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Visualizza Versione Completa : Andrea Pozza, come impariamo e cosa



Danyart
1st November 2012, 14:48
sulle lezioni del sito jazzitalia, importanti e spesso decisive per capire alcune cose tecniche, teoriche e di comportamento per tutti i musicisti, ho rovato questa "lezione" un pò filosofica che mi ha molto colpito e mi sembra giusto condividere

"Qual è il modo più proficuo per imparare? Come far si' che le ore che dedichiamo allo studio ci servano veramente per fare dei passi avanti?

Nella mia esperienza ho capito che bisogna essere di un pragmatismo implacabile…ma con amore, verso noi stessi e verso gli obiettivi artistici o tecnici che ci siamo posti (ed è indispensabile averlo fatto).

C'è come una specie di regola del sopraccitato pragmatismo: impariamo quello che stiamo facendo. Sarebbe come dire: se stiamo suonando male, stiamo imparando a suonare male…quindi dobbiamo suonare bene per suonare ancora meglio! E la realtà dei fatti da ragione in pieno a questa regola: non sono forse quelli che suonano già bene che poi suonano ancora meglio? Oppure: avete mai sentito qualcuno suonare bene che prima suonava male? Ci sono delle eccezioni per fortuna e sicuramente le affermazioni appena fatte sono esagerate e provocatorie. Contengono comunque qualche briciola di verità. D'altra parte qualcuno potrebbe dire: ma se non so fare una cosa e posso impararla solo facendola bene … sono bloccato in un paradosso e non imparerò mai nulla!
D'accordo, ma in realtà non sappiamo fare tutta quella cosa, ma se la dividiamo in parti che sappiamo fare ecco che potremo praticarle separatamente suonandole "bene" per poi, al momento opportuno riassemblarle. Avremo quindi suonato bene parti della cosa che vogliamo imparare aumentando la nostra capacità tanto da poterle assemblare poi in parti più grandi fin poi a completare il compito che ci siamo posti.

Alcuni modi di rendere più facili le cose che non sappiamo fare:

Rallentare, rallentare ed ancora rallentare. Suonando al rallentatore si possono curare i minimi particolari, si può suonare senza tensione, si impara a coordinare i movimenti nella maniera migliore ecc…sono innumerevoli i benefici che si ottengono. E' come usare una lente d'ingrandimento (sapete che i fumettisti disegnano le loro tavole molto più grandi di come poi verranno pubblicate, così rimpicciolendole spariscono anche i piccoli eventuali difetti).

praticare 2, 4, 8 battute per volta

praticare solo la parte ritmica, solo quella armonica o solo quella melodica

praticare mano destra e sinistra separatamente (per i pianisti)

le varie metodiche sono applicabili contemporaneamente.

Tornando al concetto di pragmatismo e alla regoletta sopraccitata vorrei fare un elenco di considerazioni che trovo utile tenere a mente per ottimizzare lo studio.
Le elenco in relazione all'obiettivo di imparare uno standard da suonare poi insieme ad altri, quindi a tempo:

Se lo pratico senza andare a tempo, sto appunto imparando a suonarlo "non a tempo".
Se lo pratico troppo veloce, sicchè spesso mi fermo o sbaglio, sto imparando a suonarlo spezzettato e sbagliucchiato.
Se lo pratico a 4 battute per volta ok, ma appena possibile sarà opportuno studiarlo interamente, perchè l'obbiettivo è quello di suonarlo interamente.
Se sbaglio la melodia senza accorgermene la sto imparando sbagliata e quindi dovrò fare poi doppio lavoro per cancellare l'abitudine errata e per ricostruire quella giusta.
Se lo pratico con tensione sto imparando a suonarlo con tensione e quindi avrò poi tensione nel suonarlo, d'altra parte se lo pratico in maniera facile e rilassata sarà poi facile suonarlo in modo rilassato.

insomma, dobbiamo essere meticolosi e precisi nello studio o imparare ad esserlo perchè da come ci educhiamo e creiamo gli automatismi dipende il nostro modo di suonare.

Per mettere in pratica tutto questo o cominciare a farlo ci vuole una buona dose di volontà, determinazione, capacità di rimanere centrati sull'obiettivo che ci siamo posti e cosa più importante e trascinante, amore per la musica.

