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Discussione: Parliamo di Free Jazz

  1. #1
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    Parliamo di Free Jazz

    mentre ascolto alcune cose a dir poco impressionanti di David Murray con formazioni varie, mi viene di aprire un argomento sul filone del jazz più bistrattato. Allora, prima di dire qualcosa di mio al riguardo, volevo un pò "sentire" i pareri e le esperienze altrui riguardo al free, magari iniziando dall'elencare i grandi sassofonisti rappresentanti del free, lascio qui soltanto qualche nome, da Ornette Coleman ad Albert Ayler, Archie Shepp, Pharoah Sanders, David Murray, Anthony Braxton, il primo Barbieri...continuate e magari lasciate qualche parere/preferenze al riguardo, poi interverrò di mio..
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  2. #2

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Miles Davis,nella sua autobiografia,parla di Ornette e Albert (Ayler) come degli inetti totali,che non sapevano suonare (è salito sul palco con loro,ma è anche sceso perchè non sapevano proprio cosa stavano facendo mentre suonavano i vari pezzi...e i bianchi,pur di non sembrare inferiori ai neri (a livello intellettivo),ADORAVANO questa musica perchè ritenuta nuova e di ricerca),e la cui musica era priva di una linea armonica e melodica. LEtteralmente note a caso.



    A me viene in mente,come musicista free,anche l'ultimo Wayne Shorter....solo che è totalmente diverso dagli esempi citati sopra,mantiene una logicitÃ* nella costruzione delle frasi e dei soli che è paurosa. Ultimamente,non ricordo dove,avevo sentito che si presentava sul palco,con i suoi musicisti,senza saper minimamente cosa avrebbe suonato,per costruirlo pian piano via via che si suonava.
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  3. #3

    Re: Parliamo di Free Jazz

    davis è uno che ha detto tutto ed il contrario di tutto.

    se ornette suona note a caso io sono claudia schiffer nuda in groppa ad un tricheco. prova ad ascoltare un pò meglio.
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  4. #4

    Re: Parliamo di Free Jazz

    è vero che Miles non avesse una grande opinione di O Coleman (soprattutto criticava la scelta del sassofonista di cimentarsi con strumenti che non conosceva.
    (tromba ecc..).
    personalmente ritengo che artisti del calibro di Coleman o gli altri citati da Danyart vadano ascoltati con attenzione .
    a volte l'ascolto non sarÃ* immediato come in Lonely Woman ..... :bravo: ma
    comunque.....
    ciao fra
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  5. #5

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Mi è difficile ascoltare il free jazz su disco.
    Secondo me il free è legato alla performance e ha senso solo come "evento".
    O come si diceva quando ero giovane: come "happening". Solo che ci vuole qualcosa che deve accadere. E una cosa che accade va organizzata anche se è free.
    Mi spiego con un esempio:

    Ricordo ogni secondo della performance del gruppo di Cecil Taylor a Bergamo 10 anni fa; con un violoncellista tedesco e un sassofonista svedese, un batterista e un bassista.
    E' stato davvero un "evento" ben organizzato da artisti professionisti molto seri.
    Io sono passato in 20 minuti dall'indignazione più totale (me ne stavo andando perchè pensavo fosse una presa per i fondelli...non conoscevo bene Cecil Taylor allora :oops: :oops: ) all'entusiasmo più totale...anche se all'inizio del numero occorre usare freddamente la testa e alla fine rimanere solo col cuore ...............
    In pratica il meccanismo era il seguente: uno partiva in un senso musicale, un altro si muoveva subito dopo in un senso divergente; come due che litigano senza ascoltarsi: conta più il tono che il discorso.
    Poi gli altri due "andavano a prenderli" e li riconducevano sommessamente (con dei meccanismi aromici (?) che non sono in grado di capire) verso un centro musicale che all'inizio è assolutamente non prevedibile (o almeno non lo era per me).
    A un certo punto il centro si disvela, con genuina sorpresa di chi li ha seguiti e subito, immediatamente dopo aver svelato il centro condiviso, uno del quartetto rompeva tutto con dissonanze forti e rapide come martellate.
    Di solito era Cecil al piano o il tizio al violoncello.
    Mentre uno rompe con ira il "centro" gli altri vi insistono per renderlo molto ben riconoscibile ( e"bello") e per dare il senso di cosa si stava perdendo .......forte :bravo:

  6. #6

    Re: Parliamo di Free Jazz

    ropie,non ho detto di essere d'accordo con Miles,riportavo la sua opinione. inoltre ritengo che parlasse del primo periodo,quando era in erba (certo che,partire proprio subito col free,francamente mi fa un po ridere. Apprezzo decisamente chi negli schemi ci entra (Coltrane esempio a caso) e poi li rompe in maniera egregia: Interstellar space dice niente?),poi probabilente ne ha riconosciuta la maturitÃ* artistica


