Danyart
11th September 2007, 09:45
Mi piacerebbe che ognuno di noi, chi ne avesse voglia, parlasse dei sassofonisti che ritiene davvero originali, unici, inimitabili, per timbro e approccio, al di lÃ* dell'influenza che hanno avuto nel jazz e nella musica tutta, al di lÃ* dell'effettiva loro grandezza tecnica e artistica, quindi non una classifica disgraziata dal migliore al peggiore!
Parlando di tenoristi, mi concentrerò su questi nomi:
Dexter Gordon, Albert Ayler, John Coltrane, Gato Barbieri, David Murray, Jan Garbarek.
Questi musicisti hanno un approccio e un timbro assolutamente personale.
Di Dexter Gordon ho giÃ* parlato nella sezione "I nostri File", ribadisco solo che è davvero inimitabile il suo timbro caldo e poderoso e soprattutto la caratteristica di "stare dietro il tempo". Aggiungerei che è l'interprete che preferisco nelle Ballad.
Albert Ayler, uno dei miei massimi eroi, suonava in un modo assolutamente diverso dagli altri, suo. Prendeva delle vecchie melodie e le storpiava all'inverosmile, mentre tutti si dannavano per eliminare il vibrato lui lo riproponeva esageratamente. Otteneva una potenza sonora pazzesca in rauco sui sovracuti (superato forse da quel mostro di Pharoah Sanders), il suo timbro era un grido di dolore (e qui è evidente l'implicazione politico-razziale), malinconia, rabbia e gioia, tutto mischiato. Non aveva nessun tipo di fraseggio bebop, swing, funk ecc...rimaneva fuori dal coro, anche tra i rappresentanti del free-jazz, compreso il grande Archie Shepp, che pur nella sua originalitÃ*, dimostra un minimo di coerenza col passato e i colleghi. Albert Ayler, pur essendo molto più giovane, ha influenzato leggermente anche mr.Coltrane.
Proprio Coltrane, mamma mia, parlare ancora di questo genio della musica è davvero impegnativo, comunque, sintetizzando, in Coltrane si può notare che, a differenza di Ayler, non parte da un suono ed un approccio personale, ma lo raggiunge dopo studi, meditazioni e quant'altro, soltanto dopo il 1960. Nella sua carriera suona tutto il bebop possibile ma anche R&B, cerca di scomporre e stravolgere standard, cambia imboccature ed ance centinaia di volte. Ha forse un'idea di quello che cerca ma per ottenere il tutto passa attraverso varie fasi. Così sentiamo Coltrane abbastanza anonimo al confronto di Rollins ancora nel '56 in Tenor Madness, incredibile per tecnica e perfezione in Giant Steps del '59-60, aggressivo e instancabile nel '63 e indefinibile, impressionante e UNICO nel '66-67, negli ultimi pazzeschi dischi free o giù di lì. Il timbro di Coltrane è inimitabile, non per forza bellissimo, non ha certo la "grandezza", i gravi poderosi di un Gordon, di Hawkins o Rollins, ma ti fa pensare, trasmette una certa malinconia (ascoltare In a sentimental mood con Ellington), non riesci a tenere la sua musica come semplice e piacevole sottofondo. Altra cosa dell'ultimo Coltrane, mi piace il fatto che non sia "perfetto" (al contrario dei grandi di oggi, come Brecker, che è comunque favoloso) quando per esempio cerca una nota sovracuta, o un passaggio largo, spesso ci sono errori, incertezze, ma ci prova, prova ad ottenere ciò che magari non riuscirebbe, cerca sempre di andare oltre, e il fatto tecnico non è altro che una conferma del suo approccio alla musica stessa, dove ogni giorno voleva scoprire qualcosa di nuovo, lasciando tutti stupefatti. Ancora oggi, credo, sia impossibile trovare un artista che interpreti la musica e la vita come Coltrane.
Gato Barbieri è uno dei miei preferiti proprio per l'originalitÃ*. Non è certo un caposcuola, un interprete che ha segnato un'epoca, un jazzista tutto tondo, ma il suo suono rauco, brillante, molto aperto, potentissimo e melodicissimo al tempo stesso è davvero unico. Anche lui è passato attraverso il free-jazz anni sessanta (guardare il film di Pasolini "Appunti per un'orestiade africana")poi ha scelto una strada più consona alle sue radici (e migliore per le sue tasche) ma ha mantenuto quell'approccio così personale, con diverse note lunghissime, soprattutto su acuti e sovracuti, senza passaggi superveloci e supertecnici tipici del bebop che proprio non fanno al suo caso. Sono memorabili certi brani degli anni '70-80, che possono essere inseriti in una discografia commerciale, ma interpretati da Barbieri sono esaltanti.
