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Discussione: Riflessione sul momento del jazz...

  1. #31
    Moderatore L'avatar di Blue Train
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    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Un piccolo suggerimento per Myladysax ...
    visto che gli interventi di Juggler (a pure i tuoi) sono generalmete abbastanza, come dire, articolati ... puoi tranquillamente rispondere senza citare tutto il testo ... risparmiamo un sacco di spazio e tempo!
    Grazie ... continuate pure!!

  2. #32

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Citazione Originariamente Scritto da Lanjazz
    Citazione Originariamente Scritto da juggler
    Lan...mi viene in mente la frase di Forrest Gump, dal film omonimo: "Stupido è, chi lo stupido fa"...e si attaccasero al tram
    tutti i "tele-dipendenti" da "monnezza circolante"...c'è chi pensa e chi è "pensato" direi telecomandato...fottuto e "felice"...
    Posso essere daccordo... anzi lo sono in quanto senza tv in casa e solo poco pcdipendente... Però non ho l'abitudine di sottovalutare le persone o di sentirmi più grande di altri... Questo perchè conosco persone VERAMENTE geniali, che, ahimè, seguono il Grande Fratello... Musicisti veramente con le palle, scrittori e pittori.... insomma Artisti con la A maiuscola. Per questo non me la sento di sentirmi superiore a nessuno, ma semplicemente fortunato ad avere i gusti che ho, anche se questo è come sempre soggettivo ed opinabile.
    Hai ragione, Lan. Ci sono "musicisti veramente con le palle" che seguono Il Grande Fratello; così come - aggiungerei - ci sono, oggi, uomini di grande cultura che si appassionano delle Spice Girls.
    Juggler pone l'accento sulla responsabilitÃ* individuale e fa bene, poiché spesso tendiamo a dare una spiegazione esclusivamente sociologica a comportamenti che dipendono prima di tutto da scelte di cui restiamo responsabili, però non me la sentirei di liquidare in poco la forza dei condizionamenti cui si è tutti sottoposti, che è una forza tanto sottile quanto pervasiva quanto prepotente e continuativamente esercitata.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  3. #33

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Ok, Blue Train, userò la citazione, da ora in poi, solo quando lo riterrò indispensabile.
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  4. #34

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    "la forza dei condizionamenti cui si è tutti sottoposti" mi fa girare le palle più di quanto possiate credere.... Ma quello che volevo dire è che, una volta capito che siamo "diversi" nel pensare o nei gusti, o nell'agire, è bello sentirsi superiori (se si intende "di gusti più fini"), ma ci si rende subito "inferiori" se si guardano con sufficienza dall'alto della nostra saccenza gli altri..... Anche perchè si perde il gusto di discutere, di confrontarsi.... "Io so tutto e tu non capisci un c...o" non è civiltÃ*, anche se fatto solo trapelare tra le righe..... Questo è il mio semplice pensiero.... ;)
    SOPRANO SEMICURVO R&C R1 Jazz
    Bari 6*, Vandoren 3
    Tenore R&C R1
    Jody Jazz 6*, Rico 3
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    + Yamaha VL70m con Turbo Patchman

  5. #35

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Lan...il "circolo interpretativo" a cui possono essere sottoposte certe affermazioni è molto personale: bisogna essere prudenti nell'attribuire intenzioni che non appartengono all'interlocutore...il punto, forse, che non ho esplicitato si essenzializza in un concetto molto preciso e semplice: l'unico vero "capitale" che abbiamo nella ns. vita è solo il ns. tempo...non certo la transitorietÃ* di oggetti, soldi, tendenze modaiole o quant'altro...da come impieghiamo e "nutriamo" il ns. tempo dipende la ns. consapevolezza e sviluppo a vari livelli...non c'entra nulla la "superioritÃ* culturale" :e poi cosa sarebbe? Eventuali titoli o specializzazioni? Preferire qualche attivitÃ* anzichè altro? Conosco molti "imbecilli" con titoli e specializzazioni e molti "saggi" con poca cultura (dico per semplificazione) "accademica" ma grande esperienza di vita...che non si fanno certo prendere o condizionare da certe mode o "patologie collettive"...sensibilitÃ*, intelligenza, capacitÃ* di discernimento, sono solo e semplicemente qualitÃ* individuali! Chiaro...ora?
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  6. #36