Tutte queste sono doti che possono e devono essere sviluppate ed allenate come farebbe uno sportivo per tenersi in forma, sono i veri e propri muscoli di chi studia la musica."

ciò che mi piace di come affronta il discorso il pianista è che non dice cosa bisogna effettivamente fare, quali esercizi, ma il come, soprattutto da un punto di vista dell'atteggiamento...vermanete illuminante, bisognerebbe avere questa pagina stampata sempre vicino ogni seduta di studio...

alefiorio
1st November 2012, 15:21
Se lo pratico senza andare a tempo, sto appunto imparando a suonarlo "non a tempo".
Se lo pratico troppo veloce, sicchè spesso mi fermo o sbaglio, sto imparando a suonarlo spezzettato e sbagliucchiato.
Se lo pratico a 4 battute per volta ok, ma appena possibile sarà opportuno studiarlo interamente, perchè l'obbiettivo è quello di suonarlo interamente.
Se sbaglio la melodia senza accorgermene la sto imparando sbagliata e quindi dovrò fare poi doppio lavoro per cancellare l'abitudine errata e per ricostruire quella giusta.
Se lo pratico con tensione sto imparando a suonarlo con tensione e quindi avrò poi tensione nel suonarlo, d'altra parte se lo pratico in maniera facile e rilassata sarà poi facile suonarlo in modo rilassato.

insomma, dobbiamo essere meticolosi e precisi nello studio o imparare ad esserlo perchè da come ci educhiamo e creiamo gli automatismi dipende il nostro modo di suonare.

Straquoto! :zizizi))

re minore
1st November 2012, 15:36
Beh, questo ricalca esattamente il modo in cui organizzo il mio studio. Con una cosa che aggiungo: darsi degli obiettivi *misurabili* e raggiungerli. Ad esempio: improvvisare sulle note degli accordi delle prime 20 misure di "all the things you are" senza guardare lo spartito e senza mai sbagliare una nota, prima a 120bpm, poi a 130, etc. Oppure: suonare "walking" 1 3 5 7 nelle misure pari e 7 5 3 1 in quelle dispari come 7 5 3 1, senza mai guardare lo spartito e senza mai sbagliare una nota. Anche qui prima a 120 e poi a salire.

Pensavo di essere oltremodo paranoico, e invece... e del resto funziona.

maurisax
1st November 2012, 16:25
Molto edificante, in pratica quello che 2000 anni fa dicevano i romani: Divide et impera.

Confermo di aver provato sulla mia pelle nel bene e nel male quello che l'autore dice.

Nel bene per quanto riguarda il rallentare gli assoli dei dischi anche al 30% della velocità iniziale.

Nel male nell'imparare i temi in modo raffzzonato e nell'improvvisare senza fare attenzione alla precisione del tempo.

re minore
1st November 2012, 16:34
"divide et impAra" :lol:

Sax O' Phone
1st November 2012, 16:36
impariamo quello che stiamo facendo. Sarebbe come dire: se stiamo suonando male, stiamo imparando a suonare male…quindi dobbiamo suonare bene per suonare ancora meglio!

Parole Sante!

Mi ricordo due cose che spesso mi diceva il mio Maestro:

# non ho nulla in contrario se suoni lentamente! (essendo un completo analfabeta all'inizio suonavo gli esercizi ad una velocità esasperantemente lenta!)

# fai attenzione!

Rag
2nd November 2012, 10:09
la mente apprende movimenti nella loro complessitá senza bisogno di sezionare, ridurre, arrivare al minimo e perdere la visione dell'insieme. si impara direttamente a camminare..mai nessun bambino si è sognato di fare esercizi preliminari con il piede, il ginocchio etc prima di lanciarsi verso una nuova esperienza. Piuttosto cambia strategia quando sbaglia..ma non rallenta. apprendiamo in maniera complessa. studiosi di ogni campo dello scibile confermano questa realtá. solo nel campo musicale resiste la teoria del dividere..sezionare..rallentare..ma queste teorie non hanno fondamento naturale..sono solo false comoditá che l'uomo adotta per aggirare gli ostacoli..dovremmo imparare dagli errori piuttosto che ripeterli lentamente portandoli alla perfezione....

re minore
2nd November 2012, 12:42
Io invece penso proprio che gli esercizi con il ginocchio (etc.) il bambino li faccia: prima di camminare gattona e gattonando il ginocchio impari a gestirlo. Quando il bambino provera' a camminare avra' il problema di restare in equilibrio (la cui cosa dipende molto dalla capacita' di governare stimoli e muscoli della pianta del piede) ma il ginocchio sapra' gia' come muoverlo.

