Mi riallaccio a quanto sostenuto da salsax e emiliosansone. Immagino si possa categorizzare la popolazione di sassofonisti in tre fascie.
La prima fascia e' quella dei principianti, i quali gia' hanno problemi basilari ancora da risolvere sul loro strumento. Un principiante che ha problemi di intonazione ed emissione su un tenore e passa al soprano (o viceversa) vivra' gli stessi problemi al cubo e trovera' quindi molta difficolta' nel passaggio.
Vi e' poi una fascia intermedia. I sassofonisti di questa fascia hanno risolto i problemi basilari di cui sopra, e quindi "sanno suonare" (piu' o meno). Per costoro passare da un sax ad un altro non e' un grosso problema: si tratta di lavorarci un po' su, ma in relativamente poco tempo la cosa si fa. In pratica i sassofonisti di questa fascia hanno la tecnica minima indispensabile per passare con poco sfrozo da un sax ad un altro, ed allo stesso tempo non hanno un enorme bagaglio da portarsi appresso. E non si preoccupano piu' di tanto di "adattare il linguaggio" od "interiorizzare lo strumento" perche' questi problemi sono ancora al di la' dell'orizzonte. BTW questa e' la fascia a cui appartengo io, ed infatti proprio in questo momento sto passando dal contralto al soprano. Ho alcuni problemi, so di poterli gestire, ed e' solo questione di "fare amicizia" con il nuovo strumento.
Nella terza fascia ci sono quelli bravi veramente, che hanno una conoscenza piena dello strumento e che vogliono e sanno sfruttarlo sino in fondo. Questi hanno molto da perdere nel lasciare il vecchio strumento per uno nuovo, perche' come diceva ES debbono necessariamente trasferire un grosso bagaglio di conoscenza che sul vecchio strumento e' acquisita e su quello nuovo potrebbe essere trasportabile, sempre che lo sia, solo in tempi molto lunghi.