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Juggler, era chiaro anche prima..... E continui a ridire cose con cui sono daccordo... Solo il tono mi dispiace, è quello che rovina la discussione che potrei\vorrei avere. Mi sembra di parlare col mio prof di filosofia (lo dico col sorriso sulle labbra naturalmente) e io ho smesso di andare a scuola dopo la prima superiore e quindi filosofia non l'ho mai fatta! Non sono uno sciocco e sono abbastanza intelligente da capire e rispondere scremando termini che mi piace leggere sui libri ma non su di un forum... tutto qui. In amicizia.....
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  7. #37

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Riprendo il filo musicale interrotto...cercare, talvolta, veritÃ*, teorie musicali, procedimenti o quant'altro da interviste, aneddoti o leggende piu' o meno congegnate, costruite/decostruite...è come pretendere di conoscere una cittÃ*, un luogo qualunque... avendo una folta collezione di cartoline illustrate...e non saper nulla dei colori, dei rumori, odori o quant'altro caratterizzano quel posto! Non esiste un'armonia per l'improvvisazione ed una per la composizione...esistono delle funzioni che valgono in entrambi i casi... gli "approcci" possono essere multeplici come le modalitÃ* per raggiungere una certa abilitÃ* tecnico-linguistica...riguardo a Horace Silver, rimango della mia idea (molto di pancia)...non mi piace, nè lo ritengo un innovatore (a parte un certo gusto "funkeggiante"), nè credo sia stato sottovalutato, anzi...fra i pianisti, Herbie Nichols, credo che sia poco conosciuto e sottostimato (anche fra i musicisti) ed aveva una "fibra" e uno spessore musicale di ben altra levatura!

    Riguardo alle considerazioni di MyLadySax...di Steve Coleman mi piace molto il "carattere" (non aveva neanche 30 anni o poco piu' e...mandò a quel paese...Manfred Eicher, "boss" dell'ECM...il quale voleva "direzionarlo" musicalmente verso "altri lidi") e la simpatia (l'ho conosciuto in un seminario breve che tenne a Parigi)...il suo stile poliritmico-atonale di tipo circolare
    è affascinante...ma come tutti i "sistemi"...pur conservando un certo fascino...è diventato, nel tempo, sterile e ampolloso, persino prevedibile nelle soluzioni ed evoluzioni del discorso musicale...chissÃ* perchè poi ha "rotto" qualunque tipo di collaborazione con altri musicisti...forse, ha ragione la sua ex-moglie, Geri Allen, che musicalmente lo considera un "dittatore ossessivo"...so che non molto tempo fa, ha registrato un disco per solo sax, che vorrei ascoltare, ma ho difficoltÃ* nel reperirlo... magari fra non molto lo metterÃ* in rete come ha fatto con gran parte dei suoi lavori...che Treadgill non faccia piu' dischi è + che comprensibile...su Youtube, in merito, c'è un'intervista rilasciata durante la sua partecipazione al Festival di Pomigliano d'Arco... Butch Morris è a suo modo un "guru", ma anche le sue "free conductions" mi convincono fino ad un certo punto...l'analogia che trovavo soprattutto con Maderna ("Sinfonia per un satellite": è uno dei suoi brani aleatori piu' conosciuti e divertenti...l'ho suonato con un ensemble qualche anno fa...la partitura sembra un quadro di Mirò!) riguarda il risultato sonoriale, non l'approccio...ovvero oramai un certo tipo di "composizione accademica" (soprattutto quella che ancora fa uso di sistemi seriali-strutturalisti) ed un certo modo di "improvvisare" (pur con approcci e modalitÃ* diverse) giungono allo stesso tipo di risultati "musicali": la scuola di Chicago ha ridotto il margine di differenziazione dei 2 ambiti (produzione colta scritta e improvvisazione post-free) caratterizzandosi come una "new academy" che ha ribaltato, rivoluzionato e in un certo senso annullato un certo tipo di "jazzitÃ*" (aggiungerei anche spiritualitÃ*), così come storicamente si era evoluta...
    Il tarlo che logora le produzioni musicali attuali, sia che si tratti di "revival-ismi" o proto-avanguardia, è l'auto-referenzialitÃ*...e poi, a mio avviso, c'è noia e prevedibilitÃ* tanto nelle "collanine di note ben confezionate" dei "new boppers" o post-coltraniani quanto nelle "sonoritÃ* indifferenziate" delle "post-avanguardie"...

