Pagina 2 di 5 PrimaPrima 1234 ... UltimaUltima
Risultati da 16 a 30 di 75

Discussione: Cosa ne pensate del jazz europeo?

  1. #16
    Visitatore

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Guarda, io non mi dilungo in nomi, paragoni, date, innovazioni, esplosioni di masse etc, anche pèerchè ne so ancora troppo poco..

    l'unica cosa di cui sono molto sicuro è che quando un "Negro" mette le mani, bocca, bacchette su uno strumento, è tutta un altra cosa. Clapton lo sentivi suonare e dicevi: però..niente male,.. ma quando Hendrix poggiava le dita su una corda, la faceva piangere. Loro hanno la capacitÃ* di incendiare la musica..

    La musica afroamericana mi fa impazzire... e secondo me, apparte precedenti europei, vedi musica classica, Loro sono di gran luga piu' geniali , sono magici. magici e magnifici.

  2. #17
    L'avatar di Sax O' Phone
    Data Registrazione
    Mar 2008
    Località
    Boplicity, Birdland
    Messaggi
    2,478

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Citazione Originariamente Scritto da Ornette
    [...]
    La musica afroamericana mi fa impazzire... e secondo me, a parte precedenti europei, vedi musica classica, Loro sono di gran luga piu' geniali , sono magici. magici e magnifici.
    Anche se queste generalizzazioni possono sembrare scontate se non addirittura banali, proprio in questi giorni mi capitava di fare la stessa riflessione: non posso che essere d'accordo con te.
    Detto questo, nell'evoluzione del jazz Europeo, o comunque bianco (Jim Crow), trovo anche dei musicisti che mi entusiasmano, ma è vero! in maniera differente da quelli Afro-Americani.
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

  3. #18
    Visitatore

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Inanzitutto volevo ringraziare Sax o' Phon, per il suo intervento, che mi ha dato la speranza, che qualcuno ognitanto legga i miei messaggi. ;P


    Per rispondere, certo, può essere banale generalizzare così, ma in effetti è vero. Il sound di un "Nero" lo riconosci giapprima di vedere il suo colore. SarÃ* il Mojo heheehe

    stammi bene e grazie della risposta :saxxxx)))

  4. #19

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Proverò a dire la mia.

    Occorre definire il jazz europeo:

    1.Jazz europeo come il jazz suonato in Europa.
    Definizione che non tiene conto né dello stile né della nazionalitÃ* dei musicisti.
    Per es., in tale accezione è di jazz europeo anche un concerto di Roscoe Mitchell a Roma così come non è di jazz europeo, bensì giapponese, un disco di Peter Brotzmann prodotto e registrato a Tokio.
    Non vi è dubbio che, in tale accezione, il jazz europeo esiste almeno dagli anni ’20 dello scorso secolo.

    2.Jazz europeo come jazz suonato dai jazzisti europei.
    Definizione che tiene conto della nazionalitÃ*, ma non anche dello stile dei musicisti.
    Per es., in tale accezione è jazz europeo anche quello di Massimo Urbani, che è stato uno straordinario altosassofonista italiano di jazz, ma stilisticamente vicino ai grandi sassofonisti afroamericani.
    Anche in tale accezione, non vi è dubbio che il jazz europeo esiste, sin da quando i primi musicisti europei, al volgere degli anni ’20 dello scorso secolo, si cimentarono con quella che veniva pure detta “musica sincopataâ€.

    3.Jazz europeo come jazz che presenta marcatamente peculiari caratteri distintivi derivanti dalla musica accademica.
    Definizione che tiene conto dello stile, ma non anche della nazionalitÃ* dei musicisti.
    Per es., in tale accezione è jazz europeo tanto quello di certa produzione dello statunitense Dave Brubeck (“Blue Rondò a la Turk†è un rondò parte in 9/8 parte in 4/4 che impiega il procedimento della fuga) quanto quello di alcune composizioni dello svedese Lars Gullin (Primula Veris, Laburnum Vulgare).
    Anche in tale accezione, non vi è dubbio che il jazz europeo esiste, specificamente nello stile di ogni jazzista che, più o meno consapevolmente, sia europeo, americano, afroamericano, africano o siberiano, utilizzi elementi musicali propri della musica colta europea o di derivazione europea.
    Tale definizione può essere molto utile allo studioso, ma è fuorviante, poiché, giÃ* quando, nei primi del ‘900, è nato il jazz, la musica accademica esisteva pure negli Stati Uniti e molti dei primi jazzisti creoli la conoscevano bene e ne vennero influenzati.

