Visualizza Versione Completa : Jazz nel 2012
seethorne
25th November 2011, 00:35
Ciao a tutti.
Manca un mese e pochi giorni al 2012.
Cosa ne è del jazz in questi periodi? E' un ricordo (per molti qui dentro, un fantastico ricordo) di grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica nel ventesimo secolo? Ha già detto tutto? In questo periodo viene considerato jazz lo smooth jazz, si può parlare di jazz o non ha nulla a che fare? I grandi sono morti quasi tutti e chi rimane ha una certa età... I giovani si rifanno ai grandi di un'epoca (rimanendo quindi a 100 anni fa), o mi sto perdendo qualcosa, qualcosa di cui si parla poco qui dentro? Il jazz ha un movimento creativo o la vena creativa si è esaurita?
(questo thread mi è stato ispirato da quello sulla morte di Motian, batterista jazz, leggendo alcune vostre considerazioni)
zkalima
25th November 2011, 00:56
Il jazz oggi è diventato esattamente come qualsiasi altro genere musicale, cioè la codificazione e la ripetizione di invenzioni fatte da altri.
In questo non è diverso dal blues, dal funk o dalla musica classica, come non è diverso dal liscio o dalla salsa.
quello che è venuto a mancare a quasi tutte le forme musicali è il mondo di riferimento, cioè quell'insieme umano e culturale, economico e sociale che si è espresso in quel modo.
Grazie alle scuole di musica oggi un ragazzo di sesto san giovanni o di cuneo o di roma, può imparare a suonare flamenco, oppure dixieland o free jazz come il tango o la bossa nova, la musica balcanica come i raga indiani.
Studiando gli artisti di quelle forme musicali, esaminando il processo creativo e esercitandosi sulla tecnica, con adeguati programmi scolastici, può allestire un repertorio di canzoni, o standard o di happening che ricalcano quella grammatica, senza essersi mosso dalla regione in cui è nato e senza avere necessariamente coinvolgimento con i fatti legati all'origine di quelle musiche.
Questo fatto non ha nulla a che vedere con la qualità o con la bravura del musicista e della sua musica, ma in qualche modo questa musica ha perso le sue radici e il progresso cui si assiste è univocamente condotto nella direzione tecnica, complicando un linguaggio che non può più parlare nella sua semplicità naturale.
Anzi, il nuovo corso non si limita a rendere più complesso il linguaggio, ma per avere un senso di nuovo, di creativo, mescola questi linguaggi tra di loro, fino a quando non si avrà una marmellata globale, che con le caratteristiche improvvisative del jazz sarà diventata una grande palestra di esercizio fisico e di approfondimento teorico, di conoscenze storiche e biografiche, esattamente come succede in un museo, dove ogni modo di essere per venire conservato deve essere finito, morto. ::saggio::
KoKo
25th November 2011, 01:18
guarda, jazz è una parola che ora come mai non ha senso, e sinceramente non credo lo abbia mai avuto veramente...
non sono d'accordo sul fatto che non se ne parli, io cerco sempre di postare video di musicisti quantomeno ancora vivi, che riescono ancora ad andare al bagno da soli =)
concordo in parte con zkalima sulla standardizzazione di certi linguaggi, ma riscontro in generale una poca voglia di guardarsi intorno.
secondo me la maggior parte di questi discorsi partono dalla poca curiosità degli ascoltatori.
le liste sono un po' sterili, ma ci sono in giro tanti bravi musicisti che, a loro modo, ci provano.
ci riescono? non lo so...ma provarci per me è già una grande cosa.
se vuoi ti dico alcuni nomi da cui partire. rimanendo in ambito sassofonistico penso che chris speed sia un musicista molto interessante, sempre attento e con una precisa identità e poetica. Fra i tenoristi delle ultime generazioni è forse il mio preferito (altri nomi fra parentesi: Tony Malaby, Chris Cheek, Mark Turner, Chris Potter, Seamus Blake)
il sax alto è il mio strumento e difficilmente trovo gente che mi piace, ultimamente pero' ce ne so davvero un sacco. Andrew d'Angelo (con un suono bellissimo ed un cuore grande), Rudresh Mahantappa e salendo con gli anni Dave Binney e poi i "vecchietti" Steve Coleman e Greg Osby che tanto hanno influenzato il jazz delle ultime decadi.
continuo per strumenti in base a quello che mi viene in mente.
prova ad ascoltare i gruppi di Jim Black, un batterista ma soprattutto un musicista incredibile. Altri batteristi che amo sono Matt Wilson, Brian Blade...
e poi c'è in giro uno come Jason Moran, un musicista gigantesco davvero, mai fuori posto e sempre coerente a se stesso.
Jakob Bro, wayne krantz, rosenwinkel e altre secchiate di bravissimi chitarristi
insomma la piano qui. il trucco è tenere le orecchie bene aperte...
il problema secondo me è che spesso si cercano le cose sbagliate nei posti sbagliati, per questo non si trovano =)
KoKo
25th November 2011, 01:23
ah, anche in italia abbiamo bella gente...uno è il nostro ropie.
poi l'altro giorno ascoltavo sousaphonix di ottolini e mi è sembrato un lavoro bello bello...
zkalima
25th November 2011, 18:25
Il problema è diverso Koko, musicisti bravissimi e con un cuore che trabocca ce ne saranno sempre, in tutti i contesti, la considerazione che facevo è che è finito, (per ora), il tempo delle comunità umane che producevano la LORO musica, oggi tutti suonano la musica di tutti, anche meglio degli originali, un po' come se un disegnatore pubblicitario ridipingesse un Van Gogh in modo iperrealista, senza una sbavatura, su una tela di puro lino preparata con tutta la conoscenza che si ha oggi sulla materia pittorica degli antichi.
