Visualizza Versione Completa : Propedeutica classica per studio jazz
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 14:52
Secondo voi, per studiare/suonare jazz, bisogna per forza passare dallo studio classico?
Rispiego per chi non mi conosce che suonai il sax dai 12 ai 14 anni di età circa dopodiché diventai un chitarrista. Ora a 29 anni ho ripreso lo studio del sax e con un po' più di esperienza mi sento di esplorare ANCHE il linguaggio jazz che vuole poi diventare quello definitivo. Però non riesco a staccarmi dagli studi classici (Giampieri, Cuneo) perché li ritengo fondamentali e oltretutto mi divertono un sacco e mi danno soddisfazione. Noto che mi danno moltissima disciplina, cosa che lo studio jazz invece rischia di confondere, data la vastità e l'assoluta cura richiesta nella scelta e nella programmazione dello studio, onde vagare nel nulla. Esempio concreto: quando studio 'The jazz method for saxophone' di John O'Neall, per carità mi diverto a stecca a suonare i brani armonizzati con la base e ad improvvisare a fine brano, però boh.. mi sembra che mi manchi qualcosa. Oppure studio su 'The jazz theory book' di Mark Levine, imparo qualcosa sì, ma poi come lo applico?
Non so se mi sono spiegato, ritengo lo studio classico OBBLIGATORIO e quindi propedeutico per qualsiasi altro linguaggio, jazz in primis. Magari sto dicendo una banalità assurda, però non escludo che qualcuno possa iniziare a studiare jazz dal primo giorno, chi glielo vieta? Ma come farà senza la conoscenza delle dinamiche, le varie articolazioni ecc che nello studio classico sono obbligatorie? Non rischia di costruire la propria abilità sassofonistica esclusivamente su se stesso (che potrebbe significare sia originalità, ma anche ignoranza)?
insomma, io continuo a studiare entrambi i linguaggi. Godo doppiamente :sax:
P.S. Non vorrei pensaste che il Giampieri e il Cuneo li faccia ad occhi chiusi, anzi.. Me li sudo nota per nota. Mi ci vorranno altri 20 anni per finirli. Ma piano piano porto a casa un brano nuovo, divento più bravo nella lettura e tecnicamente e sono felice come una Pasqua. Questo è quanto basta. Se però studiassi solo i metodi jazz a mio parere andrei avanti più lentamente.
P.P.S. Adesso arriva un amministratore del forum e mi dice che la discussione c'era già. Matematico. :laughing::laughing:
tzadik
26th February 2015, 17:36
... probabilmente non hai ancora compreso quale sia la routine per studiare jazz REALMENTE.
Mentre hai compreso in parte cosa sia su studiare sassofono classico.
Hai le idee un po' confuse su cosa sia "tecnica strumentale" e "linguaggio musicale". E sui vari metodi e percorsi da seguire per acquisire entrambe le cose...
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 17:57
No i concetti di 'tecnica strumentale' e 'linguaggio musicale' mi sono ben chiari perché sono universali musicalmente parlando e come spiegato suono da quasi 20 anni. Che non mi sia chiara la routine per studiare jazz invece sono pienamente d'accordo.
Il mio dilemma non era se lo sviluppo della tecnica debba essere fondato nello studio classico. Lo sviluppo della tecnica strumentale attraverso la conoscenza di scale, arpeggi e patterns vari, non ha etichette come 'classico' o 'jazz' a meno che non entriamo nell'ambito di armonie prettamente jazzistiche.
La differenza potrebbe per esempio essere invece quella fra uno spartito scritto e con dinamica e articolazioni ben definito (classico), contro una chart di accordi su cui invece dare libero spazio alla creatività (jazz). Nel secondo caso, non è semplicemente un problema di linguaggio. Se io non ho una base solida appresa attraverso lo studio classico dello strumento per lo meno in fase iniziale, come mi comporto? Posso partire da zero assoluto e studiare jazz subito?
Ripeto, non è il mio caso, è curiosità.. Io comunque chiedo umilmente consigli perché a volte un semplice scambio di vedute può cambiare qualche cosa nella mia testa in maniera più che positiva. Mi piacerebbe capire quale sia una routine adatta a studiare jazz.