    4.Jazz europeo come jazz suonato da jazzisti europei che presenta peculiari caratteri distintivi derivanti dalla musica popolare di una determinata area geografica dell’Europa.
    Definizione che tiene conto sia dello stile sia, ancorché implicitamente, della nazionalitÃ* dei musicisti.
    Per es., in tale accezione è jazz europeo quello di certa produzione del norvegese Jan Garbarek che si fonde con le suggestioni della musica popolare norvegese (“Rosenfoleâ€, ECM) o della formazione Mahanada (“Taranta’s Circleâ€, Splash Records) che si rifÃ* ai ritmi della tarantella e della pizzica.
    Il jazz europeo così inteso è solo una possibilitÃ* nell’ambito più ampio dell’ethnojazz, che, com’è noto, ha radici negli anni ’60.
    Tuttavia, più che jazz europeo è, di volta in volta, jazz norvegese, jazz italiano, jazz del Sud Italia, jazz balcanico, e chi più ne ha più ne metta.

    5.Jazz europeo come jazz suonato da jazzisti europei che presenta peculiari caratteri distintivi derivanti sia dalla musica popolare di una determinata area geografica dell’Europa sia dalla musica accademica.
    La definizione fonde le ultime due, per cui rinvio a quanto detto sopra.

    In conclusione: il jazz europeo, come categoria a sé, non esiste - dal momento che tra "Uno" dei Mahanada e "Rosenfole" di Jan Garbarek non c'è meno differenza di quanto ce ne sia tra "Uno" dei Mahanada e "I'm All for You" di Joe Lovano -, se non:
    - nella misura in cui sia in "Uno" che in "Rosenfole" la componente africana del jazz (il blues feeling, per esempio) appaia meno marcata (non vi è dubbio, infatti, che, soprattutto nei primi decenni di diffusione del jazz nel Vecchio Continente, i musicisti europei siano stati molto meno esposti, rispetto ai colleghi d'oltreoceano, alla musica nera);
    - se non nella misura in cui sia "Uno" che "Rosenfole" si alimentino di tradizioni popolari del tutto (o quasi del tutto) assenti negli Stati Uniti.

    Ancora una riflessione: il caso Django Reinhardt mi pare atipico, perché il grande chitarrista, nato in Belgio e vissuto la maggior parte della sua vita a Parigi, ha sì attinto dalla musica europea (sia colta che popolare), ma soprattutto dalla musica dei manouche (zingari alsaziani), essendo manouche egli stesso; musica manouche che, pur venendo a contatto con la musica europea, non ha, fino ad oggi, perduto le sue peculiaritÃ* distintive.
    E’ bello, cmq, pensare che colui il quale è ritenuto l’iniziatore del jazz europeo attinse, in realtÃ*, da una musica senza nazionalitÃ* (scusate, a volte mi faccio prendere dai sentimenti).

    Considero queste semplici riflessioni della cui veridicitÃ* non ho affatto certezza, per cui invito tutti a integrarle o contestarle, con la speranza che, alla fine, possiamo raggiungere almeno una veritÃ* condivisa.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  5. #20
    L'avatar di Sax O' Phone
    Data Registrazione
    Mar 2008
    Località
    Boplicity, Birdland
    Messaggi
    2,478

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    MyLadySax, che dire, mi ha molto colpito la tua osservazione circa Reinhardt che trovo verissima. Si potrebbe anche pensare che la musica Manouche potrebbe in realtÃ* risalire ai raga Indiani, parlando di Gitani. Per ora posso solo commentare con le parole di Goethe: 'Se nell'Universo ti vuoi orientare, prima divider devi, e poscia unire'.
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

