Ciao,

Qualche impressione sui miei flauti. Con una premessa di ordine storico.

Marchio taiwanese poco apprezzato (e molto disprezzato) in Italia, Jupiter ha un buon seguito all'estero con una serie di buoni prodotti didattici e da banda. Terzista di grosse dimensioni, alla fine degli anni '60 ha aperto una fabbrica di strumenti musicali insieme a Yamaha (Taiwan Yamaha Musical Instruments, poi Yamaha-KHS Music), proponendosi sempre come alternativa a basso costo del marchio giapponese. Negli ultimi venticinque anni ha deciso di "fare sul serio" nel mondo dei flauti, ed ha rilevato Altus, al cui progettista capo Shuichi Tanaka (ex Muramatsu) ha commissionato la revisione (insieme a William Bennett) dell'intero catalogo.

Le due linee ideali – prezzo contenuto e solida progettazione – convergono nella serie diMedici (all'inizio "diMedici designed by Altus"), che in Italia dovrebbe aver venduto pochissimi pezzi, mentre sembrerebbe essere stata, a leggere in giro, un successone negli USA e in Asia. La serie è in fase di dismissione, a favore della serie Azumi by Altus. Purtroppo Azumi costa più di diMedici, la cui scomparsa lascia, a mio avviso, un vuoto nella fascia di prezzo più interessante in questi tempi grami.

Di recente ho acquistato due flauti diMedici: un flauto in Do con testata d'argento e corpo in nichel placcato argento (modello 911RES), e proprio ieri un flauto in Sol interamente in nichel placcato argento (modello 1121ESA). Peccato aver finito i soldi, perché la collezione sarebbe stata completa con un bel flauto basso...

Il flauto in Do è una meraviglia. È la copia quasi esatta, nelle forme, di un Muramatsu degli anni '80. Suonato accanto all'originale dalla mia insegnante non ha sfigurato: il Muramatsu aveva una testata con largo taglio ovale, che gli dava un attacco morbido e meditato; il diMedici ha una testata quasi quadrata e più stretta, dal suono nervoso e impulsivo. Il suono tenuto dei due flauti appartiene alla stessa famiglia, anche se il diMedici potrebbe essere un tantino più chiaro (come, del resto, è il suono Altus).

La costruzione appare impeccabile. I fori sono perfettamente livellati, i tamponi sistemati alla perfezione. La sensazione in mano è di estremo equilibrio. Il corpo vibra meravigliosamente quando lo si suona. Persino la custodia è fatta benissimo.

Il contralto è meno curato. Le testate placcate fanno sicuramente una certa differenza, nonostante il dibattito acceso sull'influenza dei materiali sul suono. Anche in questo caso le testate sono, si dichiara, fatte (o finite?) a mano. In ogni caso, qui la mano non dev'essere la stessa che nel flauto in Do, che non presenta nessuna sbavatura. All'interno della testata curva del contralto si nota che i margini del riser non sono perfettamente rifiniti. I bordi interni dei tubi di raccordo non sono ben levigati, e anche la placcatura (che in entrambi gli strumenti è anche interna) appare imperfetta. Fortunatamente, chiavi e fori sembrano disposti correttamente.

A proposito delle chiavi: sono incise, come (a quanto sembra) piace agli americani. Di fronte alla sobria eleganza del Muramatsu e della sua copia taiwanese, questo sembra un candelabro da mercatone del mobile. Pazienza: ci metterò le dita sopra per coprirle...

È presto per dire come suoni questo contralto, ma l'impressione è estremamente positiva. È un suono spesso, tondo, pieno, gonfio. Un suono incantatore, decisamente attraente. Ci sono suggestioni notturne, da chiaro di luna. Le prime due ottave sono facili e omogenee. Gli armonici delle note basse solidi e incantevoli. Dicono che la testata dritta di un flauto in Sol suoni meglio. A me piace di più quella curva, che ha forse un suono più cavernoso, più remoto.

Dovrò farlo provare alla mia insegnante, in attesa di riuscire anch'io a farlo, stavolta per davvero, suonare.

Ciao,
Paolo