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 18:17
'Non è il mio caso' era inteso nel senso che oramai io ho iniziato con gli studi classici tempo fa e quindi non inizio a studiare jazz senza avere nessuna conoscenza dello strumento. Non vorrei fosse fraintesa come un'affermazione presuntuosa tipo 'io non ho bisogno di consigli'. Ne ho bisogno eccome, dato il problema che ho sollevato.
desmond70
26th February 2015, 20:11
Non credo che lo studio classico sia obbligatoriamente propedeutico nello studio di altri linguaggi, altrimenti non ci sarebbe gente che sa suonare senza nemmeno conoscere la musica. Non vi è dubbio che avere una base classica ti aiuti ma non credo sia obbligatoria. Tanto per farti un esempio i famosi overtones col sax credevo che si riuscisse a ottenerli solo dopo estenuanti studi sul famoso metodo di Sigurd Rascher che parte dagli studi sugli armonici e cosi via. Bene dopo qualche mese di tentativi con le labbra in fiamme il metodo l'ho quasi buttato e i sovracuti sono riuscito ad attenerli lo stesso qualche tempo dopo senza nessuno studio degli armonici, provando e riprovando sulle posizioni e lavorando sull'imboccatura. Ora nonmetto in dubbio che quegli studi servano al saxofonista classico che deve per forza avere il controllo assoluto del suono, ma ti assicuro che per fare jazz e altra musica dove l'imboccatura non è fissa e il suono puro non è un dogma, anzi se è sporco è meglio, non servono.
Poi mi sai dire su quale metodo classico trovi gli studi sulle pentatoniche e sulle scale blues o sulle scale modali?
Ti consiglio di procurarti per prima cosa il metodo di R. Ricker Pentatonic Scale For Jazz Improvisation, è eccellente. Poi ci sono gli Aebersold.
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 20:40
Gli Aebersold ce li ho tutti quanti. Sarà quasi ora di usarli :mrgreen:
L'altro metodo lo cerco e ci do un'occhiata.
Effettivamente pentatoniche/blues e modali non sono argomento classico.
A me vengono in mente i classici studietti del Giampieri che ti fanno rigare dritto. Spartito, segni d'espressione, articolazione. Lo studio è quello. Quando lo hai imparato, allora puoi eventualmente fare quello che vuoi. Ma prima lo impari come è scritto e ti imponi la disciplina. Quando studio jazz con l'Oneill vado molto libero invece, però mi piace ciò che faccio e lo attribuisco all'aver prima imparato le regole sul Giampieri (e al gusto personale ovviamente, che riesco a modulare a piacere nel corso del brano).
desmond70
26th February 2015, 20:46
Il Jazz è questo: libertà! e improvvisazione. Improvvisazione significa assenza di spartito
se riesci a ottenerla con gli studi classici ok
altrimenti prova con le scale blues/pentatoniche e modali
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 20:59
No effettivamente sono un cane. E sto cercando piano piano di suonare senza spartito da cui sono totalmente dipendente. E ovviamente punto alla libertà improvvisativa.
Il quesito iniziale era se bisogna passare dalla classica per arrivare al jazz, INIZIALMENTE. Poi chiaramente il bivio e la scelta del proprio linguaggio ad un certo punto si rende obbligata. Mi chiedevo semplicemente se iniziare subito col jazz non ti faccia ignorare troppe cose che sono fondamento dello strumento.
desmond70
26th February 2015, 21:46
Se parlavi di un clarinetto potevi avere ragione ma un saxofono deve di più peril suo sviluppo linguistico al jazz di quanto non debba alla classica
ilchitarraiomatto
26th February 2015, 21:56
Se mi studio bene il primo Aebersold e ci aggiungo il 'pattern for jazz' di Coker, mi può bastare per un bel po', o è meglio altro? E se si quali metodi? Quei due li conosco e mi piacciono. Magari poi ci aggiungo una parte di studio di improvvisazione libera sulle basi e ovviamente studio della teoria su 'The jazz theory book' mio fedele compagno da tempo.