Quando si impara uno sport e' la stessa cosa: ti fanno fare i "fondamentali" ad nauseam e questi altro non sono che un piccolo pezzetto dell'insieme che e' stato isolato per poterlo studiare in maniera dedciata e limitare il piu' possibile le difficolta' derivanti dal resto del contesto: il dritto lungolinea a tennis, la curva a spazzaneve nello sci, la doppia a pallavolo, la parata di avambraccio nelle arti marziali sono tutte cose che mi hanno fatto fare e fare e rifare e rifare zilioni di volte.

Anche quando prendi la patente la musica non cambia: si comincia con cose semplice ed "atomiche" in strade larghe e poco trafficate ("Ora prema la frizione", "adesso metta la prima") e si raggiunge pian piano un livello di semplicita' sempre piu' complesso. Mica puoi prendere ed andare in austostrada dalla prima lezione!

Sax O' Phone
2nd November 2012, 14:58
Quello che dice Rag mi sembra abbia un fondamento di verità e condivido anche le riflessioni di re minore.
Direi che ad un certo livello di apprendimento non esiste più la meccanicità ripetitiva dell'esercizio ma subentra la naturalezza spontanea nell'eseguire ciò che si è appreso e che è diventato una parte integrante delle assunzioni mentali e fisiche.
Quando finalmente il bimbo ha trovato l'equilibrio ed appreso a coordinare i propri movimenti non si sofferma più a pensare ma compie semplicemente i passi necessari.

Nell'affermazione del Pozza mi ha colpito l'affermazione che ho citato sopra: i fondamenti vanno appresi nel modo corretto (emissione, controllo dinamico, meccanismo) e la struttura musicale va ascoltata attentamente (armonia, melodia, suono) altrimenti è come se un bimbo imparasse a camminare sulla punta dei piedi, senza mai realizzare che il piede va usato anche sulla pianta.
Il suo modo di camminare sarà naturalmente distorto e faticoso....

Jason Kessler
2nd November 2012, 15:11
Nell'affermazione del Pozza mi ha colpito l'affermazione che ho citato sopra: i fondamenti vanno appresi nel modo corretto (emissione, controllo dinamico, meccanismo) e la struttura musicale va ascoltata attentamente (armonia, melodia, suono) altrimenti è come se un bimbo imparasse a camminare sulla punta dei piedi, senza mai realizzare che il piede va usato anche sulla pianta.

Con tutto il rispetto per il Pozza, ma non vi sembrano cose sinceramente un pò banali?
Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.

Oltretutto...quale è il modo corretto per imparare qualcosa?
Chi lo stabilisce? Il buonsenso? Il risultato? La moda...?

Sax O' Phone
2nd November 2012, 15:28
Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.


Repetita Juvant

http://it.wikipedia.org/wiki/Repetita_iuvant

Rag
3rd November 2012, 00:35
a re minore consiglio una rapida lettura di qualche scritto di piaget (vecchi di cent'anni) sull'apprendimento dall'etá prenatale ai dodici anni..
per quanto riguarda il rallentamento estremo e la ripetizione posso affermare che la didattica (tranne in italia ovviamente) va nella direzione opposta..il focus si è spostato da vent'anni almeno sulla motivazione, sulla complessitá, sulla didattica dell'errore,della scoperta etc. ecco perchè tempo fa affermavo che lo scritto di liebman sia privo di ogni fondamento scientifico e pedagogico .. scusate se scrivo poco e male ma ragionare da uno smartphone è davvero faticoso..buonasera

Rag
3rd November 2012, 00:39
ps anche io penso che lo scritto di pozza così come tanta altra roba che circola su quel sito ed in generale sul web sia banale, approssimativa e ridondante

re minore
3rd November 2012, 09:33
Con tutto il rispetto per il Pozza, ma non vi sembrano cose sinceramente un pò banali?
Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.

Oltretutto...quale è il modo corretto per imparare qualcosa?
Chi lo stabilisce? Il buonsenso? Il risultato? La moda...?

Forse sono considerazioni un po' banali, ma molto spesso sono proprio le cose piu' banali che tendiamo a trascurare. Con tutto che applico piu' o meno pedissequamente quanto scritto dal Pozza (che mai avevo neanche sentito nominare) ho letto con interesse il post di Daniele. E vi ho trovato una perla di saggezza sulla quale mi propongo di meditare un po': "impariamo quello che stiamo facendo". E non solo col sax.

