Danyart
23rd March 2012, 14:04
Allora, visto che ogni giorno trovo argomenti e richieste su Sax Grassi della produzione italiana andata avanti fino più o meno al 2000, vorrei parlare del mio sax, esprimendone pregi e difetti, così da sfatare magari miti vari sul fatto che sia uno strumento eccezionale oppure disastroso...
Avrete sentito più volte come mi trovo con questo sax nelle varie (troppe!) registrazioni postate.
Si tratta di un sax tenore matricola corrispondente all'anno 1977 (oltre i 33000), l'ho acquistato su ebay a scatola quasi chiusa più o meno nell'ottobre-novembre del 2009, al tempo suonavo da 9 anni il mio Selmer serie 2 del '98, pagato oltre 5 milioni di lire nel 2000 ai magazzini Merula di Bra, sax che suonavo tantissimo, che avevo sfogato in tutta l'estensione, con una meccanica straordinaria e facilissima nei passaggi più disparati ma che aveva sempre un qualcosa che non mi convinceva del tutto, soprattutto per quanto riguarda il suono, a volte non abbastanza corposo e diretto, cosa che invece avevo riscontrato suonando alcuni Mark 6, degli Yamaha economici e soprattutto un vecchio Majestic (?!) (forse della rampone?) che aveva una sonorità morbida difficile da riscontrare nei sax di ogni tipo e tempo...
Tornando al Grassi, quando mi arrivò a casa e riuscii ad aprire la custodia, appena visto mi pareva un giocattolo, tra l'altro con un'enorme ammaccatura sulla campana, in corrispondenza dell'attacco con il corpo (come se fosse stato spinto sull'anello, appena avrò qualche foto vedrete che roba!)...i tamponi erano giù abbastanza vecchi, mancava come già sapevo la chiave del Fa# acuto e la laccatura in parte non c'era più...diverse altre differenze dal selmer erano evidenti, come le chiavi del mignolo sinistro, durissime e con un meccanismo lento e faticoso e il chiver che si alzava pochissimo...
Non c'è scritto il nome di nessun modello, solo il numero di serie, anche se mi era stato venduto come fosse un Professional, ma non posso assolutamente sapere di che si tratta, e ormai non m'interessa proprio...
Fortuna volle che proprio in quei giorni avevo preso in prova il bocchino Ottolink 7* da un anziano del paese, che me lo lasciò per una settimana... andato alla sala a provare il giocattolo vecchio, due suoni e...incredibile, un suono meraviglioso, morbido, nelle note centrali sentivo una differenza abissale dal bellissimo selmer, lo strumento vibrava sulle mani e i bassi erano al confronto poderosi... sono bastate quelle poche note per convincermi che il selmer non era lo strumento che avrei dovuto suonare da lì in avanti... l'accoppiata con quell'ottolink diverso da tutti gli altri mai visti era perfetta e col passare delle settimane sono riuscito atrovare le ance giuste (rigotti 3 strong) per poter suonare su tutta l'estensione con una certa facilità e con una sonorità che credo mi caratterizzi, nel bene e nel male...
Parlando delle parti tecniche dello strumento, e quindi dei cosiddetti difetti ho accennato al fatto che le chiavi del mignolo mano sinistra siano davvero dure e scomode. Questo è verissimo, in pratica, muovendo il Bb basso, si aziona un meccanismo molto pesante che spinge un'asta in basso staccata dalla prima che a sua volta, senza viti di regolazione, spinge il tampone alla chiusura e questo è valido anche per il B naturale e il C#...tutto questo ovviamente, fa sì che l'arrivo del tampone verso l'apertura sia lento e impreciso, e tutt'ora, nonostante la revisione e il montaggio di tamponi professionali, il Bb non chiude perfettamente...
E' ovvio che anche il passaggio da una nota all'altra in questo ambito del mignolo sinistro, sia estremamente difficoltoso e impreciso, e certe cose che facevo con il selmer (mi ero un pò specializzato nell'esecuzione velocissima dei passaggi delle note basse col mignolo) mi sono praticamente impossibili, nonostante sia riuscito a migliorarmi con il tanto esercizio tecnico che faccio ogni giorno su queste chiavi...
Altre problematiche si hanno nelle note laterali alte (palmo sinistro) dove, come tantissimi altri sax, compresi i selmer più vecchi e anche di 15-20 anni fa, le chiavi risultano troppo strette, ho provato ad applicarci dei gommini appositi ma sono costruiti per stare sulle chiavi del selmer che hanno dimensione diversa e quindi si rompono sempre, forse potrei metterci dei sugheri incollati...