desmond70
26th February 2015, 23:36
Sul primo aebersold c'e' già scritto che metodo di studio usare per imparare a improvvisare
fcoltrane
27th February 2015, 02:57
molto dipende da quale è il tuo obbiettivo.
se ti interessa suonare in orchestra ed improvvisare devi necessariamente essere un buon lettore e un buon improvvisatore.
per il primo aspetto gli studi classici aiutano per il secondo poco o niente.
i metodi di per se possono essere solo una grande perdita di tempo.
se ti interessa il jazz inteso come mainstream (suonare gli standard) più che gli aebersold ti consiglio di imparare a costruire delle frasi sugli accordi.
quindi il primo passo è conoscere gli accordi poi le scale e quindi il fraseggio.
alla base di tutto c'è il suono e quello lo devi studiare a meno di non avere una innata dote naturale.
metterei da parte overtones ed altre amenità :il valore del sassofonista , il suo biglietto da visita , il suo dna è il suono in quanto tale .
mario ruzzi
27th February 2015, 06:14
L'Omnibook!!!
Suonato in tonalità originale ti aiuta molto per la lettura ed il fraseggio.
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 10:06
alla base di tutto c'è il suono e quello lo devi studiare a meno di non avere una innata dote naturale.
metterei da parte overtones ed altre amenità :il valore del sassofonista , il suo biglietto da visita , il suo dna è il suono in quanto tale .
.. E come lo esercito il suono? Esercizi a parte o incorporati nello studio delle scale, arpeggi ecc? Perché mi rendo conto che senza un programma ben definito, tendi a fare sempre ciò che ti piace ed evitare le rotture di palle. Poi dopo due anni così ti ritrovi al punto di partenza..
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 10:12
Figo l'Omnibook, non lo conoscevo. Però forse è meglio aspettare ancora un po' per quello o Bird mi maledice per incompetenza.
Bluesax
27th February 2015, 10:31
Porto il contributo della mia piccola esperienza. Io son partito a 11 anni a suonare il pianoforte, era quello il mio strumento, poi mi son rotto la mano sinistra a 13 e ho "dirottato" la mia via verso il clarinetto prima e il sax poi. Per quanto riguarda gli studi effettivi quindi sono stati di matrice classica, poi per motivi vari a 22 anni ho iniziato a suonare in giro quando mi son sentito abbastanza sicuro di non fare totalmente schifo. Mai fatto studi jazz mirati (e si sente) e posso dire che gli studi classici fatti su clarinetto per 5 anni mi hanno dato solo una buona capacità di lettura e una base di conoscenza di scale ecc.. ma a livello di linguaggio e di suono è tutta un'altra cosa. Il timbro, il suono devi averlo in testa e allenare l'orecchio ad ascoltare e ascoltarti. Puoi passare ore a fare note lunghe,armonici e numeri da circo ma se non hai idea del suono che vuoi, non c'è studio o set up che ti può aiutare.Avrai comunque un suono mediocre per non dire pessimo. E ne sento parecchi in giro di mostri tecnici ma penosi timbricamente. Gli studi classici ti danno una base di studio ma poi è tutto un altro modo di sentire e suonare e interpretare.Mia opinione eh...
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 10:47
Quindi quando ho raggiunto una discreta capacità di lettura (perché non sono un fenomeno e mi interessa molto) mi conviene staccarmi dagli studi classici e dedicarmi solo al jazz e in particolare al suono? Però come chiedevo sopra a fccoltrane, come lo esercito il suono?