Il modo corretto per imparare (o fare, o cucinare, o costruire - mettici quello che vuoi) si stabilisce con un criterio ben preciso: e' corretto il metodo che funziona ;)

Sax O' Phone
3rd November 2012, 14:10
Ma sì infatti, era quello che ha colpito anche me! e non mi sembra che neppure contraddica le nuove tendenze didattiche riferite da Rag e ipotizzate da Jason.
E non che io studi il metodo Pozza ma come viene affermato, in fondo impari ciò che studi, e se studi male imparerai qualcosa di peggio.

Da cui piuttosto che voler emulare il virtuosismo acrobatico delle dita di Bird, è meglio che vai piano, stai attento al suono ed all'intonazione, e cerchi gradualmente di esprimere con i giusti accenti prima una parola, poi la frase e finalmente tutto il discorso....

Forse è banale.

red
9th November 2012, 13:41
concordo con Re minore....in teoria sono cose semplice che tutti sappiamo. ma di certo concorderete che per istinto quando si suona si tende a correre. nel senso che, quando vediamo notazioni veloci (che ne so, un gruppo di semicrome) allora tendiamo per istinto ad eseguirle più veloci di quelle che sono e così facendo ovviamente sbagliamo tutto, tempo e note. invece bisogna soffermarsi sul metodo opposto: tutto lento e tutto separato...solo dopo aver acquisito una certa consapevolezza si potrà aumentare la velocità e unire il tutto!

phatenomore
9th November 2012, 14:51
L' affermazione "Impariamo quello che stiamo facendo" è tautologica: se fosse vero, portando l' affermazione ad un' estremo, da un punto di vista logico, non potremmo imparare a suonare nemmeno la prima nota poichè prima di farlo "stiamo imparando a non suonare e continueremo a farlo".

Achille e la tartaruga docent. A me, me pare 'na strr..anezza. Più appropriato sarebbe "impariamo dalla capacità di correggere i nostri errori", IMMO.

Sax O' Phone
9th November 2012, 15:03
Sofismi: il senso è quello di porre consapevolezza nell'apprendimento, perchè è quello che andremo a realizzare nella maturazione del processo.

Se suoni come un claxon e persisti senza apporre correzioni, ed addirittura senza neppure renderti conto che stai suonando come un claxon, continuerai a fare scale a memoria, arpeggi e triadi a velocità pazzesca (per dire) ma quello che impari è di suonare come un claxon....

zkalima
9th November 2012, 16:06
Secondo me il metodo è la cosa più soggettiva, quello che è determinante è l'informazione corretta su quello che stiamo imparando a fare e l'obbiettivo creativo che ognuno di noi ha.
Non tutti gli errori di impostazione vanno evitati, e un metodo didattico standardizzato crea musicisti simili tra di loro.
Il problema che si pone oggi in campo musicale e jazzistico in particolare, è che la valutazione dei musicisti viene fatta in base alla tecnica e non all'espressione artistica, cioè viene premiata la possibilità economica di accedere a situazioni formative full time a cui pochi possono accedere.

Max Soggiu
1st December 2012, 12:54
Spezzando una lancia a favore di Pozza dire che è corretto quello che dice, tutto giusto, sono ottimi consigli per chi è ad un livello intermedio, ma anche per quelli avanzati è sempre bene tenersi a mente determinate cose.
Premetto che ho grande stima per Andrea Pozza, sia chiaro, l'unico appunto è che l'apertura di un thread su quello che dice Pozza....non so se mi spiego... Nel senso che non sta dicendo niente di sbagliato ma forse se il thread si fosse intitolato "Oscar Peterson (tanto per citarne un dei migliaia prima di Pozza), come impariamo e cosa"...... nessuno avrebbe avuto da ridire nulla.

Spero di non essere frainteso :-)

fcoltrane
1st December 2012, 16:37
per Zac :sulla "possibilità economica" tristemente concordo ma il discorso è articolato e sostanzialmente politico per questo evito di farlo.
considero invece le osservazioni di Andrea Pozza condivisibili e soprattutto "democratiche" rivolte a tutti.
non mi sembra che ci sia una scelta di campo tecnica vs espressione artistica ma solo dei validi consigli per imparare ciò che non si sa fare.
per Jonathansarkos : è chiaro che chiunque avrebbe piacere di ascoltare anche lezioni di Peterson come di Monk ecc...
ma in mancanza ......
Le osservazioni di Pozza e ancor più quelle degli amici saxforumisti mi sembrano "confortanti" anche perchè per alcuni aspetti
testimoniano un percorso di studio comune.