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Discussione: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

  1. #1

    (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Ho notato che purtroppo è stato un pò dimenticato nel forum allora mi permetto di scriverne una piccola introduzione per chi ancora non lo conosce...

    so long Eric...

    Quando uno può dire: posso fare quello che mi pare con lo strumento e poi....
    Restare una delle persone piu umili...
    Suonare OGNl nota come fosse l'ultima...
    Suonare SEMPRE NON per intrattenere ma per esprimersi senza mezze misure e senza limiti...
    senza inchinarsi MAI a regole estetiche ma anzi cercando tutte le volte di mettere tutto in discussione per amore della musica e dell'espressione...
    Capofila e pioniere dell'avanguardia jazz ancor prima che ne fosse coniato il nome...
    Grande animatore del third-stream ossia i primi e più coraggiosi "esperimenti" di fusione tra il jazz e la classica....
    Ospitare musicisti che sbarcavano in cittÃ* in cerca di ingaggi e togliersi il pane di bocca per questi compagni di avventura anche quando è da un bel pezzo che non mangia...
    Questo e molto altro era Eric Dolphy uno dei più grandi musicisti della storia, attivo, a suo nome, per appena 4/5anni e prematuramente scomparso nel 1964 all'etÃ* di soli 36anni per un diabete fulminante del quale probabilmente non era consapevole...
    Attivissimo collaboratore al fianco di figure leggendarie come J. Coltrane, O. Coleman, Mingus, G. Russell, G. Shuller, J. Lewis e molti altri, i quali non perdevano occasione di suonarci assieme ogni santa volta che lo avevano vicino. queste numerose collaborazioni hanno purtroppo limitato le registrazioni dei propri gruppi...
    Compositore dotato ed avventuroso: alcuni suoi temi non hanno niente da invidiare ai migliori lavori di Monk o O. Coleman, polistrumentista di increndibile capacitÃ* tecnica sul sax contralto, clarinetto basso e flauto traverso sapeva alternarsi a questi strumenti diversi con rara maestria mantenendo in ognuno di questi grande originalitÃ*, incredibile inventiva, disarmante sensibilitÃ* e "disumana umanitÃ*".
    Chi ancora non lo conosce che aspetta a correre a comprarsi un suo disco?
    Va bene uno qualunque!!!
    Si perchè la sua voce unica e "satura" di amore, ironia, inventiva, originalitÃ*, drammaticitÃ* e tanta sinceritÃ* vi ammalierÃ* ed ispirerÃ* intensamente ne sono sicuro.
    Se si volesse procedere per passi consiglio in ordine di preferenza i seguenti titoli:

    ATTENZIONE: causa assuefazione è molto pericoloso procedere per aggiunta successiva... Si finisce per collezionarli tutti come ho fatto io...

    Outward Bound
    Out There
    Far Cry
    The Illinois Concert
    Here & There
    Vintage Dolphy
    Iron Man
    Out To Lunch

  2. #2

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    Sep 2006
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    1,078

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    E' giusto ricordarlo ma non credo che sia dimenticato, ha influenzato Coltrane e altri e a anche se a volte il suo suonare sembra essere rabbioso, Eric ha sempre avuto l'espressione pacata di un santo..(santo non lo era di certo.. :ghigno: )
    L'unica cosa che aggiungerei e' che non e' facilissimo da ascoltare, ci vuole un po di rodaggio alle orecchie per apprezzarlo..
    :zizizi))
    "Music washes away from the soul the dust of everyday life."
    Berthold Auerbach

  3. #3
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    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Grande Dolphy: aggiungerei che sono eccezionali le sue registrazioni con Coltrane sia in studio che durante i concerti.
    Out To Lunch e Far Cry li considero dei classici, e non mi sembrano particolarmente ostici da ascoltare... Certamente i suoi concetti musicali erano molto singolari ed unici: fondamentali anche le sue collaborazioni con Andrew Hill (Point Of Departure), Charles Mingus (Presents Charles Mingus) e George Russell (Ezz-thetics).
    :yeah!)
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

  4. #4

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    mmmmmm .........Eric Dolphy,
    tanto mi affascina il suono di Trane quanto non capisco quello di Dolphy (soprattutto sull'alto),
    alcuni sostengono che provasse a simulare il suono degli uccelli :BHO: :BHO: :BHO: .
    Coltrane ne aveva una grandissima stima (quindi sono certo che il limite è mio).
    Parlando con un batterista provò a spiegarmi che quello che lo affascinava era la scansione ritmica ed il fraseggio . :BHO: :BHO: :BHO:
    Lo ascolto sempre con attenzione ma ancora lo capisco poco.
    (forse tra una decina di anni? )
    ciao fra
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  5. #5