Altra cosa, la tastiera risulta alta (l'ho voluta lasciare così), per molti questo crea difficoltà nei passaggi, in effetti in alcuni casi bisogna fare un pò di forza per chiudere diversi tasti insieme (magari un intervallo di quinta o sesta discendente) ma generalmente devo dire che la tastiera stessa non è molto rumorosa e mi risulta molto comoda...Ci sono poi altri problemi tipici dei sax "vecchi", come la presenza di alcuni sugherini laddove in vece nei selmer, yamaha e simili si trovano dei meccanismi con viti di regolazione, ad esempio nei tasti centrali tipo tra Fa e sol diesis, questo porta a continue dovute sostituzioni dello stesso sugheretto, talmente sottile che è difficile da reperire, infatti negli ultimi giorni ci ho messo un pezzettino di nastro isolante molto sottile, bisogna arrangiarsi!
Per quanto riguarda l'emissione, bisogna ammettere che, pur avendo una sonorità "diretta", se si soffia su un bel mark 6 fine anni '50, o uno yamaha si noterà una grossa differenza nella quantità d'aria necessaria, molto maggiore nel mio vecchio Grassi...
Ricordo che alcuni mesi fa mi fecero provare un Mark 6 del '59, stupendo, sembrava nuovo, nei primi secondi messo il bocchino con la stessa ancia mi sembrava di suonare con un'ancia troppo morbida, mi sono dovuto adattare a dare meno forza, il selmer è molto più performante...però, dopo l'iniziale entusiasmo per la facilità di suono (molto fulido e brillante, pieno comunque, direi perfetto) e meccanica, ripreso il mio grassi, dopo qualche nota un pò faticosa, ho risentito subito la differenza di bellezza e completezza del suono, armonici e corposità che per me superavano il più illustre selmer vintage, sembra incredibile ma questo lo hanno notato tutti i presenti che continuavano a chiedermi dove avessi trovato quel sax così brutto e bello allo stesso tempo...
Insistendo sulla sonorità del mio Grassi, suonandolo e sentendolo si nota che la caratteristica principale del suono è che ogni nota, in tutta l'estensione, ha una storia a se, questa è una cosa bella in certi casi, in altri può dare grossi problemi...
mi spiego meglio, se ci riesco...intanto l'intonazione imperfetta, le note centrali, soprattutto il B e il A, sono molto calanti, riesco a migliorarle aprendo altre chiavi, il Bb laterale con il B e il Sol diesis con il La...nelle note alte, tende a crescere un pò troppo e bisogna controllarle, inoltre ci sono vari scompensi in mezzo...il suono in basso non è poderoso come certi vintage tipo i King ma più scuro di molti selmer che ho provato, mentre salendo il suono rimane corposo e pieno, proprio come non riuscivo sul selmer, che dalla sua aveva maggiore brillantezza, utile soprattutto dal vivo...
il volume del grassi è molto buono, non come un mark 6 ma comunque esce e si fa sentire per bene, i soffiati sono possibili anche se i problemi delle note basse che non chiudono perfettamente a volte mi mettono un pò in difficoltà...
E' evidente che si tratta di un sax dalla sonorità intermedia tra i famosi vintage americani e i selmer francesi, questo per me è il vero punto di forza, visto che pur adorando il suono del king zephir, quando l'ho suonato ho notato che mancava qualcosa per sentirlo adatto alle sonorità attuali e quindi poco propenso alla versatilità (sempre in liena di massima)...di contro, i vari mark 6 suonati, che mi piacciono da morire e ne vorrei uno, mi hanno però dato la sensazione di schiarire troppo, di mancare quel qualcosa di antico che sento in aprte nel mio, forse anche per mia colpa...
Ho quindi trovato un equilibrio abbastanza positivo con il Grassi, con il quale suono pop, anni '60, jazz antico, marching band, fusion, sperimentale, trovandomi abbastanza bene in tutto, anche se devo ammettere che suonando fusion e pop in formazione dal vivo, ne esco un pò stanco, forse uno Yamaha leggero mi aiuterebbe un pò, sia per certi passaggi tecnici impossibili con il mio grassi, sia per l'emissione più facile e sonora, infatti, appena possibile ne cercherò uno economico che funzioni bene senza pretendere grande sonorità (magari un buon 23 di 30 anni che suonano molto bene)...
Per concludere, devo dire che si tratta di un Sax Tenore ovviamente pieno di lacune, ma che mi fa sempre innamorare e sentire a casa alla sola emissione di poche note, lo adoro per quello che è e se dovessi prendere un altro sax, sarebbe solo per affiancarlo a questo ed usarlo in certe situaioni estreme, stessa cosa vale per il bocchino STM che ho tenuto alla faccia di due guardala, un dukoff, e addirittura un eccezionale Florida anni '50, tutti rivenduti...