  6. #21

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Decisamente apprezzabili le "finestre interpretative" di MyLadySax...credo, tuttavia, che una serie di dinamiche storico-culturali abbiano contribuito a spostare l'evoluzione del linguaggio jazzistico in Europa: il "free" degli anni '60 (quello di Coltrane, Ayler, Taylor, Coleman ecc.) è stato l'ultimo aspetto estremamente nero, alternativo e fortemente politicizzato della musica afro-americana.
    A onor del vero, credo che certe attribuzioni "politicizzate" siano state (in piu' casi) strumentali piu' che effettive: quando i giornalisti domandavano a Coltrane, se la sua musica esprimesse la rabbia e la frustrazione dei nero-americani...Trane, rispondeva parlando di pace universale, di amore...non certo, di "orgoglio nero" o lotta armata, cara ai "Black Panthers"...Inoltre, bisogna dire che solo la "borghesia nera" e una certa "intellighenzia bianca", borghese di sinistra e/o "radical-chic", apprezzava il "free-jazz"...la "base" degli afro-americani si identificava musicalmente maggiormente con le forme del "rythm and blues" e "soul" sofisticato dell'epoca...Successivamente, tutti i musicisti che contribuirono a far nascere la Scuola di Chicago (AACM), manifestarono un'intenzionalitÃ* socio-didattica e motivazioni artistiche sempre piu' sperimentali...il movimento d'avanguardia afro-americano si trasformò in un'organizzazione istituzionale...con tutto il gran polverone e "ambiguitÃ*" che ciò generò...gran confusione tra tecnologia e progresso, apertura verso tutti i generi musicali e nello stesso tempo idee di chiusura (non solo musicale, ma anche umana...), gesti apparenti e idee piu' o meno abbozzate o contradditorie...la fine di ciò che il jazz era stato...
    Ovviamente, ciò ha comportato, negli USA, un cambiamento significativo di "percezione/fruizione" del jazz: perduta la sua "diversitÃ*", non riflettendo piu' una visione o "modalitÃ* spirituale" del "sentire"...riuscirono a "sopravvivere" solo quei musicisti e quelle forme "jazz" funzionali ad un mercato in grado di trasformare sogni ed utopie in prodotti vendibili su larga scala, caratterizzati da una professionalitÃ* il cui "accademismo manieristico" era diventato l'unico segno distintivo: sotto questa luce è possibile inquadrare tanto i fenomeni musicali "estetizzanti" degli anni '50 dei vari Brubeck, Mulligan, Modern Jazz Quartet ecc. quanto quelli piu' recenti di Marsalis, Sanborn, Brecker, Kenny G. & C.
    L'Europa era così diventata l'ultimo approdo per quei musicisti che intendevano proseguire la loro "ricerca" e nello stesso tempo volevano continuare a lavorare con la loro musica e non con ciò che il "mercato" imponeva: l'antesignano di tale "emigrazione" fu Eric Dolphy...a seguire Lacy, molti esponenti dell'AACM (per la cronaca...l'Art Ensemble of Chicago nacque occasionalmente per una tournée europea nel '78...per il successo inaspettato che ebbero soprattutto a Parigi, decisero di rimanere insieme...il resto è storia!) ma anche musicisti della "vecchia generazione"...uno fra tutti, il grande "giramondo" Tony Scott!
    A mio avviso, la figura di Dolphy è stata il "nume tutelare" di tutti gli sviluppi d'"avanguardia" che il jazz ha avuto in Europa e non solo...il multi-strumentismo, la ricerca timbrico-formale, l'esplorazione strumentale verso le "fascie ardite", il vorace interesse verso le forme "colte" quanto per le tradizioni musicali "orali"...dopo di lui, un'infinita schiera di musicisti adotteranno il clarinetto basso (Breuker, Brotzmann, Portal, Trovesi, Surman, Pilz ecc.)...
    Olanda e Germania, in primis, (soprattutto perchè questi Stati offrivano sovvenzioni economiche ai loro "free musicians") (seguite poi, dalle altre nazioni europee) iniziano ad "elaborare" l'idea di un "jazz nazionale": il "free" aveva liberato il jazz da una vasta gamma di "doveri rituali" e quindi poteva ora essere "interpretato" dai musicisti europei come emancipazione dalla radice nera, affrancandoli dal dover imitare i grandi della storia del jazz...la pratica musicale dadaista del duo Mengelberg/Bennink (sezione ritmica europea di Dolphy)...il teatro musicale irriverente di Breuker...l'estremismo "fonico" di Brotzmann...diventano i "simboli" di un "nuovo agire musicale" che contaminerÃ* l'intero Vecchio Continente...
    Il recupero di materiali musicali di varia provenienza diventa il nuovo modo di considerare la musica...negli anni '70, il "settorialismo" è cancellato... complice un certo populismo demagogico, all'epoca imperante, della libera espressione...e il proliferare dei "circuiti alternativi"...il pubblico giovanile viveva la musica senza suddivisioni o sottospecificazioni di genere: per cui, lo stesso pubblico lo si trovava ad un concerto "free", ad un concerto di musica contemporanea, folk, rock o cantautorale... La musica europea basata sulla libera improvvisazione nata con il contributo degli "esuli americani" si caratterizza nella gestione diretta del proprio lavoro (autoproduzione) al di fuori dell'industria commerciale e nella solidarietÃ* cooperativistica fra i musicisti...senza l'Europa, musicisti come Braxton, l'AEOC e tanti altri...non avrebbero raggiunto una certa agiatezza economica, nè sarebbero diventati famosi...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  7. #22