    Infine, per sollecitare una nuova "direzione" alla discussione, vorrei che ogni utente del Forum (naturalmente, chi ne ha voglia) citasse quei musicisti attualmente attivi che considera, per varie ragioni, sopravvalutati o sottovalutati...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  8. #38

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Devo essere sincero, Juggler, non concordo, soprattutto su Butch Morris: non mi pare che il risultato sia proprio lo stesso! Siamo, però, d'accordo su tutto il resto e pure sull'autoreferenzialitÃ* (= mancanza di intercomunicazione).
    Al tempo l'ardua sentenza!
    Grazie di avermi segnalato l'intervista a Threadgill.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
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  9. #39

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    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    per me il jazz è morto con miles davis. è lui che ha indicato le "strade nuove", la contaminazione con altri generi,
    il rock, la fusion ecc.
    sono d'accordo con chi dice che il jazz, come la musica classica, si può eseguire in modo filologico.
    non mi diverte molto la cosa però. in questo somiglia al blues, che rivive anche nelle musiche da film, nelle canzoni,
    nei bluesmen che danno il loro stile a una musica ormai "del passato".

    posso dire la mia sul "futuro presente" del jazz? ben vengano le scuole, come quella di Siena, che insegnano la tecnica e
    i maestri. poi, un sassofonista che esce da Siena e da un buon maestro, non si dedichi solo al jazz. ascolti di tutto, dalla classica al folk.
    il sassofono non è legato mani e piedi al jazz!
    solo, il jazz ha portato il sax ai massimi risultati. ma qualche volta, oso dire, ne ha fatto un fenomeno da baraccone.
    suonare anche in piano bar, musica leggera, classica, jazz, ed esplorare la fusion, la world music, non credo sia male, e
    apre le idee e la mente.
    viva il jazz, comunque sia!
    ma viva il sax, e viva la musica!
    :saxxxx)))
    alto Trevor James
    soprano Jean Michael
    imboccature Berg Larsen / Yamaha
    ance Vandoren

  10. #40

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    E' giusto che le opinioni/valutazioni siano divergenti (nell'arte non esistono veritÃ* proclamate o da proclamare, ma solo "visioni" piu' o meno condivisibili)...tuttavia,MyLadySax, non parlavo di "identitÃ*" (Butch Morris/produzione colta post-seriale o con tendenze aleatorie) ma di forti "analogie linguistiche"...pur nella differenza "metodologica"...ma insomma, trattasi di "piccole sfumature"...di analogie che ciascuno di noi crea in base alle proprie "conoscenze" e "frequentazioni musicali"...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  11. #41

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Certo, Juggler, concordo.
    D'altronde, anche se su qualche tema ci siamo un po' dilungati, mi pare che, in definitiva, le nostre vedute, pur non esattamente coincidenti (il che è normale), non è che siano poi tanto distanti, anzi...
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
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    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  12. #42
    Visitatore

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    A mio parere il jazz non è affatto morto,non in senso assoluto , lo è invece in senso relativo.
    In sostanza, chi si aspetta qualcosa di nuovo dal post-bop ,potrÃ* al massimo trovare una voce non troppo derivativa e qualche fraseggio interessante e pensare di conseguenza che non ci sarÃ* più un Coltrane un Cannonball un Davis etc..
    Chi è più aperto e più curioso scoprirÃ* invece che nascono continuamente artisti con idee nuove , che sia jazz o no lo dirÃ* il tempo, ma sicuramente ne è la matrice....ah mi riferisco ad esempio ai giovani artisti Norvegesi , molti dei quali sono pubblicati su Rune Grammofon (Arve Henriksen, Supersilent, Moha...)
    Anche ECM , sebbene sia più cristallizzata nella sua estetica , pubblica continuamente musica "nuova"....così su due piedi , Jon Balke , Nik Bartsch , Trigve Seim..
    Stesso discorso per Tzadik...ed altre che magari mi sfuggono.

