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Discussione: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

  1. #1
    Visitatore

    ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    ...mi sto appassionando da poco al sax anche se vorrei suonarlo da almeno 15 anni. Suono da una vita il piano e le tastiere e come molti ho iniziato con la classica per poi passare al blues e il jazz.

    Gli studi classici rigorosi in entà preadolescenziale hanno lasciato un impronta così come passare al blues da "autodidatta" per diversi anni per poi passare in età adulta ad appassionarsi alla teoria jazz.

    Tutto questo ha avuto una sua certa influenza nella mia impronta musicale, come del resto in quella di molti altri ed è forse questa impronta che mi impedisce di capire una cosa fondamentale per il sax: perchè chiamare le note suonate effettivamente in un modo diverso da quello digitato sulla tastiera? Solo per suonare con la stessa diteggiatura uno strumento accordato ini rispetto a uno accordato in si? r uno che cosa se ne fa di una potenzialità simile col sax se poi se vuole suonare in ensemble deve trasportsi lo stesso tutte le partiture? Perchè non chiamare sib quello che viene chiamato do? Anche sui fari strumenti a tastiera le scale possono partire da un fa invece che da un do ein quelli a corda vi sono rivoldi differenti per i vari accordi, ma i nomi delle note sono sempre gli stessi....

    ...la cosa non crea semplici confusioni inutili? Forse per chi suona nella banda chiamare le note come sulla tastiera è utile per cambiare facilmente strumento per pezzi che comunque vengono arrangiati da altri, ma la cosa per jazzisti e classici non è più causa di fraintendimenti che di vantaggi?

  2. #2

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    Secondo me sei un poco confuso ....... :BHO: urge un ripasso:
    La storia del sassofono (o saxofono) è strettamente legata alla vicenda umana e creativa di un inventore belga, dell' inizio dell'800, Antoine Joseph Sax detto Adolphe che seguendo le orme di suo padre, musicista e fabbricante di strumenti a fiato, si dedicherà "all'invenzione" di questo strumento. Infatti il saxofono è uno dei pochi strumenti musicali ad essere stato "inventato", contrariamente agli altri strumenti che hanno subito una lunga evoluzione e le cui origini sono difficili da scovare per il sax possiamo tracciare perfettamente le fasi della sua progettazione e della sua costruzione.
    Saranno i primi lavori di Sax a dare il senso della genesi del nostro strumento, nel 1835, a soli 21 anni, presenterà all'Esposizione Nazionale di Bruxelles un clarinetto a 24 chiavi; egli pero non si accontenterà del processo di trasformazione di uno strumento che potrebbe essere realizzato molto bene anche da altri artigiani, il nostro riflette, calcola prova e mette in pratica la teoria e lo studio dei problemi acustici e fisici cui è particolarmente incline. Grazie ai suoi studi si accerterà che il timbro di uno strumento a fiato non è determinato dal lega metallica con cui è fabbricato ma dalla proporzione della colonna d'aria (il suo diametro, la sua lunghezza ed il rapporto fra i due).
    Adolphe Sax si stabilirà a Parigi nell'Ottobre del 1842 e nell'estate del 1843 la sua fabbrica di strumenti comincia a funzionare sul suolo francese, grazie all'appoggio del Luogotenente Generale Rumigny, aiutante in campo di Re Luigi Filippo.
    Sax, infatti, prevede una riorganizzazione della musica militare in Francia conquistandosi già nel 1845 una larga parte di questo mercato.
    Il 22 Giugno del 1846 brevetterà ufficialmente il sassofono, essendo giunto al progetto finale attraverso il perfezionamento di alcuni modelli di clarinetto basso fabbricati interamente in metallo. E grazie all'appoggio del Re riuscirà a farlo adottare nell'ensamble delle bande militari, ottenendo addirittura il titolo di "fabbricante di strumenti musicali della Imperiale casa militare".
    Adolphe sax concepì originariamente il saxofono in una famiglia composta da due gruppi strumentali finalizzati distintamente all'uso in orchestra il primo e nelle bande o fanfare militari il secondo. Il gruppo destinato all'uso orchestrale ricopre l'estensione completa della famiglia dei saxofoni, alternando il Fa ed il Do come chiavi o tonalità base. Il gruppo indirizzato alle bande militari è "tagliato" alternativamente in Mib e Sib, per questo i saxofoni sono chiamati strumenti traspositori.
    Tutti i membri della famiglia del saxofono hanno la stessa diteggiatura. Originariamente il sax aveva una estensione di 3 ottave, grazie ad un diverso sistema di chiave d'ottava e portavoce, Adolphe Sax però riconoscerà la sonorità difettosa della note più acute sopprimendo queste ultime portando l'estensione a quella in uso ancora oggi: 2 ottave ed una quinta.
    Col passare del tempo l'uso comune dello strumento porterà all'affermazione delle famiglia di saxofoni col taglio in Mib o Sib, mentre spariranno progressivamente le famiglie in Fa e in Do, la causa di ciò è da ricercarsi, ad esempio, nel fatto che il sax in Do non presentava problemi di trasposizione, era tuttavia carente dal punto di vista timbrico e della personalità sonora.
    Cenni tratti da: "Roberto Ottaviano, Il Sax, Franco Muzzio Editore."