Comunque ieri sera mi son preso il primo Aebersold e il Coker originali così non ci sono più scuse come quando li avevo in pdf ed era scomodo studiarli. Martedì arrivano e tempo un mesetto dovrei essere Coltrane se ho fatto bene i calcoli :laughing:
Bluesax
27th February 2015, 11:16
se vuoi fare solo jazz, io ti direi si. Dedicati a questo linguaggio. Per il suono,mi ripeto; fermo restando i normali esercizi (note lunghe ecc) è l'orecchio che devi esercitare per poi andare a trovare il suono. Inizia ad ascoltare sassofonisti jazz (immagino che gia lo fai) cerca un suono che ti piace, verrà naturale cercare di imitarlo e poi quando avrai la padronanza e il controllo e direi anche il talento sufficiente, troverai il tuo timbro.Non ti fissare con ricerche di bocchini, trova un becco adatto e non troppo difficile da gestire e vai. Ho suonato per 15 anni con un becco amati in metallo e il suono era bello anche a detta di altri sassofonisti "seri" solo da poco mi sono deciso a sperimentare altri becchi ma il timbro è consolidato nel mio orecchio. Almeno questo è quello che cerco di fare io, magari può valere per me ma non per altri quindi prendi sempre con le dovute pinze. Poi magari un maestro non sarebbe una cattiva idea.Un buon maestro :)
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 11:43
Eh anche la storia del maestro fa tanto. Io ora sono autodidatta ma non ho assolutamente iniziato a suonare da solo, e mio nonno che mi insegnava non era un pirla, due diplomi al conservatorio. Però sempre rimanendo confinato al linguaggio classico. Non ti dico che ora abbia intenzione di fare un percorso intero con un insegnante, ma un bel ciclo di dieci lezioni per rimettermi in sesto e approfondire alcuni aspetti prettamente sassofonistici me lo farei volentieri. Magari aspetto di prendermi il soprano e ne approfitto che c'è un tizio qua che spacca e posso chiedere a lui. Perché fondamentalmente il concetto di pratica e metodo sono ben radicati in me, dopo 18 anni di musica, non è quello il problema. Cioè, non ho bisogno di chi mi dica lo spartito si legge così, la tecnica si studia cosà, ho bisogno però di chi mi indirizzi verso una pratica SASSOFONISTICA da autodidatta consapevole. È inutile fare il gallo con la chitarra. Col sax si riparte da capo. D'altra parte, a me vengono naturali alcune cose che ad un novello musicista non verrebbero mai in mente, che so tipo dedicare tempo allo studio meccanico senza soffiare (isolare i problemi), all'uniformità di suono fra i vari registri, allo studio della dinamica ecc. Tutte cose ereditate dallo studio seppure su un altro strumento.
Per quel che riguarda l'ascolto dei dischi, va beh non dovremmo manco parlarne: fondamentale.
Imitare il proprio idolo? Eh qua già diventa dura, perché ho delle mancanze. Devo capire COME arrivarci e qua entriamo nella specificità del sax. La chitarra non mi aiuta.
Comunque, io suono, qualcosa verrà fuori. Ne sono certo. :mrgreen:
Bluesax
27th February 2015, 11:45
mi sembri bello determinato, cosa fondamentale! :sax:
fcoltrane
27th February 2015, 12:35
per lo studio del suono troverai una miriade di esercizi mirati.
lo studio con il solo collo dello strumento per me è stato utile per imparare respirazione e controllo del suono in tutti i suoi aspetti. (troverai qui sul forum nella sezione tecnica un messaggio chilometrico e molti spunti interessanti.
le note lunghe hanno una funzione analoga.
studio con il solo bocchino ed armonici sono utili per il suono ma è conveniente rivolgersi a qualcuno che ti dia due tre dritte per comprendere come procedere.
(e questi sono studi utili quando hai già una buona impostazione.
considera che essendo un musicista sicuramente sarai facilitato perchè già conosci molti aspetti importanti. (omogeneità di suono ecc..)
questo però a volte può essere frustrante perchè sai dove vuoi arrivare ma ti rendi conto di dove sei.
per il linguaggio jazz e per imparare davvero a suonare jazz mainstream ti consiglio un buon insegnante che ti spieghi come affrontare un brano e ad utilizzare consapevolmente il cromatismo.
dopo anni di studio del sax è quello che mi accingo a fare ora e posso dirti che mi si è aperto un mondo.
solo da poco riconosco alcune frasi ed il loro significato, e questo prescinde proprio dallo strumento.
Danyart
27th February 2015, 12:42
Bluesax ha un approccio per certi versi simile al mio riguardo alla musica e al come cercare di starci dentro, anch'io sono istintivo e gran parte di quello che faccio non so spiegarlo e non l'ho appreso direttamente dai metodi.
Poi, per quanto riguarda il suono, questo vale ancora di più, ricordo che i primi anni ero fissato con il suono dei grandi jazzisti degli anni 30, coleman hawkins, ben webster, don byas e di quelli che suonavano ricordando quell'approccio pastoso e "largo" come dexter gordon e anche sal genovese, concentrato sostanzialmente sull'ottava più bassa spesso in soffiato, così li ascoltavo e cercavo di imitarli (sviluppando anche l'orecchio per le melodie), soffiando soltanto senza colpo di lingua fino ad ottenere un suono sui bassi caldo e poderoso che poteva essere simile a quello, almeno nella mia testa...
Poi è stata la volta del suono rauco e gli effetti, le note sopracute e tutte queste cose che sono belle e utili ma non sufficienti a trovare una via per il suono che si vuole ottenere...
Poi ho scoperto e apprezzato altre cose, Barbieri, brecker, coltrane, stan getz, pharoah sanders, bob berg, david murray ecc... approcci diversi ma con predilezione per l'ottava superiore, soprattutto prima gato barbieri (suona sulle alte in rauco), brecker, berg e soprattutto Coltrane mi hanno dato la spinta per andare verso un suono più personale (sembra paradossale), più limpido e basato sull'ottava superiore e oltre...ora suono spesso in alto, con un timbro forse un pò malinconico e quasi per niente gravoso e sensuale/virile (nel senso che solitamente si da a questa parola in fatto di sax), ma che mi caratterizza nel bene e nel male...
I metodi, gli studi da autodidatta ma con una certa continuità mi sono serviti per migliorare il linguaggio ma soprattutto la consapevolezza durante l'improvvisazione sugli accordi, che per anni avevo tralasciato a semplice intuito, suonando bene sui modali e male sulle strutture complesse.
Ultima nota, negli anni ho provato alcuni bocchini e ho cambiato il sax, sono passato all'attuale tenore grassi nel 2009 dopo aver suonato per 9 anni il selmer serie 2, ottenendo un suono più corposo e pieno nonostante la perdita evidente di alcune facilità dovute alla meccanica meno agevole, soprattutto nei passaggi delle note più gravi, mentre l'attuale bocchino Ottolink 7* in metallo ha sostituito altri due ottolink dello stesso tipo ma che avevano caratteristiche di forma diverse, per quanto riguarda le ance, croce e delizia del saxofonista, dalle rico royal passai alle alexander nel 2007, nel 2009 alle rigotti, in pratica alla fine del 2009 ho trovato il setup attuale, sax grassi, rigotti (al tempo 3 ora 3,5) e bocchino ottolink 7* STM...
Nel frattempo ho provato anche i guardala ma li ho rivenduti dopo pochi mesi.
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 12:53
Vedo che è un processo moooolto lungo. Forse mi sto preoccupando di riunire troppe cose assieme, invece di prenderne una per volta e portarla avanti. E il passaggio allo step successivo potrebbe richiedere mesi se non anni.
per lo studio del suono troverai una miriade di esercizi mirati.
lo studio con il solo collo dello strumento per me è stato utile per imparare respirazione e controllo del suono in tutti i suoi aspetti. (troverai qui sul forum nella sezione tecnica un messaggio chilometrico e molti spunti interessanti.
Mi mandi il link del messaggio? Intanto vedo se lo trovo da solo. :hail:
fcoltrane
27th February 2015, 12:57
http://saxforum.it/forum/showthread.php?16053-Studio-con-il-kiver-o-collo-dello-strumento
Bluesax
27th February 2015, 13:14
aggiungo solo di non dimenticare mai il gusto nelle cose che fai.Anche quello puoi allenarlo ma è in buona parte innato.Puoi fare mille note calcolando matematicamente l'armonia e non dire nulla lo stesso, come suonarne due e raccontare un mondo ;)
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 13:30
Tranquillo sono un maniaco del fraseggio melodico (in questo caso inteso come piacevole all'ascolto e non esclusivamente meccanico). È la prima cosa che cerco negli altri, altrimenti non riesco ad ascoltarli. Per cui me ne preoccupo anche nel MiO fraseggio.
Vorrei solo aggiungere che stavo provando gli esercizi col solo chiver... Cioè è roba da arresto. Esce la gente dai balconi a vendere chi è il pirla che starnazza a quel volume. Non so quanto potrò dedicarmici. Devo fare tipo Fantozzi quando Filini gli schiaccia il dito al campeggio e deve correre lontano per urlare.
fcoltrane
27th February 2015, 14:22
:laughing:
re minore
27th February 2015, 21:54
... ritengo lo studio classico OBBLIGATORIO e quindi propedeutico per qualsiasi altro linguaggio, jazz in primis...
Mah... io direi che se vuoi suonare jazz e' piu' proficuo impiegare il proprio tempo studiando jazz, se vuoi suonare classica e' piu' proficuo impiegarlo studiando classica e se vuoi suonare entrambi i generi dovrei studiarli entrambi. Se vuoi suonare solo jazz, il tempo che impieghi studiando classica lo sfrutterai solo per una percentuale... il 20%, il 50%, per certe cose magari il 90% e per un piccolo sottoinsieme del tutto anche il 100%... ma quello che passi a studiare jazz lo sfrutti tutto al 100%.
Mi chiedo: quanti grandi jazzisti hanno alle spalle una preparazione classica? Per quanti di questi tale preparazione e' stata fondamentale?
Mi ricorda un po' la faccenda del latino: quando ero teen-ager girava la storia che lo studio del latino e' utile perche' sviluppa la logica. In realta' io direi che se vuoi sviluppare la logica tanto vale studiare logica... o no? E a dimostrazione del fatto conosco un tot di persone che il latino lo conoscono bene ma in quanto a logica... :ueh: E, viceversa, non conosco neanche un matematico che abbia problemi con la logica.
ilchitarraiomatto
27th February 2015, 22:49
Oggi mi sono dedicato interamente al jazz. Ho studiato un po' di pentatoniche, lavorato sul suono e suonato alcuni temi. Però non ho resistito, un po' di Klose '25 daily exercises for saxophone' me lo sono fatto. È quel qualcosa che mi manca. sarà nostalgia dei primi tempi in cui imparavo a suonare il sax..boh.. .Abbiamo comunque chiarito la faccenda. Gli studi classici NON sono necessari per suonare jazz. MA.. se non ci dedico un po' di tempo ogni giorno, mi sento depresso e devo mangiare tanta cioccolata per compensare.
Da lunedi/martedì che arrivano i metodi jazz, sotto con lo studio. :sax:
Aktis_Sax
22nd March 2015, 14:28
Secondo me partiamo più o meno tutti nello stesso modo; bisogna inizialmente imparare la postura, la corretta impostazione, il modo di respirare e soffiare nello strumento, e le note (aggiungiamo la lettura del pentagramma per chi non ha mai fatto musica).
Credo che poi si arrivi ad un punto in cui l'allievo fa una scelta di base e si indirizza verso il genere che più lo appassiona e/o con cui vuole lavorare; può avvenire perchè prova vari generi e poi ne sceglie uno, o perchè già dall'inizio ha capito da che parte vuole indirizzarsi. Che si scelga uno o l'altro genere, sicuramente bisognerà lavorare molto e costruirsi un mondo tutto intorno alla propria scelta, in termini di suono, repertorio, studio individuale e scelta dei propri compagni di gioco. Per questo motivo ritengo che la musica classica non sia necessariamente propedeutica al jazz, ma sicuramente utile; voglio dire, se adesso decidi di affacciarti al mondo jazz non significa che non potrai ogni tanto rispolverarti un Klosé o le formule di studio di Londeix, in fin dei conti sempre musica è e sono esercizi sempre utili per la tecnica strumentale e la conoscenza del proprio strumento. Non farebbe male anche studiarsi un po' di repertorio, in fin dei conti c'è della bella gente che ha scritto per sassofono (classico) e tanti manco lo sanno.
Altra cosa importantissima: il maestro con cui studi. L'insegnante indirizzerà l'allievo verso il proprio genere di riferimento, ed anche in questo caso sta all'allievo la scelta di rimanere con lui o eventualmente cambiare. Io l'ho fatto in passato quando mi sono accorta che il mio insegnante non poteva approfondire più di tanto il genere che a me piaceva.
C'è anche da dire che tanti sassofonisti coltivano entrambi i generi, spesso per scopi lavorativi, quindi nulla ti impedisce di fare entrambe le cose (anche se non sarà facilissimo perchè appunto sono due approcci molto differenti).
ilchitarraiomatto
22nd March 2015, 15:38
Credo di aver capito che il jazz è assolutamente quello su cui voglio concentrarmi, e che la classica sia un piacevole diletto ma non il centro dei miei studi. Questo non toglie che a inizio sessione di studio io faccia sempre dopo le note lunghe, il Klosè o il Giampieri, anzi a volte mi ci perdo per due ore perché non riesco a staccarmene, ma male non fa di certo. Ripeto, è uno svago mio personale e ci sono legato per motivi affettivi. Ma al di là della semplice esecuzione dei pezzi che mi diverte e mi scalda bene, non mi concentro su un impostazione classica. Al contrario, quando passo al Coker o all'Aebersold, cerco di essere più consapevole di un insieme di fattori diversi che mi portino a sviluppare un suono e un fraseggio rigorosamente jazzistico. Almeno ci provo.
Al momento sono autodidatta per cui niente consigli di un maestro. Come dicevo altrove, probabilmente farò un ciclo di lezioni per rifinire alcuni aspetti prettamente sassofonistici per me che vengo dalla chitarra, ma non ho intenzione di frequentare regolarmente un maestro. Maestro che comunque ho già avuto in passato.
Tutto ciò che ho detto sopra sarà chiaramente rivisto giorno dopo giorno attraverso la pratica. Se fra un anno mi stanco del jazz e decido di dedicarmi alla classica allora sarà un'altra storia.
Aktis_Sax
22nd March 2015, 17:35
Il fatto che tu pratichi note lunghe od esercizi tecnici penso che vada benissimo, come vanno benissimo le "semplici" scale, alla fine è un riscaldamento che potremmo definire "comune" a entrambi i generi (o a tutti i generi).
Ho letto che sei autodidatta e ti facevo l'esempio del maestro solo per farti capire che ogni insegnante ha una sua formazione come è giusto che sia, quindi se scegli di andare a lezione da qualcuno informati bene sul genere che pratica principalmente, altrimenti sarebbe inutile per quello che ti interessa. Se posso permettermi, ti consiglio per i primi tempi di frequentare un maestro con più assiduità, perchè è proprio ora che si forma la tua impostazione e il tuo modo di suonare, e l'essere autodidatta spesso porta a fare degli errori che poi vengono rimossi con difficoltà. Sei già un musicista e questo ti dà un grosso vantaggio, ma qui si parla di imparare a suonare uno strumento nuovo.
ilchitarraiomatto
22nd March 2015, 18:07
Sì hai ragione, attendevo però l'acquisto del soprano (direi entro ottobre) e ne approfitto per riunire lezioni di sax in generale con particolare riguardo al soprano. Preciso solo che io nasco sassofonista e POI son diventato chitarrista. Ora dopo 15 anni torno al sax, ma i primi tempi (dai 12 ai 14 anni di età circa) io ho studiato sax, solfeggio, teoria con mio nonno che era diplomato al conservatorio di clarinetto ed era pluri saxofonista. Ho quindi avuto la fortuna di vivere il sax quotidianamente in casa. E non sono assolutamente partito da autodidatta, avevo il maestro in casa.
Ho tantissimo da imparare comunque.
Per tornare in topic, sto un attimo assestandomi come sassofonista "adulto" e non più ragazzino e con altre esperienze musicali alle spalle, per cui mi sto guardando intorno per capire COSA mi piace. Da qui la confusione fra jazz e classica. E la necessità del parere di altri.
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