no...di che parla? Per come intendo la questione...il critico musicale è il cronista degli avvenimenti musicali legati alla sua contemporaneitÃ*...di questi deve spiegare al pubblico, come si innestano sul territorio e il pubblico di riferimento, problemi organizzativi, secondo quale logica prevalgono certe scelte artistiche ad esempio in un qualunque festival o rassegna, l'equilibrio fra spettacolarizzazione dell'evento e valenza culturale, ciò che ha convinto e ciò che si poteva evitare...sarebbe un esercizio equilibrato, sobrio e utile tanto alla comunitÃ* dei "fruitori" quanto dei "produttori" e stimolerebbe a far riflettere sullo sviluppo delle politiche culturali e artistiche...se no diventa esercizio salottiero di "gusto"...ma i "gusti" si sa non si discutono...
I musicisti che hai citato (Fresu, Trovesi...) sono in una posizione (buon per loro...) inattacabile...Trovesi ha ricevuto dall'ex-Presidente della Repubblica, Ciampi, il massimo riconoscimento di Stato per meriti artistici...Fresu è uno dei migliori trombettisti al mondo...che dovrebbero fare i critici? Ci vuole piu' abilitÃ* e intuito a scorgere "potenzialitÃ*" dove nessuno le vede...anzichè riconoscere ciò che è giÃ* stato riconosciuto giÃ* da tutti...ma naturalmente, i musicisti non sono dei santi...i loro "peccati" piu' frequenti sono la meschinitÃ* (tutti copiano tutti...) l'opportunismo (faccio quello... che mi dÃ* lavoro o piu' soldi) e la pigrizia (oramai, mi hanno "riconosciuto" questo...mi fermo...non voglio suonare altro...)
Il jazz è diventata una musica di repertorio perchè si è "accademizzata"... esistono "specialisti" dei vari stili che il jazz ha sviluppato nel corso del tempo...così come esistono gli specialisti nell'esecuzione della musica rinascimentale, barocca, contemporanea ecc. Molti dischi che sono stati registrati in questi ultimi anni, sono degli "esercizi in stile", compitini ben riusciti...non c'è molto ardore creativo, ma celebrativo... quando una societÃ* non crede nei propri "mezzi" o non ha una chiara visione di sè e del proprio futuro...si rivolge al passato per avere dei riferimenti... accade così anche nell'arte...

MyLadySax
14th April 2008, 12:15
Sì, è vero, il critico musicale, che è un giornalista, non dovrebbe mai essere confuso con il musicologo, che ha ben altra preparazione e ben altre competenze: in Italia la confusione è somma!
Tuttavia, se il critico musicale tal dei tali ha qualche studio in più (perché magari ha studiato seriamente armonia, contrappunto e storia della musica e suona discretamente uno strumento musicale) può anche permettersi di spingersi un po' più in lÃ*.
Certo, Fresu e compagni sono famosi, ma viaggiano molto, lavorano molto e conoscono assai bene, di conseguenza, il mondo della musica e pure i critici musicali, per cui ritengo che sia significativa pure la loro testimonianza, soprattutto se, come in questo caso, coincide con l'opinione di tanti altri musicisti che ho intervistato e che non conosce (quasi) nessuno!
Sai, invece, qual è il bersaglio preferito di contestazione? Il meccanismo della produzione, la mancanza di fondi per la musica (tema davvero scottante), l'indifferenza dei mass-media.
Quanto all'accademizzazione del jazz, concordo con te, tanto che ne ho giÃ* discusso altrove su questo forum, considerando il fenomeno frutto di un processo naturale; ma vorrei aggiungere che i creativi non mancano (Henry Threadgill, Steve Coleman...) e che sin troppi musicisti di talento mi pare che si adagino eccessivamente su comodi cuscini!

juggler
22nd April 2008, 04:03
MyLadySax ha detto: "Sai, invece, qual è il bersaglio preferito di contestazione? Il meccanismo della produzione, la mancanza di fondi per la musica (tema davvero scottante), l'indifferenza dei mass-media".