  3. #3

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    meco.............mplimento
    Presidente del SottoClub SA 80 Serie I
    socio onorario del club Mark VI Society

    tenor sax:

    Selmer SA80 serie I
    Grassi T460 Jazzy line

    sopr.sax:
    R&C R1

  4. #4

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    Ringraziando gene per il contributo davvero interessantissimo c'è anche da precisare al nostro nuovo amico (a proposito benvenuto doc) che tutti gli strumenti vengono studiati in base alle loro peculiarità ed una di queste è la "tonalità d'impianto" che se nel pianoforte, nella chitarra, nel violino o nel flauto dolce è in Do, ci sono una marea di altri strumenti che hanno tonalità d'impianto differenti (dal contrabasso alla tromba, dall'ottavino al clarinetto in Sib, a quello in La, al trombone, al basso tuba, al corno inglese, ecc. ecc. ecc.). Ora, conoscere ciò è evidentemente indispensabile, visto che per capirci, con tonalità di impianto si intende la tonalità dello strumento nel quale lo stesso suona la scala maggiore della propria tonalità come su un pianoforte si fa con i tasti bianchi, ossia senza alterazioni. Credo che nessuno si sognerebbe di imparare il pianoforte iniziando dal Do# ad esempio....ecco quindi che tutti questi strumenti per essere appresi e compresi necessitano di uno studio che parta come accade per tutti dalla base, dalle cose più semplici ed oggettivamente non vi è nulla di più semplice, per qualunque strumento, del suonare "senza alterazioni". Stabilito ciò è altrettanto evidente che tutti questi strumenti diventano strumenti traspositori in quanto vi è la necessità di poter suonare insieme agli altri. Non per nulla esiste il setticlavio che per inciso anche negli studi classici è obbligatorio conoscere, qualunque sia lo strumento suonato. Ciò "dovrebbe" anche aiutare nel riuscire a suonare in tutte le tonalità ed a trasportare senza problemi (o con pochi problemi) qualunque -si fa per dire- brano, alla bisogna: ad esempio...quando c'è una cantante.

    Un'ulteriore confusione (accettata da tutti e da me compresa anche se io sono per i suoni reali) deriva dal fatto che tutti gli strumenti (almeno i fati, il contrabasso certamente no) si apprendono partendo a leggere dalla chiave di violino, per sapere solo successivamente che -rispetto agli strumenti in Do- le note d'effetto (reali o pseudotali, leggasi ad ottave differenti) risultano essere un tono sotto, una quinta sopra, un tono e mezzo sotto, e così via.

    In un caso o nell'altro (leggasi: imparare in chiave di violino o, per i sax, in chiave di tenore e in chiave di basso, secondo il taglio) ad ogni modo implica sempre imparare a leggere anche in altre chiavi e riuscire a leggere trasportando che, come dicevo prima, male non fa di sicuro, anzi.
    T 10M 1936 - Mark VI 1968 - Sequoia Silver mpc Vibra Master Gerber 8, EB 8, GS Slant 7*, Soloist LS 8
    A 6M 1926 - B&S Series IV 2001 mpc Super Jazz Gerber 6, Syos custom 7
    S Conn Gold Plated 1926 - Sequoia K91 mpc Vintage Gerber 8, Eolo NS 72, Syos custom 8
    Digital Emeo - Cl Buffet RC 21/7 + Flicorno soprano Grassi :)

  5. #5

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    arimeco ......... mplimento
    Presidente del SottoClub SA 80 Serie I
    socio onorario del club Mark VI Society

    tenor sax:

    Selmer SA80 serie I
    Grassi T460 Jazzy line

    sopr.sax:
    R&C R1

  6. #6
    Visitatore

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    @gene:

    non è che faccio confusione, non conoscevo proprio la storia dello strumento...

  7. #7
    Visitatore

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    @ Filippo Parisi

    hai centrato il problema....allora non sono l'unico a non capire perchè leggere in chiave di violino quando poi le note d'effetto sono diverse.....il setticlavio l'ho studiato anch'io, ma non desterebbe meno confusione leggere direttamente in chiave di tenore, di baritono, di contralto invece che trasporre tutto in chiave di do? Se quando hai una partitura alla fine ti basta immaginare di leggere in un'altra chiave e la trasposizione è fatta, se ci devi imporvvisare sopra è dura come il ferro.......

    capisco che è più facile imparare a suonare senza accidenti musicali, ma si può imparare pure sapendo che si sta suonando una scala di sib maggiore invece che di do maggiore.....

    ....poi probabilmente sono io che non capisco niente...