    Sono estremamente d'accordo anche sul fatto che il free debba essere una live performance,e non un disco. Anche per "rispetto" del perchè è nata questa corrente.
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  7. #7

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Ho cominciato recentemente la mia tesi di laurea magistrale, e sarÃ* proprio su Albert Ayler.
    Da quello che ho scritto finora (cosa che probabilmente sarÃ* valida anche per quello che scriverò successivamente) non mi è neanche venuto in mente di parlare di "free jazz". Ho ascoltato attentamente tanti dischi di John Coltrane, Albert Ayler, Pharoah Sanders, Don Cherry, Ornette Coleman, David Murray, Sun Ra (ma anche i dischi più spinti di Sonny Rollins, Charles Mingus, Rahsaan Roland Kirk) e altri, e per ognuno di questi è individuabile un progetto artistico riconoscibile, preciso, ordinato. Non ho mai avuto la sensazione di ascoltare qualcosa di raffazzonato, o che un disco non fosse altro che una registrazione audio di una "performance".

    Ci sono dei pregiudizi enormi nei confronti della new thing, nonostante siano passati più di quarant'anni, e questo anche nella cerchia dei musicisti che pure dovrebbe essere quella più lungimirante.
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  8. #8

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Direi che un personaggio eminente (e decisamente non chiuso e poco lungimirante :lol: ) come Miles Davis,la dica lunga circa come vedeva,e venivano visti da molti altri musicisti questi figuri free.
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  9. #9

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Citazione Originariamente Scritto da Olatunji
    e per ognuno di questi è individuabile un progetto artistico riconoscibile, preciso, ordinato. Non ho mai avuto la sensazione di ascoltare qualcosa di raffazzonato, o che un disco non fosse altro che una registrazione audio di una "performance".

    Ci sono dei pregiudizi enormi nei confronti della new thing, nonostante siano passati più di quarant'anni, e questo anche nella cerchia dei musicisti che pure dovrebbe essere quella più lungimirante.
    Grazie Olatunji: ho capito che mi sono epresso male. Quello che considero Free Jazz lo ascolto da sempre (e ho perso i vinili che mio fratello portava a casa 40 anni fa :muro(((( ) e lo ascolto ancora. Solo che non riesco a reggerli per più di 12 minuti. Da solo. E solo di sera.
    Non intendevo dire che sono fatti a caso, volevo dire che per me sono di difficile ascolto senza una situazione che li metta in contesto.
    Siccome con i dischi devi crearti tu il contesto a me risulta faticoso farlo col Free :BHO:
    Ma io sono anziano ::

  10. #10

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Citazione Originariamente Scritto da Ctrl_alt_canc
    Direi che un personaggio eminente (e decisamente non chiuso e poco lungimirante :lol: ) come Miles Davis,la dica lunga circa come vedeva,e venivano visti da molti altri musicisti questi figuri free.
    Quando uno è Miles Davis può dire veramente qualsiasi cosa gli passi per la mente, purtroppo di musicisti che ritengono valida l'equazione "non mi interessa/non lo capisco/non mi piace = MERDA" ce n'è anche troppi, e purtroppo nessuno di loro è Miles Davis :lol:
    Citazione Originariamente Scritto da giosuei
    Siccome con i dischi devi crearti tu il contesto a me risulta faticoso farlo col Free :BHO:
    Sicuramente è più impegnativa rispetto ad altre musiche, ma questo non è necessariamente un male :saputello
    In ogni caso c'è disco e disco, per un creativo credo che sia quasi un dovere il mettersi continuamente in discusione, e quindi creare dischi più sperimentali, anarchici, ma con grande potere di proiezione sul futuro, per poi passare a periodi di organizzazione, di sistemazione, in cui approfondire le scoperte fatte, creando insomma opere più "finite" che procurano una soddisfazione immediata, anche se non hanno il potere illuminante delle altre. Karma di Pharoah Sanders, Live in Greenwich Village di Albert Ayler, Selflessness di John Coltrane ecc
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  11. #11

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Io mi sono avvicinato al jazz, arrivando dalla musica pop-rock, proprio partendo dal free-jazz e poi da lì sono tornato indietro ed ho scoperto la tradizione, senza la quale, non ci sarebbe stato il free-jazz.
    Ascoltando Archie Shepp, che faceva spesso il verso a Ben Webster, sono arrivato a Ben Webster, Coleman Hawkins, Lester Young e via dicendo.
    Il bello del jazz stÃ* proprio nella varietÃ* di questa musica.
    Bisogna anche dire che il free, nasceva in un periodo politico ben preciso, c'era dietro a questo movimento musicale, anche un movimento politico di protesta, il musicista di colore, non accetteva più il ruolo di intrettenitore e non voleva far divertire o ballare il pubblico bianco, ma farlo pensare.
    Non è una musica di facile ascolto, io è tantissimo che non l'ascolto, ma è meno caotica di quanto possa sembrare, se ascoltata attentamente, i manifesti del free, si possano considerare il disco di Ornette Coleman, dal titolo appunto "Free Jazz", due quartetti suonano contemporaneamente uno su ogni canale stereo e l'altro di John Coltrane "Ascension", anche questo con una formazione estesa, che un critico musicale, non ricordo più chi, definì una musica capace da sola, di riscaldare un appartamento freddo.