  13. #43

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Gabriele, neanch'io penso che il jazz sia morto, ma occorre che ci intendiamo.
    Ci sono musicisti che si sforzano di dire qualcosa di nuovo e a volte ci riescono pure.
    Alcuni, anche tra i norvegesi che hai citato, sono bravissimi e hanno tutta la mia ammirazione.
    Però, proprio ieri ascoltavo una delle jam session che Norman Granz ha organizzato negli anni '50: ci sono, tra le altre stelle, Lester Young e Phlip Phillips.
    Tutti sanno che suonavano entrambi il sax tenore, ma, se li senti suonare, uno dopo l'altro, è come se suonassero ciascuno uno strumento diverso: avevano ciascuno il proprio suono e il proprio modo personale di approcciare l'improvvisazione, benché all'interno di un determinato linguaggio.
    Questa gente non aveva imparato a suonare al conservatorio e non aveva avuto un maestro, o pochi maestri, ma centinaia di maestri, quasi tutti inconsapevoli: tutti i musicisti, bravi e meno bravi, che hanno incontrato lungo il loro cammino.
    Era una tradizione in grandissima parte orale, per cui si imparava gli uni dagli altri, i giovani dai più anziani, tradizione che si è interrotta, per tante ragioni, a mio avviso giÃ* nei primi anni '70.
    La grande stagione non del jazz, ma di quel jazz, che la maggior parte di noi abbiamo vissuto e viviamo solo grazie ai dischi dei grandi, da Joe "King" Oliver ad Albert Ayler, non c'è più da tanto, tanto tempo.
    Sonny Rollins è uno degli ormai pochissimi superstiti, per questo tengo molto al suo concerto del 13 luglio a Perugia: mi sta giÃ* bene poterlo rivedere e mi ritengo fortunatissimo!
    Oggi, un numero giÃ* sostanzioso e addirittura crescente di musicisti suonano jazz, ma quella stagione è finita e non possono far altro che esprimersi in un linguaggio sostanzialmente imitativo.
    Sulle ceneri di quella musica straordinaria ci sono, però, musicisti che portano avanti le cose, ma non possiamo più pretendere da loro che facciano jazz nel senso più classico del termine: devono adeguarsi ai tempi, cercare nuovi ritmi, un nuovo sound, ed è giusto così.
    Non ci sarÃ* più un novello Coltrane, perché non è più possibile muoversi in maniera creativa all'interno di un solco che è stato percorso fino alla fine: ma è possibile far tesoro del passato per creare qualcosa di nuovo, che non sarÃ* e non è jazz come poteva ancora intenderlo Coltrane, ma non potrebbe esistere se non fosse esistito il jazz di Coltrane e di tutti gli altri che continueremo ad amare.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
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  14. #44
    Visitatore

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Hai sicuramente ragione MyLadySax , il nodo della questione è senza dubbio il contesto culturale e temporale.
    Non ci potrÃ* più essere quel jazz , e secondo me è pure giusto così , ma ci saranno altri jazz , che come per ogni movimento culturale attingeranno dai precenti e si arricchiranno dei contesti dai quali nascono..la scuola ti da le basi , gli strumenti , la vita ti da le idee.
    Altri esempi che mi vengono in mente possono essere Garbarek , Surman o anche un nostro Trovesi,che non suonano affatto come Pres o Bird o Johnny Hodges ma ricadono in un contesto musicale simile detto appunto jazz.
    In breve, la potenza del jazz è ,a mio parere, la capacitÃ* di allargare i propri orizzonti con il passare del tempo.

  15. #45

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    E magari dobbiamo pure abituarci all'idea che la musica a mio avviso giÃ* nata dalle ceneri di un jazz che non c'è più non sia proprio jazz, ma, attraverso commistioni ed una visione globale della musica, un tempo impensabile, qualcosa d'altro che, però, senza quel jazz non avrebbe potuto essere concepito.
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