Ultima cosa, proprio ieri ho fatto qualche nota con un Yamaha 62, perfetto...come sonorità non c'è assolutamente paragone con il mio vecchio Grassi...
Se avete domande, fate pure!
Avrete sentito più volte come mi trovo con questo sax nelle varie (troppe!) registrazioni postate.
Si tratta di un sax tenore matricola corrispondente all'anno 1977 (oltre i 33000), l'ho acquistato su ebay a scatola quasi chiusa più o meno nell'ottobre-novembre del 2009, al tempo suonavo da 9 anni il mio Selmer serie 2 del '98, pagato oltre 5 milioni di lire nel 2000 ai magazzini Merula di Bra, sax che suonavo tantissimo, che avevo sfogato in tutta l'estensione, con una meccanica straordinaria e facilissima nei passaggi più disparati ma che aveva sempre un qualcosa che non mi convinceva del tutto, soprattutto per quanto riguarda il suono, a volte non abbastanza corposo e diretto, cosa che invece avevo riscontrato suonando alcuni Mark 6, degli Yamaha economici e soprattutto un vecchio Majestic (?!) (forse della rampone?) che aveva una sonorità morbida difficile da riscontrare nei sax di ogni tipo e tempo...
Tornando al Grassi, quando mi arrivò a casa e riuscii ad aprire la custodia, appena visto mi pareva un giocattolo, tra l'altro con un'enorme ammaccatura sulla campana, in corrispondenza dell'attacco con il corpo (come se fosse stato spinto sull'anello, appena avrò qualche foto vedrete che roba!)...i tamponi erano giù abbastanza vecchi, mancava come già sapevo la chiave del Fa# acuto e la laccatura in parte non c'era più...diverse altre differenze dal selmer erano evidenti, come le chiavi del mignolo sinistro, durissime e con un meccanismo lento e faticoso e il chiver che si alzava pochissimo...
Non c'è scritto il nome di nessun modello, solo il numero di serie, anche se mi era stato venduto come fosse un Professional, ma non posso assolutamente sapere di che si tratta, e ormai non m'interessa proprio...
Fortuna volle che proprio in quei giorni avevo preso in prova il bocchino Ottolink 7* da un anziano del paese, che me lo lasciò per una settimana... andato alla sala a provare il giocattolo vecchio, due suoni e...incredibile, un suono meraviglioso, morbido, nelle note centrali sentivo una differenza abissale dal bellissimo selmer, lo strumento vibrava sulle mani e i bassi erano al confronto poderosi... sono bastate quelle poche note per convincermi che il selmer non era lo strumento che avrei dovuto suonare da lì in avanti... l'accoppiata con quell'ottolink diverso da tutti gli altri mai visti era perfetta e col passare delle settimane sono riuscito atrovare le ance giuste (rigotti 3 strong) per poter suonare su tutta l'estensione con una certa facilità e con una sonorità che credo mi caratterizzi, nel bene e nel male...
Parlando delle parti tecniche dello strumento, e quindi dei cosiddetti difetti ho accennato al fatto che le chiavi del mignolo mano sinistra siano davvero dure e scomode. Questo è verissimo, in pratica, muovendo il Bb basso, si aziona un meccanismo molto pesante che spinge un'asta in basso staccata dalla prima che a sua volta, senza viti di regolazione, spinge il tampone alla chiusura e questo è valido anche per il B naturale e il C#...tutto questo ovviamente, fa sì che l'arrivo del tampone verso l'apertura sia lento e impreciso, e tutt'ora, nonostante la revisione e il montaggio di tamponi professionali, il Bb non chiude perfettamente...
E' ovvio che anche il passaggio da una nota all'altra in questo ambito del mignolo sinistro, sia estremamente difficoltoso e impreciso, e certe cose che facevo con il selmer (mi ero un pò specializzato nell'esecuzione velocissima dei passaggi delle note basse col mignolo) mi sono praticamente impossibili, nonostante sia riuscito a migliorarmi con il tanto esercizio tecnico che faccio ogni giorno su queste chiavi...
Altre problematiche si hanno nelle note laterali alte (palmo sinistro) dove, come tantissimi altri sax, compresi i selmer più vecchi e anche di 15-20 anni fa, le chiavi risultano troppo strette, ho provato ad applicarci dei gommini appositi ma sono costruiti per stare sulle chiavi del selmer che hanno dimensione diversa e quindi si rompono sempre, forse potrei metterci dei sugheri incollati...