  12. #12
    Visitatore

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Lo ripeto anche qua. BISOGNA ANDARE AVANTI!!!
    e l'ignoranza è una brutta bestia da ammazzare...

  13. #13

    Re: Parliamo di Free Jazz

    il free, è la naturale evoluzione del jazz. Il free non è intrattenimento, è pura espressione che se ne sbatte degli estetismi, preferisce andare al sodo e non vuole arruffianarsi con nessun ascoltatore. Secondo me è una delle forme d'arte più umili e sincere.

  14. #14

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Citazione Originariamente Scritto da pumatheman
    Secondo me è una delle forme d'arte più umili e sincere.

    mi piace :bravo:
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  15. #15
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    Re: Parliamo di Free Jazz

    stavo scrivendo un messaggio e s'è cancellato tutto, maledetto PC! comunque, dicevo che sono felice di aver "causato" una bella discussione al riguardo..
    Da parte mia, premetto che ascolto Jazz da almeno 10 anni, e ho iniziato a farlo ascoltando cd di vari periodi e correnti, come Ben Webster, Rollins, Coleman Hawkins, Gordon, Getz, Coltrane, Sanders, Marsalis ecc...senza preoccuparmi delle enormi differenze di stile..Certo, è ovvio, alcune cose mi parvero più belle e ascoltabili di altre ma, stranamente, rimasi subito entusiasta del Coltrane modale, quello di Impressions, A love supreme, Blue train versioni concerti ecc...quindi il fatto che potessi interessarmi al free fu praticamente consequenziale..
    per quanto posso dire di mio, per quel poco che conosco del cosiddetto Free Jazz, è certo che è una musica ovviamente difficile all'ascolto, l'assenza quasi sistematica di melodia e tempo definito non permette certo di canticchiarsi il brano mentre ci si veste o si cucinano le seadas ma, molto spesso, questa storia del difficile mi sembra una scusa per non ascoltarlo e bollarlo come semplice e totale Casino.. è pur vero che, indubbiamente, ci sono una marea di cose che definire artistiche è ingiusto nei confronti di chi invece propone dell'arte vera e propria, genuina, partendo da condizioni comuni..mi spiego meglio: il fatto che la musica "libera" presupponga l'eliminazione di ritmo definito, armonia e spesso melodia, sembra che permetta, anzi presupponga l'assoluto caos senza senso, sparare note spesso superincazzate in cerca di un bersaglio indefinibile, picchiarsi un musicista contro l'altro, quasi come quando nelle bande di paese il trombettista cerca di suonare più forte dell'altro e viceversa...ma il discorso è ancora più difficile perchè, per come la penso io, anche fare queste cose non significa per forza che si ottenga un Casino brutto e inutile...è quindi difficilissimo trovare delle coordinate per classificare come artistico un progetto piuttosto che un altro, almeno a parole, ma ascoltando le varie cose proposte, mi sembra di trovare quasi sempre questa distinzione tra arte e effettivo caos insensato, che chiunque può suonare...così, ascoltando Ascension, Meditation e gli altri album della fine della carriera di Trane mi sembra di trovare dei momenti assolutamente straordinari, dove la mancanza di un ritmo definito e di un'armonia riconoscibile non mi crea nessun problema, anzi mi da ulteriore interesse all'ascolto..tra l'altro, a mio parere, si tratta anche di progetti veri e propri, in un certo senso matematici, come lo era A love supreme...ha quindi trane interiorizzato la libertÃ* armonico-ritmica per ottenere quel qualcosa che la schematizzazione degli elementi una volta imprescindibili non gli avrebbe permesso..altri seguono altre strade e puntano più sul phatos (così si dice?) che cercano di creare nell'interagire con gli altri, penso a Sanders e Murray, altri ancora recuperano elementi del passato per creare una felicitÃ* caotica e festiva piena anche di malinconia rabbiosa (penso ad Albert Ayler)...il discorso potrebbe continuare per sempre, rimane che anche Shorter (come letto sopra) ha appreso qualcosa dal Free, utilizzando a sua maniera questa libertÃ*, che si potrebbe arrivare ad estendere alla LibertÃ* dalla musica stessa, un paradosso che potrebbe sembrare assurdo (ed essendo un paradosso tale è!) ma che dovrebbe aiutarci a cercare sempre di andare avanti, imparando e conoscendo ciò che giÃ* è stato fatto...
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