Per festeggiare il trentennale di Time in jazz, Paolo Fresu quest’anno ha scelto Bologna, inaugurando la collaborazione con Unipol e Granarolo, nuovi partner insieme a Sardinia Ferries. Dopo un incontro stampa che si è tenuto mercoledì 22 marzo in Comune, il trombettista di Berchidda ha suonato il giorno dopo con Daniele Di Bonaventura, bandoneon, all’Unipol Auditorium, in una serata a cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dei beni Culturali Dario Franceschini, i presidenti delle Regioni Emilia-Romagna e Sardegna, Stefano Bonaccini e Francesco Pigliaru, i sindaci di Bologna, Virginio Merola, e Berchidda, Andrea Nieddu.

Il festival sarà in calendario come sempre a Berchidda, dall’8 al 16 agosto, anche in spazi inconsueti come chiese di campagna, prati, rive di laghi e di fiumi. In cartellone, tra gli altri, l‘Art Ensemble of Chicago, Uri Caine, Enrico Rava, Andy Sheppard, Tomasz Stankoe Markus Stockhausen, e molti jazzisti italiani.

“E’ la musica che si sposa con il territorio – ha detto il 56enne jazzista – e che fa scoprire luoghi. Luoghi che hanno una loro potenza attraverso la musica e la gente. L’arte è fondamentale per indagare nei territori. Il festival nacque su invito del sindaco che scoprì il jazz vedendo una mia apparizione in tv a Domenica In con Pippo Baudo. Questi trent’anni non sono stati facili, ma siamo andati avanti spediti e sempre più convinti della necessità di fare e di programmare il diverso, l’inascoltato e il non ancora visto o percepito. La Sardegna poi deve fare i conti con molti problemi, ad esempio quello dei collegamenti con il continente”.

Ma il festival di Berchidda (nemmeno tremila abitanti, che durante la rassegna diventano dieci volte tanto) non è come altri in programma in Italia. Coinvolge vari Comuni del circondario e vive sul lavoro di molti volontari. “Abbiamo una mensa interna per tutti i volontari che ci aiutano e in cui mangiano anche i musicisti. Tre anni fa venne il ministro Franceschini e anche lui si mise in fila con il vassoio a fianco dei ragazzi del festival. Certo c’è un valore economico, perché l’indotto sul territorio è di oltre 1,5 milioni di euro e i bar della piazza del paese incassano in dieci giorni più di tutto il resto dell’anno. Ma c’è un valore che non si può vedere o toccare, perché è una ricchezza immateriale: è quello che siamo noi, che sono le persone. Berchidda è una bella comunità che ogni anno si ritrova per e con la musica”.