Nel canto è così.
E anche nel pianoforte, per quanto non siano numerose le pianiste, comunque il mio discorso parte da un pensiero, che è questo:
C'è un muro, questo è rappresentato da una tradizione che senza eccezioni vede il sax come strumento maschile, diversamente dalla voce, dal pianoforte, dal violino ecc. allora mi chiedo, se delle donne si affacciano su questa scena, perchè non porsi il problema di suonare in altro modo, di aprire a delle voci diverse, fin'ora tutte le saxofoniste che ho visto e sentito, anche se preparatissime e senza problemi di fraseggio, (cioè formate nelle scuole dove ti intasano di patterns e di citazioni e finiscono per trattare il sax come una tastiera su cui salire e scendere in scale e arpeggi e frasi acquisite con la trascrizione dei soli), hanno problemi a sostenere il suono, come se una soprano dovesse cantare una partitura per tenore.
Questo lo dico perchè per me il suono del sax è da sempre la sua caratteristica fondamentale, è uno strumento imperfetto per sua natura, oggi dopo decenni si producono sax "diritti", cioè con un'intonazione accettabile per il sistema temperato, ma chi ci ha fatto mai caso, i grandi, quelli che hanno scritto la storia del sax suonavano su tubi che avevano un gran suono ma di difficile intonazione, e questo era il fondamento, l'intonazione l'aggiustavano con l'imboccatura, un giorno un riparatore molto bravo che ha visto strumenti suonati da gente importante mi ha detto; "se ti dessi in mano il selmer di Trane, non so se riusciresti a cavarci qualcosa di meglio di una scorreggia", era un'iperbole, ma ho capito cosa intendeva.
Quindi, continuo a non vedere una sostanziale novitÃ* nel fatto che delle donne suonino il sax come lo suona un uomo, è lo strumento che più si avvicina alla voce umana e, cazzarola, se canta Sara Vaughan o se canta Leon Thomas, mi accorgo della differenza.