Ma, Andrew D'angelo, che mi hai fatto conoscere tu, è veramente fantastico, :cry: come tantissimi altri, così come mi capita di suonare in qualche jam con musicisti che mi toccano profondamente, ma per quanto si possa personalizzare quello che si fa, si è sempre in un contesto individuale immerso in citazioni, non è più un mondo che si esprime nonostante le difficoltà e le sofferenze che sta subendo.
Credo che gli unici posti dove ancora questo succede siano pericolosi da frequentare, ed è possibile che questa crisi che sta arrivando come una locomotiva impazzita, possa riportare certe condizioni, condizioni in cui la musica torna ad essere una forma di riscatto e di consolazione.
seethorne
25th November 2011, 21:05
Koko, non conosco questi artisti, ma se fanno free non ci provo nemmeno :D Scherzi a parte, ascolterò e mi farò un'idea.
Ma fanno "qualcosa di nuovo"? O fanno pezzi di jazzisti dei bei tempi? O compongono robe loro ma le fanno come le avrebbero fatte i "vecchi jazzisti"?
juggler
26th November 2011, 10:44
Qualunque prodotto culturale (jazz incluso), oggi, è destrutturato, rielaborato, confezionato e venduto.
Nessuna musica possiede piu' alcuna connotazione tradizionale o di autenticità, ma tutte sono state espopriate e manipolate:
la riflessione di Zkalima è estendibile a tutte le espressioni musicali che conosciamo.
La salsa è nata nei quartieri poveri di Portorico e Cuba, il tango nei bassifondi di Buenos Aires, il rai algerino nei bar e cabaret di Orano
(seconda città algerina) ecc. ecc.: tutte le musiche hanno perso il loro profondo significato culturale e sono diventate prodotti ibridi
del mercato globalizzato.
La dimensione culturale, oggi, si basa su informazioni omogeneizzate che sono indipendenti dal loro contesto nazionale, sociale politico e/o religioso, da cui molte espressioni musicali (e non) traevano origine e significato.
Qualunque espressione musicale è una forma di spettacolo, spogliata di qualunque contesto culturale.
Per quanto ci si sforzi di cercare, frugare, differenziare ecc.
l'impoverimento di qualunque forma espressiva assume una dimensione globale; probabilmente, nel jazz, è ancor piu' evidente
in quanto piu' che una musica con radici precise, è una musica con piu' ramificazioni.
Paragonandola ad un albero, è come un baobab...nella cui possenza e grandezza, presenta rami (come sostengono gli aborigeni australiani)
che sembrano radici...
e quando le ramificazioni diventano estese e stratificate, non è possibile spiegare linearmente l'evoluzione,
nè individuare un senso univoco di ciò che sta accadendo.
gnoato
28th November 2011, 19:26
Cosa ne è del jazz in questi periodi? E' un ricordo (per molti qui dentro, un fantastico ricordo) di grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica nel ventesimo secolo? Ha già detto tutto? In questo periodo viene considerato jazz lo smooth jazz, si può parlare di jazz o non ha nulla a che fare? I grandi sono morti quasi tutti e chi rimane ha una certa età... I giovani si rifanno ai grandi di un'epoca (rimanendo quindi a 100 anni fa), o mi sto perdendo qualcosa, qualcosa di cui si parla poco qui dentro? Il jazz ha un movimento creativo o la vena creativa si è esaurita?
Io non sono così catastrofico. Ascolto tutto il jazz, dal ragtime agli esperimenti elettronici di George Lewis, e mi pare che il jazz sia ancora ben vivo ed abbia ancora molte cose da dire, sicuramente più di qualsiasi altra musica. Ascolto anche musica classica e "leggera" ma la ricerca creativa, la curiosità verso nuove strade, l'apertura a 360° nella costruzione della propria poetica che hanno i jazzisti contemporanei a me non pare di riscontrarla in nessun'altra forma musicale del nostro tempo. Poi ovviamente i risultati variano e certe opere magari si capiranno e acquisteranno valore in futuro. Più che i musicisti trovo che sono molto più "chiusi" gli ascoltatori del jazz per la maggioranza dei quali il jazz corrisponde o dovrebbe corrispondere ad un determinato stile (il dixieland, il bebop, lo swing, il free, la fusion, ecc...) mentre l'essenza di questa arte è sempre stata proprio la libertà di entrare ed uscire da qualsiasi forma musicale facendola diventare qualcosa di diverso dall'originale.
Alcuni nomi: il già citato George Lewis, Anthony Braxton, Tim Berne, Henry Thredgill, Bill Frisell, Louis Sclavis e in Italia tutta quella truppa che ruota intorno all'etichetta El Gallo Rojo.
Chiaramente tutti richiedono un certo impegno d'ascolto ma è naturale quando si cercano strade nuove altrimenti, come diceva Miles Davis, ti vai a prendere un suo disco degli anni Cinquanta e riascolti "My Funny Valentine". Che senso ha prentendere che nel 2010 un giovane cerchi di scimmiottare simili capolavori del passato?
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