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Ritengo particolarmente utile alla discussione il seguente spunto di Juggler: "A mio avviso, la figura di Dolphy è stata il 'nume tutelare' di tutti gli sviluppi d' 'avanguardia' che il jazz ha avuto in Europa e non solo...il multi-strumentismo, la ricerca timbrico-formale, l'esplorazione strumentale verso le 'fascie ardite', il vorace interesse verso le forme 'colte' quanto per le tradizioni musicali 'orali'...dopo di lui, un'infinita schiera di musicisti adotteranno il clarinetto basso (Breuker, Brotzmann, Portal, Trovesi, Surman, Pilz ecc.)...
    Olanda e Germania, in primis, (soprattutto perchè questi Stati offrivano sovvenzioni economiche ai loro 'free musicians') (seguite poi, dalle altre nazioni europee) iniziano ad 'elaborare' l'idea di un 'jazz nazionale': il 'free' aveva liberato il jazz da una vasta gamma di 'doveri rituali' e quindi poteva ora essere 'interpretato' dai musicisti europei come emancipazione dalla radice nera, affrancandoli dal dover imitare i grandi della storia del jazz...la pratica musicale dadaista del duo Mengelberg/Bennink (sezione ritmica europea di Dolphy)...il teatro musicale irriverente di Breuker...l'estremismo 'fonico' di Brotzmann...diventano i 'simboli' di un 'nuovo agire musicale' che contaminerÃ* l'intero Vecchio Continente...
    ".
    In effetti, se un jazz propriamente europeo, non nazionale, è esistito ed esiste, è quello di Breuker, Bennink..., aggiungerei grazie pure ad una casa discografica importante qual è la FMP (Free Music Production).
    Free come liberazione del jazz da una vasta gamma di doveri rituali e conseguente emancipazione dalla radice nera: vero! Quanto all'emancipazione dalla radice nera, aggiungerei solo: in maniera più intenzionale e programmatica rispetto ad alcune esperienze europee del passato.
    Se così è, occorre circoscrivere il jazz europeo sia nel tempo che in un particolare codice, poiché non è che tutto il jazz che si fa in Europa sia europeo, anzi ... .
    Il problema che a questo punto si pone, difficile, ma interessante, e che mi piacerebbe fosse affrontato, è individuare i criteri oggettivi di distinzione tra la musica che certi musicisti europei hanno iniziato a fare negli anni '70 e le coeve avanguardie statunitensi, nere e non (si pensi alle avanguardie nere di Chicago e di St. Louis, ma anche all'avanguardia bianca di New York), per tentare di stabilire se vi siano realmente differenze tra le avanguardie statunitensi e tra queste e la musica dei vari Breuker, Bennink e compagni e, se ve ne siano, se siano sostanziali.
    A dire il vero, avevo pensato al movimento avanguardistico europeo - anche perché, ormai un bel po' di anni fa, lessi con interesse una notevole monografia che Musica Jazz pubblicò sull'argomento -, ma, per evitare di fare affermazioni fondate sulla sabbia, dovrei trovare il tempo di tornare a questa e ad altre letture e soprattutto di riascoltare un sacco di musica: tempo che, al momento, non ho.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  8. #23