David Murray, forse il meno famoso degli elencati è un caso veramente particolare. Questo gigantesco personaggio, anche lui passato attraverso il free ma ottimo interprete anche di ballad in pieno stile Webster-Gordon, possiede una cavata poderosa, spesso i passaggi sono sporchi e apparentemente sconclusionati, in sostanza, anche in brani dalla struttura estremanete definita, mette al servizio la sua maestranza free, con un timbro a volte caldissimo, soprattutto sui gravi, a volte metallico. Dal punto di vista ritmico, ugualmente, è assolutamente libero, si nota l'influenza di Roland Kirk e Sonny Rollins, aggiunge tanta ironia alla sua esposizione improvvisativa. Mi piace molto la sua interpretazione di Central Park West al tenore.
Jan Garbarek. Formidabile e meraviglioso sassofonista norvegese sessantenne, un enfant prodige che giÃ* a sedici anni poteva permettersi il lusso di suonare in festival di una certa importanza, ha assimilato al meglio la lezione di Coltrane, Ayler e Sanders (come lui stesso afferma), ma anche dei giganti Hawkins, Webster, Young ecc...
Nei primi anni settanta ha continuato a sperimentare suoni e rumori impressionanti, raggiungendo una padronanza tecnica pazzesca. Ha poi rivolto la sua attenzione al timbro, alle sonoritÃ* maggiormente velate e alle musiche e alle culture mondiali, interpretando, prendendo spunto da brani antichi tradizionali del suo luogo, ma anche dell'arabia, india, america latina ecc...Si potrebbe dire, un grande della world music, ma non intesa come folklore. Al tenore possiede un timbro unico, aperto e straziante, con la capacitÃ* di emettere degli acuti talmente precisi e dolci da assomigliare tantissimo ad un flauto (ascoltare Madar, bellissimo). E nel jazz più puro è sempre straordinario (ascoltarlo con Vitous e Peter Erskine o nel gruppo di Keith Jarrett). Velocemente, al soprano, è Garbarek, e basta..
Elenco soltanto altri tenoristi davvero originali, quali
Stan Getz, Roland Kirk, Pharoah Sanders, Archie Shepp, Warne Marsh (che a me, però non piace granchè...) e prima di essere straimitati da tutti Coleman Hawkins e Lester Young!
Ora, dopo il mio delirio mi aspetto che qualcuno partecipi alla discussione!
Parlando di tenoristi, mi concentrerò su questi nomi:
Dexter Gordon, Albert Ayler, John Coltrane, Gato Barbieri, David Murray, Jan Garbarek.
Questi musicisti hanno un approccio e un timbro assolutamente personale.
Di Dexter Gordon ho giÃ* parlato nella sezione "I nostri File", ribadisco solo che è davvero inimitabile il suo timbro caldo e poderoso e soprattutto la caratteristica di "stare dietro il tempo". Aggiungerei che è l'interprete che preferisco nelle Ballad.
Albert Ayler, uno dei miei massimi eroi, suonava in un modo assolutamente diverso dagli altri, suo. Prendeva delle vecchie melodie e le storpiava all'inverosmile, mentre tutti si dannavano per eliminare il vibrato lui lo riproponeva esageratamente. Otteneva una potenza sonora pazzesca in rauco sui sovracuti (superato forse da quel mostro di Pharoah Sanders), il suo timbro era un grido di dolore (e qui è evidente l'implicazione politico-razziale), malinconia, rabbia e gioia, tutto mischiato. Non aveva nessun tipo di fraseggio bebop, swing, funk ecc...rimaneva fuori dal coro, anche tra i rappresentanti del free-jazz, compreso il grande Archie Shepp, che pur nella sua originalitÃ*, dimostra un minimo di coerenza col passato e i colleghi. Albert Ayler, pur essendo molto più giovane, ha influenzato leggermente anche mr.Coltrane.
