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Visualizza Versione Completa : una domanda ed una ( piccola ) polemica



28th February 2008, 00:21
Nell'ambito della rassegna " Maurizio Franco incontra il jazz a Milano " , ho assistito ieri sera all'intervista-concerto con Rosario Giuliani ( che aveva suonato lunedi' a Bollate in una serata dedicata ad Ornette Coleman ) :
tante domande sulla vita musicale dell'artista inframmezzate da pezzi eseguiti benissimo anche senza amplificazione , senza base ritmica nè gruppo, solo con il suo sax contralto.
Una delle domande " suonava " cosi' : "tu suoni alto e soprano, ma si possono suonare piu' sax allo stesso livello ?? "
Risposta di Rosario Giuliani : " NO , cè sempre uno strumento principale ( nel suo caso l'alto ) e la resa degli altri è intorno al 50 % "
le parole forse non erano esattamente queste ma il significato si .
La maggioranza dei partecipanti a questo forum suona 2-3 , a volte anche 4 sax : ritenete quindi esatto quanto affermato da Giuliani ??

Commentando la bella serata posso aggiungere che i ( pochi !! ) pezzi suonati sono stati bellissimi , molto piacevoli da ascoltare ed hanno ricevuto tanti applausi :a me è piaciuto in particolare il pezzo introduttivo , una personalissima interpretazione e rielaborazione nientemeno che di Bach ; ma anche l'ultimo pezzo , una improvvisazione totale ispirata dai due giorni trascorsi a Milano dall'artista è stato molto coinvolgente e "godevole " .
Da ignorante di jazz aggiungo che le improvvisazioni mi sono sembrate quantomeno alla pari con i brani tratti da materiale gia' scritto ed inciso : la conferma che sono gli strumentisti a fare grande il jazz ed il fatto che anche qui nel forum si parli sempre di esecutori e mai ( o quasi ) di composizioni ne è un'ulteriore riprova .

Ciao A.

Novazione77
28th February 2008, 00:32
C'è sempre lo strumento preferito!
Ti porto il mio mio modestissimo esempio, suono il Tenore tutti i giorni ed il soprano tutti i mesi :lol: :lol: :lol:
Ho detto tutto!

Sax O' Phone
7th March 2008, 19:01
Interessanti osservazioni: p.e. non trovi spartiti SCRITTI da Armstrong! che pure è considerato forse il più grande trombettista; sto leggendo un eccellente libro di Paul Berliner (http://www.amazon.co.uk/exec/obidos/ASIN/0226043819) (non so se esiste in Italiano) dove si tratta in modo molto approfondito dell'Arte dell'Improvvisazione nel Jazz (metÃ* del libro sono trascrizioni ed annotazioni musicali interessantissime): vengono trattati i molteplici aspetti della formazione del musicista, e della sua capacitÃ* di comporre in tempo reale, direttamente sullo strumento, direttamente all'interno della struttura scelta (il pezzo), istantaneamente. Quando si parla d'improvvisazione da noi si intende una cosa 'arraffazzonata', lasciando supporre che chiunque può far qualunque cosa: in realtÃ* è, come tutta la vera musica del resto, un'arte che si sposa con la scienza esatta; come nella scienza devi conoscere i postulati e le ipotesi e verificare sperimentalmente, per formulare nuove teorie. Quindi una conoscenza estesa ed approfondita della teoria armonica e modale, accordi e scale, ed ovviamente dei poliritmi è necessaria per poter improvviasare SU un pezzo. Come se ciò non bastasse :!: , devi impadronirti della melodia! nel libro si cita Harris che dice che oggi ci sono eccellenti strumentisti jazz grazie all'estesa letteratura ed alle scuole di Jazz, ma se non sai cantare la frase, non stai facendo del jazz: 'si sente la musica, ma nessuna voce'!
D'altro canto, se leggi le partiture Jazz (a parte Mingus, che è un caso speciale), spesso neoterai che solo la melodia iniziale viene scritta, e poi eventualmente troverai una serie di accordi su cui improvvisare: si afferma così il 'tono' o se vuoi il 'modo' del pezzo, e su questo si costruisce la propria interpretazione; un'altra citazione (non ricordo di chi, forse di Lee Konitz) diceva che la stessa nota nel jazz non sarÃ* mai suonata allo stesso modo!
Detto questo, ci sono grandissimi compositori nel jazz: oltre agli standard derivati p.e. dai musical di Broadway e dalle canzoni popolari Armericane (Gershwin, Porter etc.), vi sono moltissimi standard originali, alcuni favolosi, scritti da pianisti, trombettisti, sassofonisti, bassisti e così via; sfogliando un Real Book ti renderai presto conto di ciò che dico, leggendo i nomi degli Autori, che spesso oltre che Compositori, sono grandi Arrangiatori.
Ci sono poi anche i casi eccezionali di musicisti di grandissimo talento che sono 'analfabeti' (tra cui io, ma senza il talento ;) ), non sapendo leggere la musica, e non avendo nessuna impostazione dello strumento: uno tra tutti il pianista Erroll Garner che suonava quasi in piedi (si portava dietro un voluminoso elenco telefonico che metteva sullo sgabello, giÃ* alzato alla massima estensione) ed aveva uno staff di trascrittori che veniva utilizzato per 'copiare' al volo i suoi pezzi perchè fossero eseguiti da chi lo accompagnava (di solito il basso e la batteria).
Sono poi d'accordo sul fatto che dati i presupposti dell'idioma, per poter eseguire un'improvviasazione coerente non hai assolutamente il tempo di pensare, quindi lo strumento deve forzatamente essere un'estensione del corpo: altro esempio contenuto nel libro è quello dell'andare in bicicletta :!: : all'inizio vacilli e metti giù i piedi, sinchè sarai in grado di pedalare senza più pensare alla 'meccanica' dell'azione, ma concentrandoti sul movimento mentre ti godi il paesaggio; di conseguenza, è ovvio che una tale famigliaritÃ* si può raramente raggiungere su più strumenti differenti (anche qui vi sono eccezioni alla regola!), relativamente alla meccanica fisica ed ai suoni emessi.

11th March 2008, 05:19
l'esempio della bicicletta è veramente perfetta...
prima la paura, poi i pedali, poi si tolgono le rotelle, infine inizi a guardare il paesaggio, e quando sarai pronto, potrai chiudere gli occhi e sentire l'aria che ti colpisce il viso.
E se sei con E.T., puoi anche volare......