Per "meccanismo della produzione" a cosa ti riferisci? Al rapporto casa discografica/produttore/musicista/promozione?
Se sì, credo che oggi si usano logiche/risposte vecchie per problematiche e prospettive totalmente nuove rispetto a quelle di qualche tempo fa (ho giÃ* sollevato tale problema nel topic "Che senso ha fare musica nell'era dell'I-pod")

Riguardo alla mancanza di fondi...se circoscritto all'Italia...esiste il FUS (Fondo Unico Spettacolo)...riguardo alle ripartizioni spettanti alla musica gran parte di esse vengono "dirottate" presso gli Enti Lirici, per finanziare soprattutto i roboanti, spettacolari, rutilanti, allestimenti scenico/logistici delle opere liriche: agli altri rimane poco o nulla...e quel poco che rimane viene ripartito in base ad... "agganci politici" ...sinceramente, dato il meccanismo "perverso" e anacronistico con il quale viene gestito sarebbe, a mio avviso, da abolire totalmente! E' ridicolo che, alle soglie del nuovo millennio, ancora e solo, l'opera lirica ottocentesca sia considerata l'unico patrimonio musicale italiano da salvaguardare e promuovere!
E poi...mi fa orrore l'idea di un' arte di...Stato...ricorda un po' certe logiche "sovietiche"...
Bisognerebbe investire molto... molto di piu' nell'educazione musicale di base, intermedia ed avanzata...considerare la pratica musicale come irrinunciabile e fondamentale per l'arricchimento culturale e spirituale di un popolo, di una comunitÃ*...l'indifferenza dei mass-media è un effetto di tale condizione, non una causa...

MyLadySax
22nd April 2008, 12:02
Appunto, Juggler, sono esattamente questi i temi su cui vertono le lamentele della maggior parte dei musicisti, noti e (molto) meno noti, e non più tanto la critica musicale specializzata, che, invece, è in crescita sia quantitativa che qualitativa (benché, a mio avviso, ancora in ritardo).

Sax O' Phone
22nd April 2008, 15:33
[...]
Bisognerebbe investire molto... molto di piu' nell'educazione musicale di base, intermedia ed avanzata...considerare la pratica musicale come irrinunciabile e fondamentale per l'arricchimento culturale e spirituale di un popolo, di una comunitÃ*...l'indifferenza dei mass-media è un effetto di tale condizione, non una causa...
Infatti: permettere ai ragazzi di mettere le mani su uno strumento giÃ* alle medie! I ragazzi vanno stimolati con qualcosa che li possa divertire, suonando insieme, appunto. Come negli USA dove molti musicisti hanno sviluppato la propria vocazione proprio partendo dalle bande scolastiche (da Armstrong a Coltrane); io ricordo la noia tremenda delle lezioni di musica: solo teoria e solfeggio (ridicolo per un 15enne!).

ModernBigBand
22nd April 2008, 15:41
permettere ai ragazzi di mettere le mani su uno strumento giÃ* alle medie! I ragazzi vanno stimolati con qualcosa che li possa divertire, suonando insieme, appunto.

Sono assolutamente d'accordo. Non è possibile martoriare quei poveri ragazzini con il Va' pensiero, il melodramma (che dramma) e il piffero...
La musica, soprattutto per i più giovani, deve essere cultura, ma ancor più divertimento.
Credo che ad un 12enne interessi di più vedere un bel sassofono (e magari imparare a tirarci fuori qualcosa) che perdere l'udito con il "piffero"...

;)

MyLadySax
22nd April 2008, 16:33
GiÃ*, il "piffero", che poi è il flauto dolce, uno strumento non tanto plebeo, se lo si vuole imparare a suonare bene, in tutte le tonalitÃ*; però, certo, come si può pretendere che i ragazzini si interessino alla musica con quello strumento e quel programma ministeriale? Io, a dire il vero, mi ci sono avvicinato pure così, insieme ad un mio compagnetto di classe: eravamo i più bravi a suonare il "piffero", perché la musica ce l'avevamo giÃ* dentro e, dopo un bel po' di anni che non ci vedevamo, ci siamo ritrovati tutti e due sassofonisti! Ma tutti gli altri? Penso che il "piffero" abbia non poco contribuito ad allontanarli dalla buona musica per sempre! Eppure mi pare che la scuola stesse cambiando, o mi sbaglio?

ModernBigBand
22nd April 2008, 16:49
GiÃ*, il "piffero", che poi è il flauto dolce, uno strumento non tanto plebeo, se lo si vuole imparare a suonare bene, in tutte le tonalitÃ*; però, certo, come si può pretendere che i ragazzini si interessino alla musica con quello strumento e quel programma ministeriale?

Ma infatti il problema è proprio qui. Conosco un professore che suona tutti i tipi di flauto dolce e a sentirlo viene la pelle d'oca per quanto è bello il suono. Ma pretendere che i ragazzini si appassionino alla musica con il flauto e il relativo programma, francamente lo vedo difficilissimo se non impossibile, anzi potrebbe essere addiruttura controproducente.
Al ragazzino non gliene può fregar di meno del melodramma, come pure è inutile andare a spiegare la cavolata "i neri d'america cantavano con la scala blues" quando non sanno nemmeno cos'è una scala. Secondo me i programmi andrebbero rivisti, fare "educazione musicale" in quel modo serve a poco, anzi lo ritengo dannoso. Ai tempi della scuola (è successo a me, a te e credo a molti altri) io ero molto interessato alla materia perché ero giÃ* musicalmente "scafato" (nel senso che ho cominciato a studiare musica quando ancora non frequentavo le medie), ma gli altri miei compagni vedevano l'ora di musica peggio dell'ora di religione e educazione fisica...

