Raccontata come una favoletta, potrebbe "apparire"... come tu riassumi, MyLadySax...ma ci sono questioni un po' piu' complesse che è difficile definire in modo completo o quanto meno accettabile. Per ciò che concerne il blues, le "influenze mediterranee" e le "coincidenze" con le musiche del Sud Italia, sono state ampliamente dimostrate dalle ricerche di Lomax e Carpitella...per ciò che concerne il "collegamento"...popolazioni delle foreste pluviali con "linguaggio percussivo poliritmico" e influenza diretta di questo sul jazz, a mio avviso, non è dimostrabile...c'è chi si accontenta anche fra gli studiosi di questa "suggestione"...ma ci sono una serie di "variabili socio-antropologiche" a cui non è possibile rispondere con certezza e che cercherò ora di evidenziare.
1) Come si fa a stabilire se le "deportazioni forzate" degli Africani, nelle Americhe, fossero omogenee dal punto di vista etnico
ovvero che gli "schiavi" deportati nelle varie regioni dell'America del Sud, provenissero dallo stesso ceppo sociale e culturale?
Lo schiavismo era praticato anche tra le varie tribu' o regni africani in lotta fra loro...se, ad esempio, veniva catturato un guerriero che nella sua tribu' aveva anche "funzioni musicali"...in che modo veniva integrato nel nuovo contesto? Era considerato un "animale da soma" o c'era la possibilitÃ* di un "riscatto integrativo" in termini sociali, stabilito da particolari riti o prove di coraggio o quant'altro? E se sì...gli veniva riconosciuta la sua "vecchia funzione" o gli si attribuivano altri compiti specifici?
2) C'è chi sostiene che l'idea di ridurre in schiavitu' i popoli africani (o quanto meno una buona parte di questi) sia venuta agli spagnoli e portoghesi, emulando un costume e una credenza tipica del popolo Tuareg: i Tuareg, credevano inferiori le popolazioni di colore, presenti sulla costa...e spesso e volentieri, essendo un popolo di razziatori, saccheggiavano e riducevano in schiavitu', anche i bambini...l'unica nota "positiva" è che li integravano all'interno del loro gruppo sociale affidandoli dei compiti specifici e si prendevano cura di loro, ad esempio, se si ammalavano o fino alla vecchiaia; ma è vero, anche, che incominciarono ad usarli come merce di scambio con gli Europei per avere armi o altre masserizie e in taluni casi aiutavano, come guide, i "negrieri"...i quali dovevano raggiungere un certo "contingente umano" prima di partire per le Americhe e quindi deportavano piu' tribu', piu' popolazioni...insomma, quando questi "sfortunati" venivano imbarcati potevano provenire tanto dalle zone interne quanto da quelle sulla costa...
3) Le popolazioni sub-sahariane dell'interno, dal punto di vista musicale, non possedevano solo "qualitÃ* melodiche" (come giÃ* ho descritto) ma anche una tradizione ritmica vivace e a suo modo di una certa complessitÃ*...
4) La poliritmia è piu' evidente e tangibile, nelle musiche delle zone caraibiche e nel Brasile (anche queste zone furono, per lungo tempo, attraversate da flussi di schiavi deportati per lavorare nelle piantagioni di caffè, canna da zucchero ecc.)
5) Dov'è la poliritmia, nel jazz delle origini? La "contaminazione europea" è piu' evidente di quella africana...la radice africana appare come "ri-appropriazione culturale" a partire dal be-bop in poi...ma come dire...nel frattempo gli "schiavi" erano un triste ricordo...anche se rimaneva la "segregazione razziale"...
6) Sono passati 91 anni, da quando fu inciso il primo disco di jazz...era il 1917...dalla "Original Dixieland Jass Band"...direttore era un italo-americano, figlio di emigrati siciliani: Nick La Rocca.
Gli italiani o meglio gli italo-americani hanno dato un contributo alla nascita e agli sviluppi del jazz notevole: dopo tanti anni di "oscurantismo"...è stata fatta luce anche su questo aspetto...ma questo è un altro discorso...