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Il canto degli uccelli lo simulava col flauto, non con l'alto :lol:
    Comunque Dolphy in assoluto è stato uno dei sassofonisti più talentuosi di quegli anni, soprattutto uno dei pochi che ha preso Parker solo come un punto di partenza più che come un punto di arrivo, un applauso anche in veste di arrangiatore per "Africa" di Coltrane e per le giÃ* citate collaborazioni con Mingus :saxxxx))) e come non ricordarlo in "Free Jazz" di Ornette Coleman, alla guida del "secondo" quartetto?
    Sapete che il flauto che Coltrane suonava alla fine della sua vita era appartenuto a Dolphy fino all'ultimo?
    Tenore
    YTS-82z
    Bronze Berg Larsen 110/2
    Vandoren 2 e 1/2 zz
    Contralto
    YAS-25
    Selmer s80 c*
    Vandoren 3 e 1/2 zz

  6. #6

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Citazione Originariamente Scritto da Olatunji
    Il canto degli uccelli lo simulava col flauto, non con l'alto [...]
    si proprio al flauto mi riferivo .
    per il suono all' alto lo capisco poco.
    in realtÃ* mi pare abbia preso una strada assolutamente diversa da Parker .
    Un altista che ha preso Parker solo come punto di partenza mi sembra Steve Coleman ,
    ed infatti è stato in grado di suonare e fraseggiare per poi passare ad altro.
    Di Dolphy non posso dire lo stesso , ma ripeto posto che Trane lo stimava il limite sarÃ* certamente mio.
    ciao fra
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  7. #7

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    da quanto ho potuto "ascoltare attentamente" Dolphy confermo che al contralto mischiava ed estremizzava molto le frasi, patterns e i clichè di Parker, tecnicamente io credo l'avessere ampiamente raggiunto...

    io dentro il suo fraseggio sento tantissimo Parker come approccio/timbro/frase ma poi lui sicuramente personalizzava mooolto il risultato come tra l'altro faceva in tutti gli altri strumenti,
    il suo suono/fraseggio credo che sia tra i più distintivi in tutto il jazz, e questa è la caratteristica principe dei più grandi musicisti.

    da quello che ho letto nelle biografie era un grandissimo ammiratore di Parker, mi pare nella sua autobio Mingus racconta di una festa in casa con vari musicisti che si divertivano e si "cuocevano a fuoco lento" invece Eric era intento solo a tirar giù dei soli di Parker da un disco della collezione di casa...

    per Mingus Parker era il solista più importante e infatti si affezionò molto a Dolphy anche perchè glielo ricordava molto, ma senza "fargli il verso" come tutti gli altri facevano...
    poi aggiungi che Eric era una persona gradevolissima, altruista e geniale quindi naque il grande connubio tra Mingus e Dolphy il quale poi si trovò anche pò "stritolato" dalla presenza di Mingus il quale lo voleva con se sempre mentre lui scalpitava per formarsi un gruppo proprio

    sentite un pò quÃ* che bellezza ragazzi...

    [youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=bKX3U5Pnf5Q[/youtube:i7c3whda]

    [youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=pKDAbp9m5yw[/youtube:i7c3whda]

    [youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=YuiIyDxa750[/youtube:i7c3whda]

    [youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=SwelF_sHoL4[/youtube:i7c3whda]

    [youtube:i7c3whda]http://it.youtube.com/watch?v=MMRAiBFFzzY[/youtube:i7c3whda]

  8. #8

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    credo che molti musicisti di quel periodo (e non solo) abbiano sentito l'influenza di Parker e abbiano provato a capire trascrivendo cosa facesse.

    probabilmente diamo al termine tecnica un significato diverso
    per me tecnica comprende il suono, il volume, l'intonazione , il timbro, l'utilizzo della lingua ecc..
    da questo punto di vista le differenze tra i due (Parker e Dolphy) sono abissali.
    è chiaro poi che il suono ed il fraseggio sono il segno distintivo di un musicista (non diversamente dalla sua voce) ma alla stessa maniera è per me evidente che non è la distinzione indice di grandezza.
    ciao fra

    ps (tra una decina di anni proverò a capire)
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  9. #9

