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Visualizza Versione Completa : Getz 18: Il sax come forma di religione



cagliostro70
28th November 2011, 16:41
Durante questo periodo Stan pensò seriamente di entrare negli Alcolisti Anonimi. Nel 1985 fece un Tour in Israele con il figlio Steve alla batteria.
Stan tornò a Stanford, dove finalmente divenne l’ ”artista residente” dal primo gennaio 1986.
Il suo compito prevedeva 6 ore di insegnamento a settimana, fare quattro concerti l’anno e presiedere gli workshop (laboratori) degli studenti.
Raccontò la sua esperienza di insegnamento ad un reporter locale: " Quando misi le mani sul saxofono.. divenne per me una sorta di religione. Non c’era televisone non c’era soldi che tenessero.. era una totale dedizione… Non l’ho mai pensata come un ARTE, ma come il lavoro che amo fare. Non solo come un lavoro, ma come il lavoro che mi piace fare. E mi apice così tanto farlo che suonerei anche se non ci fosse nessuno ad ascoltarmi. Qualunque musicista jazz, se non c’è nessuno attorno che lo ascolta, suona per la mera gioia di improvvisare”.
Larry Grenadier, uno degli studenti del college dove insegnava Stan successivamente dichiarò " Ti faceva suonare e poi ti prendeva in disparte e ti dava dei suggerimenti, tipo come suonare con un batterista, o cosa ricercare in bassista, come rendere la cosa più semplice ad un cornettista e cose di questo genere. Il solo ascoltarlo era di grande aiuto. Il suo sound è così unico è così raro per una persona avere un sound così particolare inconfondibile e e affermare la propria personalità in modo così semplice e forte semplicemente suonando. Era impressionante, era come ricevere un colpo in testa! E anche il suo senso del tempo e del ritmo erano incredibilmente forti; era un maestro degli spazi e dei silenzi”. Nel 1986 nell’approssimarsi il primo anno di vita “da sobrio” Mel Miller intervistò Getz su The Saxophone Journal e Stan entrò nel dettaglio su molti aspetti del suo modo di suonare " Mi sono esercitato sul sax per otto ore al giorno per i primi due anni dopo che avevo iniziato a suonare. Dopo di che non sono più riuscito a studiare sistematicamente perché ero sempre “on the road” per lavoro. L’unico motivo per il quale tiravo fuori il sax dala custodia, oltre che per lavoro, era per provare una nuova ancia… mi è sempre rimasto il rimpianto di non aver studiato formalmente ed imparato correttamente i meccanismi della musica scritta… è una spina nel fianco dover dipendere sempre dagli altri per scrivere la musica, o avere qualcosa in mente e saper a malapena come dire ad un altro musicista cosa suonare insieme a me…
Molti musicisti sembrano capaci di seguirmi perchè io ho imparato un numero sufficiente di accordi così da poterli suonare anche non conoscendo esattamente come si chiamano…
La vita è troppo piena di distrazioni ai nostri giorni. Quando ero piccolo avevamo una piccola radiolina Emerson e questo era tutto. Eravamo maggiormente concentrati Non avevamo grandi scelte e non avevamo grandi gratifiche. Io sono riuscito a lasciare il Bronx perchè mi chiudevo in una stanza con il sax a suonarlo per otto ore filate! Oggi ci sono più distrazioni come films, video e sports.. Prima si registrava un disco per documentare quello che facevamo, non per vendere milioni di copie di quel disco. Io la vivo ancora così, pubblico un disco perchè penso che sia bello , anche se non necessariamente è commerciale.
Commerciale può anche esere una buona parola. Significa raggiungere un maggior numero di persone.I dischi una volata erano “documenti” ma ora le case discografiche vogliono “PRODOTTI”.
Vogliono poter vendere il maggior numero possibile di dischi e i ragazzi (musicisti) vogliono diventare famosi. Non ho mai riflettuto sul fatto di essere famoso e di avere un proprio gruppo, tutto ciò che volevo era solo SUONARE!”
Quando gli fu chiesto cosa voleva dire a tutti i saxofonisti che avrebbero letto l’intervista, e Stan disse: "Passate al pianoforte! No, seriamente, se vi piace uno strumento che “canti” allora suonate il sax. Quando si riesce a tirare fuori il meglio diviene come la voce umana. Naturalmente, sarebbe meglio se riusciste a cantare con la vostra voce. Il saxofono è uno stumento imperfetto, specialmente il tenore e il soprano, arriva dove arriva l’intonazione. D’altro canto la sfida è proprio quella di cantare su un imperfetto strumento o “voce” che risiede FUORI dal vostro corpo. Amo questa sfida e la posto avanti da oltre venticinque anni. Il suonare jazz, e nessun altra forma d’arte, se si esclude al conversazione, può dare quel senso di soddisfazione che deriva una spontanea interazione”.

luca
28th November 2011, 17:34
quanti spunti interessanti... e quante semplici verità.....grande Stan! :half:

cagliostro70
28th November 2011, 19:06
lo sapevo che questa puntata vi sarebbe garbata! ;-)

ais 72
29th November 2011, 16:39
grazie 1000 cagliostro , mi sono letto tutti e 18 gli episodi d'un fiato!!! , bellissimo , grazie ancora!!!

cagliostro70
29th November 2011, 17:05
Prego, putroppo siamo quasi a fine, le prossime punate saranno un bel po' tristi :.(

GeoJazz
29th November 2011, 17:12
Ciao Cagliostro, grazie pe sto lavoro che stai facendo, purtroppo il poco tempo non mi permettere di leggere tutto, ma solo qualcosa. Ma una sera di queste copio e incollo le 18 puntate, me le stampo e me le leggo con il buon Getz in sottofondo!
Grazie ancora, anche queste sono le iniziative che fanno crescere il forum!!!!

cagliostro70
29th November 2011, 17:29
un tempo Benigni (quando era in se) diceva
"io vi ringrazio.. se vien bene vumm'applaudite.. se per caso venisse male ... zitti senza dir nulla a nessuno ... domani se vi chiedono "che s'e stato a ved' benigni iersera?" vu rispondete "macchè eroa cena fori!!" " :-)
IDEM
se c'ho messo qualche strafalcione di scrittura o magari qualche frase la un'è venuta troppo bene come costrutto, o magari ancora se ho franteso qualcosa (l'è parecchio in SLANG questa biografia) NON VOGLIATEMENE!
se vi chiedono "ma che hai letto la bio di Stangetzze sui forum" ? dite "Macchè...l'ero a fà le note lunghe!!" :lol: