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Discussione: Riflessione sul momento del jazz...

  1. #1
    Amministratore L'avatar di Alessio Beatrice
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    Riflessione sul momento del jazz...

    Un titolo cosi apre delle porte enormi... Bhe, io ne apro una piccolissima. Da molto tempo (credo se ne parli da dopo Coltrane...) nel mondo del jazz ci si domanda se questa musica ha ancora delle forme e temi nuovi da speerimantare e trovare. Leggendo vari articoli e interviste di jazzisti e "jazzofili" molto famosi, tutti ripetono che un ulteriore evoluzione nel jazz ci sarÃ* prima o poi, e che aprrarirÃ* sulle scene un musicista che cambierÃ* ancora questa musica. Un po come è successo con i vari Amstrong, Parker, Coltrane, Miles e pochi altri. Il clarinettista Buddy De Franco sostiene che "tutto quello che si ascolta oggi è debitore in maggiore o minore misura, di quanto hanno inventato Charlie Parker e Dizzy Gillespie". Come dargli torto? Una cosa che credo sia molto positiva, specialmente in Italia, è che stanno venendo fuori giovanissimi molto promettenti (Cafiso in primis, Luigi di Nunzio, Walter Ricci, ma ce ne sono tantissimi altri) che magari possono dare una spinta importante per trovare qualcosa di nuovo. Con questo lungi da me pensare che il jazz attuale non sia buono, ma una svolta magari sarebbe anche necessaria. In fondo il jazz è anche ricerca...
    Ho visto tempo fa Stefano Bollani in concerto. Tecnicamente bravissimo ma sinceramente dopo mezz'ora di virtuosismi mi ero un po' annoiato... Come lessi una volta, "suona molto per i critici e poco per il pubblico".La tecnica si può imparare, "la creativitÃ* è un altra cosa"... ;)
    Tenore: Rampone & Cazzani "R1 Jazz "
    Selmer S80 E / Rovner Dark / Forsetone MS

    C Melody: Conn "New Wonder I" 1925
    Conn Eagle / Flexitone / Forestone MS

  2. #2
    Credo sia propio stato centrato il problema, da 30/40 anni a questa parte i musicisti hanno cercato di essere sempre più performanti , veloci, ed incredibilmente virtuosi :roll: personalmente ascolto jazz della old school e se poi voglio pure suonarlo non mi basterÃ* questa vita per farlo bene ;)
    Conosco sassofonisti che studiano 7/8 ore al giorno trascrivendo ad orecchio soli di Parker o di Coltrane , poi li senti suonare ............non riesci a seguirli tanto sono veloci e matematicamente dopo 15/20 minuti arriva lo sbadiglio :roll: poi ne senti altri che magari difficilmente leggono lo spartito ma magari (ne conosco uno che ha suonato liscio per anni ) che ti fa Oleo o la ragazza di Panema e non riesci neanche a deglutire :shock:
    La tecnica è importante ma serve altro!
    Il 70% lo fa chi "soffia"
    info.docsax@gmail.com
    http://www.docsax.it NEW STYLE

  3. #3
    io non sono daccordo con chi dice che il jazz è morto.
    per due semplici ragioni.
    1 le orchestre di musica classica suonano tutti i giorni e in tutto il mondo anche musica di 600 anni fa, che ora non viene più composta e che non ha nessuna evoluzione ma preserva la sua immortale bellezza.
    quindi il jazz potrebbe essere suonato anche solo per motivi filologici senza nessun bisogno di questa "fantomatica" evoluzione.
    2 l'evoluzione c'è ed è costantemente presente in ogni disco dei grandi musicisti della "nuova guardia"
    basta guardare la fusion e tanti altri esempi estremi.
    cito solo per esempio il MITICO micheal brecker che secondo me ha inventato un modo di suonare tutto suo e utilizza tecniche che prima di lui non erano state ancora perfezionate.
    Soprano Rampone e Cazzani R1 Jazz
    Contralto Super action serie II
    Tenore Super Action serie I
    Akai ewi 4000s

  4. #4
    Bè, il jazz non è sicuramente morto...
    Credo però che a livello qualitativo sia decisamente peggiorato...
    E' praticamente impossibile trovare oggi un personaggio del calibro dei grandi musicisti del passato (e non mi riferisco solo a coloro che hanno sviluppato nuove forme di linguaggio, come Armstrong, Parker o Coltrane....), o comunque ve ne sono pochi pochi, e la maggior parte è a mia modesta opinione decisamente sopravvalutata!

    Sicuramente rispetto a molti anni fa, il linguaggio attuale è molto più complesso, fatto di virtuosismi, sonoritÃ* spesso "terrificanti" (a me una volta è capitato di sentire due che suonavano le caffettiere :shock: ), fatto questo che secondo me ha reso questo stile musicale molto più di nicchia di quanto potesse esserlo prima....Non so, ma ho l'impressione che prima il jazz avesse una forte connotazione popolare che adesso non ha più.....
    "Tutto quello che si ascolta oggi è debitore in maggiore o minore misura, di quanto hanno inventato Charlie Parker e Dizzy Gillespie", però l'impressione che ho io è che spesso le persone abbiano perso un pò i legami con quella che è la tradizione musicale del jazz, o che alcuni neanche le conoscano...
    Ritengo che studiare jazz significhi studiarlo seguendo quelle che sono state le sue evoluzioni storiche: partire dal blues, andare allo swing, al bebop etc...
    Mi è capitato molte volte di parlare con musicisti (amatoriali e non) che invece avevano completamente saltato questi passaggi, cominciavano il jazz partendo da Miles Davis...e quello che c'era prima?

    Quest'estate sono stato a Siena Jazz e devo dire che c'erano tantissimi musicisti spaventosi a livello tecnico (TUTTI!!!!!) ma pochi in grado di comunicare realmente qualcosa...poi magari è anche una questione di gusti, però l'ultimo GRANDE musicista che ho avuto l'occasione di sentire è stato Massimo Urbani!!!!



    In ultimo (e concludo...) sono d'accordo con Saxmachine quando dice che l'evoluzione non è necessaria....il jazz potrebbe essere suonato benissimo per motivi fisiologici (come stare senza?)....io chiedo però di sentire uno standard suonato come si deve!!!

    Come potete vedere sono piuttosto critico....
    Tenore Conn CHu Berry (1929)
    Brilhart Ebolin - Rico Jazz 3m

    Da grande voglio fare il pancherocher

  5. #5
    Amministratore L'avatar di Alessio Beatrice
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    Mmm, in definitiva allora credo sia giusto dire che "manca creativitÃ*", anche d'improvvisazione. E sono d'accordo anche con te Pizzic quando dici che "studiare jazz significhi studiarlo seguendo quelle che sono state le sue evoluzioni storiche: partire dal blues, andare allo swing, al bebop etc...". Come sipuò pensare di andare avanti senza sapere la storia? :???: Comunque l' evoluzione che intendo io è sia strutturale (come lo è stato il modale di Miles) sia anche di metodo esecutivo. Michael Brecker, come dice Saxmachine, ma anche Herbie Hancock o Chick Corea (guarda caso scuola "Davisiana"...) credo abbiano aperto la strada per nuove forme nel jazz. Non sono un musicologo quindi sono opinioni prettamente personali ma mi intrigano moltissimo. ;)
    Tenore: Rampone & Cazzani "R1 Jazz "
    Selmer S80 E / Rovner Dark / Forsetone MS

    C Melody: Conn "New Wonder I" 1925
    Conn Eagle / Flexitone / Forestone MS

  6. #6
    Secondo me la questione non riguarda solo ed esclusivamente il Jazz...

    Il problema è molto più ampio...

    Come Tutti penso sappiate ogni genere musicale può essere collegato ad un periodo storico preciso che ne ha determinato gli aspetti e il successo...

    Durante gli anni 30-40-50 il jazz la faceva da padrone come genere musicale, pian piano si è passati alla musica leggera con i grandi cantautori italiani per finire ai gioni nostri quando ormai la musica elettronica la fa da padrone (almeno tra i giovani)...
    Penso che quindi un po' bisogna rassegnarsi aspettando tempi migliori, credo in un certo ciclo dei generi musicali, spero e credo quindi in un futuro di assistere ad un ritorno del jazz...
    E' difficile credere che possa tornare di moda questo genere, ma bisogna crederci, fare ascoltare anche hai giovani pezzi che hanno fatto la storia di questo genere... Daltronde si sa, sono i giovani a creare le mode...

    Tutto sta (almeno credo) nell'istruire di più i giovani (e non solo) all'educazione musicale, allo studio della storia della musica e all'ascolto di più generi musicali (analizzando i momenti storici a cui appartengono, la condizione umana...) un po' come si fa in Letteratura....

    In fondo sono sempre chiesto:"MA UN BRANO MUSICALE NON E' COME UN LIBRO DI NONSO' QUALE AUTORE?"
    Alto Yamaha 82z UL del 2007
    Vandoren V16 T6 / Legere Signature 3

    Ten. Selmer Super Action Serie II del 1988
    Vandoren Optimum AL4 / Legere Signature 3

  7. #7
    La nascita di altri generi musicali ha messo in ombra il jazz e gli artisti odierni non riescono d'altro canto a eguagliare l'originalitÃ* e la naturalezza del Jazz novecentesco.
    Bisogna anche cosiderare il contesto storico in cui sono situati il Jazz e i suoi compositori e altri fattori storico-sociali (ad esempio la Guerra mondiale) i quali hanno favorito la creazione o meno di nuovi generi musicali.
    Secondo me il motivo del declino, se così lo si può chiamare, sta in questo insieme di motivi.
    Per quanto riguarda la sopravivenza di questo genere, posso dire che secondo me non morirÃ*. Ancora un gran numero di persone ne sono appassionate e la musica jazzistica continuerÃ*, seppur non nel modo tanto creativo di una volta, ad essere composta e suonata.
    A. Selmer SAII 80 (1991)
    Francois Louis Spectruoso Signature SP205

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  8. #8
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    Ha fatto bene Apollo a riprendere questo post davvero bello. Io faccio parte di quelli che pensano che Coltrane ha sperimentato tutto ed è difficile andare oltre. Anche Breker ha sfruttato in pieno una piccola parte delle idee di Coltrane e le ha esasperate tecnicamente inventandoci un modo di suonare. L'idea però era di Coltrane. Se ascoltate il solo su Wise One nell'album Crescent c'è tutto quello che farÃ* Brecker. Peccato che Coltrane lo aveva giÃ* sperimentato nel 1964. Quindi questa musica Jazz è finita ed è per questo che aumentano i tecnicismi a scapito dell'innovazione. Il be bop e quindi tutta la musica leggera, rock, ecc. che ascoltiamo è nata da una evoluzione armonica. Poi l'evoluzione è passata alla costruzione melodica e Davis, Coltrane, ecc. l'hanno fatto non tralasciando nessun aspetto. Purtroppo siamo in un periodo storico "decadente" che non aiuta nuovi stimoli. Siamo in letargo da trent'anni in tutte le arti, nel cinema, nella pittura, nella scrittura e la musica non fa eccezione. Forse ha ragione chi pensa che ci vorrÃ* un sostanziale cambiamento anche storico sociale per dare nuova linfa alle arti e alla vita.

  9. #9
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    "E' ridicolo pensare che l’attivitÃ* del poeta, così come ogni altra attivitÃ* creativa, debba essere finalizzata al profitto. Nel momento in cui lo fosse, essa cesserebbe di essere creativa. La prima caratteristica della creativitÃ* dovrebbe essere la sua innovazione rispetto alla situazione preesistente e questo comporta un notevole lasso di tempo prima che l’innovazione sia accettata da tutti, anche se i suoi vantaggi e benefici sono di immediata evidenza.
    Nel passato certe idee hanno incontrato resistenze enormi da parte dei contemporanei. Oltretutto la ricerca non è fatta solo di idee vincenti, ma
    soprattutto di tentativi ed errori tra i quali le idee migliori si aprono faticosamente la propria strada. E per ogni idea vincente ci sono mille tentativi andati a male, ma senza quelli, le idee migliori non potrebbero nemmeno nascere. Il pensiero e la creativitÃ* sono, quindi, il motore della
    ricchezza. Ed è assurdo che la societÃ* mortifichi la creativitÃ* quasi impedendole di esprimersi un grave danno a sé stessa. Questo comporta che ogni espressione di creativitÃ* debba essere considerata ricchezza e
    quindi promossa dalla societÃ*".

    Volevo postare queste idee tratte dal libro "Un'Altra moneta" di Domenico de Simone, spero di aver fatto cosa gradita.

  10. #10
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    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Resuscito questo thread che mi pare molto significativo!
    Ho partecipato ad una simile discussione anche nel forum del sito di Wynton Marsalis, dove un malcapitato ha avuto il coraggio di insinuare che il Jazz sta morendo perchè Wynton non apre spazi ad altri musicisti emergenti! Ovviamente è stato subito attaccato verbalmente (anche con ragione, a mio avviso), e per altro lui stesso ovviamente se lo aspettava, ma ha continuato a mantenere la sua posizione: dopo Marsalis, che vi ricordo è ora un po' il porta bandiera del Jazz, essendo il direttore artistico del Lincoln Center di NYC, non vi sono altri musicisti jazz che ne possano prendere il posto.
    Ora non voglio ripetere qui tutta la diatriba, tutt'ora in corso, ma vi riassumo il mio pensiero: il Main Stream (Hard Bop?) ha detto tutto quello che doveva dire negli anni '60, e continua a dirlo con ottimi musicisti che 'eseguono' i pezzi del genere; il Free era talmente libero, che è fuggito e nessuno sa più dove si trovi; i nostalgici tornano al Dixieland, ascoltando le raffinate esecuzioni di Woody Allen (non ne abbiano a male i cultori del genere: io adoro Armstrong, Bechet e Red Allen; e persino lo stride piano di James P. Johnson o di Fats Waller).
    Dovrei qui chiarire una cosa: da ragazzino ascoltavo Ellington, la Fitzgerald, Count Basie, tornando indietro appunto sino al Dixieland ed al Blues; adolescente ho abbracciato istintivamente il Free degli AEOC, Coleman e ovviamente Coltrane, divertendomi ad ascoltare il latino di Barbieri (lo stesso Jelly Roll Morton sosteneva che senza quel po' di Latino non si può fare del buon Jazz!) o il Davis di Kind of Blue, ESP o Seven Steps To Heaven, saltando a piè pari tutto il periodo tra lo Swing ed il Free (non immaginavo quello che stavo perdendo!), riservandomelo per dopo... :???:
    Nel frattempo però andavo ai concerti di Mingus, Zawinul, Chet Backer, Dollar Brand, Elvin Jones, etc. quando capitavano a Milano o Bergamo. Soggiogato dal tenore di Hawkins/Young/Coltrane ho iniziato a suonare amatorialmente, ed a quel punto ho scoperto tutta l'epopea del BeBop/Cool/HardBop, tenendomi come riferimenti Mingus e Monk.
    Il mio punto è questo: dagli anni '40 ai '60 il Jazz era molto popolare, nei suoi vari idiomi: troverete una discografia infinita, dove alle sessioni di registrazione partecipavano veri maestri dei vari strumenti, che non solo aggiungevano la loro creativitÃ* musicale, ma addirittura rivoluzionavano l'uso tecnico dello strumento adeguandolo al nuovo genere; pensate p.e. al trombone di J.J. Johnson nel Bop, così come Hawkins aveva fatto scoprire il tenore come strumento in grado di esprimere concetti musicali per cui non era mai stato utilizzato prima negli anni '20.
    Voglio dire, tutti questi grandi musicisti campavano perchè la loro musica era richiesta dal pubblico (e quindi dalle case discografiche); trovavano produttori che rispettavano e riconoscevano il loro talento, organizzando serate danzanti e concerti; i clubs dove potevi startene tutta una notte ad ascoltare Yardbird (questo me lo son perso: non ero ancora nato!!!) spendendo pochi dollari proliferavano; insomma, il Jazz era VIVO.
    Sopratutto questi stessi musicisti, potevano passare dopo una sessione o un concerto, al Bolivar Hotel, oppure al Minton's Bar, e fare una Jam con Monk, confrontare i propri concetti, studiare nuove tecniche, ascoltare la nuova musica. Ora questo non esiste più?
    E' vero che essere un musicista Jazz oggi ha dei grandi vantaggi: trovi scuole e metodi completi, anche molto avanzati; le tecnologie ti permettono di ascoltare intere librerie musicali con estrema facilitÃ*. L'informazione è davvero molto più accessibile, e quindi se vuoi ascoltarti i ritmi del Gahana, o studiarti l'Ektara, puoi iniziare a farlo semplicemente.
    Quando è venuta l'era del Rock molti musicisti Jazz di grande talento e capacitÃ*, pensarono di svoltare economicamente così: primo tra tutti Miles Davis, che scoprì che i gruppi Rock degli anni '60 erano talmente impreparati, e quindi per lui sarebbe stata una passeggiata predominare musicalmente in quel mercato; altri, come Benny Golson o Lalo Schifrin, andarono a Hollywood a scrivere le musiche dei film e telefilm...
    Ora il problema è che non si percepisce tra i giovani musicisti jazz pieni di talento nessun innovatore creativo, ed io temo che il Jazz diventi parte di quel genere musicale 'colto' dove solo i rari compositori si esprimono per un pubblico selezionato, e gli strumentisti diventano abili esecutori, ma nulla di più. Un po' come per la musica Classica.
    E' vero che nei secoli della storia della musica vi sono continue fasi in cui pochi grandi Maestri imprimono il loro sigillo: lo stesso è successo per l'ultimo nato tra i grandi generi musicali...
    Ahem, scusate la lungaggine della riflessione... Meglio interrompermi qui... Keep on countin' Milestones: one, two, three....
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

  11. #11
    Visitatore

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    one, two, one two trhee. four.... :saxxxx)))

    Ora il problema è che non si percepisce tra i giovani musicisti jazz pieni di talento nessun innovatore creativo, ed io temo che il Jazz diventi parte di quel genere musicale 'colto' dove solo i rari compositori si esprimono per un pubblico selezionato, e gli strumentisti diventano abili esecutori, ma nulla di più. Un po' come per la musica Classica.
    Questo sax 'o Phone, è verissimo.
    Premetto che ascolto jazz da poco, ma mi prende lo stomaco tantissimo, quindi nella mia ignoranza dico la mia:

    Sul problema dell'innovazione c'è poco da discutere, se suoni jazz, è perchè hai qualcosa da dire, un giorno arriverÃ* qualcuno a cui non bastano le note giÃ* sperimentate per dire quello che vuole, e lo cambierÃ* per suo vantaggio, per riuscire a comunicare quel che deve!, non è vero che tutto è giÃ* stato fatto, tutto è in continua evoluzione, o involuzione, ma è sempre e costantemente in movimento.
    C'è la fusion, ma credo che per evolversi (e parlo a livello di testa, matematico, di sperimentazione) si debba tornare alle origini del blues del bebop del soul.

    Mentre per quanto riguarda i giovani, sono pienamente amareggiato di vivere in quest'era, dove per studiare musica devi pagare dei soldi, e ogni percorso è perfettamente studiato per farti arrivare dove altri giÃ* hanno calpestato l'erba, suoni da dio, ma non fai la tua strada, fai quella degli altri.
    Il problema stÃ* appunto in quello che diceva sax o phone, a kansas city avevi il privilegio di sentire jam session lunghe 2 notti, che poi si spostavano in altri locali, e apprendere e apprendere, Jim morrison usciva di nascosto vagando di bettola in bettola per sentire i vecchi bluesman nei locali notturni, bob dylan imparava a suonare l'armonica da un barbone su un treno. è questo il punto secondo me, non c'è piu' modo di apprendere da uomo a uomo, oggi si apprende da uomo a metodo, e si finisce nel limbo.
    Vorrei uscire col mio sax e imparare a suonare jazz da un vecchio saxofonista sbronzo che barcolla sulla 52° avenue, o imparare il ritmo la dietro boulevard street dove i barboni si ritrovano a suonare le armoniche battendo i piedi attorno ad un fuoco. perchè cristo! il mojo non te lo insegna un signore dietro ad uno spartito che devi saper leggere, te lo insegna la nebbia la malinconia, l'essere persi nel proprio pensiero vagando di quartiere in quartiere alla ricerca di un wiskey che ti annega i dolori.
    Allora si che saresti forgiato alla sperimentazione, al capire un concetto e tradurlo in musica, parker vedeva un cane, e suonava quel cane, suonava gli alberi, suonava il mondo, non suonava le armonizzazioni, credo che il jazz stia prendendo una brutta piega, li esposto dietro ad una vetrina , e non puoi nemmeno sentire la puzza che esce dal sax, quell'odore acre che sa di libertÃ*.
    Quando ti presenti ad un jazzista, e lui non ti regala niente, vuole conservare quello che ha conquistato col tempo, e se lo tiene stretto. a ma se si parla di soldi, io ti do tutto ciò che so, dice lui. e tu no grazie, preferisco sentirmi coltrane, suonarci sopra, sembra essere piu' vicino a me.
    L'arte è comunicazione, e va tramandata faccia a faccia, nel sudore, nelle strette di mano, nelle risate da "jas" quando senti che il tuo compagno fa una frase che ti emoziona, io ho avuto la fortuna di trovarmi su un eurostar per roma, dove un saxofonista austriaco mi ha insegnato nel vagone ristorante a fare la pantera rosa, non ho mai capito quello che dicesse, ma mi ha dato la cosa piu' bella che può un uomo, mi ha insegnato.

    Quando il mondo la pianterÃ* di starsene sulle sue, allora qualcosa succederÃ*, la rivoluzione prenderÃ* piede, e la musica jazz, rock, classica, riprenderÃ* ad evolversi. e lo farÃ* nel modo piu' rumoroso mai sentito. o yeaaaaa

    ditemi se concordate con quello che dico, amichevolmente e modestamente vostro. franz "crazyfingers" tognola

  12. #12

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    sono un pò stupito da questa discussione, soprattutto perchè si parla di una presunta decadenza del jazz -o come lo vogliamo chiamare- e si fanno solo nomi di artisti morti e sepolti, oppure di giuovani virgulti del giezz bibòp casereccio che ben poco hanno da aggiungere a quello che è stato giÃ* detto. il problema è la solita mancanza di informazione serpeggiante tra l'altro anche nelle scuole di musica, dove il jazz è ridotto ad un real book ad ad un omnibook.

    e sì che avete internet sotto le dita, basta andare su lastfm.com per ascoltare cose pazzesche. nessuno di voi ha mai ascoltato steve coleman, tim berne, henry threadgill? giusto per far tre nomi STELLARI. E ce ne sarebbero a pacchi! Senza contare i musicisti italiani al di lÃ* dei soliti cafiso, rava, bollani, dibbbattista che monopolizzano le CENTINAIA di festival jazz che vengono organizzate ogni anno in italia...

    tenete aperti gli occhi e le orecchie! lì fuori è PIENO di musica incredibile.
    Alto Buescher The New Aristocrat/Conn Chu Berry
    Lakey 5*3+Vandoren ZZ 2.5/Forestone 4
    Baritono R&C R1 Jazz
    Pillinger "R" 8*+Vandoren ZZ 3/Forestone 4

    clarinetto basso Leblanc
    clarinetto contralto Noblet
    flauto traverso Jupiter DeMedici

  13. #13

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    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Il jazz non e' morto di certo, quello che e' cambiato e' il fatto che oggi e' quasi una musica elitaria e 40 anni fa e + era la musica di tutti giorni.
    Ti faccio un esempio, le big band suonavano negli anni 30 /40 la musica moderna e quella era la musica da balla dell'epoca.
    negli anni 50 con la comparsa del Rock la musica da intrattenimento non e' piu' stata il jazz ma il rock, e da li c'e' stato un declino di popolarita.
    Quello che ha perso e' il fatto che anche se adesso in tutto il mondo e' piu' "semplice" imparare a suonare jazz e anche vero che una persona ha meno possibilita' di suonare e di fare esperienza.
    Il jazz non e' morto, diciamo che Elvis gli ha sparato un paio di colpi ma il ferito e' ancora vivo..
    "Music washes away from the soul the dust of everyday life."
    Berthold Auerbach

  14. #14

    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    E' una questione complessa.
    Il jazz, quello storico di Armstrong, Parker, Coltrane ..., è davvero morto!
    Non è solo una questione di note suonate o non suonate: si tratta di fondere la propria vita, le proprie emozioni, i propri pensieri nella ricerca della propria musica, del proprio stile.
    Il che oggi è possibile solo fino a un certo punto, perchè si è spezzata, irrimediabilmente, la tradizione orale attraverso la quale Armstrong, Parker, Coltrane e tutti gli altri hanno appreso tutto quanto serviva loro per forgiare ed esprimere, in modo naturale, la propria personalitÃ*.
    I manuali non possono sostituire questa tradizione.
    Phil Woods, per esempio, ha detto in un'intervista che ha imparato, giovanissimo, un sacco di cose che non si trovano scritte da nessuna parte da gente come Bud Powell e Lester Young!
    Nè quella tradizione può essere soppiantata dalle lezioni di un maestro che, a sua volta, ha imparato il jazz al conservatorio, senza veramente e profondamente averlo vissuto.
    C'è qualcosa nel jazz di quei grandi che mi auguro tutti amiamo e che il jazz lo hanno di fatto inventato che non si può più recuperare: è perduto per sempre.
    E' un qualcosa che potrete ancora sentire da un vecchio come Sonny Rollins, finchè ce la farÃ* a soffiare, e da pochissimi altri ormai.
    Dunque, quel jazz è morto, ma non il jazz.
    Il grosso del jazz continuerÃ* a vivere come musica da riproporre in maniera filologicamente corretta (Winton Marsalis docet), un po' come la musica classica e nonostante sia musica almeno in parte improvvisata (d'altronde, si potrÃ* sempre riproporre un certo stile di improvvisazione riferito ad una determinata epoca, oppure uno stile mainstream).
    Tuttavia, una piccola parte del jazz continuerÃ* pure ad evolversi e, in effetti, sta giÃ* accadendo; parlo anch'io, come qualcuno ha giÃ* opportunamente fatto nel forum, di musicisti eccezionali come Tim Berne, Henry Threadgill, Steve Coleman (aggiungerei Butch Morris), ecc. (e chi non conosce la musica di questa gente, corra al più presto ai ripari).
    Però, è un'evoluzione - proprio la musica, spesso straordinaria, dei suddetti lo dimostra - possibile solo accogliendo nel jazz elementi ad esso originariamente estranei e certo non facenti parte della sua essenza: è iniziato, da tempo, un processo irreversibile di globalizzazione che riguarda non solo la musica, bensì tutte le arti ed espressioni umane, un processo in cui anche il musicista è soggetto a stimoli numerosi ed eterogenei.
    Il jazz è programmato forse meglio di qualsiasi altra musica per vincere la scommessa, perchè è una musica "aperta" a livello genetico.
    La scommessa è quella dell'apertura senza smarrire del tutto gli elementi fondamentali del suo linguaggio.
    Scusate la lungaggine, ma mi è venuto così di getto, perchè è un argomento che mi sta molto a cuore, come tutta la grande musica.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  15. #15
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    Re: Riflessione sul momento del jazz...

    Citazione Originariamente Scritto da ropie
    sono un pò stupito da questa discussione, soprattutto perchè si parla di una presunta decadenza del jazz -o come lo vogliamo chiamare- [,,,]
    tenete aperti gli occhi e le orecchie! lì fuori è PIENO di musica incredibile.
    Bravo ropie, giustissimo: in effetti anch'io nel forum di Marsalis avevo espresso delle idee simili; ai tempi in cui Bird iniziò la rivoluzione del Bop, pochi lo conoscevano, ed ancor meno lo consideravano rilevante; mi permisi quindi di osservare che forse nelle 'side alleys' ci può essere ancora qualche 'cat' che miagola sconosciuto ai più una musica nuova ed interessante.
    Un altro problema, se vuoi, è quello di riuscire a 'star dietro' a tutte le novitÃ* musicali che ci possono essere (tralasciando il mercato): come dici tu, su internet trovi una marea enorme di informazioni, ma quali sono quelle valide? Forse si potrebbe aprire un thread con i consigli relativi ai nuovi musicisti alternativi, sconosciuti al mercato, privi di catalogazione. Magari potresti aprirlo tu scrivendoci qualcuno di quelli che ti sembrano interessanti.
    C'è però anche il discorso più ristretto specifico dell'idioma: poliritmìe africane + strumenti musicali occidentali + blues = Jazz :zizizi)) .
    Citazione Originariamente Scritto da zeprin
    Il jazz non e' morto di certo, quello che e' cambiato e' il fatto che oggi e' quasi una musica elitaria e 40 anni fa e + era la musica di tutti giorni. [...]
    Quanto dici è verissimo, ma sopratutto per gli USA: ammettiamolo, in Europa il jazz ha sempre avuto una specie di connotazione snobistica ed elitaria. Di riflesso anche negli USA ha iniziato a diventare una forma culturale ufficializzata: da una parte la cosa è positiva perchè dÃ* una maggiore dignitÃ* all'artista afro-americano, dall'altra c'è il rischio che le radici popolari si inaridiscano.
    Citazione Originariamente Scritto da Ornette
    one, two, one two trhee. four.... :saxxxx)))
    [,,,]
    Mentre per quanto riguarda i giovani, sono pienamente amareggiato di vivere in quest'era, dove per studiare musica devi pagare dei soldi, e ogni percorso è perfettamente studiato per farti arrivare dove altri giÃ* hanno calpestato l'erba, suoni da dio, ma non fai la tua strada, fai quella degli altri.
    [...]
    Quando ti presenti ad un jazzista, e lui non ti regala niente, vuole conservare quello che ha conquistato col tempo, e se lo tiene stretto. a ma se si parla di soldi, io ti do tutto ciò che so, dice lui. e tu no grazie, preferisco sentirmi coltrane, suonarci sopra, sembra essere piu' vicino a me.
    [...]
    Bhe, mi pare che dici molte cose sensate, anche se forse un po' troppo romantiche ;) . Quando Armstrong iniziò a suonare a Chicago, imparò dal Re della cornetta in persona, King Oliver, suonando con lui: ma nel suo caso non conosco nessuno che ne sia poi stato allievo/pupillo! Un po' per dire che ogni artista ha la sua strada ed il suo carattere... Quanto poi alla libera e rivoluzionaria trasmissione della conoscenza, bhe questo credo sia in parte un mito: quasi tutti hanno avuto dei maestri che insegnavano loro privatamente (ai tempi non esistevano scuole o metodi di jazz), e quando si parla di 'pay the dues' (pagare il dovuto), si intende non certo l'aspetto economico; il fatto è che bisogna ricordarsi che in USA la comunitÃ* nera era ed è molto solidale; quando un ragazzino dimostrava talento e passione per la musica, sicuramente trovava dei veterani pronti a trasmettergli la loro conoscenza, senza per altro dimenticare che i grandi musicisti, gli innovatori, hanno sempre e comunque dovuto combattere (e pagare il dovuto) contro gli standard affermati e magari pure contro i loro stessi maestri, per affermare le loro concezioni innovative.
    Per concludere, nel jazz l'apprendimento dei rudimenti, ossia delle frasi con i loro accenti e ritmi, delle melodie e delle progressioni, porta l'allievo a riconoscere i propri idoli; lo studio dei soli realizzati da questi, e la loro esatta riproduzione, porta l'allievo ad un gradino superiore. Nel Jazz è l'IMPROVVISAZIONE la caratteristica fondamentale del linguaggio: devi pagare il dovuto nelle fasi precedenti a questa, ma sinchè non hai trovato il modo di improvvisare senza imitare, e non fai sentire la tua voce caratteristica, non potrai essere comunque accettato dagli altri musicisti come loro pari.

    PS: leggo solo dopo la laboriosa stesura del mio messaggio, la bellissima analisi di MyLadySax e non posso che aggiungere AMEN to THAT (bop-piduh-bidhu-pha)!
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

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