Altra cosa, la tastiera risulta alta (l'ho voluta lasciare così), per molti questo crea difficoltà nei passaggi, in effetti in alcuni casi bisogna fare un pò di forza per chiudere diversi tasti insieme (magari un intervallo di quinta o sesta discendente) ma generalmente devo dire che la tastiera stessa non è molto rumorosa e mi risulta molto comoda...Ci sono poi altri problemi tipici dei sax "vecchi", come la presenza di alcuni sugherini laddove in vece nei selmer, yamaha e simili si trovano dei meccanismi con viti di regolazione, ad esempio nei tasti centrali tipo tra Fa e sol diesis, questo porta a continue dovute sostituzioni dello stesso sugheretto, talmente sottile che è difficile da reperire, infatti negli ultimi giorni ci ho messo un pezzettino di nastro isolante molto sottile, bisogna arrangiarsi!
Per quanto riguarda l'emissione, bisogna ammettere che, pur avendo una sonorità "diretta", se si soffia su un bel mark 6 fine anni '50, o uno yamaha si noterà una grossa differenza nella quantità d'aria necessaria, molto maggiore nel mio vecchio Grassi...
Ricordo che alcuni mesi fa mi fecero provare un Mark 6 del '59, stupendo, sembrava nuovo, nei primi secondi messo il bocchino con la stessa ancia mi sembrava di suonare con un'ancia troppo morbida, mi sono dovuto adattare a dare meno forza, il selmer è molto più performante...però, dopo l'iniziale entusiasmo per la facilità di suono (molto fulido e brillante, pieno comunque, direi perfetto) e meccanica, ripreso il mio grassi, dopo qualche nota un pò faticosa, ho risentito subito la differenza di bellezza e completezza del suono, armonici e corposità che per me superavano il più illustre selmer vintage, sembra incredibile ma questo lo hanno notato tutti i presenti che continuavano a chiedermi dove avessi trovato quel sax così brutto e bello allo stesso tempo...
Insistendo sulla sonorità del mio Grassi, suonandolo e sentendolo si nota che la caratteristica principale del suono è che ogni nota, in tutta l'estensione, ha una storia a se, questa è una cosa bella in certi casi, in altri può dare grossi problemi...
mi spiego meglio, se ci riesco...intanto l'intonazione imperfetta, le note centrali, soprattutto il B e il A, sono molto calanti, riesco a migliorarle aprendo altre chiavi, il Bb laterale con il B e il Sol diesis con il La...nelle note alte, tende a crescere un pò troppo e bisogna controllarle, inoltre ci sono vari scompensi in mezzo...il suono in basso non è poderoso come certi vintage tipo i King ma più scuro di molti selmer che ho provato, mentre salendo il suono rimane corposo e pieno, proprio come non riuscivo sul selmer, che dalla sua aveva maggiore brillantezza, utile soprattutto dal vivo...
il volume del grassi è molto buono, non come un mark 6 ma comunque esce e si fa sentire per bene, i soffiati sono possibili anche se i problemi delle note basse che non chiudono perfettamente a volte mi mettono un pò in difficoltà...
E' evidente che si tratta di un sax dalla sonorità intermedia tra i famosi vintage americani e i selmer francesi, questo per me è il vero punto di forza, visto che pur adorando il suono del king zephir, quando l'ho suonato ho notato che mancava qualcosa per sentirlo adatto alle sonorità attuali e quindi poco propenso alla versatilità (sempre in liena di massima)...di contro, i vari mark 6 suonati, che mi piacciono da morire e ne vorrei uno, mi hanno però dato la sensazione di schiarire troppo, di mancare quel qualcosa di antico che sento in aprte nel mio, forse anche per mia colpa...
Ho quindi trovato un equilibrio abbastanza positivo con il Grassi, con il quale suono pop, anni '60, jazz antico, marching band, fusion, sperimentale, trovandomi abbastanza bene in tutto, anche se devo ammettere che suonando fusion e pop in formazione dal vivo, ne esco un pò stanco, forse uno Yamaha leggero mi aiuterebbe un pò, sia per certi passaggi tecnici impossibili con il mio grassi, sia per l'emissione più facile e sonora, infatti, appena possibile ne cercherò uno economico che funzioni bene senza pretendere grande sonorità (magari un buon 23 di 30 anni che suonano molto bene)...
Per concludere, devo dire che si tratta di un Sax Tenore ovviamente pieno di lacune, ma che mi fa sempre innamorare e sentire a casa alla sola emissione di poche note, lo adoro per quello che è e se dovessi prendere un altro sax, sarebbe solo per affiancarlo a questo ed usarlo in certe situaioni estreme, stessa cosa vale per il bocchino STM che ho tenuto alla faccia di due guardala, un dukoff, e addirittura un eccezionale Florida anni '50, tutti rivenduti...
Ultima cosa, proprio ieri ho fatto qualche nota con un Yamaha 62, perfetto...come sonorità non c'è assolutamente paragone con il mio vecchio Grassi...
Se avete domande, fate pure!