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Considerare la musica di Breuker, Bennink e compagnia bella...come europea e non olandese...è fuorviante e difficilmente condivisibile (ovvero è europea in quanto olandese, ma non rappresenta o sintetizza tutto quanto in Europa accadde a partire dalla fine degli anni '60).
    La FMC (Free Music Production) fu fondata in Germania dal pianista Alexander Von Schlinppenbach nel 1969 insieme ad altri musicisti tedeschi e aveva scopi e finalitÃ* simili alla Incus/Musicians Co-op (Londra) e alla olandese ICP (Istant Composer Pool) ovvero quello di organizzare attivitÃ* didattiche, seminari, concerti, incisioni che documentassero l'attivitÃ* dei nuovi improvvisatori europei in collaborazione fra loro e/o con quei musicisti americani che si erano stabiliti in Europa in modo piu' o meno stabile.
    Il jazz degli olandesi (in particolare quello di Breuker) ha sempre "mescolato" azione musicale ed azione teatrale, ispirandosi molto a certo teatro mitteleuropeo (Brecht, Heisler, Weill): su Youtube, è possibile vedere "stralci" di concerti della ICP, ad esempio, con Anthony Braxton...ma anche altro materiale...Sulla stessa scia, anche se con motivazioni diverse, si è sempre mosso il duo Mengelberg/Bennink...in questo caso, la teatralitÃ* si riduce nel ridicolizzare l'"entertainment music"...e nel "violentare" in modo surreale i rispettivi strumenti...di segno diverso, era l'approccio degli inglesi (Derek Bailey, Evan Parker, Paul Lytton, Barry Guy) che prescindevano da qualunque "materiale musicale convenzionale" per definire con sinceritÃ* agghiacciante la loro "estraneitÃ*" nei confronti di ciò che producevano: una visione e azione musicale non-comunicativa e alquanto alienante (interessante forse piu' per gli aspetti filosofici "sottintesi" che non per i risultati "musicali"). Anche di questi musicisti potete trovare qualcosa su Youtube...Naturalmente, quelli appena descritti sono solo delle tendenze di alcuni musicisti ovvero se si considerano gli inglesi di origine sud-africana come Louis Moholo, Harry Miller, Chris Mc Gregor, Johnny Dyani ecc. il discorso cambia...il linguaggio improvvisativo è piu' comunicativo e vitale e frequenti sono i riferimenti al folclore africano; Surman, Osborne, Skidmore guardavano al patrimonio popolare anglosassone...Per tutte queste "esperienze musicali" (e tante altre) è piu' giusto parlare di "musica improvvisata europea"...così come credo che a partire dall'AACM si debba parlare di "nuova musica improvvisata afro-americana" e abbandonare il termine jazz...qualcuno ha usato il termine "new thing", non trovando termini migliori...Credo che sostanzialmente non ci siano grosse differenze fra le attivitÃ* ed i risultati musicali degli improvvisatori europei e quelli dell'AACM o del Black Artist Group of St. Louis (soprattutto per il grande interscambio e le collaborazioni) se non in precise circostanziate progettualitÃ* o singole personalitÃ*...nel tempo, si è passati da un "radicalismo improvvisativo" ad un rapporto piu' "meditato" con la scrittura...l'avanguardia di New York ha probabilmente recuperato in maniera significativa e preponderante la "scrittura"...ciò è evincibile soprattutto dai lavori di Tim Berne e anche da certe produzioni di Zorn...
    Credo che bisogna avere il coraggio di fare un'enunciazione fondamentale: IL JAZZ E' NATO IN AMERICA, MA E' STATO SALVATO, PROTETTO E DA UN CERTO PUNTO IN POI (dalla fine degli anni '60) SI E' EVOLUTO IN EUROPA...
    La "diaspora" degli afro-americani inizia molto prima delle "avanguardie" dell'AACM...

    http://www.jazzitalia.net/articoli/jazz ... eljazz.asp

    E' chiaro che alle tendenze avanguardiste si sono sempre affiancate tendenze piu' legate alla "tradizione"...

    Da segnalare, in Italia, i dischi della Quercia di cui Gaslini era direttore e produttore artistico e la Ictus di Andrea Centazzo (sembra che il buon Andrea stia per ripubblicare un cofanetto che racchiude le esperienze significative di quel periodo e le sue collaborazioni con Bailey, Lacy ecc. e la Mitteleuropa Orchestra da lui diretta); sull'esempio inglese, olandese ecc. a Torino, sul finire degli anni '70 nasce il CMC (Centro Musica Creativa: ancor oggi attivo) fondato da Carlo Actis Dato e dal chitarrista Claudio Lodati; a Roma, Mario Schiano (recentemente scomparso), grande animatore e scopritore di talenti, fondò il festival "CONTROINDICAZIONI" dedicato alla musica improvvisata...
    Infine, un discorso a parte meriterebbero tutti quei musicisti e quelle progettualitÃ* che si sono sviluppate negli stessi anni nella ex-Germania dell'Est e negli ex-Paesi comunisti, che vissuti per tanto tempo in un totale "isolazionismo" hanno prodotto
    un "sound" non sempre paragonabile ad altre esperienze europee o d'oltreoceano...

