antonello
9th January 2013, 13:02
Qualche giorno fa mi è capitato di provare in maniera piuttosto approfondita e particolareggiata, il nuovo sax baritono Grassi BS210, ultimissimo modello uscito in sostituzione del precedente BS200, che invece non ho mai provato e quindi non sono in grado di dirvi le differenza, posso però senza dubbio dare le mie impressioni sul modello nuovo.
Benché quest’anno festeggi le mie “nozze d’argento” col sax, sono infatti ormai 25 anni che soffio nel nostro amato tubo, ed avendo quindi (ritengo) una discreta esperienza, non mi è mai capitato di cimentarmi in una recensione, per di più su uno strumento che non è propriamente il “mio” strumento, visto che sono essenzialmente per non dire esclusivamente un contraltista; ma tant’è, la vita a volte fa dei giri strani come strano è stato il giro che mia ha portato a provare questo sax, ma non voglio certo tediarvi con i miei aneddoti, parto quindi con le mie impressioni su questo strumento… sperando che i VERI recensori di questo forum mi vogliano perdonare…
La prova è stata fatta con un jody jazz HR n.7, ance rico n.2,5 e legatura in metallo ad H a 4 punti di appoggio.
Il primo controllo è stato senza dubbio un controllo visivo dello strumento: il sax si presenta apparentemente ben fatto, bello ma non bellissimo da vedere, in ottone laccato di colore giallo paglierino molto chiaro, porta il logo grassi serigrafato e non inciso, così come è serigrafata la campana che tra l’altro è smontabile, con un motivo che definirei “astratto” visto che non si capisce assolutamente di cosa si tratti… la lamina in ottone è piuttosto sottile, cosa certamente non piacevole, se la si colpisce con le unghie non ha una buona risonanza, nonostante tutto a tenerlo in mano ti dà una discreta sensazione di solidità, un po’ per il peso notevole dello strumento (cosa apparentemente ovvia visto che si tratta di un baritono), un po’ per il fatto che tutte le chiavi dal C basso fino al A, portano la doppia staffa di saldatura.
Le pelli come riportato dal sito proel-grassi sono in nappa con risonatori a cupola i bottoni (non riportato dal sito, ma ve lo dico io) in finta madreperla.
L’ergonomia dello strumento in generale è discreta, ci sono aspetti positivi ed altri negativi.
La posizione delle chiavi è piuttosto comoda, anche per chi come me non è abituato a queste dimensioni, ci si arriva molto facilmente e la finta madreperla dei bottoni è comunque gradevole al tatto e si suona con facilità, per queste chiavi direi che l’ergonomia è molto più che buona.
Le chiavi dei castelletti invece sono un po’ scomode, leggermente troppo indietro quelle della mano destra, soprattutto la chiave del F# è molto indietro, per quanto riguarda la mano sinistra invece è molto scomoda la chiave del D#, troppo “infossata” rispetto a D e F; in generale per i castelletti direi ergonomia sufficiente; “assurde” invece le chiavi del mignolo mano sinistra, scomodissime e lontane, difficili raggiungere anche per chi come me non ha certo la mano di Polifemo ma neanche quella di Cenerentola, ergonomia assolutamente scarsa, alla fine però si tratta solo di 3 note: C# B e Bb, quindi tutto sommato come dicevo prima in generale l’ergonomia può essere considerata discreta.
E ora veniamo al suono, e devo dire che è stata una bella sorpresa.
Soffiandoci dentro ti rendi conto immediatamente che si tratta di uno strumento molto spontaneo, con un filo d’aria si va su tutto il registro, dal A basso fino al F# terza ottava.
Per provarlo ho iniziato con delle note lunghe, dal C centrale a scendere e poi a salire su tutta l’estensione. Avendolo provato senza accordatore e non avendo l’orecchio assoluto, non saprei dire com’era l’intonazione a livello generale, ma a livello relativo era perfetta; mi spiego meglio.