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Citazione Originariamente Scritto da fcoltrane
    ps (tra una decina di anni proverò a capire)
    fai con comodo ...
    anzi per me anche se non provi è perfettamente uguale :lol: ;)

    vedi io non vojo "vendere" Dolphy a nessuno quello che ho postato era solo quello che mi sentivo di scrivere su di lui nell'ottica dell'introdurre un artista importante rimasto un pò in ombra, diciamo per mettere in pò di curiositÃ* intorno a lui a chi non lo conosce

    poi sicuramente abbiamo un'approccio molto distante io e te infatti anche i gusti seguono questa linea.. e questo non determina nulla sono gusti/approcci personali...

    non credo che ci voglia tempo/sforzo, io credo se ti piace davvero lo senti da subito anche se magari uno non se ne innamora perdutamente al primo ascolto...

    Trane stimava moltissimo anche Ayler...per il tuo principio, se ti resta "peso" Dolphy e dici che per lui ci vorranno anni, per Ayler si va agli anni luce... :lol:

    non ti deve mica piacere per forza qualcuno perchè era stimato da Trane

  10. #10

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    cercatevi la raccolta "Vintage Dolphy", lì si sentono in maniera inequivocabile le influenze parkeriane. La sua "vera" voce l'ha trovata in seguito quando ha cominciato a "rimescolare" ed ad estremizzare certi intervalli tipici di Parker. Senza contare il fatto che suonava tre strumenti estremamente diversi tra di loro, "autoinfluenzando" il proprio stile su ognuno di essi pescando soluzioni tecniche magari inusuali sul contralto, ma tipiche del flauto o dei clarinetti, e viceversa.

    una cosa è certa: la sua grandezza è pari alla sua iniziale osticitÃ* per l'orecchio meno preparato! ho avuto la fortuna di affrontare parecchia della sua musica in diverse situazioni, ma ricordo che quando ascoltai per la prima volta "Out to Lunch" lo lasciai sullo scaffale per PARECCHIO tempo...
    Alto Buescher The New Aristocrat/Conn Chu Berry
    Lakey 5*3+Vandoren ZZ 2.5/Forestone 4
    Baritono R&C R1 Jazz
    Pillinger "R" 8*+Vandoren ZZ 3/Forestone 4

    clarinetto basso Leblanc
    clarinetto contralto Noblet
    flauto traverso Jupiter DeMedici

  11. #11

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Citazione Originariamente Scritto da pumatheman
    fai con comodo ...
    anzi per me anche se non provi è perfettamente uguale [...]
    :lol: :lol: :lol:
    provavo a discutere di un musicista (sassofonista) cercando di capire quali sono gli aspetti che mi risultano di difficile comprensione. (evidenziando le mie perplessitÃ*)
    credo si possa (noi sassofonisti siamo sicuramente in grado) discutere provando a superare il
    principio i gusti sono gusti.
    In questo splendido forum che ho scoperto da poco ci sono un bel pò di musicisti in gamba
    che sono sicuramente in grado di spiegare alcuni aspetti (anche solo prettamente sassofonistici) che per altri risulteranno interessanti novitÃ*.

    Ti dirò che a me Dolphy non dispiace affatto (così come ornette coleman) e molti altri sassofonisti. (solo che vorrei capirlo di più).

    ps comunque il riferimento a Parker era un tantino fuor di luogo
    ciao fra
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  12. #12

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Dolphy è stato, per molti anni, la mia ossessione/ispirazione: per un lungo periodo, sono stato definito "dolphiano" nell'approccio improvvisativo che mi caratterizzava... non credo che si possa amarlo di piu' comprendendo da un punto di vista analitico-intellettuale la sua "ricerca" ovvero credo che se anche possediamo una "chiave" di lettura per interpretare questo o quell'artista, ma dentro di noi non "scatta qualcosa"... una sorta di "immedesimazione animica"...a poco o a nulla serve comprendere cosa sta facendo!

    Dolphy era avanti a tutti e conosceva le "regole" meglio di chiunque altro; il piu' "avangarde" dei sassofonisti della fine degli anni '50, era un profondo conoscitore del blues: "Serene" e "245" sono i blues piu' "struggenti" che siano stati composti nel jazz moderno...a mio avviso, insuperati e insuperabili...

    Dolphy non "suona", ma parla con i suoi strumenti...la sua ricerca timbrica-sonoriale, soprattutto al sax contralto e al clarinetto basso è una "trasfigurazione emotiva" di tutte le possibili inflessioni della voce umana: il grido, la risata, il pianto...c'è una grande ironia e humor nel suo stile, a volte non facilmente "decifrabile" perchè la quantitÃ* di "allusioni" o "citazioni cifrate", richiedono una conoscenza musicale che esula dallo "specifico jazzistico"...nonostante, lui si ritenesse un musicista jazz, a tutti gli effetti (anche Zappa, che ha scritto un brano dedicato a Dolphy, si riteneva un intrattenitore, un musicista rock: ma non c'era un musicista rock che era come lui o che poteva nemmeno lontanamente paragonarsi a lui!)

    La sua "ascendenza parkeriana" al contralto è fin troppo evidente: non esiste nessun sassofonista del jazz moderno (contraltista in particolare, ma non solo...) che non abbia dovuto fare i conti con l'ereditÃ* lasciata da Parker; ma è evidente che ciò non significa "scimiottare" o copiare Parker...ma trarre dal "linguaggio parkeriano" quelle "implicazioni" insite in un simile stile che ha rivoluzionato l'improvvisazione nel jazz: in tal senso, anche Ornette Coleman, deriva da Parker...solo che da una prospettiva del tutto diversa rispetto a Dolphy!

    Esemplificando...Parker sostituisce gli accordi del "turnaround" (la cadenza canonica II V I che ribadisce il "ritorno" all'impianto tonale di un brano) e gioca a "variare/sostituire" in continuazione gli accordi di "I got rythm" di Gershwin (sorta di brano "archetipo" sulla cui struttura armonica "riveduta e corretta" sono stati creati "jazzisticamente" centinaia di altri "brani") oltre che sulla struttura canonica del blues; Dolphy fa un' operazione piu' sofisticata e "concettuale": la sua preparazione "accademica" gli consente di "sovrapporre" agli accordi base di qualunque brano, un'altra serie di accordi...nella fattispecie, dal punto di vista verticale, la sua è un'improvvisazione politonale...questo, in misura maggiore, quando suona il sax contralto...

    Sul clarinetto basso, la sua "maestria" si esplica nel deformare la melodia piu' anodina o sensuale...per farne una "surreale caricatura"...inoltre, certe sue "sperimentazioni" nelle fascie piu' gravi dello strumento ricordano la musica pigmea: gli "effetti armonici" del djdgeridoo...

    Sul flauto, sembra piu' rivolto alle ricerche delle avanguardie europee del primo e secondo Novecento: pur avendo "rivitalizzato" il "lessico flautistico" di nuova energia, in realtÃ*, va segnalato che non userÃ* mai l'"ultrasoffio" (come faceva un altro grande polistrumentista, Rahshan Roland Kirk) ma si concentrerÃ* soprattutto sulle possibilitÃ* della fascia acuta (soprattutto nelle sue "chiusure a mulinello") e durante la sua ultima fase sugli "effetti multifonici"...l'agiografia che vuole Dolphy che imita gli uccelli, mi appare come una "cartolina naif", irreale e poco credibile: in Europa, c'era un compositore, Olivier Messiaen, che studiava "musicalmente" il canto degli uccelli, trascrivendo sulla carta i loro versi...e li inglobava nel suo "linguaggio compositivo" (ascoltate "Oiseaux esothiques" per ensemble orchestrale e "Le merle noir" per flauto e pianoforte...su Youtube esistono buone versioni...)...Dolphy ha conosciuto Messiaen (in senso compositivo) per tramite di G. Schuller, così come ebbe modo di conoscere Edgar Varèse (personaggio unico delle avanguardie del Primo Novecento: a lui si deve il primo brano per sole percussioni "Ionisation" quanto il primo brano di musica elettronica della tradizione musicale europea, realizzato con le onde Martenot "Poème electronique") il quale gli diede alcuni consigli circa l'esecuzione di "Density 21,5" per solo flauto, che Dolphy eseguì pare in un paio di contesti "third stream"...
    Dolphy, come Zappa, era "ossessionato" dalle "fascie sonoriali estreme" quanto dalle "assimetrie ritmiche": entrambi, ricercavano "nuovi effetti armonici/melodici"...che rivelassero la "densitÃ*" del tessuto sonoro...armonie di timbri...tipici della "ricerca varèsiana"...

    C'è una "teatralitÃ* fonica surreale" nell'universo espressivo di Dolphy...esemplare e irripetibile, per bellezza e amaro sarcasmo, il suo duetto finale con Mingus nel brano "What love"...il suo ultimo disco (ahimè) "Out the lunch" è in realtÃ* il suo primo: era l'inizio di un "percorso personale" che aveva cercato e finalmente trovato, a costo di immani sacrifici e di derisioni/denigrazioni non facilmente "sopportabili"...

    Dolphy è il "nume tutelare" del jazz europeo (l'ho giÃ* abbondantemente spiegato nell'apposito topic)...la sua "anima", a mio avviso, ha lasciato una lezione ineguagliabile, ancora attuale: improvvisare non significa seguire "clichè" o strade giÃ* conosciute...perchè in quel caso l'improvvisazione sparisce e diventa "variazione accademica" su un "canovaccio" conosciuto o giro d'accordi (la "nomenclatura" della "didattica jazz", oggi, insegna a "variare"...non a improvvisare!)...l'improvvisazione è come la vita... pensi a qualcosa, fai progetti... e nel frattempo attorno a te succede altro...e sei costretto a dare una risposta immediata, provvisoria ma necessaria...il resto è solo retorica!
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  13. #13

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    mmm... ero certo che nel forum c'era qualcuno competente.
    metto giÃ* le mani avanti perchè questo intervento no sembri una sterile provocazione polemica.
    quando mi dici "immedesimazione animica" mi trovi scettico perchè è un pò come la discesa dello spirito santo.
    credo poco alla immedesimazione se non è accompagnata da una comprensione .
    spesso mi confronto con musicisti e quello che cerco sono proprio quelle chiavi di lettura che mi aiutino a capire.(non certo per amare ma solo per comprendere).
    se fossi un semplice ascoltatore probabilmente mi accontenterei di seguire il mio gusto senza altra curiositÃ* ma avendo la pretesa di suonare il sax preferisco essere curioso.
    la analisi di un artista (trascrizione analisi armonica melodica ascolto del suono ) è l'unica strada che conosco per provare a capire cosa suona.
    l'influenza parckeriana la sento in molti sassofonisti (in termini di fraseggio suono utilizzo di accordi esposizione del tema... )ma in dolphy la si sente davvero poco.
    (sarÃ* mio il limite ma evidente non mi sembra affatto).
    tutti le tue osservazioni mi sembrano interessanti (ed infatti ora vado ad ascoltare i riferimenti al blues alla voce ecc...).
    per quanto riguarda l'improvvisazione credo però che la tua semplificazione sia un po contrastante con l'idea che in Dolphy vi sia una ascendenza parkeriana.
    parcker rispetta delle regole (anche nelle sostituzioni).
    dolpy sembra non rispettare alcuna regola.(magari ci fosse qualcuno in grado di smentirmi
    con riferimenti solidi)
    il linguaggio di parcker comporta la conoscenza di alcune regole (un pianista americano b Harris ancora oggi prova ad insegnarle facendo interessanti seminari anche in italia) .
    in pratica sostenere che ad alcuni accordi se ne sovrappongano altri senza trovare le regole in base alle quali questa sovrapposizione avviene è un po come dire:



    o suoni le note dell'accordo o suoni le note estranee all'accordo o fai un po e un po.



    ciao fra
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  14. #14

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Errata corrige:
    "Parker sostituisce gli accordi del turnround..." in realtÃ* "Parker estende gli armonici degli accordi..."
    Le "sostituzioni", nel vero senso, saranno effettuate successivamente da Coltrane...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  15. #15

    Re: (piccola) Introduzione a Eric Dolphy!!!

    Esistono delle regole della "politonalitÃ*", che non posso spiegarti, in questo contesto...il "cromatismo esasperato" da Parker in poi ha portato inevitabilmente al "cromatismo armonico" fino ai cluster... Se vuoi una spiegazione, la trovi sul "Chromatic concept" di Liebman oppure se ti studi i fondamenti melo-armonici del "Thesaurus" di Slonimsky, approfondendo le "ambiguitÃ* tonali" che certe soluzioni melo-armoniche possono offrire o il "Manuale di armonia" di Schonberg soprattutto per ciò che concerne le funzioni strutturali dell'armonia...Charles Ives, in America, faceva esperimenti con i quarti di tono fin dalla fine dell'Ottocento (e in tal senso, non ci sono, almeno in Occidente, teorie di riferimento)...le "innovazioni" sono sempre spiegate a posteriori...un artista deve fidarsi, anche del suo "intuito"...se spiega tutto...è un "contabile" o un impiegato mancato...infatti gli "impiegati" o "accademici" sono degli "avvoltoi" che riducono a macerie o a banalitÃ*
    le "intuizioni" degli artisti...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

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