    P.S. Rileggendo il mio precedente intervento ho notato un'"imprecisione temporale": l'AEOC non è nata nel '78...ma 10 anni prima...confermo tutto il resto!
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  9. #24

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Ok, ecco perché avevo evitato di toccare il tema dell'avanguardia europea: "per evitare di fare affermazioni fondate sulla sabbia"! Mi riferisco, naturalmente, al dubbio: "Se esiste un jazz propriamente europeo, non nazionale...". Ma, caro Juggler, se le così stanno così come dici, si rientra, sostanzialmente, nelle "finestre interpretative" che ho giÃ* aperto in una mia precedente risposta e, grazie anche alle tue preziose precisazioni, la questione credo possa ritenersi conclusa, anche se mi sarebbe piaciuto approfondire l'argomento fondandolo su analisi musicali comparate, altrimenti si rischia di farsi portavoce solo di quello che leggiamo sui libri. Purtroppo, non ne ho più il tempo.
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  10. #25

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    I "materiali musicali" a cui fai riferimento per analisi comparative...non hanno sostanziali differenze...quanto faceva l'AACM al suo sorgere è simile a ciò che facevano certi musicisti inglesi...
    le mie precisazioni hanno a che fare con la mia "memoria" (ero adolescente quando è "scoppiato" il movimento improvvisativo europeo)...e con alcuni di questi protagonisti successivamente, mi sono confrontato e ho avuto modo anche di suonare e registrare (Evan Parker, Andrea Centazzo ecc.)...le analisi di qualunque tipo e soprattutto di quel periodo me le faccio da solo...perchè io c'ero...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  11. #26
    L'avatar di Sax O' Phone
    Data Registrazione
    Mar 2008
    Località
    Boplicity, Birdland
    Messaggi
    2,478

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    In primis: sottoscrivo in toto la tua definizione Musica Improvvisata! perchè mi fornisce un'idea/definizione molto più aperta e meno categorizzante (in fondo anch'io sono tra i fondatori del movimento di-forista :ghigno: ), e da questo potremmo poi parlare delle influenze/origini Americane/Europee/Africane/Asiatiche che ne determinano l'elemento narrativo.
    Inoltre questa definizione la trovo molto pertinente alla realtÃ* artistica contemporanea della musica così detta jazz mondiale, anche per chi rimane nel mainstream attuale (presumo sia ancora Hard Bop), o per quelli futuri; ed è altrettanto pertinente se applicata alla così detta musica colta di quegli autori viventi che ancora compongono nella struttura armonica-tonale (ed ancora di più per coloro che esplorano gli altri spazi musicali), cercando una definizione personale, e quindi obbligatoriamente che deve confrontarsi con l'individualitÃ* dell'esecutore/autore nell'immediatezza-permanente!
    Citazione Originariamente Scritto da juggler
    le analisi di qualunque tipo e soprattutto di quel periodo me le faccio da solo...perchè io c'ero...
    É evidente, almeno per me, che tu abbia l'esperienza diretta che corrobora le tue affermazioni e disquisizioni, e ti sono grato per le impegnative letture che mi fornisci: se posso (è una facezia) vorrei consigliarti il trattino - invece dei puntini ... perchè risparmieresti ben due tasti! :ghigno: sempre tu voglia mantenere il flusso narrativo sul beat; alternativamente, l'uso conforme della punteggiatura che a volte ti ricordi di usare, mi facilita molto il seguire i tuoi ragionamenti! e lo dico con affetto e stima!

    PS: avevo anche notato la discrepanza della data circa l'Art Ensemble (poi Of Chicago), ma non volevo intervenire anche perchè, come ben sai, a volte faccio un po' di confusione! :DDD:
    Who's the greatest band around,
    makes the cats jump up and down,
    who's the talk of rhythm town,
    five guy's named Moe, that's us!


    http://www.francescoragnifotografo.i...-Parampara.png

  12. #27

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Citazione Originariamente Scritto da juggler
    I "materiali musicali" a cui fai riferimento per analisi comparative...non hanno sostanziali differenze...quanto faceva l'AACM al suo sorgere è simile a ciò che facevano certi musicisti inglesi...
    le mie precisazioni hanno a che fare con la mia "memoria" (ero adolescente quando è "scoppiato" il movimento improvvisativo europeo)...e con alcuni di questi protagonisti successivamente, mi sono confrontato e ho avuto modo anche di suonare e registrare (Evan Parker, Andrea Centazzo ecc.)...le analisi di qualunque tipo e soprattutto di quel periodo me le faccio da solo...perchè io c'ero...
    Tanto di cappello! Indubbiamente, non mi è possibile non attribuire un grande peso alle opinioni di chi, come te, ha vissuto un epoca che, per motivi generazionali, io posso tentare di comprendere solo attraverso libri e dischi; di chi addirittura ha suonato e registrato con musicisti che ammiro da anni (magari anche tu sei tra questi e non lo so).
    Mi permetto, però, di dissentire con l'impostazione "è così e non si discute, perché io c'ero e le analisi me le faccio da me".
    Ti prego di non offenderti, ma, in definitiva, credo che solo l'analisi oggettiva (per es.: sulle forme) potrebbe dirimere ogni perplessitÃ*.
    E' mia attuale opinione che, riguardo al jazz europeo, le cose stiano sostanzialmente come scrivi e come anch'io ho scritto su questo forum, ma non ti puoi immaginare quanto mi piacerebbe avere il tempo di fare un po' di analisi musicale, magari di qualche brano che hai registrato tu...
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    Sax soprano curvo Yanagisawa 010, bocchino Aaron Drake "New Era" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
    "You've got to be original, man" (Lester Young)