Passando da una nota all’altra cromaticamente, non c’era il minimo sbattimento, il minimo salto né di intensità né di volume e ho dovuto riscontrare una uniformità di suono davvero sorprendente per uno strumento low cost. Successivamente sono passato a suonare dei salti, alternando note con e senza portavoce, passando continuamente da ottava alta a ottava bassa e viceversa e ogni volta la risposta era di un suono centrato e pulito. La qualità del timbro però non è eccelsa, il suono è molto nasale come ovvio che sia su un baritono, e tra l’altro a me non dispiace affatto, ma risultava essere, come direbbe il grande Davidone Brutti, un po’ tappato; cosa facilmente riscontrabile quando si va sugli armonici….molto difficile farli uscire per bene. Insomma in definitiva un suono bello centrato, pulito, intonato ma un po’ sottovolume.
Ed ora passo a delle considerazioni finali. Ci tengo innanzitutto a chiarire che ho provato a cimentarmi con questa piccola recensione tenendo ben presente il fatto che stiamo parlando di uno strumento veramente low cost, acquistabile ad un prezzo, in alcuni casi (mercatino musicale docet!!!) ben inferiore ai 1.500 euro; inutile quindi fare paragoni strumenti ben più blasonati; tra l’altro l’ultimo baritono che ho suonato è stato un Selmer SA, quindi se avessi voluto fare delle differenze tra i 2 strumenti, non avrei certamente parlato così bene del Grassi.
Detto questo quindi, posso tranquillamente affermare che il BS210, benché si tratti di un entry level a tutti gli effetti dal punto di vista economico, è sicuramente uno strumento superiore a livello qualitativo rispetto al prezzo che costa. Potrebbe essere definito un discreto intermedio. Ottimo per chi si avvicina per la prima volta al baritono, buono come muletto per il professionista e decisamente soddisfacente per chi sa già discretamente suonare (d’altro canto si sa…al di là dello strumento è fondamentale lo strumentista!!!), ma ha una situazione economica che non gli consente di fare follie, per cui è costretto ad attestarsi su uno strumento di primo prezzo ma che gli possa dare ugualmente delle buone soddisfazioni.
Se siete arrivati a leggere fin qui, vuol dire che avete letto tutta la mia piccola recensione, per cui vi ringrazio e non bastonatemi…
Benché quest’anno festeggi le mie “nozze d’argento” col sax, sono infatti ormai 25 anni che soffio nel nostro amato tubo, ed avendo quindi (ritengo) una discreta esperienza, non mi è mai capitato di cimentarmi in una recensione, per di più su uno strumento che non è propriamente il “mio” strumento, visto che sono essenzialmente per non dire esclusivamente un contraltista; ma tant’è, la vita a volte fa dei giri strani come strano è stato il giro che mia ha portato a provare questo sax, ma non voglio certo tediarvi con i miei aneddoti, parto quindi con le mie impressioni su questo strumento… sperando che i VERI recensori di questo forum mi vogliano perdonare…
La prova è stata fatta con un jody jazz HR n.7, ance rico n.2,5 e legatura in metallo ad H a 4 punti di appoggio.
Il primo controllo è stato senza dubbio un controllo visivo dello strumento: il sax si presenta apparentemente ben fatto, bello ma non bellissimo da vedere, in ottone laccato di colore giallo paglierino molto chiaro, porta il logo grassi serigrafato e non inciso, così come è serigrafata la campana che tra l’altro è smontabile, con un motivo che definirei “astratto” visto che non si capisce assolutamente di cosa si tratti… la lamina in ottone è piuttosto sottile, cosa certamente non piacevole, se la si colpisce con le unghie non ha una buona risonanza, nonostante tutto a tenerlo in mano ti dà una discreta sensazione di solidità, un po’ per il peso notevole dello strumento (cosa apparentemente ovvia visto che si tratta di un baritono), un po’ per il fatto che tutte le chiavi dal C basso fino al A, portano la doppia staffa di saldatura.
Le pelli come riportato dal sito proel-grassi sono in nappa con risonatori a cupola i bottoni (non riportato dal sito, ma ve lo dico io) in finta madreperla.
L’ergonomia dello strumento in generale è discreta, ci sono aspetti positivi ed altri negativi.
La posizione delle chiavi è piuttosto comoda, anche per chi come me non è abituato a queste dimensioni, ci si arriva molto facilmente e la finta madreperla dei bottoni è comunque gradevole al tatto e si suona con facilità, per queste chiavi direi che l’ergonomia è molto più che buona.
Le chiavi dei castelletti invece sono un po’ scomode, leggermente troppo indietro quelle della mano destra, soprattutto la chiave del F# è molto indietro, per quanto riguarda la mano sinistra invece è molto scomoda la chiave del D#, troppo “infossata” rispetto a D e F; in generale per i castelletti direi ergonomia sufficiente; “assurde” invece le chiavi del mignolo mano sinistra, scomodissime e lontane, difficili raggiungere anche per chi come me non ha certo la mano di Polifemo ma neanche quella di Cenerentola, ergonomia assolutamente scarsa, alla fine però si tratta solo di 3 note: C# B e Bb, quindi tutto sommato come dicevo prima in generale l’ergonomia può essere considerata discreta.
E ora veniamo al suono, e devo dire che è stata una bella sorpresa.
Soffiandoci dentro ti rendi conto immediatamente che si tratta di uno strumento molto spontaneo, con un filo d’aria si va su tutto il registro, dal A basso fino al F# terza ottava.
Per provarlo ho iniziato con delle note lunghe, dal C centrale a scendere e poi a salire su tutta l’estensione. Avendolo provato senza accordatore e non avendo l’orecchio assoluto, non saprei dire com’era l’intonazione a livello generale, ma a livello relativo era perfetta; mi spiego meglio.
Passando da una nota all’altra cromaticamente, non c’era il minimo sbattimento, il minimo salto né di intensità né di volume e ho dovuto riscontrare una uniformità di suono davvero sorprendente per uno strumento low cost. Successivamente sono passato a suonare dei salti, alternando note con e senza portavoce, passando continuamente da ottava alta a ottava bassa e viceversa e ogni volta la risposta era di un suono centrato e pulito. La qualità del timbro però non è eccelsa, il suono è molto nasale come ovvio che sia su un baritono, e tra l’altro a me non dispiace affatto, ma risultava essere, come direbbe il grande Davidone Brutti, un po’ tappato; cosa facilmente riscontrabile quando si va sugli armonici….molto difficile farli uscire per bene. Insomma in definitiva un suono bello centrato, pulito, intonato ma un po’ sottovolume.
Ed ora passo a delle considerazioni finali. Ci tengo innanzitutto a chiarire che ho provato a cimentarmi con questa piccola recensione tenendo ben presente il fatto che stiamo parlando di uno strumento veramente low cost, acquistabile ad un prezzo, in alcuni casi (mercatino musicale docet!!!) ben inferiore ai 1.500 euro; inutile quindi fare paragoni strumenti ben più blasonati; tra l’altro l’ultimo baritono che ho suonato è stato un Selmer SA, quindi se avessi voluto fare delle differenze tra i 2 strumenti, non avrei certamente parlato così bene del Grassi.
Detto questo quindi, posso tranquillamente affermare che il BS210, benché si tratti di un entry level a tutti gli effetti dal punto di vista economico, è sicuramente uno strumento superiore a livello qualitativo rispetto al prezzo che costa. Potrebbe essere definito un discreto intermedio. Ottimo per chi si avvicina per la prima volta al baritono, buono come muletto per il professionista e decisamente soddisfacente per chi sa già discretamente suonare (d’altro canto si sa…al di là dello strumento è fondamentale lo strumentista!!!), ma ha una situazione economica che non gli consente di fare follie, per cui è costretto ad attestarsi su uno strumento di primo prezzo ma che gli possa dare ugualmente delle buone soddisfazioni.
Se siete arrivati a leggere fin qui, vuol dire che avete letto tutta la mia piccola recensione, per cui vi ringrazio e non bastonatemi…