;)

MyLadySax
22nd April 2008, 17:17
Assolutamente d'accordo.
E aggiungo che piuttosto farei suonare il tamburo. Ma vi siete accorti che ritmicamente siamo un popolo di inetti? Avete mai notato che non sappiamo neppure battere le mani a tempo in un concerto di Eros Ramazzotti? E che differenza, per esempio, coi brasiliani! Ho conosciuto un sacco di brasiliani (suono da anni anche musica brasiliana): tranne uno, nessuno faceva il musicista per professione, ma, tranne uno, tutti sapevano suonare, piuttosto bene, il pandeiro (tamburello tipico) e vi assicuro che non è per niente facile! Ma anche i danesi (tanto per citare un popolo nordico), ormai, sono più bravi di noi! :mha!(

ModernBigBand
22nd April 2008, 17:27
Infatti...e la cosa rafforza l'idea di generale ignoranza musicale che c'è in giro. Pensiamo a quelli che si sentono percussionisti di grido perché hanno acquistato un bongo (made in china) in una bancarella alle 6 del pomeriggio e lo suonano (sotto l'effetto dell'alcool) alle 2 di notte. Per non parlare di quelli che se sentono un povero pir*a fare due accordi con una chitarrina (tipo quelli che se ne vanno a strimpellare sulla spiaggia perché si "acchiappa") gridano al miracolo e tirerebbero invece i pomodori ad un Sanborn, Brecker, Parker, Gordon, Monk...Ah povera Italietta...
Chiudo l'OT.

;)

juggler
27th April 2008, 06:33
Mi sono occupato per parecchi anni di didattica...quella di base e nelle scuole medie (sono stato docente in diversi corsi di aggiornamento per insegnanti di musica) la situazione è disastrosa e penosa! La colpa è dei programmi scolastici e del sistema di "reclutamento" degli insegnanti: fino alla fine degli anni '70 bastava avere la semplice licenza di solfeggio per insegnare musica nelle scuole medie...quindi, diventava insegnante chi non aveva nessuna competenza, nè strumentale, nè didattica o nel migliore dei casi era ancora studente di Conservatorio e non sempre lo finiva...Poi, le cose son cambiate, ma non migliorate....Ora, grazie ai Corsi di Didattica introdotti nei Conservatori, ci sono giovani con maggiori competenze didattiche che sanno chi è Orff, Dalcroze, Kodaly, Murray-Schaeffer, Boris Porena ecc. La competenza didattica è in generale la grande lacuna della scuola italiana: non basta una laurea dignitosa o brillante...chi sa tutto di una "disciplina" non è detto che la sappia insegnare! Tralascio i "concorsi abilitanti"...altra grande porcata!

Non voglio "alienarvi" con argomenti specifici...l'errore metodologico piu' frequente è quello di intendere l'insegnamento della musica come acquisizione di abilitÃ* specifiche (es. suonare il flauto "barocco": cosa affatto semplice...non è un caso che alcuni di voi piu' abili...siano poi passati nel tempo al sassofono...la digitazione delle posizioni base è identica!) quando invece l'insegnamento della musica, soprattutto in relazione alle problematiche emotive e psicologiche tipiche dell'etÃ* evolutiva, dovrebbe favorire la socializzazione e la capacitÃ* di interagire del bambino o del giovane adolescente all'interno di attivitÃ* "motorie-espressive" opportunamente articolate...l'uso dello strumentario Orff è molto piu' efficace nello stimolare la capacitÃ* immaginativa e l'interesse dei giovanissimi nei confronti della pratica musicale...altra pratica importante è la costruzione di strumenti semplicissimi ma che possono essere a loro modo "suggestivi" e infine la pratica del canto corale...sono pochissimi gli insegnanti motivati capaci di andare in questa come in altre "direzioni didattiche" in grado di "sensibilizzare" ai suoni armonizzando abilitÃ* intellettuali ed immaginative con le esigenze motorie ed emotive, fondamentali nell'etÃ* evolutiva e pre-adolescenziale...fino a quando ciò sarÃ* solo "teoria" e non prassi socialmente condivisa...la scuola sfornerÃ* solo giovani frustrati e interiormente "divisi"...o peggio "piccoli mostri sadici" come le cronache quotidiane ci raccontano con sempre maggior frequenza...