  13. #28

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Ringrazio Sax'O e MyLadySax per i loro interventi che mi danno il modo di chiarire, alcuni concetti e contesti...innanzitutto,
    non possiedo nessuna "veritÃ*" e se mi sono trovato in certi contesti e ho potuto sondare e conoscere certi "personaggi" è stato un po' frutto del caso e/o su segnalazione di qualche altro amico musicista...Centazzo, nella Mitteleuropa, qualche volta, in qualche concerto, mi "usava" come jolly (cosa che capita quando sei giovane sconosciuto, ma "apprezzabile"...) ovvero quando veniva a mancare qualche "titolare", per varie ragioni...mi chiamava per sostituirlo perchè leggevo rapidamente le parti ed ero in grado di "improvvisare" in modi differenti...insomma, ero piu' una "comparsa" che un "comprimario"...Successivamente, ho poi registrato nei suoi studi (a Padulle, vicino Bologna) i miei "primi lavori"...Ora vive in California e fa soprattutto spettacoli multimediali e colonne sonore...i suoi lavori di oggi non hanno nulla di improvvisato, nè lontanamente assimilabili ad uno dei tanti "linguaggi jazz" oggi praticati ...è diventato un compositore minimalista...ciò che pensa oggi del "jazz odierno" è estremamente terrificante e brutale (ma anche vero...) Mi è sempre piaciuta la sua estrema "cocciutaggine" e intelligente impertinenza e soprattutto quello di non essere mai uguale a se stesso...in genere, mi piacciono tutti quei musicisti (ma anche non necessariamente tali...) che hanno il coraggio di mettere in crisi se stessi, quando si potrebbero adagiare su ciò che hanno..."conquistato"... ricominciando da un'altra prospettiva! Con Evan Parker, ho inciso (disco introvabile in quanto trattasi di produzione festivaliera, realtÃ* che oggi non esiste piu'...) sempre all'interno di una compagine orchestrale...persona arguta, di grande intelligenza ed umorismo...la smetto qui perchè non ho nessuna intenzione di "autocompiacermi" anche perchè pur essendo state, per me esperienze artistiche ed umane altamente formative le considero superate...rispetto alle visioni/orientamenti che possiedo oggi! E non avevo nessuna intenzione di "autoincensarmi" nell'intervento precedente riguardo all'analisi musicale...è solo che considero l'analisi musicale applicata alle forme radicali di improvvisazione, un esercizio "sado-masochistico" dell'intelligenza! Può la "sensibilitÃ* dell'istante" che si rivela essere spiegata? Abbiamo scoperto, per caso, il senso della vita sezionando..."cadaveri"? Trovo che sia giÃ* di per sè un'attivitÃ* "estraniante" la registrazione, su qual si voglia tipo di supporto, tanto di certa musica improvvisata quanto di certe "sperimentazioni contemporanee"...il senso di queste "esperienze" va vissuto in diretta, nei live, durante i concerti...l'ascolto dal disco ha sempre un che di frustrante e di scarsa godibilitÃ*: non dÃ* l'emozione di ciò che accade davvero! Gli improvvisatori degli anni '70 non avevano tutte quelle "intenzioni seriose" che molti testi di critica o analisi vogliono attribuirli...c'era una "allegra anarchia sonora", la voglia di rompere con tutti gli stereotipi musicali e non...l'assoluta indistinzione fra suono e rumore...una teatralitÃ*, una gestualitÃ* ed una ritualitÃ* che si essenzializzava nell'"attimo partecipato" non nel risultato...cosa c'è da analizzare in tutto ciò?
    Se parlo di densitÃ*, masse globulari, indeterminazione temporale ecc. trovo una "bellezza"...che prima non sapevo cogliere o do un "valore" a qualcosa che cerca solo la sua... "attuazione"? Ciò ha un senso?
    MyLadySax...sarai poi tu a dirmi...ti segnalo a dimostrazione di ciò...il metodo analitico di Michael Pelz-Sherman, pianista musicologo...forse capirai cosa intendevo quando parlavo di analogie fra "scrittura musicale contemporanea" e l'aleatorietÃ* delle "free conductions" di Butch Morris o di qualsivoglia improvvisazione radicale...