  8. #8

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    Beh, io ho iniziato proprio leggendo in chiave di tenore e solo successivamente ho imparato anche quella di violino (anche quella di mezzosoprano per il clarinetto in La, ed il setticlavio naturalmente) e sopratutto leggo -adesso che ho abbandonato il clarinetto ed il setticlavio è un ricordo- in chiave di tenore, violino e basso in maniera tale che in orchestra leggo la parte del sax in Sib o Mib per come è scritta mentre se prendo un brano del Real Book trasporto mentre leggo. Questo metodo però era molto più utilizzato in passato e sopratutto al Sud ha resistito molto più a lungo.

    Anch'io sono convinto che questo sia il modo migliore ma la "convenzione" accettata oggi è invece che per imparare in chiave di violino il che ha il vantaggio di uniformità di "linguaggio", ad esempio sulle posizioni dello strumento, che in fondo son sempre le stesse parlando di sax. Pensa anche all'altro vantaggio di quando parli con il tuo riparatore. Se tra i vari sax, i vari clarinetti, i vari flauti, ecc ognuno spiegasse il problema della chiave del E che invece per lui è quella del F#, un altro quello della chiave del F acuto che invece per lui è quella del D, e così via....

    Anche con questo metodo in ogni caso è necessario imparare a trasportare ed una volta capito il meccanismo è efficace esattamente alla stessa maniera. Oramai, fattaci l'abitudine, un metodo vale l'altro. Quando Bob Bonisolo ci ha tenuto la lezione a Quarna e ci ha detto di lavorare su un accordo a caso, ossia F7, io istintivamente ho detto: "ok, Eb7" e lui mi ha puntato il dito contro (affettuosamente eh) dicendomi: "sei del Sud!" Ovviamente io ho confermato: "ebbene sì, sono colpevole". :D

    D'altronde quando si è in orchestra ed il direttore chiede di intonarsi su un La dell'oboe ogni strumentista sa che dovrà suonare un La reale, qualunque sia il calcolo che deve farsi.
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  9. #9

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    NON vedo il problema..... il Do (reale) è sempre un Do. Chi suona il sax sa che per lui diventa Re (per soprano e tenore) e La (per baritono ed alto). Lo stesso dicasi per le tonalità.
    Aggiungo se si suona l'alto il problema può essere aggirato se si conosce bene la chiave di basso, leggendo la parte di basso come se fosse in chiave di violino.
    Utile all'inizio è scriversi una scala cromatica, su tre colonne (un'ottava, Do, Do#, Re, Re # etc. ) rispettivamente, partendo dal Do, da Re e da La. Così saprai, rispetto al sax che suoni, sia la nota trasportata che la tonalità base.
    Dopo un po diventa facile !!!! Utile è l'esercizio di trasportare un brano da C (tonalità reale), a Bb o Eb, insomma un poco di pratica ed il problema viene interiorizzato.

  10. #10

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    Elasticità, ci vuole, elasticità.
    Come per imparare a leggere a prima vista sul setticlavio, così per imparare a suonare agilmente su uno strumento traspositore.
    Ma ci vuole tempo. E bisogna suonare tanto con gli altri, è il modo migliore! Magari come section-leaders per dei fiati, abituandosi a fare arrangiamenti a memoria sul momento... beh, in questo modo forse non è poi così semplice! Però sicuramente si impara più in fretta! :)

    Di fatto non si tratta di suonare una determinata scala chiamandola in un modo o nell'altro, ma di suonarla sapendo che è contemporaneamente tutte e due! Sia nella tua tonalità che in quella reale!
    Ti assicuro che se cominci a pensare così poi trasporre a mente non sarà assolutamente un problema.
    Alto Grassi Prestige
    STM 8* met, Rico 8
    LaVoz Hard-issime, Rico 4

    Tenore Selmer Mark VI '73 DELAC
    Rag ER-1 7*, Dukoff M6 *115 rework(?)
    V16 5, Rico d'ogni tipo 4

    °Smokin' sax all life long just leaves you bad cough and a mad Blues thirst...°

  11. #11

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    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    ragazzi basta capirsi!! quando la frequenza del suono emesso da uno strumento è la stessa emessa da un altro allora stiamo suonando la stessa nota!! che io la chiami a e che tu la chiami b sono solo convenzioni!!! ;)
    Soprano_Jupiter jps 749-547; Berg Larsen 55 ebonite Mouthpieces; Rico Royal 3 Reed
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  12. #12

    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    Caro faX, le convenzioni, servono, a prescindere della lingua parlata, per comprendersi, inequivocabilmente ...... se suono un blues con un batterista Sudafricano, un pianista Armeno ed un bassista Turco, l'unico modo sicuro per capirci è indicare la tonalità.
    Se dico Bb blues, tutti comprendiamo di cosa stiamo parlando, sia a livello di tonalità, che di schema armonico ........quello che dici tu si chiama orecchio, che è importantissimo ma è un'altra storia!!!!

  13. #13

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    Re: ...perchè chiamare le note con un nome diverso!?

    D'accordissimo..non capisco le pippe mentali su "ma perchè non lo chiamiamo in questo modo piuttosto che in quest'altro"
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