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Visualizza Versione Completa : Il "Dono"



leoravera
3rd August 2013, 11:28
Ho scritto una breve riflessione sul talento musicale, ed i falsi miti che lo circondano.

http://www.leoravera.it/2013/07/29/il-dono/

un saluto,

Leo Ravera

http://www.leoravera.it

LisaBee
3rd August 2013, 11:54
Forte.
Il fatto è che, non che non esistano i "geni", ma credo sia difficile incontrarne piú di un paio nel corso di un secolo.
Invece qui, pare che appena un ragazzino sa mettere in fila tre note, o é in minimo intonato, sono tutti sunito pronti a dichiarare di avere un genio in famiglia :D

APOLLO CREED
3rd August 2013, 12:00
Non sono d'accordo in pieno.

Okay, la musica va studiata e coltivata ma secondo me occorre avere, appunto, un "dono", un qualcosa alla base, una scintilla che ti permette di andare oltre il semplice esecutore. Io lo chiamo "orecchio", chiamatelo come volete ma secondo me, nella musica, quello è fondamentale.

phatenomore
3rd August 2013, 12:30
Considerazione che condivido. Nella mia breve esperienza musicale ho incontrato i rinunciatari "Che studio a fare? Io non ho il dono") ma anche i super confidenti (Che studio a fare? Io ho il dono"). Entrambe le categorie hanno avuto vita (musicale, naturalmente) breve.

KoKo
3rd August 2013, 12:30
È così in tutto...il talento è solo un po di vantaggio iniziale...

zkalima
4th August 2013, 00:11
Infatti Massimo Urbani passava le giornate a studiare... non diciamo ovvietà, un conto è il "dono" o predisposizione o come volete chiamarlo, un altro è la preparazione musicale.
Conosco ragazzi che hanno cominciato a suonare perchè qualunque melodia ascoltavano la riuscivano a memorizzare e riprodurre sullo strumento in pochissimo tempo, che si trattasse della chitarra o del sax, e altri che hanno avuto bisogno di studi impegnativi per ottenere dei risultati non eccellenti.
E' del tutto evidente che se un dono non si coltiva si riduce alla mera facilità, ma la distanza tra chi ce l'ha e chi no è molta anche se oggi il mecato musicale tende a richiedere competenze tecniche che forse premiano più chi ha metodo e perseveranza rispetto a chi ha talento e creatività, ma non è così assiduo nella messa a punto di una tecnica esecutiva impeccabile, Questo però è un rovesciamento della tradizione jazzistica, che è stata formata da un mondo che non aveva i mezzi per mettere a punto tecniche che richiedono anni e soldi per essere acquisite, una sua riduzione a criteri accademici e ad una visione che approva più l'efficienza e la produttività che l'arte e la bellezza.

gnoato
5th August 2013, 18:49
Mah ... un mio insegnante diceva che il 99% di quello che faceva Charlie Parker si poteva fare con lo studio e l'applicazione. Rimaneva fuori l'1% ma quello era ciò che faceva la differenza tra il talento di Parker ed uno studente modello della Berkeley.

Aktis_Sax
7th August 2013, 14:39
Non sono molto d'accordo. E' vero che in tutti i casi ci vuole studio, applicazione e quant'altro, ma la predisposizione di ognuno di noi verso qualche cosa è indiscutibile. C'è chi ha una predisposizione ancora più accentuata. Conosco persone che studiano molto meno di me lo strumento e che sono 100 volte più brave e creative, e questo non può essere che un dono. Poi chiamiamolo come vogliamo... magari "dono" non è la parola giusta, ma certi musicisti hanno questa peculiarità.

docmax
7th August 2013, 15:49
Una mamma accompagnando suo figlio a lezione da un maestro chitarrista gli spiegava il talento del figlio: "mio figlio ha un talento musicale unico, a GUITAR HERO è bravissimo!"
Io ricordo che a Pasqua, quando avevo 6 anni (1967), ho scartato l'uovo di cioccolato: una botta con il cucchiaio della polenta e crack! La sorpresa, quando nel l'uovo di Pasqua c' era la sorpresa, è stata una armonica a bocca. Dopo pochi minuti imitavo la musica di Pietre (Gian Pieretti, Antoine, Sanremo). I miei genitori che amavano la musica mi hanno portato alla scuola di musica della banda, dopo che solfeggiavo bene mi hanno comperato un clarinetto, etc etc.
Io parlerei di doni e di fortuna: chissà se non avessi trovato quell'armonica... quanta roba mi sarei perso!

leoravera
7th August 2013, 16:04
Per diventare un buon musicista servono tante cose: il talento prima di tutto, certamente, guai a negarne l'importanza, ma esistono tanti tipi di talento. Poi servono la costanza, l'intelligenza per saper riconoscere i propri punti di forza ed esaltarli, il metodo per imparare a studiare, la sensibilità, la fantasia, ed infine e non trascurabile la salute. La fortuna ed il caso sono anch'essi decisivi, come in tutto. Io ho deciso che avrei fatto il musicista quando ho conosciuto un sassofonista che mi ha portato a suonare con lui, se lo stesso giorno un amico mi avesse portato ad un torneo di scacchi...
Grazie a tutti per aver letto e commentato il mio articolo

zkalima
7th August 2013, 21:22
La frase del maestro di gnoato può avere due significati, e non conoscendolo di persona non saprei a quale dei due si riferiva.

Il primo esprime l'intenzione di proteggere il proprio allievo dallo scoraggiamento che molti provano pensando che i grandi musicisti erano così perchè il destino li ha eletti e che noi invece siamo destinati a arrancare con risultati sempre modesti o comunque non paragonabili.
In questo caso si tratta di una delicatezza apprezzabile e tesa ad incoraggiare l'allievo.

Il secondo significato sarebbe che se veramente pensa quello di Charlie Parker non ha capito nulla della sua musica e sarebbe meglio che si dedicasse ad altri contesti musicali.