    http://it.youtube.com/watch?v=BjUezEW3drA

    http://interactive-sonification.org/ISo ... on2007.pdf

    Insomma, non credo che tutto possa essere analizzato o che ciò abbia sempre un senso/scopo (giÃ* in campo "tradizionale", l'analisi delle fughe di Bach non ha portato a nessuna veritÃ*...tanto che a livello accademico si insegna la fuga secondo delle "regolette" che lasciano il tempo che trovano...) Se confronto 2 realtÃ* musicali diverse...ad esempio quella del "FuzzyLogicEnsemble" (compagine orchestrale irlandese) e della nostrana Italian Instabile Orchestra...

    http://it.youtube.com/watch?v=hG1lbhfafiE

    http://it.youtube.com/watch?v=r21206DbBaE

    analizzando quale delle 2...posso "estrarre" un "metodo"?

    Credo che il "pensiero dualistico" (jazz - non jazz o musica improvvisata) da me adoperato (come da tanti altri) non renda giustizia o sia comunque "imperfetto", in quanto applicato ad una musica che ha integrato contributi ed esperienze provenienti da ogni dove...il jazz, nell'arco della sua storia, talvolta ha affermato qualcosa, talvolta l'ha negato...talvolta certe esperienze si sono risolte l'una nell'altra (ad esempio, i musicisti "free" ripresero l'eterofonia dei musicisti di New Orleans), per poi dividersi...ricongiungersi...in modo diverso al variare dei tempi... creando, moltiplicando, scomparendo per ricomparire sotto altra forma..

    P.S. Sax'O...i puntini sono il "respiro del pensiero" quanto l'estensione ideale del pensiero... che la punteggiatura non offre...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  14. #29

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Davvero interessante e stimolante questa discussione. A tal proposito vorrei chiedervi qualche indicazione, o consiglio, in merito ad artisti e movimenti da voi citati, cominciando forse dalla richiesta più banale: cosa mi consigliereste di ascoltare?
    Grazie :D
    [size=92]Alto Selmer Serie III
    Vandoren Java A35
    Vandore Java 3
    Tenore Comet
    Berg Larsen 110 2 sms
    -----------------------
    Let it schwing
    Per vedere le mie foto clicca qui

  15. #30

    Re: Cosa ne pensate del jazz europeo?

    Cosa vorresti ascoltare? Ho segnalato in questo topic diversi link di video su Youtube corrispondenti a musicisti e gruppi di quella stagione musicale...quindi, puoi fare un ascolto preliminare nonchè poi ricerche su Amazon e vedere se ci sono dischi disponibili in riferimento ai nomi/gruppi che ti interessano...considera che quel periodo è costellato da "autoproduzioni" (a tiratura limitata se non limitatissima) per cui.. ahimè...molto materiale in certi casi estremamente interessante è andato perduto...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

Pagina 2 di 5 PrimaPrima 1234 ... UltimaUltima

Informazioni Discussione

Utenti che Stanno Visualizzando Questa Discussione

Ci sono attualmente 1 utenti che stanno visualizzando questa discussione. (0 registrati e 1 ospiti)

Discussioni Simili

  1. Nuovo bocchino Jody Jazz ESP 7, cosa ne pensate?
    Di MaRqUeZ nel forum Setup e accessori dello strumento
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 10th May 2013, 08:13
  2. Rousseau Studio Jazz Sax Soprano...cosa ne pensate?
    Di salvatore giugliano nel forum Setup e accessori dello strumento
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17th November 2012, 20:50
  3. cosa ne pensate del mio set up?cosa mi consigliereste?
    Di francescosa nel forum Setup e accessori dello strumento
    Risposte: 9
    Ultimo Messaggio: 30th March 2012, 15:58
  4. Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 17th February 2012, 23:55
  5. Jazz 33 giri in edicola, cosa ne pensate?
    Di matzan nel forum La musica in generale
    Risposte: 26
    Ultimo Messaggio: 14th September 2011, 12:09

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •