Questo è esattamente il contrario di quello che io ho sempre pensato del jazz, strutture come quelle citate, sono tutte classificazioni a posteriori, riconducibili magari alla tradizione dell'americansongbook, o del blues che a torto viene costretto nella forma a dodici battute e tre accordi, cosa dovremmo dire, ad esempio, ho un disco di Rusty Bryant, in cui suona Night in Tunisia a tempo lento facendone una ballad, non credo che abbia preso una multa o una nota sul registro per questo, qualunque brano venga suonato può mutare di struttura, John Lee Hooker canta Trouble in mind, un blues armonicamente abbastanza articolato, su un solo accordo, sbaglia?.Originariamente Scritto da juggler
La dimensione artistica di musicisti così ampi nella loro produzione e ricerca musicale, (ma in generale nel jazz, almeno finchè non è diventato disciplina da conservatorio), non può prescindere dall'esperienza personale, mi sembra evidente che escludere la tensione spirituale di Coltrane, e non metterla in relazione imprescindibile alla sua ricerca modale, significa farne un funzionario delle scale, ed essere molto superficiali sulle radici di questa tradizione, così come considerare Ornette un compositore e un disassemblatore di forme musicali, significa farne un teorico, e niente è più distante dal fuoco che lo ha sempre animato.
Poi, se vogliamo, possiamo anche dire che Giant steps e Ascension, compositivamente, sono due pedane di lancio per lo sviluppo improvvisativo, e che Coleman è più attento a costruire strutture impossibili da cui tentare fughe in ogni direzione, ma nessuna di queste caratteristiche condiziona a tal punto nessuno dei due da considerarli come rinchiudibili in etichette così "classiche", come "compositore" e "strumentista improvvisatore".
Circa le parole dei musicisti, invece, credo che non ci si debba mai fidare, ogni artista ha la necessità di nascondere i suoi segreti e spesso affermano cose non vere, questo è tradizione jazzistica, come lo è nelle altre arti maggiori, è nell'artigianato che considerazioni etiche diventano più importanti e i percorsi produttivi più osservabili con spirito classificatorio.
L'artista è sempre più libero di quello che dice di essere.