Proprio Coltrane, mamma mia, parlare ancora di questo genio della musica è davvero impegnativo, comunque, sintetizzando, in Coltrane si può notare che, a differenza di Ayler, non parte da un suono ed un approccio personale, ma lo raggiunge dopo studi, meditazioni e quant'altro, soltanto dopo il 1960. Nella sua carriera suona tutto il bebop possibile ma anche R&B, cerca di scomporre e stravolgere standard, cambia imboccature ed ance centinaia di volte. Ha forse un'idea di quello che cerca ma per ottenere il tutto passa attraverso varie fasi. Così sentiamo Coltrane abbastanza anonimo al confronto di Rollins ancora nel '56 in Tenor Madness, incredibile per tecnica e perfezione in Giant Steps del '59-60, aggressivo e instancabile nel '63 e indefinibile, impressionante e UNICO nel '66-67, negli ultimi pazzeschi dischi free o giù di lì. Il timbro di Coltrane è inimitabile, non per forza bellissimo, non ha certo la "grandezza", i gravi poderosi di un Gordon, di Hawkins o Rollins, ma ti fa pensare, trasmette una certa malinconia (ascoltare In a sentimental mood con Ellington), non riesci a tenere la sua musica come semplice e piacevole sottofondo. Altra cosa dell'ultimo Coltrane, mi piace il fatto che non sia "perfetto" (al contrario dei grandi di oggi, come Brecker, che è comunque favoloso) quando per esempio cerca una nota sovracuta, o un passaggio largo, spesso ci sono errori, incertezze, ma ci prova, prova ad ottenere ciò che magari non riuscirebbe, cerca sempre di andare oltre, e il fatto tecnico non è altro che una conferma del suo approccio alla musica stessa, dove ogni giorno voleva scoprire qualcosa di nuovo, lasciando tutti stupefatti. Ancora oggi, credo, sia impossibile trovare un artista che interpreti la musica e la vita come Coltrane.
Gato Barbieri è uno dei miei preferiti proprio per l'originalitÃ*. Non è certo un caposcuola, un interprete che ha segnato un'epoca, un jazzista tutto tondo, ma il suo suono rauco, brillante, molto aperto, potentissimo e melodicissimo al tempo stesso è davvero unico. Anche lui è passato attraverso il free-jazz anni sessanta (guardare il film di Pasolini "Appunti per un'orestiade africana")poi ha scelto una strada più consona alle sue radici (e migliore per le sue tasche) ma ha mantenuto quell'approccio così personale, con diverse note lunghissime, soprattutto su acuti e sovracuti, senza passaggi superveloci e supertecnici tipici del bebop che proprio non fanno al suo caso. Sono memorabili certi brani degli anni '70-80, che possono essere inseriti in una discografia commerciale, ma interpretati da Barbieri sono esaltanti.
David Murray, forse il meno famoso degli elencati è un caso veramente particolare. Questo gigantesco personaggio, anche lui passato attraverso il free ma ottimo interprete anche di ballad in pieno stile Webster-Gordon, possiede una cavata poderosa, spesso i passaggi sono sporchi e apparentemente sconclusionati, in sostanza, anche in brani dalla struttura estremanete definita, mette al servizio la sua maestranza free, con un timbro a volte caldissimo, soprattutto sui gravi, a volte metallico. Dal punto di vista ritmico, ugualmente, è assolutamente libero, si nota l'influenza di Roland Kirk e Sonny Rollins, aggiunge tanta ironia alla sua esposizione improvvisativa. Mi piace molto la sua interpretazione di Central Park West al tenore.
Jan Garbarek. Formidabile e meraviglioso sassofonista norvegese sessantenne, un enfant prodige che giÃ* a sedici anni poteva permettersi il lusso di suonare in festival di una certa importanza, ha assimilato al meglio la lezione di Coltrane, Ayler e Sanders (come lui stesso afferma), ma anche dei giganti Hawkins, Webster, Young ecc...
Nei primi anni settanta ha continuato a sperimentare suoni e rumori impressionanti, raggiungendo una padronanza tecnica pazzesca. Ha poi rivolto la sua attenzione al timbro, alle sonoritÃ* maggiormente velate e alle musiche e alle culture mondiali, interpretando, prendendo spunto da brani antichi tradizionali del suo luogo, ma anche dell'arabia, india, america latina ecc...Si potrebbe dire, un grande della world music, ma non intesa come folklore. Al tenore possiede un timbro unico, aperto e straziante, con la capacitÃ* di emettere degli acuti talmente precisi e dolci da assomigliare tantissimo ad un flauto (ascoltare Madar, bellissimo). E nel jazz più puro è sempre straordinario (ascoltarlo con Vitous e Peter Erskine o nel gruppo di Keith Jarrett). Velocemente, al soprano, è Garbarek, e basta..
Elenco soltanto altri tenoristi davvero originali, quali
Stan Getz, Roland Kirk, Pharoah Sanders, Archie Shepp, Warne Marsh (che a me, però non piace granchè...) e prima di essere straimitati da tutti Coleman Hawkins e Lester Young!
Ora, dopo il mio delirio mi aspetto che qualcuno partecipi alla discussione!