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Discussione: Libri sui saxofonisti

  1. #1

    Libri sui saxofonisti

    Come abbiamo giÃ* collaudato con i film, mi sembra buona cosa raccogliere qui tutti i libri da voi letti e non su i saxofonosti....

    Lettori dateci dentro!!!!!!!!!!

    :yeah!)
    Alto Yamaha 82z UL del 2007
    Vandoren V16 T6 / Legere Signature 3

    Ten. Selmer Super Action Serie II del 1988
    Vandoren Optimum AL4 / Legere Signature 3

  2. #2
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    Appena terminato: Blue Train - La vita e la musica di John Coltrane di Lewis Porter. Biografia molto bella e ricca di analisi della sua musica (trascrizioni di assoli, analisi di Giant steps, A love supreme ecc). ! 18 euro ben spesi

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Blue Train
    Appena terminato: Blue Train - La vita e la musica di John Coltrane di Lewis Porter. Biografia molto bella e ricca di analisi della sua musica (trascrizioni di assoli, analisi di Giant steps, A love supreme ecc). ! 18 euro ben spesi
    Quoto, grande libro

  4. #4
    ho comprato un pò di tempo fa nobody else but me libro di dave gelly su stan getz............l'ho preso su internet ma quando è arrivato .................santapolenta era in inglese :cry: lo stò leggendo a passi da lumaca con il dizionario alla mano :oops: lo finirò per il 2020 :cry: :cry: :cry:

  5. #5
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    :lol: Allora nel 2020 facci sapere se ti è piaciuto!... :grin:
    Tenore: Rampone & Cazzani "R1 Jazz "
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    C Melody: Conn "New Wonder I" 1925
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  6. #6
    non mancherò........abbiate fiducia..............se la fortuna mi assiste direi anche 2018-2019 :lol:

  7. #7
    Beh guarda il lato positivo: fai un po di esercizio con l'inglese e potrai pavoneggiarti di leggere i libri in madrelingua ;) :lol: :lol:
    [size=92]Alto Selmer Serie III
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  8. #8
    si ,si hai ragione ;) ma se dovessi trovarlo in italiano porcocane vedi se non lo prendo :lol: :lol: :lol: :lol:

  9. #9
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    Ho letto "Blue train", il migliore, poi, sempre su trane, "Al posto della libertÃ*" (vittorio Giacopini) e "Un sax sulle vette e negli abissi dell'Io" (Marcello Piras), su Rollins "Lo Zen e l'arte della manutenzione del sax" (Maurizio Giammarco), su Garbarek "Il canto profondo del nord" (Michael Tucker), veramente bellissimo, su Charlie Parker "Bird e il mito afroamericano del volo" (Gianfranco Salvatore). Vi bastano? Ah, fra qualche tempo ne faranno uno su di me, non vi dico il titolo, ma cercatelo e leggetelo! :lol: :lol: :lol:
    Tenore Grassi Ammaccato '77
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  10. #10
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    Io sto leggendo "Ascension, vitas e opere di Coltrane". A me non pare male. Forse un po' troppo... biografico!
    Tenore: Rampone & Cazzani "R1 Jazz "
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  11. #11
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    Qualche mese fa è uscito un libro di Ben Ratliff sulla vita di John Coltrane.

    http://www.libreriauniversitaria.it/col ... 0374126063

    Sul settimanale "The economist" ho trovato una bella recensione di questa opera: l'ho tradotta in italiano, spero che il risultato sia accettabile.

    INSEGUENDO IL TRANE

    "Coltrane: the story of a sound" di Ben Ratliff

    Il punto chiave della biografia scritta da Ben Ratliff è l'idea che John Coltrane, sax tenore e soprano, sia stato non solo un eccelso musicista, ma anche l'ultima importante figura nell'evoluzione del jazz. Infatti, il jazz sembra essersi smarrito dopo la sua morte avvenuta nel 1967 all'etÃ* di 40 anni.

    Ratliff è un critico jazz del “New York Timesâ€. Nella biografia, egli trascura largamente la vita privata di Coltrane. Come ogni jazzista, Coltrane si è ubriacato e ha assunto droghe abbastanza precocemente, in seguito passò la vita in sobborghi cittadini per molto tempo. Piuttosto, si tratta di una biografia del sound di Coltrane: un suono pressante, intenso e non vibrato che il sassofonista ha costantemente innovato (non come molti musicisti jazz, che professionalmente sono rimasti nel solco confortevole dell’immutato e al massimo si sono reinventati una o due volte nella vita).

    Il sound di Coltrane, a differenza di quello di Charlie Parker, non appare pienamente formato alle orecchie del pubblico. Coltrane sembra fare le sue prime mosse tardi e con esitazione. Aveva circa 30 anni quando raggiunse una sicurezza e fu in grado di sfruttare la sua tecnica fenomenale e la sua padronanza degli standard jazz attraverso uno stile spinto e pressante, tramite soli pieni di riffle e cascate di scale e arpeggi. Gli anni ’50 sono stati eccezionali per il jazz. Nonostante le jazz band non fossero più commercialmente vitali, il rock ‘n’ roll non le aveva ancora affondate. L’effervescenza si trovava nei piccoli club dove i quartetti e i quintetti suonavano dal vivo e Coltrane ebbe la fortuna di essere stato scelto come spalla da due superbi leader e insegnanti come Miles Davis e Thelonious Monk.

    Ma per Coltrane, tutto ciò è stato l’inizio del viaggio, non la fine. Inizialmente, tentò di ingolfare sempre più l’armonia jazz occidentale, con una struttura degli accordi sempre più densa. Entro breve, anche la sua tecnica esauriva tali possibilitÃ*. Iniziò ad abbandonare l’armonia, virando verso modi che sembravano parlare di cose antiche: storia africana e dei nativi americani, potere spirituale orientale, amore universale. Poi anche i modi iniziarono a scomparire. Molti suoi ascoltatori lo abbandonarono quando incoraggiò musicisti più caparbi e giovani ad entrare nel gruppo; così, i componenti regolari della sua band se ne andarono. Alla domanda di un giornalista giapponese, che nel 1966 gli domandò cosa desiderasse diventare nei 10 anni a seguire, Coltrane ribatté semplicemente che voleva essere un santo.

    E questo è ciò che è diventato in molti ambienti, dopo la sua morte. Secondo gli aderenti al culto, alla fine la musica di Coltrane è ascesa ad un piano di intensitÃ* che sfiora la divinitÃ* e che non può essere messa in discussione. A San Francisco esiste una Chiesa dedicata a San John Coltrane: all’inizio, i fondatori dichiararono che il musicista era una reincarnazione di Dio, ma più tardi lo retrocessero alla santitÃ*.

    La biografia scritta da Ratliff è particolarmente efficace per la sua esplorazione del periodo successivo alla morte di Coltrane. La presenza musicale di Coltrane è così potente che anche oggi i musicisti jazz, in particolare i suonatori di strumenti a fiato, sono influenzati da essa (non meno si definiscono in netta contrapposizione con essa). Ma Ratliff compie una analisi dell’affermazione che il jazz, come forma di evoluzione di un genere popolare, sia morto con Coltrane e quest’ultimo sia proprio colui che lo ha ucciso attraverso la demolizione della struttura armonica, la distruzione del senso di swing, portando il piacere e il divertimento fuori dal jazz verso una estasi dell’appagamento. Robert Lowell, un poeta americano, nei suoi ultimi componimenti scrisse “monotonia del sublimeâ€: questo potrebbe essere applicato a Coltrane.

    Ratliff ritiene Coltrane non colpevole dell’accusa di aver ucciso il jazz. Ma è dura sottrarsi a quel sentimento, sia tra quei jazzisti che lo hanno seguito verso i confini più selvaggio o tra coloro che hanno fatto ogni sforzo per riportare il linguaggio alle prime forme armoniche, che il jazz abbia decretato la sua fine da quando egli se ne è andato.

  12. #12
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    Grazie Skagnozzo per l' ottimo articolo e la comodissima traduzione, veramente un buon lavoro!
    Da parte mia sono "completamente d' accordo a metÃ*" con l'affermazione "il jazz sembra essersi smarrito dopo la sua morte avvenuta nel 1967 all'etÃ* di 40 anni"

  13. #13
    Mitico skagnozzo...!!!!

    Gran bella recensione, nonchè ben tradotta...

    Comlimentoni e Grazie mille...


    Anche io sono parzialmente d'accordo cn l'idea che il Jazz sia morto assieme a John.... O per lo meno che il Jazz d'epoca sia morto in quel periodo....
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  14. #14
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    .... Aggiustò bene il suo sassofono del 1898 e aspettò il suo turno . quando fu il suo turno, Charlie salì sulla pedana. retto dagli accordi di piano di Lawrence Keyes e dalla sezione ritmica, cominciò con precauzione il suo assolo. Keyes lo accompagnava diligentemente e la tromba di James Ross lo incoraggiava. Charlie completò due ritornelli del suo ibrido melodico. Jimmy Keith, magro, con i suoi baffetti a punta, gli stava a fianco con aria di protezione. Una forza demoniaca lo spinse a forzare la fortuna e a tentare un' innovazione. Forse in quel momento pensava di essere sul palco del Reno e nella perfetta padronanza dello strumento. Scelse Body and Soul, suonò un intero ritornello poi, nel successivo, tentò di doppiare il tempo. La sezione ritmica seguì il raddoppio, ma gli effetti ritmici che Charlie riteneva pronti a scaturire dalle sue dita non si fecero sentire: c'erano grossi problemi tecnici. Mancò una nota poi fece un fatale errore di tempo; Charlie esitò a un break: un silenzio di morte cadde nel club ..... Charlie scese dalla pedana, piangeva come un bambino. Rimise il sax nella sacca e andò a casa. Pianse e non suonò più per tre mesi ---

    Il Charlie era ovviamente Parker ed il brano è tratto da Bird Lives (in italiano il libro si intitola Charlie Parker, autore Ross Russell).
    Nel brano riportato c'è il primo tentativo di partecipazione ad una jam .... le cose andranno sicuramente meglio in seguito

    Questo sondaggio mi ha fatto venire voglia di rileggerlo e ... lo consiglio anche a voi!

  15. #15
    Visitatore
    Ciao
    Da Ashley Kahn ho potuto leggere due libri stupendi:
    A Love Supreme, Storia del capolavoro di John Coltrane e, ancora che non era saxofonista, Kind Of Blue The Making Of The Miles Davis Masterpiece. Ma, certamente l’ho fatto in spagnolo, hehehe…
    Forse si ha parlato bene di questi due libri, ma non c’è male ricordargli, secondo me.

    Saluti

    Martine

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